“Questo provvedimento per noi deve essere definito una crudele arma di distrazione di massa”. Lo ha dichiarato Carmelo Miceli, deputato del Partito democratico, nel corso delle dichiarazioni in Aula sul Decreto Sicurezza bis.
“Il Dl sicurezza bis – continua - mira a descrivere come nemici dell’Italia le ong e tutti quelli che obbediscono a una delle leggi più antiche del mondo come salvare un uomo in mare e riportarlo a terra. Questo decreto, invece, nulla dice sui reali nemici dell’Italia e del Mezzogiorno. Mi riferisco alle associazioni criminali di stampo mafioso. Ma il ministro dell’Interno ha deciso che termine ‘sicurezza’ non ha nulla a che fare con la lotta alla criminalità organizzata. Per questo si occupa di mafia, ad esempio, con un bagno in una piscina confiscata, rivendica a sé il lavoro di altri che lui non fa. La lotta alla mafia non è, come fa Salvini, revocare le scorte ai testimoni di giustizia (di recente 49). Non è privare le vittima di mafia delle risorse necessarie a sostenere le spese legali. Non è lo farsi immortalare sorridente accanto a un un boss che ha dice di aver commesso 72 omicidi. Non è rifiutarsi di venire a riferire in Commissione Antimafia per riferire sulle linee programmatiche della lotta alla mafia. Non è avere collaboratori che intrattengono frequentazioni con soggetti vicini alla mafia. Non è lotta aumentare le soglie per gli affidamenti diretti e smantellare l’Autorità anti-corruzione. Non è associare avversare politici a famiglie mafiose, come Salvini ha fatto ieri con il Pd”.
“Al ministro dell’Interno manca l’abc. Non si commette l’errore di definire tutto mafia. In Sicilia si dice che quando tutto è mafia, niente è mafia. E quando niente è mafia significa che la mafia ha già vinto perché qualcuno al governo la sta aiutando”, conclude.