“Sono convinto che esistono in Parlamento soluzioni di buon senso e percorribili anche nell’immediato perché nelle carceri italiane non ci siano più bambini innocenti con le loro mamme. Secondo i dati pubblicati dal Ministero della Giustizia, aggiornati al 31 ottobre scorso, nel circuito penitenziario risultano essere presenti 31 detenute madri con 33 figli al seguito. In particolare, sono 16 le madri e 17 i bambini ristretti nelle sezioni nido delle case circondariali, mentre gli altri risultano collocati all’interno degli Istituti a custodia attenuata per detenute madri (Icam). La presenza di bambini nelle strutture detentive costituisce un gravissimo paradosso del nostro sistema che compromette la salute psico-fisica in un’età decisiva per il loro sviluppo. Da un lato, si cerca di riabilitare le mamme e, dall’altro, si costringono bambini innocenti a vivere i primi anni della loro vita, quelli decisivi per il loro sviluppo, in un carcere. È quindi indispensabile individuare misure volte a consentire la collocazione dei genitori detenuti assieme ai loro bambini al di fuori degli istituti penitenziari, anche quelli a custodia attenuata (Icam)”.
Così il pediatra e capogruppo del Pd in commissione Infanzia, Paolo Siani.
“Per questo motivo - aggiunge il deputato dem - ho presentato insieme a molti colleghi della maggioranza
e con il sostegno delle associazioni Cittadinanzattiva, A Roma Insieme-Leda Colombini e Terre des Hommes, un emendamento alla Legge di bilancio che prevede l’istituzione di un fondo dedicato che garantisca le risorse necessarie all’inserimento dei nuclei mamma-bambino all’interno di case famiglia e comunità alloggio mamma-bambino, idonei ad ospitarli.
Si tratta di più un piccolo fondo nell’ambito della Legge di bilancio dello Stato che non sottrae risorse a nessun'altra attività, ma che garantirebbe una vita più adeguata a 33 bambini innocenti. Ci auguriamo - conclude Paolo Siani - che questa sia finalmente l’occasione per restituire necessaria centralità alla tutela della salute dei piccoli finora detenuti in carcere assieme alle loro madri”.