“Il ministro Fitto deve venire urgentemente in Aula a riferire su quanto sta avvenendo all’ex Ilva. E’ una follia che il Parlamento non venga informato. La situazione sta ormai assumendo dei contorni inquietanti, che sembrano prefigurare addirittura l’ipotesi di messa in liquidazione del più grande polo siderurgico europeo. Fitto deve spiegare cosa ha promesso a Mittal, dalla stampa sembra oltre 4 miliardi per la decarbonizzazione, senza però ottenere in cambio nessun impegno e, soprattutto, il ministro deve motivare il perché il governo non dà indicazioni al socio Invitalia per convertire il prestito e nazionalizzare l’azienda. La nazionalizzazione dell’azienda è oggi l’unica soluzione per allontanare un socio che da sempre non ha alcun interesse a garantire la continuità aziendale, salvare il comparto siderurgico e posti di lavoro e avviare una reale decarbonizzazione. In assenza di questi passaggi il governo sarà responsabile della più grande crisi industriale e lavorativa che questo Paese ricordi dal Dopoguerra”.
Così il deputato democratico, Claudio Stefanazzi, intervenendo nell’Aula della Camera sull’ordine dei lavori.
“Nei rapporti tra governo Meloni, ex Ilva e città di Taranto - ha aggiunto - sembra emergere un percorso predefinito verso un ineluttabile destino e cioè quello in cui Mittal chiude il suo più grande concorrente in Europa e, attraverso la ridistribuzione delle quote acciaio, diventa sostanzialmente monopolista. Prima il definanziamento da parte del ministro Fitto delle risorse contenute nel Pnrr che avrebbero dovuto garantire la decarbonizzazione. Poi l’incomprensibile passaggio di consegne tra il ministro dello Sviluppo economico e lo stesso Fitto, già oberato da tanti dossier. Poi il famoso memorandum, ancora oggi segreto, e sottoscritto senza in coinvolgimento di Invitalia; infine l’assemblea di due giorni fa in cui Mittal ha sostanzialmente annunciato che non intende partecipare all’aumento di capitale sociale. A metà di ottobre il presidente Bernabè, audito alla Camera ha ricordato che in questo momento Ilva non ha nemmeno la caparra per poter rinnovare il contatto per la fornitura di gas. Se l’azienda non ottiene rapidamente 300 milioni di euro non è in grado di assicurarsi la fornitura di gas e non può neanche far fronte ai debiti accumulati, a cominciare dagli oltre 200 milioni che deve alla Snam. Questo ha già prodotto ripercussioni clamorose rispetto al piano annunciato all’inizio dell’anno. Probabilmente Ilva - ha concluso - chiuderà il 2023 con una produzione inferiore ai 3 milioni di tonnellate, e cioè con il 75% in meno di quello che aveva previsto come target. Non c’è più tempo da perdere”.
In attesa della pronuncia definitiva del Consiglio Ue, la Commissione europea ha approvato lo scorso 24 novembre la proposta di revisione del Pnrr italiano. Vengono modificate più della metà tra riforme e investimenti e circa un terzo degli obiettivi totali. Per queste ragioni il Pd chiederà al governo nel Question time di oggi quale sia la portata del nuovo Pnrr e quali siano stati criteri e modalità di scelta per le modifiche.
"Relativamente ai fatti riportati dalla cronaca giudiziaria, secondo cui spesso i minori sono al centro di terribili conflitti fra famiglia biologica e affidataria, ci si chiede se viene rispettato realmente l'interesse del minore e della sua sfera più intima. In particolare, nel caso dell'affidamento preadottivo del piccolo D., come riportato dalla stampa siciliana e nazionale, a seguito dell'abbandono in un cassonetto da parte del padre biologico, che ha causato danni fisici al neonato mettendo a repentaglio la sua vita. Il bambino fu salvato per miracolo e affidato ad una coppia. Oggi a distanza di tre anni apprendiamo a mezzo stampa che la madre biologica lo rivuole e il giudice della Corte d’appello di Catania le dà ragione. Chiediamo quindi al ministro della Giustizia se nel caso del piccolo D. sussistano elementi che possano rilevare un eventuale mancato rispetto dell’interesse preminente del minore". Lo dichiarano i parlamentari del Pd, Rando, Malpezzi, Bazoli, Madia, Serracchiani, Gianassi e Di Biase, che hanno presentato rispettivamente al Senato e alla Camera, una interrogazione al ministro della Giustizia Nordio.
"Chiediamo anche al ministro - prosegue la nota - se non ritenga opportuna la costituzione di un osservatorio sullo stato di attuazione della disciplina dei procedimenti di collocamento extra-familiare del minore, e l'avvio di un costante confronto con il Parlamento in modo da porre in essere nuove iniziative legislative per una maggiore tutela dell'interesse superiore del minore. Riteniamo - spiegano i parlamentari - che nei casi molto conflittuali i provvedimenti giudiziari non dovrebbero essere caratterizzati da rigidità eccessive, bensì dovrebbero muovere dalla valutazione in concreto del superiore interesse del minore, oltre che da una valutazione che tenga conto dei diversi contesti familiari, ovvero un ambiente “disfunzionale” della famiglia di origine biologica in cui si può trovare a vivere il minore in caso di allontanamento dalla famiglia affidataria, capace, invece, di fornire le cure e l’assistenza necessarie per una crescita sana del bambino".
"Esistono dunque nel nostro ordinamento disposizioni legislative che prevedono l’affidamento del minore temporaneamente privo di un ambiente familiare idoneo di cui al Titolo I-bis della legge n. 184/1983 - dall’affidamento preadottivo conseguente alla definitiva dichiarazione dello stato di adottabilità del minore, all’affido a rischio giuridico a mente del quale il tribunale può disporre “ogni opportuno provvedimento provvisorio nell'interesse del minore”, ivi compreso “il collocamento temporaneo presso una famiglia” - nelle quali può configurarsi la concorrente presenza di una famiglia che concretamente si prenda cura del minore. In tali ipotesi, la tutela dell’interesse del minore richiede particolare cautela e accertamenti complessi che, inevitabilmente, coinvolgono in maniera significativa la famiglia affidataria", conclude la nota.
“Nelle scorse ore Bruxelles ha dato parere positivo alla revisione del PNRR, accettando la revisione proposta dal Governo Meloni con riduzione di alcuni obiettivi, l’introduzione di nuovi e la conferma delle riforme condizionanti previste.
Il Governo italiano aveva proposto tagli ai progetti per 15,9 miliardi mentre la commissione ne ha accettato solo 8,8 che, da una prima ricognizione, riguardano sostanzialmente i tagli effettuati sulle misure riguardanti i finanziamenti ai comuni.
In particolare, il finanziamento dei progetti di rigenerazione urbana delle città medio grandi si ridurrebbe da 3.3 a 2 miliardi, mentre la misura dei piani urbani integrati delle grandi città passerebbe da 2,5 miliardi a 900 milioni per un taglio complessivo di circa 2,8 miliardi. A questi si aggiunge l’uscita dal PNRR dei 6 miliardi di finanziamento delle piccole opere dei piccoli comuni il cui taglio complessivo era stato proposto dal ministro Fitto nella sua revisione.
Nelle prossime ore arriverà in parlamento il PNRR post revisione e vedremo le opere che si saranno salvate e quali dovranno trovare nuove imponenti risorse, con i 6 miliardi dei piccoli comuni. Così come andrà verificato l’esito del definanziamento delle misure per la riduzione del rischio idrogeologico per 1.3 miliardi e quelle del potenziamento dei servizi e delle infrastrutture di comunità delle aree interne e dei beni confiscati alle mafie per complessivi 1 miliardo destinato alla nuova Zes Sud che viene finanziata per il solo 2024.
Dovranno esser trovate per gli enti locali 9 miliardi di risorse sopr ttutto per le piccole opere, in genere da 300.000 euro che nel frattempo sono state affidate o realizzate.
Il ministro Fitto dovrà passare dal dire al fare sui finanziamenti sostitutivi perché in caso contrario si tratterebbe di un ulteriore taglio lineare da aggiungere alle risorse che mancheranno ai comuni nel 2024 con la legge di bilancio e l’applicazione del nuovo contratto collettivo”. Lo dichiara Silvio Lai, deputato PD della Commissione Bilancio di Montecitorio.
“È gravissimo che siano i comuni a pagare l’incapacità del Governo. Meloni e Fitto hanno cancellato e definanziato oltre 13 miliardi di euro del Pnrr destinati agli enti locali nella revisione del Piano sottoposta all'UE. Parliamo di risorse fondamentali, in tantissime casi già stanziate, per progetti di recupero delle periferie, contro il dissesto idrogeologico per l’efficientamento energetico, per il potenziamento dei servizi e delle infrastrutture di comunità. Tutti ambiti delicati per la vita dei nostri cittadini. Il Governo ha promesso che avrebbe garantito comunque questi interventi, ma ad oggi non si ha alcuna certezza al riguardo, neppure rispetto all'interlocuzione con la Commissione. Il caos è totale e il Governo rischia di far saltare il banco bruciando un'occasione unica per il nostro Paese".
Pd presenta interrogazione a prima firma Ilenia Malavasi
“In Italia sono oltre 2,8 milioni i caregiver, che per ragioni affettive, per scelta, ma spesso anche per necessità, si prendono cura dei propri cari non autosufficienti ma che io governo colpevolmente non considera”. Così Ilenia Malavasi, deputata Pd che ha presentato una interrogazione urgente. “A fine ottobre, prosegue Malavasi, il Ministro per le Disabilità e il Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali dichiaravano che era stato firmato il decreto per l’istituzione del “Tavolo tecnico per l’analisi e la definizione di elementi utili per una legge statale sui caregiver familiari”. A più di un mese non è chiaro se il tavolo tecnico si sia già costituito e riunito e quali siano le associazioni che ne facciano parte. Con un’interrogazione abbiamo chiesto se non si ritenga doveroso fare maggiore chiarezza sul tavolo tecnico e indicare non solo quali siano le associazioni che ne fanno parte, ma anche quale sia lo stato attuale dei lavori. Oggi abbiamo ricevuto un risposta che è assolutamente vaga e generica. Ci è stato detto che il decreto è in fase di pubblicazione e il tavolo in fase di costituzione. Lo riteniamo un fatto grave e una mancanza di rispetto per milioni di famiglie che aspettano una legge nazionale sulla figura e sui diritti del caregiver attesa ormai da troppo tempo.” “Con il tavolo (che non c'è) -incalza Malavasi- il governo ha soltanto preso tempo, buttando la palla in tribuna. Si tratta dell'ennesimo annuncio a cui dopo 1 mese non corrispondono i fatti”. Per l’esponente del Pd “si deve partire dalle proposte di legge in Parlamento per dare finalmente pieno riconoscimento e sostegno alle oltre 2,8 milioni di persone del nostro Paese che già oggi si prendono cura dei propri familiari non autosufficienti, svolgendo un compito prezioso per la tenuta del nostro welfare, senza alcun riconoscimento.”
Discussa in commissione Trasporti interrogazione del Pd a firma Anthony Barbagallo, Valentina Ghio e Marco Simiani
“Non ci siamo. Davvero ci aspettavamo che il governo facesse uno sforzo per venire incontro alle esigenze dei cittadini. Invece oggi il sottosegretario ai Trasporti Ferrante, rispondendo in Commissione ad una nostra interrogazione, ha colpevolmente sottovalutato tutta la vicenda, dando una risposta vacua, generica e senza alcuna prospettiva. Siamo molto insoddisfatti”. Così Anthony Barbagallo, Valentina Ghio e Marco Simiani che avevano interrogato il governo per conoscere “lo stato dell’iter di adozione del decreto di riparto delle risorse sul fondo per la perequazione infrastrutturale, con particolare riguardo al settore dei trasporti". "Tutto ciò – aggiungono- può determinare una ingiustificabile disparità di accesso al diritto alla mobilità da parte dei cittadini. Abbiamo ricordato al governo – precisano gli esponenti Pd – che serve colmare il gap infrastrutturale tra le diverse aree geografiche del Paese, come peraltro prevede molto chiaramente la legge n.42/2009, che individua le modalità degli interventi di recupero per superare tale deficit.” Barbagallo, Ghio e Simiani avevano inoltre ricordato al ministro Salvini che “per il finanziamento di tali interventi era stato istituito un fondo con una dotazione complessiva di 4.600 milioni di euro”. “E’ un fondo importantissimo – hanno sottolineato i rappresentanti del Pd - soprattutto per le regioni del Sud, ma anche per l'intero Paese. E' davvero fondamentale avere l'opportunità di utilizzare tali risorse finanziarie al fine di colmare il gap esistente tra i diversi territori nei quattro settori d'intervento infrastrutturale: trasporti, sanità, idrico e istruzione.” Per gli esponenti del Pd resta “decisivo riprendere rapidamente il percorso già avviato in conferenza unificata al fine di giungere al più presto, alla ripartizione delle risorse e all'attivazione degli investimenti. Ma, evidentemente, dalla risposta che abbiamo ricevuto oggi dal sottosegretario Ferrante tale obiettivo a questo governo non interessa minimamente.”
"Il prossimo 7 gennaio scade la cassa integrazione per 1400 lavoratrici e lavoratori delle acciaierie di Piombino, la JSW. Lo scorso 13 novembre, insieme al collega Marco Simiani, abbiamo incontrato le rappresentanze sindacali e gli stessi lavoratori che ci hanno espresso tutta la loro preoccupazione per ciò che potrebbe succedere dall'8 gennaio in poi se non ci fosse una proroga.
In quell'occasione, ci siamo presi l'impegno di chiedere al ministero del Lavoro un incontro con i lavoratori e le lavoratrici. Oggi, grazie anche all'interessamento del collega Arturo Scotto, capogruppo del Pd in Commissione Lavoro, abbiamo ottenuto la disponibilità del sottosegretario Claudio Durigon per un incontro con le RSU che dovrebbe tenersi la prossima settimana.
Ci auguriamo che, in quella sede e in attesa che si definisca il futuro dell'azienda, il sottosegretario possa dare ampia rassicurazione per il rinnovo della cassa integrazione per non lasciare più 1400 persone e le loro famiglie senza sostegno e senza copertura: è una questione di dignità". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata PD eletta in Toscana e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel Mondo.
Dichiarazione di Toni Ricciardi, vicepresidente del gruppo Pd alla Camera
“E meno male che questo governo era pronto! Eravate sì pronti ma a fare video davanti alle pompe di benzina e anziché togliere le accise avete dato , se va bene, un pieno a malapena . Per non parlare della social card: 300 euro, nemmeno una spesa mensile per una famiglia di 4 persone. Però intervenite sul fisco, cancellate aliquote, aiutate sempre i soliti noti, ma per il caro vita, per il depauperamento del potere d’acquisto, pronti non lo siete stati e neanche lo sarete domani “. Così il vicepresidente del gruppo Pd alla Camera Toni Ricciardi nella dichiarazione di voto contrario sulla fiducia al decreto in materia di proroga dei versamenti fiscali.
“Adesso - ha proseguito Ricciardi- questa maggioranza si sta vantando dei risultati sul rating: la tripla BBB? Ma andate a dirlo agli italiani che siamo sul precipizio e che oltre quello i nostri titoli diventeranno spazzatura. E come se non bastasse, sulla manovra l’Europa vi ha rimandati, come gli studenti impreparati, a giugno”. Per l’esponente del Pd “ora inizierà il susseguirsi di dichiarazioni contro l’Europa, che non ha fatto altro che sottolineare come vi stiate apprestando a fare una manovra in deficit, cosa sulla quale si potrebbe anche ragionare, solo però nel caso dovesse prevedere interventi strutturali per la crescita. Invece questa manovra e questi provvedimenti incideranno per non più dello 0,2% sulla crescita stessa, un capolavoro”. Per Ricciardi “questo governo non ha una visione, non sa su quali settori investire e non ha idea di come cambiare strategia per una crescita effettiva”. “E come se non bastasse – ha concluso - nei prossimi giorni arriveranno tutta una serie di collegati alla delega fiscale che non faranno altro che smantellare diritti: dai rimpatriati finanche al sistema dei frontalieri che vi accingente a distruggere.”
"Oggi il Senato approverà definitivamente la legge contro la violenza di genere, ora però abbiamo bisogno di affrontare il problema all'origine, ovvero costruire un sistema educativo che estirpi il patriarcato dalla nostra cultura".
Lo ha detto la deputata Pd Michela Di Biase, componente della commissione Giustizia, intervenendo all'iniziativa sulla violenza di genere organizzata dalla Procura della Repubblica di Velletri.
"La legge sarà approvata all'unanimità grazie al lavoro di proposta del Partito Democratico costruito con gli emendamenti in commissione. Ma c'è un problema - ha aggiunto Di Biase - su cui dobbiamo metterci subito al lavoro: serve investire risorse sulla formazione del personale che fronteggia i casi di violenza, che non sono previste dalla legge, e soprattutto serve l'impegno corale del Parlamento per costruire una iniziativa legislativa forte sull'educazione affettiva e sessuale nelle scuole".
“La valutazione della Commissione europea, che ritiene la manovra italiana in parte non adeguata a rispettare le indicazioni e le raccomandazioni UE, la dice lunga sull'inadeguatezza di questa destra che sta portando il Paese sull’orlo del baratro soprattutto sui temi economici. Le previsioni di deficit e debito, la confusione nelle politiche fiscali che grava su famiglie e imprese, l'incertezza e l'opacità sull'uso dei fondi del Recovery Fund, sono criticità gravi che stiamo denunciando con forza anche come Partito Democratico. Se il governo non apporterà le dovute modifiche e non adotterà le misure opportune richieste, l'Italia rischia sulla base dei dati Eurostat che verranno diffusi a marzo, l'apertura di una procedura di deficit eccessivo che non possiamo assolutamente permetterci. Il Paese merita meno propaganda, maggiore serietà e risposte concrete ai problemi dei nostri cittadini, che si trovano in condizioni peggiori di un anno fa. C’è ancora qualche mese di tempo per riequilibrare il tiro dei nostri conti ed evitare il burrone, ma il fallimento politico è già evidente e il prezzo lo pagano gli italiani”.
“Con l’approvazione in Commissione Affari Costituzionali del Senato del ddl sull’Autonomia targato Calderoli, il Governo Meloni si schiera definitivamente contro il Mezzogiorno. Tutto per assecondare gli intenti secessionisti della Lega e mantenere gli equilibri al suo interno in uno scambio squallido con la riforma sul premierato fatto sulla pelle dei cittadini del Mezzogiorno e dei più deboli. Senza fondi e con un carico che grava pesantemente sul Sud, infatti, la sanità pubblica andrà in frantumi così come la rete di servizi fondamentale per la vita dei cittadini in particolare nei settori dei trasporti locali, della scuola, degli asili nido e delle politiche sociali. Mi chiedo come possa una destra che parla di nazione decidere di spaccare in questo modo l'Italia, nel silenzio colpevole dei colleghi eletti nel Mezzogiorno che avallano questo scempio senza colpo ferire. Come Partito democratico presenteremo degli emendamenti in legge di bilancio per prevedere che venga assicurata in via preliminare un'adeguata copertura finanziaria dei Lep e del fondo perequativo, nel rispetto della stessa Costituzione, e continueremo a batterci in tutte le sedi per fermare una riforma che rompe l'unità e la coesione nazionale.
Così Piero De Luca, capogruppo Pd della Commissione Bicamerale Questioni regionali.
Dichiarazione di Andrea Gnassi, deputato Pd
“Altro bluff del governo e di Salvini sulle concessioni balneari. La procedura d‘ infrazione dell’Europa chiarisce l‘ ennesimo tentativo di aggirare la questione da parte del
Governo italiano . Dopo una procedura d’infrazione europea e una sentenza definitiva del Consiglio di Stato la questione Bolkestein andava affrontata e risolta. Emanando i decreti attuativi della legge sulla concorrenza e individuando i criteri per la definizione dei bandi . Al contrario, il governo ha persino ventilato l’insostenibile e surreale ipotesi di proporre all’Europa di mettere a bando nuove concessioni per coste, aree marine e spiagge libere. Pensando di lucrare consenso, in realtà il governo affossa e lascia un intero comparto, quello del turismo balneare, senza prospettive e certezze , senza norme che indirizzino verso la riqualificazione ambientale e progetti integrati e di riqualificazione delle coste e delle spiagge sostenendo la programmazione dei territori che vanno in quella direzione. Si piccona un settore nevralgico dell’economia italiana , il turismo. E Si apriranno contenziosi legali sulle concessioni già dal 1 gennaio del 2024 creando un caos ingovernabile per comuni e regioni ed esponendo questi a contenziosi legali .
“Quanto stabilito dal tavolo tecnico del ministro delle Infrastrutture, dopo la cosiddetta ‘mappatura’ delle aree demaniali delle coste italiane, e cioè che le spiagge italiane non sono una risorsa scarsa, non consente di per sé di aggirare l'obbligo Ue di avviare procedure di evidenza pubblica per l’insieme delle concessioni balneari in scadenza. Come emerge anche dalle informazioni di stampa relative alle interlocuzioni con la Commissione, l’ipotesi cui starebbe lavorando il governo continua ad essere incompatibile con la direttiva Bolkestein e potrebbe far scattare il deferimento alla Corte di Giustizia Ue. Sarebbe l'ennesima presa in giro sul punto, estremamente pericolosa. Se il governo e la maggioranza pensano di poter liquidare il problema e aggirare la normativa Ue mettendo a bando le sole spiagge ancora libere porteranno il Paese e soprattutto gli attuali concessionari verso un disastro certo: continuare a mettere la testa sotto la sabbia come gli struzzi, infatti, servirà solo a provocare l’apertura di una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia, che sembra ormai imminente, con i conseguenti costi finanziari, e continuerà a non dare nessuna certezza, né economica, né giuridica, agli operatori di un settore per noi strategico e che meritano maggiore serietà, chiarezza e rispetto”.
Lo dichiara il capogruppo del Partito Democratico in commissione Politiche europee alla Camera, Piero De Luca.
“Siamo insoddisfatti e allarmati dalla relazione del Garante che non ha risposto stamattina a nessuna delle domande dell’opposizione. In particolare a una: quando uno sciopero si può definire effettivamente generale? In Italia non c’è mai stato uno sciopero che investisse, come nell’odierna interpretazione della Commissione di garanzia, tutte le categorie del lavoro pubblico e privato contemporaneamente. Ad esempio, il lavoro domestico. Eppure nella storia del nostro Paese abbiamo avuto tanti scioperi considerati generali e non multi settoriali come è stato sostenuto oggi dalla Garante Bellocchi. Aver definito lo sciopero del 17 novembre come multisettoriale è legata al fatto che ha vincoli di durata più stringente. Una scelta che rischia di creare un precedente gravissimo. Ci troviamo dunque davanti a una decisione che temiamo sia squisitamente politica. Chiediamo che le audizioni nelle commissioni Lavoro e Trasporti continuino con i sindacati Cgil e Uil che hanno subito dal ministro Salvini la precettazione”.
Lo dichiarano Cecilia Guerra , responsabile Lavoro del Pd, e
Arturo Scotto, capogruppo in commissione Lavoro alla Camera del Pd.