• 16/01/2019

“O si è sempre per la prevalenza del potere legislativo del Parlamento, ma questo però non è avvenuto in occasione della discussione della Legge di Bilancio, oppure si sta solo ipocritamente parlando di partecipazione. Noi siamo contrari a far prevalere l’esercizio legislativo diretto su quello delegato al Parlamento. Siamo favorevoli all’allargamento della partecipazione diretta popolare, ma non al prezzo di superare il potere delegato al Parlamento. Non al prezzo di far prevalere il potere legislativo del governo su quello del Parlamento. Per la prima volta si istituisce con rango costituzionale una nuova fonte di legge, il comitato referendario che, lungi dall’essere terzo rispetto all’eventuale competizione tra testo del quesito referendario e testo parlamentare, sarà unico arbitro di se stesso, non eletto da nessuno, neanche dai 500mila firmatari e deciderà se accogliere o meno la proposta legislativa parlamentare alternativa al quesito referendario. Di più, il testo parlamentare, unicum nella storia, ancorché votato da un’assemblea elettiva vedrà sospesa la sua efficacia in attesa del placet del comitato referendario. Vi è in questo una trasformazione genetica del criterio di rappresentanza che è pericoloso”.

Così Emanuele Fiano, della presidenza del Gruppo Pd alla Camera, intervenendo in Aula, alla discussione generale sulla proposta di legge costituzionale sul referendum.

“Più in generale - spiega il deputato Dem - M5s e Lega escludono un controllo preventivo di costituzionalità, cioè si prevede un controllo di ammissibilità ma non di costituzionalità. Con ciò configurando un rischio gravissimo ex post, di un eventuale conflitto tra l’opinione della Corte e quella popolare, con conseguenze che è difficile immaginare di conflitto istituzionale senza precedenti. Cioè si vuole sanare il contrasto tra popolo ed élite, ma si istituzionalizza il conflitto tra popolo e istituzioni. Si sottopone l’istituto della partecipazione al restringimento della scelta binaria, sì/no, e non si pongono limiti all’attività referendaria, di numero e di merito o quasi. Insomma, per ipotizzare di aumentare la partecipazione, obiettivo condivisibile, si sottopone la democrazia rappresentativa, ad uno stress confuso e pericoloso”.