“Con la riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario chiudiamo un ciclo impegnativo e ambizioso di riforme destinate a cambiare in profondità la giustizia italiana. Dopo la riforma del processo penale e quella del processo civile, oggi affrontiamo un altro tema decisivo, quello del supremo organo disegnato dai padri costituenti per garantire autonomia e indipendenza dei magistrati. Un percorso riformatore non più rinviabile, come più volte ci ha detto il presidente Mattarella. Molti si sono accostati a questa riforma con l’idea che fosse l’occasione per dare un colpo alla magistratura, sulla scia di una guerra tra politica e magistratura che ha inquinato il dibattito pubblico negli ultimi 30 anni. Molti, ma non noi, che abbiamo sempre agito all’insegna di due stelle polari: la salvaguardia dei principi costituzionali, e l’interesse dei cittadini italiani a una giustizia efficiente. In nome dei primi, abbiamo fatto da argine a scelte che avrebbero compromesso l’autonomia e l’indipendenza dei magistrati, come la responsabilità civile diretta o il sorteggio per l’elezione dei componenti togati del Csm. In nome invece dell’interesse dei cittadini italiani, abbiamo lavorato per introdurre principi volti ad aumentare l’efficienza, facendo emergere le qualità e i meriti dei magistrati. E’ una riforma che si colloca a metà strada tra chi la considera inutile e chi la considera pericolosa: si colloca cioè sull’asse del riformismo possibile. Quel riformismo che sta nel Dna del Partito democratico, che anche in questa lunga e complicata discussione sulla riforma della giustizia ha svolto il suo ruolo sul versante scarsamente frequentato della serietà, della responsabilità, della costruzione delle soluzioni: per noi, il versante della dignità della politica”.
Così il capogruppo del Pd in commissione Giustizia, Alfredo Bazoli, intervenendo in Aula alla Camera per esprimere il voto favorevole del Gruppo Pd alla riforma dell’ordinamento giudiziario.