“Si è riunito oggi il Comitato per le mafie pugliesi, durante il quale è stata presentata la relazione del PM Giuseppe Gatti della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo.
Fermo restando che è chiaro a tutti che si tratti di un'emergenza nazionale dobbiamo certamente ammettere che le organizzazioni criminali pugliesi hanno, nell’ultimo periodo, subito un grosso colpo grazie alla riuscita di costanti operazioni investigative. Inoltre va segnalato il ritorno dei collaboratori di giustizia grazie ai quali è stato inferto un colpo importante alla mafia foggiana e del Gargano, anche perché rappresentano anche un modo per conoscere dall’interno le dinamiche mafiose. Lo Stato ha rafforzato molto la sua presenza con i vari reparti dislocati su tutto il territorio ma in particolare è stato cambiato il metodo di lavoro che è andato nella direzione di un assalto costante alle consorterie mafiose a partire dal punto di svolta del quadruplice omicidio dell’agosto 2017 a San Marco in Lamis in cui persero la vita due boss e due fratelli agricoltori innocenti. Da allora in poi si sono susseguite 70 azioni antimafia, 400 misure cautelari, 30 milioni di sequestri e confische, 77 interdittive antimafia e lo scioglimento di 4 comuni della provincia di Foggia. Parallelamente diversi processi sono arrivati a sentenza definitiva con pene severe per omicidi di mafia che da tempo non avevano soluzione. Le due inchieste più recenti (“Grande carro” e “Decima bis”) hanno costituito un salto di qualità perché hanno fotografato l’evoluzione della mafia foggiana che partiva da matrice tradizionale e ora si occupa di economia finanziaria. Sottolineo anche la collaborazione con gli inquirenti del resto d’Europa che hanno indagato sui crimini legati all’accaparramento dei fondi europei per l'agricoltura. Ma soprattutto si sta dando un duro colpo al “metodo Foggia”che consiste in estorsioni a tappeto e lavora per sviluppare una cultura mafiosa nella cittadinanza che anche per motivi banali potrebbe ricorrere alla mafia e non allo stato (pensiamo per esempio ai servizi funerari e all’edilizia popolare, settori in mano alla criminalità organizzata). Oggi possiamo ben dire che grazie alla forte presenza dello stato le mafie hanno accusato il colpo da due punti di vista: sono calati i ricavi e hanno subito una forte crisi di immagine. Personalmente ho chiesto alla commissione di approfondire tre temi: indagare come è cambiata la mafia pugliese in concorso con la criminalità albanese; valutare gli eventuali effetti delle scarcerazioni avvenute durante la pandemia sul tessuto di relazione della mafie; focus sul caso di Taranto e allerta sulla sua situazione socioeconomica.
Noi crediamo che bisogna continuare su questa strada, aggiungendo il contributo che solo l'antimafia diffusa e partecipata dai territori può dare per debellare completamente il fenomeno”. Così in una nota il deputato pugliese del Pd, Paolo Lattanzio, membro della Commissione Parlamentare antimafia.