"Non vogliamo la guerra: vogliamo la democrazia". E il pilastro della democrazia è il rispetto dei diritti umani. Con queste parole, oggi, l'attivista iraniano Taghi Rahamani, costretto all'esilio, ci ha salutati durante l'incontro che si è tenuto con una delegazione del PD. Rahamani è il marito di Narges Mohammadi, premio Nobel per la pace e in carcere per il suo attivismo contro il regime di Teheran. Nerges, ora, è in pericolo di vita, ha due arterie compromesse e altri problemi seri e deve essere curata. Ma le autorità iraniane non l’hanno voluta trasportare in ospedale perché lei rifiuta il velo. Rahamani, costretto all'esilio senza poter vedere la moglie da 12 anni, ci ha messo al corrente delle gravi condizioni in cui si trova Narges e, come lei, centinaia di altre attiviste e attivisti che da tempo si battono per la libertà e la democrazia.
Le richieste di Rahamani sono state molto chiare e concrete: i governi europei quando trattano questioni economiche e commerciali devono chiedere a Teheran il rispetto dei diritti umani. Dall'accesso a internet fino all’abolizione della pena di morte, i paesi dell’Ue prima di firmare accordi di qualsiasi genere, devono ottenere chiarezza e trasparenza dal governo iraniano. Perché ha ragione, Rahamani: negoziare con paesi non democratici senza pretendere passi avanti sui diritti, prima o poi, mina la sicurezza di tutti. Lo dimostra quello che è successo con l'Iraq di Saddam Houssein, per esempio, o con la Libia di Gheddafi.
Da parte nostra, chiederemo sempre che gli accordi con altri paesi abbiano il rispetto dei diritti umani come fondamento e non smetteremo di sostenere Donna, vita, libertà e i movimenti democratici che si battono per la libertà". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata PD e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel Mondo.