• 28/02/2017

Oggi abbiamo approvato una legge importante di iniziativa parlamentare, in discussione da tre legislature, che riguarda da un lato il tema della sicurezza delle cure e dall’altro il tema della responsabilità professionale in sanità. Sul piano della sicurezza, voglio sottolineare che uno dei più grandi problemi di oggi è l’organizzazione del percorso. Agire sulla prevenzione e sul risk management è una responsabilità prima di tutto aziendale, ed è una pratica che ci obbliga ad ampliare l’intervento non solo ed esclusivamente alla responsabilità del medico. Con questa legge introduciamo l’obbligo in ogni regione di attivare un centro per la  gestione del rischio, l’obbligo per questo centro di trasmettere i dati all’osservatorio nazionale delle buone pratiche, l’obbligo della trasparenza della documentazione sanitaria e di pubblicare su internet i risarcimenti erogati e infine l’obbligo di assicurare. Perché l’assicurazione serve a tutelare dal rischio le aziende ospedaliere e i professionisti nei settori più delicati, quindi è a difesa  del paziente.

Sul piano della responsabilità, c’è una ragione per cui distinguiamo la figura del professionista sanitario da quella di qualsiasi altro professionista. L’alea del rischio che affronta il professionista sanitario non è infatti paragonabile a quello che affronta nessun altro professionista. Due scelte sono contenute in questa legge: la punibilità del professionista nelle ipotesi di dolo e colpa grave, nei casi non abbia rispettato le linee guida o le buone pratiche cliniche e, in ambito civilistico, la distinzione tra la responsabilità contrattuale in capo alle aziende e quella extra contrattuale in capo agli esercenti delle professioni sanitarie. Un impianto per cercare di riscostruire, sia sul piano della sicurezza sia sul piano della responsabilità, un clima migliore all’interno delle nostre strutture che permetta al medico di agire innanzitutto in modo appropriato, lasciando da parte gli atteggiamenti derivati dalla paura di conseguenze penali e civili.

Lo  afferma Donata Lenzi, capogruppo Pd in commissione Affari sociali della Camera intervenendo in Aula sulla legge per la responsabilità professionale.