“Abbiamo sempre sostenuto in queste settimane che l'intervento del governo in materia di intercettazioni per reati di criminalità organizzata, voluto dalla Premier Giorgia Meloni, rischia di essere un clamoroso boomerang. Approvando una norma nuova il governo ha di fatto stabilito che tutte le intercettazioni disposte nei procedimenti in corso prima dell'entrata in vigore del decreto non sono utilizzabili. E non basta aver previsto che la nuova legge si applichi anche ai procedimenti in corso, perché se con ciò si intendesse che si applica anche alle intercettazioni già disposte prima dell’entrata in vigore vi sarebbe un conflitto di costituzionalità.
Per questo, a fronte dei molti e ripetuti dubbi sollevati dalle opposizioni e del ribadito convincimento del governo e della maggioranza che non vi sono rischi di costituzionalità, evidentemente il governo ritiene che la nuova norma si applichi sì ai procedimenti in corso, ma solo nel caso in cui le intercettazioni non siano state ancora disposte e dunque la nuova norma rende di fatto inutilizzabili tutte le intercettazioni già disposte con ricadute enormi sui processi in essere.
Abbiamo quindi chiesto al relatore del provvedimento Pietro Pittalis e al viceministro alla giustizia Paolo Sisto se davvero la nuova norma si applichi solamente ai procedimenti in corso per le intercettazioni non ancora disposte e dunque determini l'inutilizzabilità di tutte le intercettazioni ad oggi già disposte con evidenti e gravi ricadute sui procedimenti in corso. Né il relatore Pittalis, né il viceministro Sisto hanno voluto rispondere, confermando evidentemente i nostri dubbi. La mossa della Premier Meloni produce quindi un risultato disastroso”: dichiarano Federico Gianassi, Capogruppo Pd in Commissione Giustizia di Montecitorio, e Debora Serracchiani, deputata del Partito Democratico, sulla discussione in corso oggi in merito al cosiddetto Decreto “Giustizia Omnibus”.