" L'appello del Presidente Mattarella di fare del lavoro un argomento centrale non può rimanere inascoltato. Dopo la fissazione di una retribuzione media per gli addetti ai call center attraverso un Decreto del Ministero del Lavoro, frutto di una
nostra lunga battaglia che aveva l'obiettivo di sconfiggere la logica del massimo ribasso negli appalti, il dumping salariale e i contratti pirata, è giunto il momento di fissare un salario minimo per legge per tutti i non contrattualizzati". Lo dichiara Cesare Damiano, Presidente della Commissione Lavoro alla Camera.
"Nell'era del lavoro liquido e instabile - prosegue - è necessario definire una soglia minima di diritti e di retribuzioni (un cosiddetto pavimento) al di sotto della quale non sia possibile andare. Tre sono gli strumenti: i contratti nazionali di lavoro, che siano però inderogabili, con valore 'erga omnes' attribuito a quelli stipulati dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative (certificate da una legge sulla rappresentatività); l'equo compenso per il lavoro libero professionale e il salario di legge per il lavoro occasionale".
" Condividiamo l'idea di Tommaso Nannicini - spiega Damiano - di rendere strutturali gli incentivi per le assunzioni a tempo indeterminato in modo tale che il lavoro a termine risulti meno conveniente. Lo stesso ragionamento, però, per coerenza va fatto per i licenziamenti: oggi in Italia licenziare è troppo facile e poco costoso. Il Governo, in modo miope, non ha voluto aumentare le mensilità relative alla indennità di licenziamento nell'ultima legge di Bilancio, sottovalutando il fatto che il problema è all'attenzione della stessa Corte Costituzionale".
"Chi è stato assunto a tempo indeterminato nel 2015 con il Jobs Act ha fatto risparmiare all'azienda nel triennio 24.180 euro (8.060 x3), ai quali aggiungere il risparmio della deduzione integrale del costo del lavoro dall'IRAP. Dal primo gennaio di quest'anno questi lavoratori costeranno 8.060 euro in più e licenziarli, dopo 3 anni, equivale a 6 mensilità. Licenziare, dunque, costa molto meno degli sgravi ottenuti con l'assunzione: un grave errore di impostazione del Jobs Act che va corretto in occasione della prossima campagna elettorale", conclude.