"Leggo di ronde notturne a Bologna, nel Quartiere Navile, promosse da chi si definisce "rete dei patrioti". Una privatizzazione e una politicizzazione del contrasto alla criminalità del tutto inutile sul piano pratico e che rischia invece di incrementare paure e tensioni. Vanno invece sostenute le Forze dell'Ordine e promossa insieme la coesione sociale. E chiesto al Governo, come ho fatto anche io con specifiche iniziative parlamentari, massima attenzione agli organici delle Forze dell' Ordine a Bologna".
Così Andrea De Maria, deputato PD
Si compiace che siccità non colpisce Nord e sue eccellenze vino
“Ignobili affermazioni del ministro Lollobrigida che conferma quanto sapevano. Per questo governo il Sud è parte marginale del Paese tanto che con l'autonomia differenziata sarà sancita la definitiva separazione delle regioni del Mezzogiorno. Incredibile che il ministro Lollobrigida nel question time di ieri al Senato si compiaccia del fatto che la siccità colpirà il Sud e non le regioni del Nord dove si produce vino di eccellenza. Lollobrigida dimentica o fa finta di dimenticare che sono 180 le etichette certificate dei vini nel Mezzogiorno e nelle Isole e che quei territori hanno produzioni enogastronomiche di eccellenza che rafforzano e qualificano il Made in Italy nel mondo. Se vuole siamo in grado di inviare una nota esplicativa al ministro.
Chieda dunque scusa agli agricoltori e ai cittadini del Mezzogiorno e se proprio non riesce ne tragga le conseguenze”.
Così Stefano Vaccari, capogruppo Pd in commissione Agricoltura e segretario di Presidenza della Camera.
Chiediamo che l'Italia ripristini i finanziamenti a Unrwa come hanno già fatto la gran parte degli stati donatori e anche la Commissione europea. Il viceministro Cirielli ha sostenuto in Aula di avere "prove dettagliate" del coinvolgimento di Unrwa con l'attentato terroristico del 7 ottobre e solo due giorni fa ha ribadito "mai più commistioni con organizzazioni terroristiche". Quali documenti ha? Perché una commissione indipendente, guidata dall'ex ministra francese Catherine Colonna, ha stabilito che le prove, invece, non esistono. E su quali basi la Striscia di Gaza non è più inclusa nell'elenco dei luoghi destinatari dei progetti dell'Agenzia italiana di Cooperazione allo sviluppo, implementati dalle Ong italiane? Nell'ora più buia per la popolazione palestinese che vive a Gaza, il governo italiano si defila e abbandona più di due milioni di persone della Striscia, ma anche tutti i profughi palestinesi che vivono in Cisgiordania, Libano e Siria per i quali il lavoro di Unrwa è insostituibile e di vitale importanza. E non sarà "Food for Gaza" a salvare la situazione.
Così Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
E il padre spiega ai dipendenti dell’azienda di famiglia come votarla
“Apprendiamo che la dott.ssa Antonella Ballone ha presentato oggi allo staff dell’azienda di famiglia la sua candidatura per Forza Italia “al Consiglio Europeo” (così è scritto nel messaggio di convocazione dell’incontro svoltosi online). Fa piacere sapere che l’imprenditrice teramana si
immagini già tra i leader del Vecchio Continente, impegnata nell’arduo compito di definire le priorità e gli orientamenti politici dell’UE; nel frattempo sarà il caso di avvisare Giorgia Meloni della sostituzione imminente. Scherzi a parte, non sappiamo se la topica è frutto della distrazione di qualche collaboratore - si dice spesso così - o della stessa Ballone. In ogni caso le raccomandiamo più attenzione nella diffusione dei messaggi. Forse avrebbe giovato un cammino più graduale, partendo magari da un consiglio comunale o dalla Regione, invece di gettarsi subito nell’agone di una competizione molto combattuta come quella per il Parlamento europeo. In realtà non voglio pensare ad Antonella Ballone come a un’avversaria politica. La conosco come valente imprenditrice e presidente della Camera di commercio del Gran Sasso, e penso che si sia fatta trascinare in una battaglia non sua.
Molto più preciso è il messaggio che Agostino Ballone, padre della candidata, ha rivolto all’organico aziendale per “impegnarsi fattivamente nel coinvolgere parenti e amici per creare quella massa critica di voti necessari al raggiungimento dell’obiettivo”. Un appello lanciato “senza
alcun obbligo e nella massima libertà” - si specifica nella missiva - aggiungendo poi il nome del dipendente cui rivolgersi “per ritirare il materiale elettorale a sostegno della candidatura”. Infine Ballone senior saluta “con molta cordialità” i suoi collaboratori dicendosi “certo che comprenderete l’importanza del momento e facendo affidamento all’impegno che potrete mettere in questa circostanza”.
Non vorremmo essere nei panni di quei lavoratori della Baltour che, essendo intenzionati a votare per un candidato diverso dalla dott.ssa Antonella Ballone, non contatteranno il loro collega “per
ritirare il materiale elettorale a sostegno della candidatura”. Potrebbe sorgere in loro il sospetto che lo stesso collega prenda nota dei “buoni” (chi ritira il materiale) e dei “cattivi” (chi non lo fa), ma siamo sicuri che tale pratica non trovi spazio nell’azienda teramana”.
Lo dichiara il deputato Pd Luciano d'Alfonso.
“Giorgia Meloni, pur di raccontare agli italiani di aver fatto diminuire i flussi migratori, non solo è disposta a elargire fondi dei contribuenti a regimi autocratici e violenti come quelli egiziano e tunisino, ma anche inserire questi Stati nell'elenco dei cosiddetti ‘Paesi sicuri’”.
Lo dichiarano il responsabile Esteri del Pd, Peppe Provenzano, e la deputata Laura Boldrini, presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
“Se - aggiungono - come si legge nel decreto del ministero degli Esteri, un Paese è considerato sicuro ‘sulla base dell’applicazione della legge all’interno di un sistema democratico’ chiederemo al ministro Tajani di spiegare secondo quali criteri l’Egitto possa rientrare in questa definizione, un Paese che tiene in carcere almeno 60mila dissidenti, attivisti, sindacalisti e oppositori. Questo fa il paio con le nuove disposizioni di Enac (Ente Nazionale per l'Aviazione Civile), di diretta competenza del ministro Salvini, secondo cui gli aerei delle Ong non potranno più alzarsi in volo sul Mediterraneo per individuare eventuali imbarcazioni in difficoltà, dare l'allarme e salvare le vite di chi è a bordo. Una decisione cinica che mette a rischio la sopravvivenza di migliaia di uomini, donne e bambini, come accade già a causa del decreto Piantedosi che impedisce alle navi umanitarie di intervenire per più di un soccorso alla volta. L'ennesimo tentativo di smantellare un sistema di monitoraggio e salvataggio che la società civile ha messo in atto per compensare le mancanze dello Stato. Per Meloni e Salvini - sottolineano Boldrini e Provenzano - la priorità non è evitare i naufragi, ma ostacolare i salvataggi delle Ong. Per questo, presenteremo un'interrogazione al governo”.
“Il gruppo del partito democratico ha abbandonato i lavori della commissione Affari sociali della Camera prima che iniziasse l’audizione dell’associazione ProVita & Famiglia nell’ambito della discussione sulle risoluzioni sulla definizione di linee guida in materia di disforia di genere”. Lo rendono noto la deputata democratica, Ilenia Malavasi, e il capogruppo dem in commissione Affari sociali, Marco Furfaro, che aggiungono: “la disforia di genere è un tema vero e serio, che va affrontato nella sua complessità e delicatezza in modo scientifico, senza preconcetti o chiusure ideologiche. Abbiamo abbandonato i lavori per rispetto istituzionale, sarebbe stato veramente imbarazzante ascoltare le tesi retrograde di chi mette in discussione addirittura le decisioni dell’Oms”.
Stanchi di osservare minuti di silenzio se il Governo non fa le leggi
"Cinque morti e un ferito grave ieri a Casteldaccia a 15 km da Palermo. Si occupavano della manutenzione del sistema fognario di quella città ed erano lavoratori di una ditta in appalto che aveva vinto il bando della municipalizzata Ama. La causa di questa strage sarebbe l'idrogeno solforato. Sostanza altamente tossica che inalata ha un effetto mortale praticamente immediato. Non indossavano alcuna protezione. La magistratura indagherà sulle cause. In questo momento come Pd e come Parlamento non possiamo fare altro che esprimere cordoglio pieno a tutte le famiglie delle vittime. Tuttavia c'è da fare una considerazione amara. Brandizzo, Firenze, Suviana e oggi Palermo. Non ci sono precedenti negli ultimi decenni di quattro grandi stragi sul lavoro in poco più di sei mesi. L'elenco è terribile ed è il segno che in questo paese il lavoro non conta più nulla. Abbiamo spesso parlato di emergenza. Ma emergenza ormai è un termine inadeguato; ci troviamo di fronte ad una vera e propria pandemia di morti sul lavoro. Una parola forte e definitiva, ma la domanda oggi qui e per tutti noi è quanto vale una vita umana? Se nessuno crede che la vita di un uomo valga meno della legge sul profitto abbiamo il dovere di uscire dalla retorica. Sono stanco di osservare minuti di silenzio per poi lasciare a metà in maniera impotente i provvedimenti che andrebbero messi in campo. Qui c'è da cambiare tutto a partire a partire dalle società partecipate e da un modello di business, che non prevede più la responsabilità solidale del committente lungo la catena degli appalti e dei subappalti. Significa tornare indietro rispetto anche alle leggi fatte da questa maggioranza.
Il lavoro va formato, protetto, pagato. La formazione è un diritto e un salvavita. Non è normale che se sei precario intermittente rischi di morire il doppio rispetto a coloro che hanno invece un lavoro stabile. Se è vero che due dei cinque operai morti non ricevevano formazione da oltre un anno e mezzo. Se condividiamo questi problemi dobbiamo agire: dobbiamo equiparare le regole su sicurezza e salute nel pubblico anche nel settore privato. E' una follia appaltare la sicurezza alle Regioni così come previsto nel disegno di legge sull'autonomia differenziata. Servono più ispettori sul lavoro ma non si possono fare le patenti a crediti a metà con mille uscite di sicurezza per le imprese che risparmiano sulla salute dei propri dipendenti.
Se c'è una pandemia, c'è bisogno che la massima espressione del Governo ci metta la faccia. Chiediamo alla presidente del consiglio Meloni a venire in aula a riferire e spiegare quale sia la strategia del governo per fermare la pandemia dei morti sul lavoro. Noi siamo pronti ad ascoltarla, siamo disponibili a discutere di proposte concrete, serve una bonifica radicale del lavoro povero, serve pensare alla sicurezza come il più grande investimento per il futuro democratico e produttivo del Paese". Lo ha detto intervenendo in Aula Arturo Scotto, capogruppo Pd in commissione Lavoro di Montecitorio, a proposito dei morti sul lavoro a Casteldaccia.
Di fronte all’ennesima ‘strage’ sul lavoro il governo e tutta la politica non si possono più limitare ad esprimere il pur doveroso cordoglio, che esprimiamo, alle famiglie delle vittime. Né a lanciare l’ennesimo allarme sulle deformazioni e storture di un mondo del lavoro che non sa (o non vuole) più garantire la sicurezza di un impiego a chi ogni giorno lavora per guadagnarsi la vita. Servono norme più stringenti e controlli più scrupolosi contro subappalti selvaggi, illegalità e sfruttamento. E’ del tutto evidente che il “pacchetto sicurezza” recentemente approvato in un decreto che parlava di tutt’altro, non è sufficiente a garantire le giuste tutele. Riteniamo necessario che si faccia di più mettendo il tema della sicurezza sul lavoro al centro di una discussione in Parlamento con la Presidente del Consiglio per poter condividere le linee di un intervento che individui norme urgenti che finalmente possano tutelare il diritto ad un lavoro sicuro. Quanto avvenuto a Casteldaccia oggi è l’ultimo episodio di una tragedia che dobbiamo fermare per poter davvero garantire quello che è uno dei principali diritti costituzionali.
Così in una nota Chiara Braga e Francesco Boccia, capigruppo Pd di Camera e Senato.
Comizietto anti-cinema di Sangiuliano conferma che per maggioranza è settore ostile
“Comprendiamo l’imbarazzo della sottosegretaria Borgonzoni, che cerca in tutti i modi di nascondere la realtà, purtroppo però i fatti sono diversi: il tax credit cinema è bloccato e il settore è in frenata per colpa della scelta del governo di definanziare la legge cinema e modificare le modalità di finanziamento con regole poco chiare che eliminano gli automatismi e politicizzano le scelte”. Così la capogruppo democratica nella commissione cultura della Camera, Irene Manzi, replica alla sottosegretaria Borgonzoni e aggiunge: “il comizietto di Sangiuliano contro il cinema di qualche settimana fa risuona ancora nelle orecchie degli operatori e conferma la volontà politica di colpire un settore considerato ‘ostile’ a questa maggioranza. Borgonzoni, invece di dare patenti di “interlocutore del settore”, spieghi come mai il governo ancora non ha approvato il decreto Tax credit e continui a convocare le associazioni di categoria in riunioni da cui non escono mai soluzioni concrete. La aspettiamo alla prova dei fatti, al momento constatiamo che le produzioni nazionali sono ferme e quelle internazionali stanno virando su altri paesi che garantiscono regole chiare. È una grande sconfitta per la nostra industria cinematografica che rappresenta un’eccellenza da valorizzare e supportare non certo da colpire politicamente”.
“È passato un altro mese e il governo nonostante le promesse non ha ancora pubblicato il decreto per il riordino del tax credit cinema. Un provvedimento molto atteso dall’industria cinematografica e audiovisiva il cui rinvio e il definanziamento sta determinando gravi ripercussioni economiche e occupazionali” così la capogruppo democratica nella commissione Cultura della Camera, Irene Manzi alla vigilia della 69esima edizione del David di Donatello che si terrà venerdì prossimo nel teatro 5 di Cinecittà. “Le produzioni italiane sono ferme e quelle internazionali stanno virando altrove - ha aggiunto Manzi - a causa dell’incertezza normativa generata da questa situazione di stallo di cui è responsabile è il ministro Sangiuliano che si conferma inadatto al ruolo che sta ricoprendo. È più di un anno che il settore chiede chiarezza e certezza normativa ricevendo solo rinvii, tagli alle risorse e un groviglio di nuove norme che complicano e politicizzano le modalità di finanziamento”, conclude la democratica.
“Mentre si discute della possibilità che la riforma Calderoli sull’autonomia differenziata abbia un’effettiva efficacia a causa delle risorse da destinare ai Lep, il governo Meloni in realtà ha già stravolto l’assetto del sistema di programmazione della spesa. Lo ha fatto attraverso quattro interventi normativi scanditi con regolarità inquietante, la riforma del Pnrr, quella dei fondi Fsc, la Zes e l’abolizione del Fondo perequativo infrastrutturale, che definiscono una nuova governance nazionale in capo alla presidenza del Consiglio di tutte le risorse da programmare e da spendere nel Mezzogiorno. Quindi, se la Lega insegue il mito del Nord indipendente, il governo Meloni ha di fatto creato un commissariamento del Mezzogiorno con echi neo corporativi e che sostanzialmente determinerà, nella migliore delle ipotesi, un’Italia con a Sud una centralizzazione assoluta di programmazione e investimenti e al Nord probabilmente una fantomatica libertà tutta da verificare. Il vero scambio non è tra premierato e autonomia, ma tra un Mezzogiorno asservito alle clientele elettorali di Fratelli d’Italia e un Nord in cui c’è ancora da capire cosa succederà nella realtà”.
Così il deputato dem della commissione Finanze, Claudio Michele Stefanazzi, intervenendo in Aula durante la discussione generale sull’Autonomia differenziata.
“Questo provvedimento vuole sciogliere una questione sospesa da vent’anni, senza tener conto del contesto in cui dovrebbe muoversi: l’indispensabile salvaguardia dei fondamentali principi costituzionali di solidarietà, di coesione, di unità giuridica ed economica del Paese. Anzi, l’autonomia viene raccontata come una forma di giusto premio da conferire alle Regioni più efficienti, consentendo loro di offrire servizi pubblici migliori. Ma queste regioni sono davvero più efficienti? O sono solo più efficienti perché più ricche? D’altro canto, l’argomento principale della maggioranza è semplice: l’autonomia va attuata perché è la Costituzione a prevederlo. Ed è vero. Però ci sono almeno due aspetti che vengono sempre sapientemente omessi”. Lo ha detto in Aula alla Camera il deputato dem Ubaldo Pagano, capogruppo Pd in commissione bilancio, durante la discussione generale sul ddl per l’attuazione dell’autonomia differenziata.
“Il primo - ha concluso Pagano - è l’articolo 119, che prevede la perequazione in favore dei territori con minore capacità fiscale, dello sviluppo delle aree svantaggiate, della rimozione degli squilibri economici e sociali. Questioni che evidentemente precedono il riconoscimento di nuove forme di autonomia. Il secondo aspetto riguarda il ‘come’ l’autonomia deve essere attuata, per far sì che l’autonomia di una Regione non avvenga con l’impoverimento di tutte le altre. Su quello che non si può sorvolare è il ruolo che è stato riservato al Parlamento, messo ai margini in due processi fondamentali: sarà infatti un Comitato di nomina governativa a definire i livelli essenziali di prestazione concernenti i diritti civili e sociali da garantire su tutto il territorio nazionale e, il nodo più dolente, le risorse. Perché di risorse non c’è traccia né per finanziare le future richieste di autonomia differenziata, né tantomeno per sostenere il riequilibrio territoriale. Siamo contro questa idea malsana di autonomia differenziata, che cancellerà per sempre l’Unità Nazionale e ogni speranza di vedere un Paese più uguale. A differenza vostra, noi diremo ‘no’ a un Paese diviso, ‘no’ a un Mezzogiorno abbandonato”.
Testo della maggioranza superficiale e approssimativo
Roma, 29 aprile 2024 – “Ironia della sorte l’iter della riforma sull’autonomia differenziata inizia proprio nella settimana in cui abbiamo ricordato la Resistenza, i suoi eroi e quei valori che sono le fondamenta su cui è nata l’Italia repubblicana, una e indivisibile, così come recita la nostra carta costituzionale. Unità e solidarietà che invece sono minati da un testo superficiale e approssimativo che alimenta le diseguaglianze tra le varie aree del paese, opportunamente definito 'spacca Italia', che fa venir meno anche il vincolo di solidarietà tra regioni. Insomma la parte più debole, più povera e meno sviluppata viene utilizzata come merce di scambio per tenere gli equilibri della maggioranza in modo da offrire praterie al testo sul premierato tanto caro a Fratelli d'Italia”. Così il deputato del Pd Anthony Barbagallo, intervenendo alla Camera dove è stata avviata la discussione generale sul controverso progetto di autonomia differenziata portato avanti dal governo Meloni.
“I dati confermano che - ha proseguito il dem - siamo in un piano inclinato: un Sud sempre più povero, sempre meno infrastrutturato, con percentuali elevatissime in ordine alla disoccupazione, alla disoccupazione femminile, al lavoro nero e sottopagato e in cui languono diritti fondamentali del cittadino; scuola e sanità pubblica efficienti sono un miraggio e manca un trasporto pubblico locale degno di questo nome. Ma la ferita più profonda è il disastro della sanità pubblica: cup che non rispondono al telefono, liste d'attesa interminabili per le visite specialistiche, pronto soccorso presi d'assalto, emorragia di medici verso la sanità privata e ovvia carenza di specialisti nel pubblico. Di fatto nel mezzogiorno circa 4,5 milioni di persone rinunciano a curarsi a causa delle liste d’attesa. Altro elemento preoccupante è il fatto che la quota della rinuncia a prestazioni sanitarie cresce all'aumentare dell'età: In pratica un over 55 su 10 rinuncia a curarsi (il triste primato è della Sardegna con il 14%). Non va meglio nell'altra materia - ha proseguito il deputato Pd - che subirà conseguenze devastanti per famiglie e territori: quella della scuola pubblica. In questo momento vi sono gravi sperequazioni tra il Nord e il Sud del paese non solo sul tempo pieno (95% Monza, 5% Sicilia) ma anche sulla dispersione scolastica con punte del 35% in diversi comuni del sud e con un dato inquietante sull'edilizia scolastica: il 60% degli istituti del sud non ha mense, laboratori e manca persino l'abitabilità”.
“Il PD inizia la discussione generale con un'appello al governo e alla maggioranza: Fermatevi!! E' – ha concluso Barbagallo - anche la richiesta accorata di Sindaci, famiglie, associazioni che si occupano di interessi diffusi, vescovi”.