“È necessario chiarire che la pandemia ha messo il Paese, nello specifico famiglie e imprese, davanti a una serie di fragilità economiche e sociali che già sussistevano, nonché davanti a debolezze storiche della pubblica amministrazione. Anche se può sembrare che l’aggressività della mafia nasca con la pandemia, purtroppo non è così. Con il Comitato per le infiltrazioni mafiose in epoca Covid che ho l’onore di presiedere, abbiamo analizzato il fenomeno e portato in plenaria un rapporto votato all’unanimità centrato anche su quello che potrebbe succedere con l’arrivo del fondi del Pnrr, concludendo che sia necessario avere una Pa adeguata e preparata in vista della gestione di queste risorse, ma abbiamo evidenziato anche la centralità delle questioni sociali. La mozione presentata oggi in aula approfondisce l'aspetto economico della questione e sarà cura del Partito democratico fornire un contributo su quello sociale. Crediamo infatti che le lotte alle disuguaglianze sia centrale per affrontare le mafie. È noto infatti come le mafie siano riuscite a offrire a famiglie e aziende in difficoltà una risposta tempestiva rispetto allo stato in emergenza, tanto che si può parlare di ‘welfare mafioso’. Non possiamo pensare di contrastare le mafie se abbiamo ancora, per esempio, fenomeni estesi di caporalato e tassi di povertà educativa altissima, soprattutto al Sud. Invito quindi a investire nella coesione sociale per contrastare le mafie. Non servono grandi azioni isolate, ma un’antimafia diffusa e che goda del contributo delle scuole e delle associazioni datoriali. Non basta più dire siamo contro le mafie, ma come. Ci sono scelte da fare. Ultimamente la lotta alle mafie si è configurata come una questione di solo ordine pubblico. Credo invece che la sfida vera parta dalla prevenzione e dalla cura delle fragilità”.
Così il deputato Pd della commissione Antimafia, Paolo Lattanzio, presidente del Comitato per le infiltrazioni mafiose in epoca Covid.