“In Libia abbiamo perso tempo (e prezioso terreno diplomatico) perché abbiamo inseguito emergenze fantasiose e frutto solo di propaganda (come la cosiddetta emergenza migranti) invece di concentrarci sulla vera emergenza che stava esplodendo sotto i nostri occhi: una guerra per procura combattuta sul terreno libico da potenze straniere (in primis la Turchia e la Russia) che non subiscono le conseguenze dirette del caos libico e che possono dunque permettersi di inviare armi, di fomentare scontri, di giocare a Risiko sulla pelle dei libici e anche sulla pelle degli italiani”. Lo ha detto in Aula il deputato del Pd della commissione Esteri, Andrea Romano, replicando al ministro Di Maio durante il Question Time, al quale la capogruppo Pd in commissione Esteri, Lia Quartapelle, aveva chiesto quali saranno i prossimi passi del ministro Di Maio, dopo la sua missione in Libia.
“Lei – argomenta Andrea Romano - ha ammesso con onestà il tempo perso dal governo precedente di cui pure era Vicepresidente del Consiglio. E la sua visita in Libia segna una svolta importante: una discontinuità che il Partito Democratico incoraggia e sostiene, come forza responsabile di governo. In questo senso lavoreremo perché la positiva discontinuità nell’impegno italiano in Libia prosegua e raggiunga risultati concreti”.
“Per arrivarci servono tre passi aggiuntivi rispetto alla strategia presentata: il primo è impegnarsi a fondo e da protagonisti nella nuova strategia europea, resa possibile dalla discesa in campo della Germania per la prima volta e la nomina di uno speciale inviato italiano; il secondo passo è aumentare la nostra pressione diplomatica su Russia e Turchia - paesi amici ma co-responsabili del caos libico - affinché interrompano le forniture dirette e indirette di armi alle parti in conflitto (in violazione dell’embargo Onu). Il terzo passo, infine, è vigilare con attenzione sulle conseguenze che l’escalation militare comporta sui civili libici sia sui campi di detenzione per migranti, le cui condizioni erano già scandalose che e che oggi sono diventate del tutto inaccettabili per qualsiasi standard internazionale”, conclude Andrea Romano.