• 13/09/2017

«A un anno di distanza dall’entrata in vigore della “legge antisprechi” 166/2016 il bilancio può dirsi decisamente positivo. La legge italiana è diventata un modello anche per gli altri Paesi europei. Le donazioni da parte di imprese impegnate in vari settori della intera filiera economica sono sensibilmente aumentate grazie ad una maggiore semplificazione burocratica e a puntuali disposizioni fiscali che incentivano chi sceglie di erogare beni a titolo gratuito. Questo dato è confermato dalle associazioni di volontariato che hanno visto crescere i beni erogati gratuitamente per quantità e tipologia, come ad esempio i farmaci, i prodotti a lunga conservazione, così come i cibi cotti, freschi e i prodotti ortofrutticoli. La legge ha suggerito nuove forme di sperimentazione per il recupero di prodotti prima impensabili come quelli confiscati, le enormi eccedenze nel settore marittimo o in quello del banqueting, nelle mense aziendali e scolastiche.». Lo afferma Maria Chiara Gadda, responsabile del dipartimento Spreco alimentare dell’esecutivo nazionale Pd, e promotrice della legge.
«La legge – prosegue – ha una finalità ben precisa che è quella di agevolare un dialogo costruttivo tra pubblico e privato in una logica di sussidiarietà e responsabilità sociale. Quando si parla di spreco, ormai non c’è più nulla da fare, al contrario recuperare in modo efficiente le eccedenze significa assegnare una nuova vita a prodotti buoni e sani che altrimenti andrebbero persi, affinché si trasformino in un bene per le persone più bisognose.».
«Una tappa importante è stata raggiunta, ora è necessario – conclude Gadda – lavorare per inserire ulteriori semplificazioni burocratiche ed estendere i benefici della legge ad altri prodotti importanti per le famiglie, agevolare l’azione del terzo settore anche attraverso agevolazioni dirette di carattere sia burocratico che fiscale e promuovere campagne di educazione, formazione e sensibilizzazione dei cittadini.».