“Condivido la decisione presa dai direttori di 100 istituti del Cnr di sottoscrivere un Manifesto per salvare l'Ente rivolto al presidente della Repubblica, a quello del Consiglio e al Miur”. Lo afferma Rosa Maria Di Giorgi, deputata del Partito democratico, e proponente l’emendamento alla Legge di Bilancio sulla Cabina di regia di coordinamento della ricerca scientifica.
“Non bastano più – continua - i proclami ma occorrono soluzioni sostenibili in termini di investimento pubblico e di organizzazione strategica. La legge di Bilancio è l’occasione per mettere ricerca e innovazione al centro delle politiche di sviluppo economico, sociale e culturale del Paese. L’Italia non solo investe poco in ricerca ma lo fa anche male. In realtà non c’è ministero che non investa nel settore, però manca un coordinamento effettivo ed efficace a livello nazionale coerente con gli investimenti effettuati dalle regioni per lo sviluppo del territorio e dall’Unione europea con i suoi programmi e risorse a sostegno delle politiche Ue. L’emendamento da me proposto consentirebbe di razionalizzare le competenze di indirizzo politico in ambito governativo con una struttura di missione snella, realizzata valorizzando il sistema dell’Università e della Ricerca esistente. La misura sarebbe accompagnata da un sostegno di 300 milioni di euro per un triennio per una razionalizzazione e un consolidamento degli Enti di ricerca vigilati dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Enti tradizionalmente “non strumentali” rispetto alle diverse politiche perché costituiscono la maglia nazionale di laboratori per la ricerca di base e applicata coordinata dal MIUR. Nella scorsa legislatura è stato avviato un percorso di cambiamento significativo di cui sono emblematiche alcune misure, come lo stanziamento di 400 milioni di euro per i Progetti di rilevante interesse nazionale PRIN, la stabilizzazione dei ricercatori precari degli enti di ricerca con 57 milioni di euro a regime, lo sblocco di oltre 137 milioni di euro fermi da complesse e inutili procedure premiali”.
“Questa è la strada da seguire sulla base di un progetto Paese di medio periodo le cui linee sono state già tracciate nel corso delle ultime due legislature dalle Commissioni Cultura di Camera e Senato. Le dichiarazioni di intenti e le buone intenzioni non aiutano se non sono seguite dai fatti e si rischia di compromettere gli sforzi compiuti”, conclude.