"Il protagonismo di Orban è assolutamente scomposto, pericoloso e controproducente: in questo momento è presidente di turno del Consiglio Europeo e rappresenta l'intera Unione. Peraltro, non ha ottenuto nessun risultato e ha rischiato semplicemente di indebolire l'unità e la compattezza dell'Unione europea, che invece è stata solida in questi anni. Putin voleva indebolire e distruggere l'Europa. Non ci è riuscito e lo stesso voleva fare con la Nato. In questo quadro la Presidente del Consiglio Meloni è in grande difficoltà. Il nostro governo sconta un deficit di credibilità e autorevolezza drammatico sugli scenari internazionali, proprio in relazione al rapporto con la Nato e con l'Unione Europea perché è evidente che noi abbiamo un vicepresidente del Consiglio che è il megafono della propaganda di Putin in Europa insieme a Orban e Le Pen. Salvini è la quinta colonna del putinismo in Europa. E non possiamo permettercelo, perché questo sta creando difficoltà enorme alla credibilità internazionale del Paese. Salvini ricordo è quello si è felicitato con la vittoria di Putin definendo le elezioni libere e democratiche. La Lega di Salvini è quella che non ha votato al Parlamento europeo impegni per contrastare la disinformazione e le ingerenze russe nel corso delle ultime elezioni europee. Salvini, è quello che ha contestato la proposta Stoltenberg di sostegno, anche militare all'Ucraina. Noi crediamo da questo punto di vista che non ci possano essere sbandamenti o passi indietro rispetto al pieno sostegno all'Ucraina con tutte le forme di assistenza necessarie. Lo abbiamo detto da subito con chiarezza e lo ribadiamo con forza anche oggi". Lo ha detto Piero De Luca, capogruppo Pd commissione politiche europee alla Camera, a Coffee Break su La 7.
“Ho ascoltato con molta attenzione il discorso della presidente Meloni e ho notato che il 90% delle sue considerazioni sono state critiche molto forti all’Unione Europea.
In sostanza la presidente Meloni vuole descrivere l’Unione Europea in Italia come un soggetto da cui difendersi.
Ed è ancora più imbarazzante il fatto che se fai del nazionalismo e del sovranismo la chiave centrale della tua politica, è ovvio che poi hai valori che sono antitetici all'Europa. Questo è il grande pericolo e d’altra parte la Presidente Meloni è coerente con le sue impostazioni di fondo: Italia fuori dall’Euro; anno 2015 Ue è una banda di usurai; nel 2016 ha elogiato il voto degli inglesi alla Brexit. Questa è la rappresentanza dell’Italia in Europa. A questo punto ci chiediamo se la Meloni stia pensando anche di rivedere la sua posizione sul diritto di veto e che finalmente si convinca che la scelta giusta è quella di toglierlo.
Noi questo vorremmo saperlo perché è molto rilevante per quello che l’Europa potrà fare”. Lo ha detto in Aula Matteo Mauri, deputato e responsabile sicurezza del PD nel suo intervento sul discorso della presidente del consiglio Giorgia Meloni in vista del consiglio europeo.
"La presidente Meloni ha tre grossi problemi quando rappresenta l'Italia in Europa. Il primo è un alleato di governo, si chiama Matteo Salvini, che continua a strizzare l'occhio a Vladimir Putin; il secondo è una famiglia politica europea e amici europei in contrasto con l'idea di Europa solida integrata e fedele ai suoi valori fondativi, Le Pen, Abascal, Orban; il terzo è un alleato americano che osteggia l'Unione europea e che non difende il patto Atlantico. Come si tengono insieme queste cose senza ambiguità?". Lo ha detto in Aula la deputata del Pd, Marianna Madia, intervenendo in discussione generale sulle comunicazioni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni in vista del Consiglio Europeo.
"Presidente Meloni dove schiera l'Italia in Europa? Dove schiera l'Italia la premier Meloni che è una donna di stato, tra gli euroscettici o tra i sistemi democratici ed europeisti? Sullo stato di diritto - ha incalzato Madia - è d'accordo alla condizionalità sui fondi europei, per cui 'no risorse europee' a chi incatena i detenuti? Dove schiera l'Italia nella transizione ecologica tra chi vuole arretrare dagli obiettivi che ci chiedono le nuove generazioni o tra chi considera quegli obiettivi degli obiettivi comuni su cui cercare delle risorse comuni con un'azione politica all'altezza del voto delle nuove generazioni? Dove schiera l'Italia sull'immigrazione? Ha detto che è d'accordo con Viktor Orban, quindi presidente Meloni è d'accordo sull'ognuno faccia per se, isolando l'Italia che per i suoi confini geografici è naturalmente un Paese di prima accoglienza? In politica estera dove schiera l'Italia? Con chi cerca le alleanze per sostenere il popolo e il governo ucraino?".
E il padre spiega ai dipendenti dell’azienda di famiglia come votarla
“Apprendiamo che la dott.ssa Antonella Ballone ha presentato oggi allo staff dell’azienda di famiglia la sua candidatura per Forza Italia “al Consiglio Europeo” (così è scritto nel messaggio di convocazione dell’incontro svoltosi online). Fa piacere sapere che l’imprenditrice teramana si
immagini già tra i leader del Vecchio Continente, impegnata nell’arduo compito di definire le priorità e gli orientamenti politici dell’UE; nel frattempo sarà il caso di avvisare Giorgia Meloni della sostituzione imminente. Scherzi a parte, non sappiamo se la topica è frutto della distrazione di qualche collaboratore - si dice spesso così - o della stessa Ballone. In ogni caso le raccomandiamo più attenzione nella diffusione dei messaggi. Forse avrebbe giovato un cammino più graduale, partendo magari da un consiglio comunale o dalla Regione, invece di gettarsi subito nell’agone di una competizione molto combattuta come quella per il Parlamento europeo. In realtà non voglio pensare ad Antonella Ballone come a un’avversaria politica. La conosco come valente imprenditrice e presidente della Camera di commercio del Gran Sasso, e penso che si sia fatta trascinare in una battaglia non sua.
Molto più preciso è il messaggio che Agostino Ballone, padre della candidata, ha rivolto all’organico aziendale per “impegnarsi fattivamente nel coinvolgere parenti e amici per creare quella massa critica di voti necessari al raggiungimento dell’obiettivo”. Un appello lanciato “senza
alcun obbligo e nella massima libertà” - si specifica nella missiva - aggiungendo poi il nome del dipendente cui rivolgersi “per ritirare il materiale elettorale a sostegno della candidatura”. Infine Ballone senior saluta “con molta cordialità” i suoi collaboratori dicendosi “certo che comprenderete l’importanza del momento e facendo affidamento all’impegno che potrete mettere in questa circostanza”.
Non vorremmo essere nei panni di quei lavoratori della Baltour che, essendo intenzionati a votare per un candidato diverso dalla dott.ssa Antonella Ballone, non contatteranno il loro collega “per
ritirare il materiale elettorale a sostegno della candidatura”. Potrebbe sorgere in loro il sospetto che lo stesso collega prenda nota dei “buoni” (chi ritira il materiale) e dei “cattivi” (chi non lo fa), ma siamo sicuri che tale pratica non trovi spazio nell’azienda teramana”.
Lo dichiara il deputato Pd Luciano d'Alfonso.
“Il negoziato sul Patto di stabilità è stato chiuso dal Governo in modo inadeguato e disastroso. Quello approvato in Consiglio è infatti un accordo al ribasso, sconfessato dalla stessa maggioranza al Parlamento europeo. Si tratta di un accordo peggiorativo della proposta elaborata dal commissario Gentiloni, che costringerà il nostro Paese a manovre correttive fino a 13 miliardi di euro. Uno schiaffo agli italiani, perché questo si tradurrà o in un aumento delle tasse o in un taglio ulteriore dei servizi. Una situazione economica pericolosa che si aggiunge alle misure inadeguate adottate finora dalla destra dei condoni e delle promesse mancate, quella destra che ha alzato le tasse o ridotto gli sgravi sui carburanti, sui prodotti per famiglie, nel settore agricolo, e che ha tagliato gli investimenti in sanità, scuola, politiche sociali. Insomma, un disastro e a pagare l’inadeguatezza della politica economica della Governo sono purtroppo solo gli italiani”. Così Piero De Luca, capogruppo del Partito democratico in Commissione Politiche europee a Montecitorio, intervenendo stamattina a Restart su Raitre
“Non solo nel nostro Paese ma anche fuori dai nostri confini cresce lo sconcerto per la vera e propria censura che è stata messa in atto dalla Rai rispetto all’intervento di Antonio Scurati sul 25 aprile, per non meglio specificati ‘motivi editoriali’. Vogliamo essere certi che non vi siano state interferenze da parte del governo o della maggioranza, anche perché sono sempre più inquietanti i segnali di una logica per cui l’occupazione della Tv pubblica prevale sull’impegno a fare servizio pubblico. Se anche vi fosse stata semplicemente la volontà di accreditarsi con il governo e le forze di maggioranza saremmo di fronte ad un fatto di una gravità straordinaria. Chiediamo al governo, nella persona della presidente del Consiglio o in quella del ministro dell’Economia di riferire alla Camera in merito. Chiediamo poi alla commissione di Vigilanza Rai di mettere in atto tutte le iniziative di propria competenza”.
Così Andrea De Maria, della Presidenza del Gruppo Pd alla Camera, intervenendo nell’Aula sull’ordine dei lavori.
“La libertà di informazione e di espressione - ha aggiunto - sono infatti un elemento fondamentale della libera dialettica democratica e di una democrazia degna di questo nome. Nel suo monologo Scurati ha posto due temi di grande rilievo. Il primo è la chiarezza sulla natura del fascismo, movimento che ha fatto della violenza il tratto distintivo fin dalle origini, che è stato il primo esempio di un fenomeno europeo che ha portato anche alla nascita del nazismo in Germania. Il secondo pone un tema per me di grande attualità. La richiesta cioè alla destra italiana di fare pienamente i conti con la storia del fascismo. Sono convinto, lo dico anche avendo avuto l’onore di essere stato per due mandati sindaco di Marzabotto, che sia giusto unire oggi tutto il sistema politico su valori condivisi. Questo però non può che voler dire riconoscerci tutti nella Costituzione antifascista data dalla Resistenza. Si avvicina il 25 aprile - ha concluso - ci aspettiamo e chiediamo che chi governa il Paese avendo giurato sulla nostra Costituzione dica, in quella occasione, parole nette e chiare sul valore dell’antifascismo e sulle responsabilità storiche del fascismo”.
Perché non ha ancora deferito Ungheria alla Corte europea dei diritti per l’uomo?”
“Chiediamo al governo quali iniziative abbia messo in atto per ottenere l'esecuzione in Italia delle misure cautelari nei confronti di Ilaria Salis e per quali motivi non si sia ancora attivato nelle sedi competenti per deferire l’Ungheria alla Corte europea dei diritti per l’uomo per le gravi e continue violazioni ai danni della nostra connazionale”. Così i deputati del Pd Piero De Luca, primo firmatario, Laura Boldrini, Debora Serracchiani e Paolo Ciani che hanno presentato un’interrogazione ai ministri degli Esteri e della Giustizia.
“Il 28 marzo il tribunale di Budapest ha respinto nuovamente la richiesta della difesa di passare agli arresti domiciliari, da applicarsi questa volta in Ungheria; la prossima udienza si terrà il 24 maggio. L'articolo 3 della Convenzione per i diritti dell’uomo, sottoscritta anche dall'Ungheria, prevede il divieto di tortura, pene o trattamenti inumani e degradanti. Tale norma è l'unica della Convenzione che non trova eccezioni o deroghe, neppure in circostanze gravi quali la lotta al terrorismo o alla criminalità organizzata e rappresenta, come ribadito dalla Corte EDU, ‘un principio fondamentale delle società democratiche’. Le condizioni detentive della Salis e l'uso, non necessario e sproporzionato all'esigenze di sicurezza, delle manette e catene durante il procedimento penale contrastano con la costante giurisprudenza della Corte EDU. La decisione quadro del Consiglio di Giustizia e affari interni (GAI) sul reciproco riconoscimento delle decisioni sulle misure alternative alla detenzione cautelare prevede la possibilità di applicare in uno Stato membro le misure alternative alla detenzione cautelare in attesa di processo in un altro Stato membro, in questo caso l'Ungheria. Ciò per garantire, in uno spazio comune europeo di giustizia basato sulla fiducia reciproca, il diritto per le persone sottoposte a procedimento penale e non residenti nello Stato del processo di non ricevere un trattamento diverso dai residenti”.
“La decisione del Consiglio Ue di proporre al Parlamento Europeo alcune modifiche della Politica Agricola Comune, con l’auspicio che possa essere approvata prima della fine della legislatura, va nella giusta direzione perché raccoglie le proposte avanzate collegialmente da gran parte delle forze politiche, e noi tra questi, puntando a ridurre gli oneri amministrativi a carico delle aziende agricole e dare maggiore flessibilità, senza intaccarne la portata, per quanto riguarda il rispetto dei vincoli ambientali. Con il suo solito trasformismo il governo Meloni/Lollobrigida e il centro destra tentano di intestarsi la decisione europea. È la destra alla cui famiglia politica appartiene il commissario europeo all'agricoltura tanto criticato dagli operatori. Ed è lo stesso governo, come sanno bene le organizzazioni agricole, che in Italia ha abolito la norma sull’esenzione contributiva di due anni per i giovani imprenditori agricoli sotto i 40 anni, che ha cancellato gli sgravi fiscali e i crediti di imposta e ha tagliato i fondi a sostegno dell’assicurazione obbligatoria per gli eventi atmosferici. Poi sotto la spinta delle proteste degli agricoltori e delle opposizioni in Parlamento ha fatto marcia indietro. La decisione del Consiglio Ue ha comunque mantenuto ferma la prospettiva della transizione ecologica, che la destra continua ad avversare non riconoscendo storicamente la crisi climatica”.
Lo dichiarano i capigruppo Pd delle commissioni Politiche Ue e Agricoltura della Camera, Piero De Luca e Stefano Vaccari.
"Si rimane senza parole a leggere oggi certe notizie: "l’Ue e i suoi cittadini si preparino alla guerra". A quanto riportano indiscrezioni di stampa, il documento conclusivo del Consiglio europeo include un invito alla Commissione e all'Alto rappresentante a mettere in campo azioni che preparino l'Ue e i suoi cittadini ad uno scenario di guerra.
Uno scenario che fa venire i brividi e deve allarmare capi di Stato, governi, parlamenti, società civile, cittadine e cittadini. Bisogna fermare questa folle deriva. Il nostro Continente sa bene cosa significa una guerra, quanta distruzione, morte, devastazione porti e quanto, invece, la pace sia sinonimo di prosperità e sviluppo. Lo abbiamo provato sulla nostra pelle in tempi recenti: bisogna lavorare per scongiurare la guerra e solo l'UE, che nasce con la vocazione della pace, può farlo.
Un conflitto avrebbe conseguenze disastrose, soprattutto in un'epoca in cui alcune delle maggiori potenze detengono armi nucleari. Nessuno potrebbe gestire una guerra nucleare che porterebbe alla distruzione totale.
Mettiamo al primo punto dell'agenda europea la pace che è il pilastro su cui si fonda l'Unione fin dal manifesto di Ventotene". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata PD e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
"Il possesso di cani e gatti in Europa è un fenomeno estremamente diffuso e di conseguenza il commercio di tali animali domestici risulta essere particolarmente redditizio e quindi anche esposto a pratiche commerciali sleali o addirittura illecite da parte di alcuni operatori, dalle frodi e contraffazioni di documenti al commercio illegale da paesi terzi. Nonostante la rilevanza sociale ed economica del fenomeno, non esiste attualmente un quadro comune a livello dell'Unione europea sul benessere di cani e gatti, con notevoli differenze tra le normative dei diversi Stati membri sul loro allevamento e commercio e distorsioni del funzionamento del mercato interno.
Occorre dire anche che l’assenza di tracciabilità e di adeguate vaccinazioni comporta inoltre rischi per la salute pubblica.
La proposta di regolamento definisce un quadro comune dell’Unione Europea in materia di benessere di cani e gatti attraverso norme minime comuni in materia di allevamento, detenzione e immissione sul mercato di cani e gatti allevati o detenuti in stabilimenti.
Riteniamo il parere di non conformità della proposta con il principio di sussidiarietà, approvato dalla maggioranza nella XIV Commissione del tutto strumentale. E segnalo che sono in ogni caso conclusi i termini previsti dal Trattato di Lisbona per la verifica della sussidiarietà, risultando precluso il rinvio in Commissione". Lo ha detto in Aula la deputata del Pd e componente della commissione Politiche Ue della Camera, Giovanna Iacono, dichiarando il voto contrario del Pd al parere di non conformità del Governo sulla proposta di Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo al benessere di cani e gatti e alla loro tracciabilità.
Clamoroso ritardo del Mit su attuazione Pnrr, dati Corte dei Conti inequivocabili
"Il prossimo Consiglio europeo è chiamato ad assumere decisioni fondamentali. La preoccupazione è che l’Italia, con la presidente Meloni al Governo, non sia in grado di giocare un ruolo da protagonista.
Come può l’Italia sostenere davvero l’Ucraina ed assumere un ruolo decisivo per la pace se ogni giorno il Vice Presidente del Consiglio Salvini rilascia dichiarazioni imbarazzanti? Come possiamo credervi se c’è una parte del Governo che si complimenta con Putin per la vittoria in elezioni che sono chiaramente condizionate e non libere davvero? Il Governo ha il dovere di chiarire quale sia la sua posizione politica e quella del vicepremier Salvini. Altrimenti queste tensioni e decisioni ci indeboliscono a livello internazionale ed europeo". Lo ha detto in Aula Piero De Luca, della presidenza del gruppo Pd alla Camera e capogruppo Pd in commissione Politiche Ue, a proposito delle comunicazioni della presidente del Consiglio Meloni alla Camera in vista del Consiglio europeo.
E sulla questione di Israele Piero De Luca ha aggiunto: "Bisogna fare ogni sforzo per proteggere la popolazione palestinese innocente e inerme. Sarebbe un errore grave aggiungere vittime innocenti palestinesi alle vittime innocenti israeliane. Invitiamo Il Governo a sostenere ogni iniziativa per un cessate il fuoco umanitario immediato a Gaza. Basta violenza. Tacciano le armi. Si aprano i valichi per gli aiuti umanitari e si avvii un’iniziativa di de-escalation per aprire una conferenza di pace che ponga fine al conflitto attraverso una soluzione politica, quella dei “due popoli e due Stati”. Non vi sono altre strade percorribili".
"Sulle riforme in materia economica bisogna essere credibili e attuare il Pnrr - ha proseguito Piero De Luca -; i dati che la corte dei conti ha emanato nelle scorse ore irritano la presidente del consiglio ma sono dati reali. Siamo indietro in modo clamoroso con l'attuazione del piano, questa è la verità. Il Mit di Salvini è al 15 per cento della spesa rispetto alle risorse ottenute e avete fatto tagli drammatici certificati su settori decisivi quali sanità e asili nido, state sbagliando strada. Il pnrr è arrivato grazie al Pd e grazie al lavoro che David Sassoli ha fatto in Europa dando vita ad un piano, il next generation, che non era mai esistito finora e grazie a lui abbiamo portato 200 miliardi in Italia. Non possiamo dimenticare che il governo Meloni ha votato contro quel piano! Vi chiediamo serietà e responsabilità in Europa perché solo da lì possiamo riportare democrazia, diritti ed economia".
“Meloni asfalta Salvini, ma solo a parole. Adesso servono però i fatti: inaccettabili le dichiarazioni del vicepremier italiano sulle elezioni truccate di Putin”. Così su X il capogruppo democratico nella commissione Difesa della Camera, Stefano Graziano, commenta le parole della Presidente del consiglio, Giorgia Meloni, contenute nel discorso consegnato oggi pomeriggio alla Camera alla vigilia del consiglio europeo del 21 e 22 marzo.
La risoluzione presentata dal Gruppo del partito democratico autorizza la partecipazione dell’Italia alle missioni internazionali Aspides in Mar Rosso, Levante in Medioriente e il proseguimento della missione civile dell'Ue in Ucraina e impegna il governo “a farsi promotore di una azione diplomatica volta a favorire la consegna del materiale di natura umanitaria anche attraverso la creazione di corridoi marittimi verso porti nella Striscia di Gaza e a sostenere un’azione diplomatica, nel quadro di un forte impegno europeo per la de-escalation nel Medio Oriente, il cessate-il-fuoco a Gaza e la pace nell’intera regione”.
Ecco il testo integrale della risoluzione del Pd
La Camera,
premesso che,
con l’entrata in vigore della legge 21 luglio 2016, n. 145, recante disposizioni concernenti la partecipazione dell’Italia alle missioni internazionali, l’Italia si è dotata di uno strumento normativo che ha innovato il procedimento di deliberazione delle missioni internazionali, pur restando nelle funzioni del Parlamento il fondamentale potere di «autorizzare» nuove missioni internazionali o la loro proroga ai sensi dell’articolo 2, comma 2; la legge ha trasferito al Governo, nella fase di programmazione e istruttoria, la scelta delle missioni internazionali da avviare o da prorogare, ma la fase decisionale è rimasta nella disponibilità esclusiva delle Camere che possono negare l’autorizzazione;
l'impegno internazionale che l'Italia profonde ricorrendo alla leva delle missioni militari e degli interventi di natura civile negli scenari di crisi costituisce la necessaria risposta a persistenti minacce di carattere transnazionale ed asimmetrico – il terrorismo, la radicalizzazione, l'insicurezza cibernetica, i traffici illeciti – e a fenomeni di instabilità potenzialmente pericolosi per la pace e la sicurezza della regione euromediterranea;
nell’anno in corso, il quadro geopolitico internazionale oltre ad essere condizionato dal protrarsi dell’invasione Russa dell’Ucraina, che ha riportato un conflitto di natura “tradizionale” in Europa, ha visto aggiungersi lo scoppio della crisi mediorientale a seguito dell’attacco terroristico condotto da Hamas con l’uccisione di oltre 1.200 civili, il perpetrarsi di stupri e torture e, infine, il rapimento di più di 200 cittadini israeliani e stranieri, anche europei, condotti a Gaza come ostaggi;
a seguito degli attacchi terroristici il Premier israeliano Netanyahu ha annunciato un assedio totale della Striscia di Gaza, autorizzando la più grande mobilitazione militare del Paese dalla guerra dello Yom Kippur del 1973, prima nel Nord e successivamente nel Sud della Striscia che ha già comportato l’uccisione di oltre 30mila persone, di cui il 70% minori e donne;
il Medio Oriente si trova a vivere una profonda instabilità politica e militare, con azioni e provocazioni che stanno determinando un'escalation regionale, a partire dagli scontri al confine tra Israele e Libano, dalla Siria; e dagli attacchi nel Mar Rosso da parte dei ribelli yemeniti Houti sostenuti dall'Iran;
al quadro già drammatico e in un’area tradizionalmente caratterizzata da elevata instabilità e volatilità, occorre aggiungere gli attacchi subiti dalle navi mercantili in navigazione nel Mar Rosso da parte di un gruppo armato di ribelli yemeniti filo-iraniano, gli Houthi, che ha trasformato lo stretto di Bab al Mandeb in una tratta a grande rischio per i numerosi attacchi condotti contro navi e mercantili in transito nel Mar Rosso e che sono stati condannati, lo scorso gennaio, dalla risoluzione 2722 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu (con 11 voti a favore e 4 astensioni di Russia, Cina, Algeria e Mozambico). Il Consiglio ha chiesto l’immediata cessazione degli attacchi, poiché stanno ostacolando il commercio globale “e minano i diritti e le libertà di navigazione, nonché la pace e la sicurezza regionale”; ribadendo il diritto degli Stati membri, in conformità con il diritto internazionale, di difendere le proprie navi dagli attacchi, compresi quelli che minano i diritti e le libertà di navigazione;
il perdurante e massiccio blocco della libera navigazione sulla rotta di Suez costituisce un attacco sostanziale agli interessi commerciali strategici e alla sicurezza dell'Unione europea e danneggia in modo sostanziale il nostro Paese e gli altri Paesi del Mediterraneo;
difatti, attraverso il Canale di Suez si calcola che passi il 16% delle importazioni italiane. Confartigianato ha stimato che il rischio di attacchi da parte dei ribelli Houthi dello Yemen alle navi che attraversano lo Stretto di Bab el-Mandeb è costato, nel trimestre che va da novembre 2023 a gennaio 2024, 8,8 miliardi di euro in termini di perdite suddivise tra 3,3 miliardi, cioè 35 milioni al giorno, per mancate o ritardate esportazioni, e 5,5 miliardi, vale a dire 60 milioni al giorno, per l’impossibilità di approvvigionarsi di prodotti manifatturieri;
il Consiglio Affari Esteri della UE ha varato ufficialmente in data 19 gennaio 2024 l’operazione EuNavFor Aspides sulla base della proposta formulata da Italia, Francia e Germania al fine di proteggere il traffico mercantile in tutta l’area, da Hormuz a Bab el-Mandeb e fino a Suez;
la missione europea Aspides è pianificata per operare un anno salvo ulteriori estensioni e si coordinerà con l’operazione navale europea Eunavfor Atalanta attiva in funzione anti-pirateria nel Golfo di Aden e Oceano Indiano;
Aspides è configurata come una missione difensiva che prevede l’uso delle armi al solo fine di protezione del traffico mercantile e per intercettare eventuali droni, missili e barchini esplosivi diretti contro le navi;
il quartier generale dell’operazione è situato a Larissa, in Grecia, il comando operativo è affidato al commodoro greco Vasilios Griparis mentre il comando delle forze in mare è assegnato al contrammiraglio Stefano Costantino, imbarcato sul cacciatorpediniere Caio Duilio;
considerando che,
la missione Levante invece è volta ad assicurare la protezione delle forze schierate, in particolare UNIFIL e MIBIL, e sostenere l’evacuazione di contingenti, le NEO di connazionali e di Paesi like minded e la fornitura di aiuti umanitari compreso lo schieramento di una capacità sanitaria. L’area geografica dell’Operazione è la seguente; Israele, Cisgiordania e Striscia di Gaza, Libano, Egitto, Giordania, Cipro, EAU, Qatar e regione del Mediterraneo Orientale;
purtroppo, la situazione umanitaria all’interno della Striscia è al collasso. L’OMS ha definito la striscia di Gaza una zona di morte. Secondo il World Food Programme, nel nord della striscia 1 bambino ogni 6 sotto i due anni soffre la fame. Dal 7 ottobre a Gaza sono entrati circa 10mila camion con aiuti umanitari. Più o meno la quantità che prima della guerra entrava ogni mese. Nelle ultime settimane il numero di convogli che hanno attraversato i valichi di Rafah e Karem Shalom è diminuito. A gennaio è stato negato l’accesso al 56% delle consegne, rispetto al 14% del periodo da ottobre a dicembre;
dunque ribadiamo il nostro appello al governo affinché sostenga ogni iniziativa volta a chiedere un immediato cessate il fuoco umanitario a Gaza, in linea con le richieste avanzate dalle Nazioni Unite, al fine di perseguire la liberazione incondizionata degli ostaggi israeliani e di tutelare l’incolumità della popolazione civile di Gaza, garantendo altresì la fornitura di aiuti umanitari continui, rapidi, sicuri e senza restrizioni all’interno della Striscia- così come già approvato dalla mozione 1/00233 presentata dal Partito Democratico poche settimane fa;
continuiamo ad affermare con forza, soprattutto dinanzi all’avvio di una missione navale europea, che si è registrata fin qui una scarsa assertività e un colpevole ritardo nell’iniziativa diplomatica dell’Unione europea, anche di semplice coordinamento con i tentativi di dialogo promossi dai Paesi arabi, le cui interlocuzioni principali stanno avvenendo con l’Amministrazione americana, come testimoniano le reiterate missioni nella regione del Segretario di Stato Anthony Blinken;
dopo anni di inerzia, la comunità internazionale e l’Unione europea devono recuperare un ruolo attivo nella risoluzione della crisi in Medio Oriente, seguendo le indicazioni del suo Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, sostenendo le componenti più avanzate delle società israeliana e palestinese, nella ripresa del processo di pace e della soluzione politica dei “due popoli, due Stati”, anche rafforzando le iniziative di dialogo coi paesi terzi dell’area o da essi promosse;
nell’esaminare tale missione Levante, sollecitiamo, inoltre, nuovamente il governo a ripristinare i fondi per le Ong italiane che operano in Palestina e in Israele, così come i contributi nell’anno in corso all’UNRWA (United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East), per consentire agli operatori di pace di aiutare concretamente la popolazione sui territori, garantendo altresì l’accesso illimitato alle cure- anche alla luce dello sblocco da parte della Commissione europea di una prima tranche da 50 milioni- di euro degli 82 previsti per il 2024- all'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa), dopo che, a fine gennaio, aveva sospeso il suo sostegno all’agenzia in seguito alle accuse riguardo il coinvolgimento di 12 membri del personale negli attacchi di Hamas di ottobre scorso;
l’Italia ha, difatti, una lunghissima tradizione di presenza attiva in Palestina, in West Bank come a Gaza, di organizzazioni della cooperazione allo sviluppo, ma la loro attività rischia oggi di arrestarsi a causa dei tagli del Governo italiano: nel 2021, vi erano destinati 15 milioni per i progetti di sviluppo e 5,2 milioni per l’emergenza umanitaria; nel 2022, rispettivamente, 16,3 milioni e 3,6; nel 2023, invece, solo 11 milioni esclusivamente destinati all’emergenza umanitaria, con il conseguente congelamento di dieci progetti a Gaza e in West Bank, proprio nel momento in cui sarebbero stati più necessari;
auspichiamo dunque che il governo preveda ulteriori risorse finanziare, già all’interno della missione stessa, per sostenere l’implementazione degli aiuti umanitari a Gaza, anche attraverso le organizzazioni internazionali a partire da World Food Programme (WFP) e UNRWA, sia recuperando le somme attribuite ad attività di cooperazione e sviluppo per il Medio Oriente per l’anno 2023 e non spese a causa della difficoltà ad operare nel contesto regionale a seguito del conflitto a Gaza, sia implementando ulteriormente le somme stanziate per le attività di cooperazione civile-militare e per la partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per la pace e la sicurezza;
considerando, altresì, che,
il Partito Democratico ha chiesto al Governo, anche con la mozione 1/00233 approvata lo scorso 13 febbraio, l’impegno a sostenere, all'interno di una cornice europea, con un mandato difensivo definito, a protezione della libertà di navigazione e in dialogo con altri attori regionali, le iniziative volte a garantire la sicurezza marittima nel Mar Rosso, così come sancito dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS), nel quadro di un forte impegno europeo per la de-escalation regionale e la pace in Medio Oriente;
chiediamo all’Europa un’iniziativa politica più incisiva che, oltre alle missioni previste, attivi tutti i canali diplomatici con l’obiettivo di celebrare – come proposto nelle conclusioni del Consiglio europeo del 27 ottobre 2023 – una Conferenza internazionale di pace che ponga fine al conflitto in Medio Oriente e di promuovere, in tutte le sedi multilaterali, una missione internazionale di interposizione a Gaza, che coinvolga i paesi arabi, sotto l’egida delle Nazioni Unite;
propongono all’Assemblea di autorizzare per il periodo 1° gennaio - 31 dicembre 2024 la partecipazione dell’Italia alle seguenti tre nuove missioni, di cui alla Deliberazione del Consiglio dei ministri del 26 febbraio 2024 (Doc. XXV, n. 2), di seguito riportate:
EUROPA
Partecipazione di personale di magistratura alla missione civile dell’Unione europea denominata EUAM Ukraine (European Union Advisory Mission) in Ucraina (scheda n. 34-bis/2024);
ASIA
Dispositivo militare per il contributo nazionale in esito al conflitto Israele-Hamas – Operazione Levante (scheda n. 13-bis/2024), impegnando il Governo a farsi promotore di una azione diplomatica volta a favorire la consegna del materiale di natura umanitaria anche attraverso la creazione di corridoi marittimi verso porti nella Striscia di Gaza;
Proroga dell’impiego di un dispositivo multidominio in iniziative in presenza, sorveglianza e sicurezza nell’area del Mar Rosso e Oceano Indiano nord-occidentale (scheda 26-bis/2024), impegnando il Governo a sostenere una azione diplomatica, nel quadro di un forte impegno europeo per la de-escalation nel Medio Oriente, il cessate-il-fuoco a Gaza e la pace nell’intera regione.
Ecco il testo della mozione del Pd approvata alla camera che contiene l’impegno per il governo a chiedere un immediato cessate il fuoco umanitario a Gaza.
La Camera, impegna il Governo:
1) a sostenere ogni iniziativa volta alla liberazione incondizionata degli ostaggi israeliani e a chiedere un immediato cessate il fuoco umanitario a Gaza, al fine di tutelare l’incolumità della popolazione civile di Gaza, garantendo altresì la fornitura di aiuti umanitari continui, rapidi e sicuri all’interno della Striscia;
2) a sostenere un'azione coordinata a livello internazionale, in particolare in seno all'Unione europea, per promuovere iniziative di de-escalation della tensione in Medio Oriente e con l'obiettivo di celebrare – come proposto nelle conclusioni del Consiglio europeo del 27 ottobre 2023 – una Conferenza internazionale di pace che ponga fine al conflitto israelo-palestinese, attraverso la soluzione politica dei «due popoli, due Stati», in linea con le risoluzioni dell'Onu, che non può prescindere da un rinnovato ruolo dell'Autorità Nazionale Palestinese (ANP) nella costituzione di uno Stato democratico palestinese, che conviva in pace, sicurezza e prosperità accanto allo Stato di Israele, sulla base del principio del reciproco riconoscimento;
3) a sostenere l'Unione europea nell'attuazione in tempi rapidi delle sanzioni già deliberate contro Hamas, per colpire la capacità organizzativa, economica e finanziaria dell'organizzazione terroristica;
4) a sostenere, all'interno di una cornice europea, con un mandato definito a protezione della libertà di navigazione e in dialogo con altri attori regionali, le iniziative volte a garantire la sicurezza marittima nel Mar Rosso, così come sancito dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS), nel quadro di un forte impegno europeo per la de-escalation nel Medio Oriente e la pace in Terra Santa.
La mozione è firmata dalla segretaria Schlein, dalla capogruppo Braga, e da tutti i componenti del gruppo dem Provenzano, Amendola, Graziano, Bonafè, Ciani, Ghio, Toni Ricciardi, Casu, Fornaro, De Luca, Ferrari, Morassut, Roggiani, Ascani, Bakkali, Barbagallo, Berruto, Boldrini, Carè, Cuperlo, Curti, D'Alfonso, De Maria, De Micheli, Di Biase, Di Sanzo, Fassino, Forattini, Fossi, Furfaro, Gianassi, Girelli, Gnassi, Gribaudo, Guerini, Guerra, Iacono, Lacarra, Lai, Laus, Letta, Madia, Malavasi, Mancini, Manzi, Marino, Mauri, Merola, Orfini, Orlando, Ubaldo Pagano, Peluffo, Porta, Quartapelle Procopio, Andrea Rossi, Sarracino, Scarpa, Scotto, Serracchiani, Simiani, Speranza, Stefanazzi, Stumpo, Tabacci, Vaccari, Zan, Zingaretti, Pastorino.
"Questa mattina ho depositato una proposta di legge per introdurre nel nostro codice penale un principio semplice: il sesso senza consenso è stupro.
La mancanza di consenso "quale libera manifestazione della volontà della persona e che rimanga tale e immutato durante l’intero svolgersi dell’atto sessuale" è alla base del riconoscimento della violenza sessuale, come stabilito dalla Convenzione di Istanbul, ratificata sia dal parlamento UE sia dal parlamento italiano.
All'indomani del deludente compromesso al ribasso fatto dal Consiglio Europeo sulla Direttiva Ue sulla violenza contro le donne e la violenza domestica, sta agli Stati membri fare quel passo in avanti che in Europa è stato bloccato da interessi nazionali e posizioni retrograde. Un vergognoso gioco fatto sulla sicurezza delle donne, sulla loro libertà e sulla loro dignità. E anche in sfregio alla volontà del Parlamento europeo che aveva approvato un testo molto più avanzato.
Mi auguro che la mia proposta di legge venga calendarizzata e discussa quanto prima, oltre che approvata con la più ampia maggioranza possibile. Altrimenti vorrà dire che il contrasto alla violenza sulle donne non è la priorità sbandierata da governo e maggioranza all'indomani degli stupri di gruppo di Palermo, Caivano e del più recente a Catania". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata PD e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel Mondo.