Una riforma per rendere le aree protette modello di sviluppo sostenibile per l’intero paese
“La Camera ha approvato dopo un lungo e approfondito esame la riforma dei Parchi, completando con molti miglioramenti il lavoro di manutenzione straordinaria della 394/91 avviato dal Senato. Una legge, la 394, che ha avuto successo ed ha permesso all’Italia di proteggere il 10% del territorio, ma che dopo oltre un quarto di secolo aveva bisogno di un rilancio. L’obiettivo della riforma, di cui al Senato è stato relatore Caleo e alla Camera il collega Borghi, è rendere le Aree Protette un modello di sviluppo per l’intero Paese, incrociando natura e cultura, coniugando la tutela e la valorizzazione del territorio e delle biodiversità con la buona economia, sostenibile e più a misura d'uomo.
Tra i punti qualificanti del testo c'è la reintroduzione del piano triennale: uno strumento di programmazione nazionale per tutto il sistema, con priorità nei finanziamenti per le aree protette regionali e marine. Per il piano sono previsti 30 milioni nel prossimo triennio. Fondi che verranno assegnati secondo criteri indicati dal Comitato nazionale per le aree protette, in cui è presente anche il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo. A questi vanno aggiunti i 3 milioni annui esplicitamente previsti per le Aree Marine Protette e le risorse derivanti dalle royalties.
Arriva la selezione pubblica per rendere più trasparente la nomina dei direttori dei Parchi Nazionali e, sia per i direttori che per i presidenti, vengono introdotti requisiti più rigorosi di preparazione e competenza anche in campo ambientale. È inoltre previsto che il ministero dell’Ambiente emani linee guida per la nomina dei direttori delle Aree Marine Protette.
Entrano nei consigli direttivi degli enti parco nazionali, affiancandosi a quello delle associazioni ambientaliste, un rappresentante delle associazioni scientifiche e uno degli agricoltori o dei pescatori, una presenza utile per orientare le attività economiche locali verso la sostenibilità. Per la prima volta negli organi direttivi deve essere ‘tenuta in considerazione la rappresentanza di genere’, una misura importante per riequilibrare la presenza femminile considerando che oggi nei 23 Parchi nazionali solo un presidente e due direttori sono donne, mentre su 230 membri dei consigli direttivi solo 14 sono donne, appena il 6%.
Si individuano anche modalità per la tutela della biodiversità e per la gestione della fauna maggiormente rispondenti alla direttive comunitarie, prevedendo un importante ruolo di valutazione da parte dell’Ispra. Viene introdotto il divieto di nuove trivellazioni petrolifere nei parchi e nelle aree contigue e proibita nei parchi anche la pratica dell’eliski. Su tutto il territorio nazionale è inoltre vietato l’allevamento di cinghiali al fine del ripopolamento, per una specie già fuori controllo in molti territori.
Una delle novità più rilevanti riguarda i piani dei Parchi Nazionali che vengono sottoposti a Valutazione ambientale strategica, prevedendo così anche il parere dei ministeri dell’Ambiente e dei Beni Culturali rispetto al testo originale della legge 394/91 che prevedeva la sola approvazione della Regione. Il ministro dell’Ambiente dovrà convocare entro il gennaio 2019 e successivamente ogni tre anni la Conferenza nazionale La Natura dell'Italia.
Con la riforma il sistema dei parchi esce rafforzato, sia nella trasparenza della governance che nel rapporto con il territorio. Un passo avanti per un'Italia che guarda al futuro”.
Lo afferma Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera, sul via libera di Montecitorio alla proposta di legge 4144 di riforma delle Aree protette, che ora tornerà al Senato.