“Quale è lo stato dell’iter di adozione del decreto di riparto delle risorse del Fondo per la perequazione infrastrutturale da 4.600 milioni di euro? Il governo intende condividere con la Conferenza unificata le analisi metodologiche per ripartire al più presto le risorse e attivare gli investimenti necessari per colmare il gap infrastrutturale che determina un’ingiustificabile disparità fra le regioni del Mezzogiorno e del Nord del Paese e all’interno delle regioni stesse su trasporti, sanità, istruzione e settore idrico?”.
Sono le domande contenute nell’interrogazione rivolta al presidente del Consiglio, al ministro per gli Affari regionali e le autonomie e al ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, presentata a prima firma dal capogruppo della commissione Ambiente, Marco Simiani e sottoscritta da numerose deputate e deputati del Gruppo Pd.
“Il precedente governo - si legge nell’interrogazione - aveva già sviluppato un lavoro preparatorio che individuava, tenendo conto degli interventi a valere sul Pnrr e sul Pnc, le principali criticità e gli indicatori di carattere tecnico per definire il riparto delle risorse in modo equo e tecnicamente robusto. Era stato predisposto anche uno schema di Dpcm da parte del ministero della Coesione che non ha potuto concludere il suo iter politico e amministrativo a causa della fine anticipata della scorsa legislatura. Considerata l’urgenza di ridurre il gap infrastrutturale tra Regioni e all’interno delle stesse è fondamentale riprendere rapidamente il percorso già avviato”.
Nove anni per ricostruire? Serve subito il commissario
“Nove anni per la ricostruzione in Emilia Romagna? Ma in che pianeta vive il ministro Musumeci? Sindaci, regione, imprese e terzo settore sono ed erano già pronte per ripartire dopo nove giorni dall’alluvione, altro che nove anni. Nella definizione dei decreti per sostegni e infrastrutture occorre decidere ora, subito, coinvolgendo in maniera permanente enti locali e territori con il loro tessuto sociale ed economico. Sono loro che conoscono danni e azioni necessarie. Forse a Roma vorrebbero rifarsi alla ‘nefasta tradizione italiana’ dei rinvii e delle inefficienze. Occorre invece ripartire subito e serve una struttura commissariale efficiente, trasparente, che tenga insieme azioni e misure per l’emergenza e la ricostruzione, ed è evidente a tutti che alla sua guida deve esserci chi conosce bene il territorio”.
Così il deputato dem della commissione Attività produttive alla Camera, Andrea Gnassi.
“Ieri - ha aggiunto - la presidente del consiglio Meloni ha detto che bisogna fare bene e in fretta e ha detto sì alle richieste dei sindaci di indennizzi al 100%. Ma se la tempistica prevista è quella dei nove anni che fine faranno le imprese, i comuni isolati, le famiglie che hanno perso tutto? A questo punto appare diventa difficile capire quale sia il reale intendimento del governo. Insieme alle dichiarazioni di vicinanza, infatti, emergono fatti che sono ben lontani dalle attese dei territori colpiti. Musumeci dice che serve una persona che possa dedicarsi giorno e notte esclusivamente alla ricostruzione. Forse vale la pena di ricordargli - ha concluso - che chi ha seguito la ricostruzione post sisma in Emilia, a partire dal presidente Bonaccini, lo ha fatto proprio in questo modo, se è vero che è stata giudicata da più parti come esemplare”.
“Oggi ho presentato un’interrogazione ai ministri dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, della Cultura e della Giustizia sulla preoccupante situazione dell’isola di Pianosa. Ci sono due ambiti su cui è urgente intervenire: quello del potenziamento del piano di recupero dei detenuti e quello del patrimonio storico e architettonico attualmente abbandonato. Grazie a un protocollo tra il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, la Regione Toscana e i vari enti presenti nel territorio, nel 2000 è stato dato avvio a un progetto pilota volto alla riapertura di una delle diramazioni del vecchio carcere, la cosiddetta ‘Diramazione Sembolello’, dove si trova la sezione autonoma di semilibertà con quattordici detenuti provenienti dal carcere di Porto Azzurro dell’isola d’Elba, impegnati in attività agricole, di ristorazione e manutenzione. A gestire l’hotel, il bar e il ristorante è la cooperativa Arnera, la quale occupa alcuni dei detenuti che sull’isola lavorano e possono girare in libertà, dormono in stanze senza sbarre e si relazionano con chi viene a fare escursioni: come ho potuto verificare di persona nel corso di una visita effettuata di recente, si tratta di un programma all’avanguardia nel quale si riflette tutto il senso dell’articolo 27 della nostra Costituzione, che mira alla rieducazione del condannato. Gli agenti di polizia penitenziaria, gli operatori e i soci della cooperativa parlano con orgoglio di questa esperienza di recupero, purtroppo frenata dalla carenza di personale che non ne consente il pieno sviluppo”.
Così la deputata Pd, Laura Boldrini.
Ma - aggiunge - c’è dell’altro. Le potenzialità ambientali, paesaggistiche e perfino turistiche dell’isola risultano in gran parte compromesse dalla presenza di costruzioni ormai in disuso e pericolanti: gli edifici, anche quelli di fine Ottocento, versano in condizioni di abbandono, e lo stesso dicasi per il muro in cemento armato di 1,8 chilometri che impatta pesantemente sulle bellezze naturali di Pianosa e non ha alcuna ragione di esistere, visto che nel 1998 il carcere di massima sicurezza è stato chiuso. Con la mia interrogazione intendo chiedere al ministro della Giustizia di ampliare il progetto di recupero dei detenuti, dati gli ottimi risultati conseguiti in passato. Così come intendo sollevare l’attenzione e ottenere risposte sul futuro dell’isola, poiché è indispensabile definire un piano di risanamento del patrimonio storico e la piena valorizzazione di quello ambientale e paesaggistico. Pianosa - conclude - non merita di morire”.
"Se si volessero affrontare con il dovuto impegno le carenze della Pubblica Amministrazione, bisognerebbe ad esempio, come fa questo ordine del giorno, mettere a fuoco la condizione delle prefetture, che sono drammaticamente sotto organico e non riescono quindi a esaminare, per citare il caso più esplosivo, migliaia di pratiche arretrate relative allo status di rifugiato e alla regolarizzazione della posizione lavorativa di un gran numero di lavoratrici e di lavoratori stranieri. Il risultato di questa carenza è la lesione di diritti riconosciuti dalla legge e perfino dalla nostra Costituzione, come è il diritto d’asilo". Lo ha detto in Aula alla Camera la deputata dem Laura Boldrini, durante l'esame degli ordini del giorno al decreto legge Pa.
"Con questo ordine del giorno - ha aggiunto l'esponente Pd - chiediamo una cosa semplice che qualunque governo è in grado di fare: convocare un tavolo con le organizzazioni sindacali del pubblico impiego per studiare il modo attraverso il quale potenziare le prefetture, a partire da quelle del Mezzogiorno, superando definitivamente il ricorso al lavoro precario del quale lo Stato non dovrebbe mai in alcun modo avvalersi.
"Ma - ha concluso Boldrini - diciamolo chiaramente: la vostra unica vera ambizione è stata ed è quella di usare questo decreto come cavallo di Troia per cancellare il controllo concomitante della Corte dei Conti sulla gestione dei fondi del Pnrr e per confermare lo scudo erariale, cioè l’impunità, anche in caso di condotte, cito 'commissive gravemente colpose' da parte di soggetti pubblici e privati. Un 'tana libera tutti' che, in un Paese come l’Italia, può avere effetti assai deleteri".
“L’annuncio del Presidente Giani che la Regione Toscana stanzierà 100 milioni di euro per la realizzazione del tratto, da Grosseto al confine del Lazio, della strada Tirrenica è un ottima notizia”: è quanto dichiara il capogruppo Pd in Commissione Ambiente, Marco Simiani.
“Queste risorse, che verranno recuperate dal Fondo di sviluppo e coesione, sono i primi finanziamenti concreti stanziati per una infrastruttura fondamentale per la mobilità regionale e nazionale. Ci aspettiamo ora che il governo, ma soprattutto il Ministro Salvini, dopo le continue promesse ed il mancato inserimento dell’opera nel Def, faccia finalmente la sua parte”: conclude Marco Simiani
Il deputato siciliano del Pd Anthony Barbagallo ha discusso in commissione Trasporti una interrogazione sullo stato dei lavori della “Occidentale Etnea”
“I siciliani ben conoscono la cronica carenza di infrastrutture nella loro regione e il loro stato di inadeguatezza. Al ministro Salvini ho voluto rappresentare la situazione, attraverso una interrogazione urgente, di una infrastruttura particolarmente importante: il tratto stradale di Adrano-Paternò della SS 284 “Occidentale Etnea”. Così in una nota il segretario regionale del Pd della Sicilia e parlamentare Anthony Barbagallo, secondo il quale “la statale 284 ha la funzione di raccordo di importanti realtà territoriali della provincia, quali i centri abitati di Adrano, Biancavilla, S. Maria di Licodia, Ragalna, Bel Passo, Paternò e i relativi hinterland”. Prosegue Barbagallo: “il sottosegretario Ferrante ha risposto in commissione alla mia interrogazione e dalle sue parole non ho percepito nulla di rassicurante. Non abbiamo nessuna certezza che venga rispettato il termine di ottobre per l'approvazione del progetto definitivo e soprattutto per l’assenza delle coperture necessarie al completamento dell’opera. Il governo e Salvini ci devono dire come e quando finanziare un’opera così importante per il sistema stradale siciliano. Ho sottolineato al governo che si tratta di una strada insicura dal punto di vista della percorrenza, soprattutto perché è transitata giornalmente da moltissimi mezzi pesanti e presenta una corsia per senso di marcia e banchine di dimensioni variabili con intersezioni a raso. Si tratta di una delle strade statali dove, negli ultimi dieci anni, si sono verificati circa 400 incidenti, con almeno una sessantina di morti e decine di feriti. E ho ricordato nel mio intervento– precisa Barbagallo- che il precedente governo aveva stanziato un cospicuo finanziamento per la messa in sicurezza della statale 284, prevedendo il raddoppio del tratto Paternò-Adrano, opera che è stata commissariata per velocizzarne la realizzazione, vista anche l’importanza strategica per coloro che devono raggiungere l’aeroporto di Catania, Fontanarossa.
Ora, - conclude Barbagallo nella sua nota- per realizzare il raddoppio del tratto Paternò-Adrano servono tempi certi e coperture nel più breve tempo possibile”.
"Lo scenario che la Svimez ha rappresentato al Forum Aree Interne è molto preoccupante. La grave crisi demografica nelle aree interne rappresenta una delle più urgenti questioni sociali che riguarda il Sud e il Nord allo stesso modo. Vi è la necessità di preservare servizi essenziali che vanno dalla scuola alla sanità, dalle edicole ai distributori di carburante, dalle filiali ai presidi di legalità. Ovviamente passando per le infrastrutture come appunto l'Alta Velocità e la raggiungibilità di questi territori segnati da un atavico isolamento È l'unico modo per cercare di drenare l'emorragia da spopolamento, garantendo il diritto a restare in quelle comunità. Il PNRR è lo strumento più incisivo a disposizione e siamo preoccupati da questo atteggiamento del governo nazionale che rischia di penalizzare esattamente i progetti che interessano i territori più fragili, quelli che Manlio Rossi Doria definì "osso d’Italia". Si tenga il prima possibile una sessione parlamentare sulle aree interne". Lo scrive in una nota il deputato e responsabile Sud e Coesione della Segreteria nazionale Pd, Marco Sarracino.
il deputato Pd Fabio Porta presenta l'iniziativa dell'intergruppo "Italiaci per un futuro glocal" domani alla Camera
Fabio Porta: “Da emigrazione e immigrazione una risposta “italica” all’avanzare dell’inverno demografico e allo spopolamento delle aree interne del Paese”.
“Aspiranti italiani”, così il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha definito quell’enorme patrimonio di energie vitali che oggi potrebbe costituire la prima grande risposta alla crisi di risorse umane che colpisce l’Italia in maniera ormai cronica e strutturale. Dal bacino della grande diaspora italiana nel mondo e dall’universo ibrido degli italici – emigrati all’estero ed immigrati in Italia – come anche da tutti coloro che guardano al nostro Paese con interesse e simpatia potrebbe arrivare, grazie a politiche attive e innovative, il potenziale umano per invertire la tendenza quasi inesorabile che secondo l’ISTAT ridurrebbe da oggi al 2040 di sei milioni il numero di italiani in età lavorativa. Si tratta di una vera e propria emergenza di carattere anzitutto economico, ma anche sociale e culturale.
La “circolarità dei talenti”, come il Presidente Mattarella l’ha definita rivolgendosi agli italiani all’estero in occasione della Festa della Repubblica, può costituire una prospettiva strategica per lo sviluppo del Paese, a condizione che venga integrata e accompagnata da politiche attive in materia di flussi migratori che, senza strumentali riferimenti a “razze” o “etnie”, possa riferirsi ai “nuovi italiani” nel senso più aperto e inclusivo del termine, che comprende – per esempio – tanto le generazioni di italiani nati all’estero quanto i giovani nati in Italia da genitori stranieri.
Di questi temi si occuperà l’Intergruppo “Italici per un futuro glocal” promosso dall’On. Fabio Porta, con un primo seminario organizzato insieme all’associazione “Svegliamoci italici” e al “Comitato 11 ottobre di iniziativa per gli italiani nel mondo”.
Il convegno si svolgerà domani presso la Sala Matteotti della Camera dei Deputati, dalle ore 15.30. Sarà aperto dai saluti della Vice Presidente della Camera, Anna Ascani e concluso dal Presidente dell’Intergruppo Fabio Porta. Sono previste relazioni di Piero Bassetti, Raffaele Marchetti, Nicola Mattoscio, Carmen Bizzarri, Morena Diazzi e Aldo Aledda, oltre agli interventi di parlamentari aderenti all’intergruppo, degli eletti all’estero e di esperti e protagonisti del mondo dell’emigrazione e dell’immigrazione. Sarà possibile seguire i lavori tramite la pagina web della Camera dei Deputati.
“La nuova Commissione di inchiesta sulla Moby Prince terrà conto delle indicazioni delle associazioni che raccolgono i familiari delle vittime. Il testo iniziale della proposta è stato infatti integrato con puntuali osservazioni grazie ad una proficua e concertata discussione parlamentare”: è quanto dichiarano i deputati Pd Marco Simiani ed Anthony Barbagallo sul dibattito a Montecitorio che ha definito nel dettaglio i compiti e le attività della Commissione.
“E’ necessario che il testo venga approvato definitivamente dall’Aula prima possibile: sussistono ad oggi infatti tutte le premesse e la volontà delle forze politiche di fare piena chiarezza, entro la fine dell’attuale Legislatura, sulle reali cause di una vicenda terribile che presenta ancora troppi lati oscuri”: concludono.
“Il presidente in scadenza Marsilio dovrebbe documentarsi prima di sproloquiare sullo stato di emergenza per gli eventi di dissesto idrogeologico in atto in Abruzzo”. Lo afferma il deputato del PD Luciano D’Alfonso in merito alle dichiarazioni rilasciate dal governatore durante il sopralluogo effettuato ieri a Chieti in viale Gran Sasso, a rischio frana. Marsilio ha detto di voler raccogliere in un dossier anche le situazioni similari verificatesi a Bucchianico e Villa Celiera, per ottenere dal Governo la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale e i conseguenti fondi straordinari.
“Tale dichiarazione - spiega D’Alfonso - non viene emessa in base a criteri di simpatia esistenti tra figure istituzionali ma secondo una precisa tipologia, delineata dall’articolo 2 della legge 225/1992 e ribadita dall’articolo 7 Codice di Protezione civile (Decreto legislativo n. 1 del 2 gennaio 2018). Per quanto disagevoli, gli eventi di cui stiamo parlando non sono qualificabili come “calamità naturali, catastrofi o altri eventi che, per intensità ed estensione, debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari”, definizione normativa necessaria per ottenere lo stato di emergenza nazionale e i relativi ausili finanziari. Per fare un esempio - continua l’onorevole dem - lo stato di emergenza nazionale fu dichiarato per l’eccezionale ondata di maltempo che colpì l’Abruzzo nel gennaio del 2017, quando sul territorio regionale si riversarono 20 milioni di tonnellate di neve”.
Il deputato prosegue: “Sappia Marsilio che nelle ore dei danni a beni e cose, private e pubbliche, andava insediato il fascicolo dei danni. Un fascicolo dettagliato e speditivo, da comunicare con sollecitudine ai vertici di via Ulpiano. Un dossier necessario anche per collocare le risorse capienti del Fondo di Coesione: poiché i territori destinatari vanno distinti tra danneggiati gravemente, danneggiati e quelli che potranno essere danneggiati con le prossime inevitabili precipitazioni atmosferiche. Inoltre urge sbloccare le risorse ghiacciate dal 2021 nell’ordinamento finanziario della Coesione, cui partecipano fondi dell’UE e dello Stato. Un miliardo di euro chiusi in frigorifero senza ragione: è arrivato il tempo di assumere e collocare le risorse coincidenti con la programmazione 2021/2027, concepita per la coesione e lo sviluppo. Tutte le risorse che si stanno cantierando e sono in esercizio realizzativo in questi mesi sul territorio abruzzese sono state generate dal piano del 2017/2018, fondi coincidenti con la delibera di riconoscimento di emergenza nazionale del gennaio 2017, che a termini di legge è stata prontamente istruita e riconosciuta come emergenza dal Consiglio dei Ministri su istruttoria della Protezione civile territoriale e nazionale”.
D’Alfonso conclude osservando che “il momento del giudizio elettorale sull’operato della giunta Marsilio si avvicina e il presidente in scadenza comincia a rilasciare dichiarazioni roboanti, nella speranza di celare il vuoto pneumatico della sua azione amministrativa. Qualcuno gli ricordi che, prima di vaniloquiare sulla normativa emergenziale, sarebbe bene documentarsi.; cosa che lui, evidentemente, non fa. I Comuni danneggiati hanno bisogno di risorse immediate, certe, utilizzabili e rendicontabili, e non di tentativi compiacenti”.
“Dopo le dichiarazioni nette e precise del presidente della Corte dei Conti, Guido Carlino, che definiscono il controllo concomitante come propulsivo dei tempi di attuazione amministrativa dei progetti del Pnrr, chiediamo una sospensione dei lavori delle commissioni congiunte e un ripensamento radicale da parte di governo e maggioranza di destra: si sta giocando pericolosamente con le istituzioni della Repubblica“.
Lo dichiarano i capigruppo dem delle commissioni Affari costituzionali e Lavoro della Camera, Simona Bonafè e Arturo Scotto.
“Con comunicato pubblicato sul sito del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica è stata data notizia dell’avvio dell’iter con l’Unione Europea sulla proposta di decreto che incentiva la diffusione di forme di autoconsumo di energia da fonti rinnovabili. La proposta di decreto dovrà ora attendere il via libera della Commissione Ue. Un provvedimento molto atteso, che giunge con forte ritardo rispetto ai tempi previsti, e che dovrebbe avere l'obiettivo di garantire una capillare diffusione sul territorio nazionale delle comunità energetiche, anche grazie alla cumulabilità della tariffa incentivante con il contributo a fondo perduto del 40 per cento dell'investimento nei comuni al di sotto dei 5.000 abitanti.
Risulta, tuttavia, che stia circolando una nuova proposta di decreto che differisce da quella inviata alla Ue e che prevede che possano accedere all’incentivo gli impianti a fonti rinnovabili, inclusi i potenziamenti, inseriti all’interno delle configurazioni di cui al comma 1 e che rispettano, tra gli altri, il requisito dell’avvio dei lavori per la realizzazione degli impianti successivo alla data di entrata in vigore del decreto. Si tratta di una notizia che sta destando molta preoccupazione tra gli operatori e i cittadini che stanno investendo e che rischiano di essere tagliati fuori dagli incentivi”. Lo dichiarano i deputati democratici Ilenia Malavasi e Marco Simiani.
“Chiediamo di sapere - aggiungono gli esponenti dem -se sia in fase di definizione una nuova proposta di decreto, diversa da quella inviata alla Commissione, che rischierebbe di compromettere inspiegabilmente gli investimenti già avviati. Bisogna fare chiarezza. Basta improvvisazione. Parliamo di investimenti importanti. Il governo chiarisca e dica inoltre se la trasmissione della proposta di decreto alla Commissione sia stata fatta solo in sede di prenotifica o notifica formale e quale testo sia stato effettivamente trasmesso alla commissione”.
“Ci auguriamo che il confronto sul provvedimento prosegua ancor di più nell’ottica di una più esaustiva, rispetto a quella offerta dal testo ora in Aula, definizione di tali professioni. In particolare, riteniamo giusto dare una corretta articolazione al ruolo e alla figura del pedagogista e dell’educatore professionale socio pedagogico.
Le professioni educative hanno bisogno di ancor maggiore riconoscimento della propria identità e dignità professionale e la proposta che oggi esaminiamo in Aula, in particolare attraverso l’istituzione del relativo Albo professionale, vanno in questo senso, accendendo un importante focus su figure professionali di cui va rimarcata la centralità. L’esame dei contenuti di queste proposte in Aula offre l’opportunità per riflettere sulle complesse situazioni lavorative in cui gli educatori si trovano spesso a lavorare, sulla necessità di adottare una strategia multilivello (contrattuale, lavorativa, economica in termini di risorse stanziate per il sistema di welfare nel suo complesso), con un confronto franco e serio tra tutti i soggetti, istituzionali e non, coinvolti. In questo dibattito riteniamo accendere l’attenzione anche su una proposta che riteniamo centrale, come quello della comunità educante, che in tempi di grandi trasformazioni sociali, relazionali e culturali, a fronte di una crescente incertezza educativa, diventa essenziale promuovere e riconoscere a livello normativo, valorizzando proprio le competenze di figure come il pedagogista e l’educatore, capaci di sostenere ed accompagnare e sostenere l’opera della scuola ( genitori, insegnanti, studenti) affinché le relazioni educative siano al centro della comunità nei vari contesti territoriali. Si tratta di temi che - partendo dal dibattito parlamentare odierno- devono entrare nell’azione e nella proposta politica”.
Lo ha detto intervenendo in Aula, Irene Manzi, capogruppo Pd in commissione Cultura alla Camera, nella discussione sul testo unificato delle proposte di legge Disposizioni in materia di ordinamento delle professioni pedagogiche ed educative e istituzione dei relativi albi professionali.
“Definire le tasse pizzo di Stato è un’affermazione grave che legittima l’evasione e ancor più grave perché associa l’attività dello Stato a quella mafiosa. Parole inaccettabili”. Lo afferma la deputata Pd Cecilia Guerra a proposito delle affermazioni della presidente del consiglio Giorgia Meloni.
“Presenterò interrogazione al ministro Nordio”
È durata oltre cinque ore la visita di Laura Boldrini, deputata del Partito democratico, al carcere di Porto Azzurro dell’Isola d’Elba. Al suo arrivo, la parlamentare ha incontrato la direttrice del carcere, Maria Cristina Morrone, il comandante della polizia penitenziaria, Luigi Bove, i responsabili delle varie aree di competenza, la garante delle persone private della libertà personale della città di Porto Azzurro, Raimonda Lobina, e la presidente dell’associazione Dialogo, Licia Baldi, accompagnata dalla volontaria Concetta Cremoni.
Nel corso dell’incontro sono state evidenziate dalla direzione le criticità della struttura, dovute principalmente alla consistente carenza di organico, sia per quanto riguarda la polizia penitenziaria sia per il personale destinato alle aree educative, amministrative e sanitarie. A fronte di una presenza prevista di 205 agenti, la casa di reclusione dispone al momento di meno di 150 unità, così come risulta enormemente sottodimensionato il numero degli educatori, che si ferma a soli due a fronte di una previsione di ben dieci.
Anche gli stessi detenuti, con cui Boldrini ha colloquiato a lungo, hanno lamentato una carenza di educatori che incide pesantemente sul loro percorso di recupero, essenziale per l’accesso a benefici e permessi. Inoltre, le poche opportunità di lavoro - che in passato a Porto Azzurro veniva garantito all’80% dei detenuti e oggi coinvolge soltanto un terzo della popolazione carceraria - sono state rappresentate come un elemento di forte frustrazione che allontana la prospettiva di un futuro reinserimento sociale.
“Preoccupa molto che in questo carcere, un tempo considerato un vero modello per i percorsi lavorativi e di reinserimento dei detenuti, manchi il personale necessario a consentire la funzione di rieducazione prevista dall’art. 27 della nostra Costituzione – sottolinea l’ex presidente della Camera –. Tale deficit, che va a discapito dell’intero sistema carcerario, costituisce una seria inadempienza dello Stato. Presenterò un’interrogazione per chiedere al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, come intende intervenire per sanare questa situazione”, conclude Boldrini.