• 20/11/2025

“L’opposizione unita sul consenso informato sconfigge il governo Meloni, grazie anche all’autosabotaggio della maggioranza”. Irene Manzi, capogruppo Pd in commissione Cultura, intervistata per i canali social dei deputati dem, apre così la sua analisi dopo la battuta d’arresto dell’esecutivo sul testo che introduce il consenso preventivo delle famiglie per le attività di educazione sessuale nelle scuole. “L’intervento del ministro Valditara, totalmente scomposto e fuori contesto, ha ulteriormente compattato le opposizioni, che già in commissione avevano dato battaglia sugli emendamenti, cercando di cambiare il testo nel merito con proposte serie”, afferma.

“Ci si chiede – aggiunge l’esponente Pd - cosa spaventi il governo Meloni dell’educazione alla sessualità. Forse la conoscenza, che la destra teme in più di un settore, come dimostrano molte scelte in materia di istruzione. Subordinare le attività a una procedura burocratica di consenso rende tutto più complicato e rischia di colpire proprio quei ragazzi e quelle ragazze che hanno più bisogno di informazioni perché non hanno altri strumenti dove recuperarle, anche all’interno delle famiglie. Non sono solo le opinioni delle opposizioni a ribadirlo, ma l’Oms e l’Unesco che richiamano la centralità e la necessità di questi interventi, che riguardano non solo nozioni di anatomia ma la relazione affettiva, l’educazione al rispetto e all’equilibrio nei rapporti tra uomini e donne. Valditara ha della scuola un’idea ottocentesca, fuori tempo e lontana dalla realtà. Le prime esperienze sessuali avvengono spesso in età molto precoce e molte famiglie da sole non riescono a fornire strumenti educativi adeguati".

“Ostacolare l’educazione affettiva e sessuale – conclude Manzi - crea una frattura ancora più profonda tra scuola, famiglie e adolescenti, penalizzando i più fragili. Così si spingono ragazzi e ragazze a cercare risposte su internet, con informazioni spesso precarie o poco qualificate, invece di garantire percorsi seri e necessari dentro le scuole. L’educazione affettiva e sessuale è un diritto, non un tabù e il Paese non può permettersi una scuola che guarda al passato mentre i giovani cercano strumenti per capire se stessi e le proprie relazioni”.