“Lo stabilimento Coca Cola di Nogara in Veneto è la realtà del gruppo più grande in Europa. Baluardo di una zona che per anni ha rappresentato un mito per occupazione e opportunità di lavoro offerte che via via ha iniziato ormai da tempo a riparametrarsi sullo standard generale del Paese che ancora oggi è lontano dall'uscire dalle a crisi. L'insediamento della multinazionale statunitense è stato agevolato con diverse modalità, portatore di occupazione e quindi salutato con favore anche attraverso agevolazioni di acquisto di tre pozzi di acqua ad un prezzo decisamente più vantaggioso rispetto al mercato. In una catena di appalti e subappalti si compone la catena della logistica. Una piramide dalla base della quale 14 lavoratori vengono estromessi. Tempi indeterminati licenziati e probabilmente sostituiti per la logica che la bevanda gasata si beve maggiormente d'estate e si sa, il caldo sta arrivando. La prima procedura con cui è partito il licenziamento dei 14 lavoratori è stata seguita da una seconda con cui si è aperto il licenziamento di altri 29 colleghi e l'apertura di una procedura di cassa integrazione per i 450 addetti legata sostanzialmente al fermo impianti dovuto alla mobilitazione. Logiche antisindacali e soprattutto una sorta di ricatto occupazionale che non può e non deve giocarsi sulla pelle dei lavoratori. Film già visto in altre occasioni utile perlopiù a creare rotture tra colleghi per la logica della sopravvivenza. Una volta erano i cosiddetti padroni delle ferriere, oggi i padroni delle bollicine”.
Lo ha detto Antonio Boccuzzi, deputato del Pd e componente della commissione Lavoro della Camera.