“Dopo una troppo lunga gestione commissariale, finalmente, seppur con un forte ritardo, per l’azienda Sanac, che con i suoi quattro stabilimenti in Sardegna, Toscana, Piemonte e Liguria riforniva di materiali refrattari gli impianti dell’ex Ilva, è stato formalizzato un bando che contiene aspetti condivisibili per la soluzione della crisi. Certo, meglio tardi che mai, dobbiamo però adesso sapere quali sono i soggetti che parteciperanno al bando. Noi crediamo per affrontare nel modo più opportuno questa difficile situazione debba partecipare Acciaierie d’Italia”. Lo dichiarano i deputati democratici Federico Fornaro, Emiliano Fossi, Chiara Gribaudo, Silvio Lai e Andrea Orlando.
“Non è accettabile, infatti – aggiungono i deputatati Pd - che dopo una fase in cui Sanac è stata lasciata senza prospettive, Acciaierie non intervenga per il rilancio dell’azienda e continui a rifornirsi all’estero mentre i lavoratori della Sanac, che potrebbe essere in grado di produrre quanto necessario, si trovano in cassa integrazione. Un intervento di Acciaierie appare peraltro auspicabile a maggior ragione nel momento in cui si sta profilando una robusta iniezione di risorse pubbliche a favore dell’azienda”.
“Pretendiamo di conoscere i contenuti del Memorandum”
L’audizione del ministro Urso sul futuro dell’Ex Ilva non ci ha per niente tranquillizzato, anzi ha aggiunto soltanto ulteriore incertezza ad una crisi già molto complicata. Urso si è trovato costretto ad ammettere che il memorandum firmato dal ministro Fitto con Arcelor-Mittal esiste, ma di fatto non ne ha illustrato i contenuti di cui presumibilmente è all’oscuro lui stesso. Pretendiamo a questo punto che il sia Parlamento che le rappresentanze sindacali vengano immediatamente informati dei contenuti del Memorandum, che costituirebbe un cambio di rotta radicale rispetto alla riconversione dello stabilimento siderurgico più importante d’Italia. Se poi si confermassero le indiscrezioni a proposito del protocollo, definito eufemisticamente una tappa dall’ignaro Urso, che riferiscono di due miliardi di euro trasferiti ad Acelor senza chiari impegni sul processo di rilancio di Ilva, ci troveremmo di fronte alla conferma della politica “dell’assegno in bianco” già praticata dal governo con il cosiddetto decreto Ilva. Soldi pubblici utilizzati per ripianare una gestione fallimentare dei privati. Chiediamo inoltre di sapere che fine abbia fatto il miliardo di euro del Pnrr stanziato per accelerare il processo di decarbonizzazione, che il governo Meloni ha deciso di cancellare per spostarlo sui Fondi per lo sviluppo e la coesione. Oggi il ministro Urso ha parlato di un trasferimento tecnico, ma di fatto non abbiamo nessuna certezza di quelle risorse.
Così i deputati PD della commissione Attività produttive della Camera.
Dichiarazione di Luciano D’Alfonso deputato del Pd
La revisione del Pnrr proposta dal governo Meloni all’Unione Europea è esiziale per l’Abruzzo, poiché toglie al territorio 555,4 milioni di euro, annullando ben 1.861 progetti. In realtà la cifra complessiva ammonta a 629 milioni, in quanto diversi enti hanno cofinanziato le opere con risorse proprie o di altra provenienza.” Così in una nota i parlamentare abruzzese del Pd Luciano D’Alfonso. “Va ricordato – ha aggiunto l’esponente dem- che l’ambito regionale ha già subìto un devastante taglio dei fondi PNRR per il raddoppio della linea ferroviaria Roma-Pescara, cui il governo ha tolto 1 miliardo 465 milioni tra giugno e luglio scorsi.”
Le misure definanziate – precisa D’Alfonso- riguardano la messa in sicurezza del territorio, il miglioramento dell’illuminazione pubblica e l’efficientamento energetico degli edifici (1.723 progetti per un valore totale di circa 392 milioni); la riqualificazione del contesto sociale e ambientale delle città (69 progetti per 165 milioni); il miglioramento i servizi nelle aree interne (55 progetti per 39,4 milioni); la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie (13 progetti per 8,5 milioni).” DìAlfonso inoltre sottolinea che “a livello provinciale - spiega il sito Openpolis - è Chieti il territorio in cui rischiano di saltare i progetti con l’importo totale più consistente (218,1 milioni). Seguono le province di Teramo (192,2), L’Aquila (158,7) e Pescara (114,4). A livello comunale sono le città capoluogo ad essere più penalizzate. Al primo posto troviamo Teramo con 10 progetti a rischio, per un valore complessivo di circa 33, milioni di cui 24,8 provenienti dal Pnrr. Seguono Pescara (27 progetti per 28 milioni quasi interamente Pnrr) e Chieti (12 progetti per 20,6 milioni, anche in questo caso quasi totalmente provenienti dal piano). L’Aquila vedrebbe un taglio di 5 progetti, per importi totali pari a 20,1 milioni di euro, ma di cui solo 340mila di provenienza Pnrr. Ci sono poi altri 5 Comuni – continua DìAlfonso- che hanno progetti a rischio per un valore complessivo superiore ai 10 milioni. Si tratta di Montesilvano (25 progetti per 15,7 milioni), Martinsicuro (12 progetti per 14 milioni), Roseto (9 progetti per 12,9 milioni), Avezzano (17 progetti per 12,3 milioni) e San Salvo (10 progetti per 10,5 milioni). Altri 231 Comuni hanno progetti a rischio per un importo superiore al milione di euro.” D’Alfono elenca inoltre alcuni “tagli eclatanti”: a Teramo rischiano di saltare i progetti finalizzati al recupero del teatro romano (11,6 milioni) e per il teatro comunale (11,7 milioni); a L’Aquila potrebbero svanire gli interventi di riqualificazione del campo da rugby di Centi Colella (170mila euro); a Pescara sarebbero annullati la riqualificazione del lungofiume nord e sud (4 milioni), del lungomare (2 milioni) e di corso Umberto e piazza Sacro Cuore (1,5 milioni); a Chieti andrebbero in fumo il recupero di palazzo Massangioli e del cinema Eden (4,3 milioni), la rifunzionalizzazione delle ex scuole Nolli e di piazza De Lauretis (3,3 milioni) e la riqualificazione del Supercinema (750mila euro). Fra le altre opere di notevole impatto troviamo poi un intervento da 4,1 milioni di euro a San Giovanni Teatino per la realizzazione del secondo lotto di un polo per l’infanzia. Un progetto da 3,7 milioni invece era previsto a Guardiagrele e prevedeva lavori di consolidamento e mitigazione del rischio idrogeologico in diverse frazioni. Per quanto riguarda la misura legata alla valorizzazione delle aree interne, salterebbero due progetti del valore totale rispettivamente di 3 e 2,5 milioni di euro. Il primo, nel comune di Lanciano, riguarda il recupero dell’ex calcificio Torrieri per la creazione di una struttura destinata a servizi socio-culturali. L’altro progetto a rischio definanziamento invece si trova a Vasto e consiste in un intervento di ristrutturazione dell’edificio sede del Comune. Di fronte a queste cifre che sono numeri veri v– conclude D’Alfonso diventa palese l’incapacità dimostrata dal governo nel gestire il fiume di risorse che l’Ue ha destinato all’Italia. Il centrodestra- conclude D’Alfonso- non ha una classe dirigente all’altezza e lo sta dimostrando ogni giorno. In Abruzzo, Marsilio e soci non sono riusciti ad aprire un solo cantiere , ma stanno persino facendo affondare l’aeroporto e la linea ferroviaria Roma-Pescara. Quanti danni dovremo patire prima che questi campioni della distrazione vadano a casa?”
Accordo Fitto-Morselli nuovo regalo a multinazionale straniera
“Inquietante ciò che è emerso dall’audizione odierna del Presidente di Acciaierie d’Italia Bernabè. Ma ancor più inquietante è che che tutte le attività finora portate avanti da DRI d’Italia per l’effettivo avvio del processo di decarbonizzazione dell’ex Ilva si sono definitivamente interrotte, come sospettavamo, dalla decisione del Ministro Fitto di definanziare il progetto da 1 miliardo di euro a valere sul PNRR. Adesso cresce la curiosità rispetto al presunto accordo tra Fitto stesso e la Morselli. Vorremmo capire innanzitutto se questo accordo esista o meno, perché anche in questo caso sembra il solito regalo a una multinazionale straniera senza alcun beneficio per la strategia di politica industriale del Paese, né per il territorio. Ambientalizzazione, salvaguardia dei livelli occupazionali e saldo dei debiti dell’indotto restano ancora una volta fuori dallo spettro di interessi che il Ministro Fitto vuole tutelare.”
Ubaldo Pagano, capogruppo PD in Commissione Bilancio a Montecitorio.
Dall’audizione del presidente di Acciaierie d’Italia Franco Bernabé in commissione Attività produttive oggi alla Camera si ricava una grave responsabilità del governo per le incertezze sul futuro dell’ex Ilva. La situazione è seriamente preoccupante, addirittura ci potrebbe essere una interruzione delle forniture di gas Ed è drammatico constatare che, come ci ha detto Bernabé, fra le cause delle difficoltà ci sia la decisione di rimodulare i piani del Pnrr.
Il risultato è che il processo di decarbonizzazione è compromesso e a rischio di fallimento. Il governo inoltre non è stato in grado di stabilire un proficuo confronto con i soci privati per avere certezze sulle intenzioni di Arcelor Mittal sul lungo periodo. Spetta infatti ai soci privati, che finora non hanno offerto certezze, dire con chiarezza se sono interessati o no a investire su Acciaierie d’Italia
Come ha detto Bernabé, il tempo per rimediare è davvero poco e serve un cambio di marcia netto nell’iniziativa del governo. Noi continueremo a dare il nostro contributo perché sia garantito il processo di decarbonizzazione e perché si creino le condizioni per la sopravvivenza e la competitività dell’azienda.
Così in una nota i componenti Pd della commissione Attività produttive della Camera
“Allarmati da disimpegno e mancanza di strategia chiara”
Il commento del ministro Crosetto all’intervista dell’amministratore delegato di Acciaierie d’Italia è sorprendente e soprattutto preoccupante. Ricordiamo a Crosetto che il suo governo è in carica da ormai un anno e che ci aspetteremmo che, oltre a denunciare la chiusura degli altoforni dell’Ex Ilva e la cassa integrazione degli operai, se ne occupasse mettendo in campo una strategia chiara di politica industriale su un asset fondamentale del Paese. La settimana scorsa, proprio perché allarmati dal disimpegno dell’esecutivo Meloni, come Gruppo PD abbiamo fatto richiesta urgente di svolgere le audizioni del presidente Franco Bernabè e dei ministri del governo competenti. Non si può più temporeggiare, è il momento di agire subito per scongiurare il rischio di una chiusura.
Così Vinicio Peluffo, capogruppo Pd in commissione Attività produttive della Camera.
Siamo molto preoccupati per il disimpegno e l’assenza di una strategia chiara da parte del governo sul futuro degli ex stabilimenti dell’Ilva. Per questo motivo come Gruppo PD abbiamo fatto richiesta urgente di svolgere le audizioni del presidente Franco Bernabè, che in questi giorni avrebbe maturato l’intenzione di rimettere il suo mandato, e dei ministri del governo competenti. Non si può più temporeggiare. Il Paese e i lavoratori dell’acciaieria meritano risposte subito per scongiurare il rischio di una chiusura.
Così Vinicio Peluffo, capogruppo Pd in commissione Attività produttive della Camera.
“Dal governo ancora nessuna novità sulla vertenza che coinvolge lo stabilimento Sanac di Massa: da novembre scorso è la terza volta che il ministero del Made in Italy viene a Montecitorio a rispondere ad interrogazioni sulla vicenda ma alle continue promesse non è ancora seguito alcun atto concreto. Quello che emerge oggi è che la cassa integrazione per 100 lavoratori sta per finire e del bando per la vendita del sito produttivo si sono perse le tracce”.
A dirlo è Emiliano Fossi, deputato Pd e segretario regionale del Partito Democratico della Toscana, in un’interrogazione oggi alla Camera.
“Manca chiaramente una strategia del governo Meloni sulla produzione di acciaio – continua Fossi - nonostante la sua importanza nella filiera nazionale industriale. Questa assenza di strategia si ripercuote non solo sull’ex Ilva di Taranto ma anche su altri stabilimenti come la Jsw di Piombino”.
“Altrettanto palese – conclude il deputato e segretario del Pd della Toscana - è il disinteresse della destra verso la Toscana: nessuna misura o intervento alle grandi aziende in crisi e che coinvolgono circa 15 mila lavoratori e ritardi insostenibili sull’istituzione della nuova Zona Logistica Semplificata, fermata da mesi a Palazzo Chigi, e che potrebbe creare le condizioni favorevoli allo sviluppo di nuovi investimenti e promuovere la crescita sociale, economica, occupazionale e infrastrutturale dei molti territori interessati”.
“Nella bozza del DL agostano, all’articolo 14, spunta una nuova norma che condanna Taranto a dover accettare le esigenze nazionali senza poter dire nulla. Si prevede la nomina dell’ennesimo commissario straordinario per bypassare gli Enti del Territorio con criteri di individuazione che sembrano paradossali. Qual è la procedura di incarico? Perché non è previsto un compenso per un ruolo così delicato e di grande responsabilità? La Regione Puglia ed il Comune di Taranto in questa scelta vengono di fatto esautorati da ogni ruolo, poiché scrivere ‘sentita’ la Regione equivale a toglierle ogni competenza e questo in deroga a tutto, anche in materia ambientale. Ci troviamo di fronte ad un unicum nel panorama legislativo nazionale. Anche nei casi di massima accelerazione dei tempi dell’attività decisoria, come ad esempio nel caso delle aree Zes, viene comunque previsto il rispetto delle norme a tutela dell’ambiente e della salute e delle competenze degli enti locali. Si tratta di una vera e propria ‘forzatura’, usando un eufemismo, per aggirare tutti i controllori nella prospettiva della nuova Autorizzazione integrata ambientale in quanto la vecchia scade a fine mese. Sembra proprio una nuova genuflessione del governo nei confronti del socio privato”.
Lo dichiara il capogruppo Pd in commissione Bilancio alla Camera, Ubaldo Pagano.
“La vicenda del Gruppo Ferretti a Taranto è l’esempio più lampante dell’inerzia del governo Meloni che non riesce a concretizzare un investimento del valore di più di 200 milioni, pianificato già due anni fa dalla regione Puglia e dagli esecutivi Conte II e Draghi. Parliamo di uno stabilimento destinato alla costruzione di scafi per yacht dall’importante ricaduta sul piano occupazionale sul Mar Grande, nel complesso dell’ex Belleli. Nulla si muove, nonostante ormai da mesi siano giunti anche gli ultimi via libera per la riconversione industriale. Questo governo, tra le miopi scelte sull’ex Ilva, le barzellette varie sui Giochi del Mediterraneo ed ora il caso Ferretti, dimostra una strategia chiara di spegnimento di ogni tentativo del territorio di uscire dalla monocultura dell’acciaio”.
Lo dichiara il deputato pugliese e capogruppo Pd in commissione Bilancio, Ubaldo Pagano.
“La notizia della scelta di Paul Whurt e Midrex come soggetti che insieme a DRI d’Italia dovranno occuparsi della realizzazione dell’impianto di preridotto negli stabilimenti di Taranto non lascia più alcuna attenuante al ministro Fitto. Il percorso della decarbonizzazione, malgrado le sue sconsiderate decisioni, è già tracciato. Sblocchi il miliardo di euro del Pnrr che avevamo appositamente destinato alla transizione dell’ex Ilva e che lui invece ha pensato bene di cancellare. Taranto non può tornare ad essere schiava dell’acciaio. Il ministro ne prenda atto”.
Così Ubaldo Pagano, deputato pugliese del Partito Democratico.
“Le pessime decisioni del governo sull’ex Ilva si scontrano, per fortuna, con l’arrivo di una buona notizia: l’individuazione, da parte di DRI d’Italia, di Paul Whurt e Midrex quali imprese per la costruzione dell’impianto di preridotto di ferro. Insomma, ‘malgrado’ questo governo e i suoi desideri di ritorno al passato, c’è ancora qualcuno che continua a lavorare incessantemente per imprimere una svolta storica nella storia del siderurgico di Taranto. Per il ministro Fitto non dev’essere una giornata semplice, considerato che proprio qualche giorno dopo il blocco del miliardo di euro del Pnrr per l’acciaio verde e dopo aver reintrodotto la totale impunità per produrre di più in una fabbrica che cade a pezzi, è stato smentito dai progressi sul campo. Se questo governo crede davvero nella decarbonizzazione dell’ex Ilva, faccia immediatamente un passo indietro restituendo le risorse bloccate e cancellando le norme indegne degli ultimi due decreti. I fatti dimostrano che è possibile attivare il nuovo impianto entro il 2026 e se non lo si fa è soltanto perché questo governo ha deciso diversamente”.
Così Claudio Stefanazzi, deputato pugliese del Partito Democratico.
“Da governo vergogna senza fine”
“Non c’è limite al peggio. Adesso è sparito anche 1 miliardo di euro dal Pnrr per la decarbonizzazione dell’ex Ilva. La scelta del governo e le ridicole giustificazioni del ministro Pichetto Fratin non possono che suscitare rabbia e sconcerto. Taranto, la salute dei suoi cittadini, sembrano ormai un bersaglio da colpire come più possibile da parte del governo. Una vergogna senza fine. Sembra che il ministro Fitto voglia far pagare ai pugliesi il fatto di non averlo votato per 2 volte presidente della Regione”. Lo dichiara il deputato democratico Ubaldo Pagano.
“Ancora una volta, anche in questo nostro secondo question time, il governo non è stato in grado di dare le risposte che la città di Taranto, i lavoratori del sito produttivo dell’Ex Ilva e più in generale la filiera dell’acciaio, attendevano. Tolta la riproposizione dello sbandierato tavolo di coordinamento per un nuovo accordo di programma, continuiamo a non ricevere dal governo nessuna notizia su quali siano le intenzioni della multinazionale Arcelor Mittal, che ha ricevuto risorse e garanzie ma non presenta alcun piano industriale. Nulla di concreto sugli investimenti per la decarbonizzazione dell’impianto, per il riequilibrio nella governance e per l’accelerazione nella ricerca di un partner industriale. Nulla sui passi concreti per la riconversione del sito produttivo per renderlo la più grande acciaieria verde d’Europa, o sulle iniziative per il rilancio del territorio, tra cui il Porto, il parco eolico offshore e gli altri insediamenti industriali. Nulla sulla rinascita economica, sociale e ambientale di Taranto, e sui livelli occupazionali, attraverso scelte da compiere con il pieno coinvolgimento del territorio, delle parti sociali, dei lavoratori e delle famiglie. Nulla di tutto questo, mentre una cosa è certa: in Aula ci batteremo con determinazione per dare un futuro a Taranto e al progetto finalizzato alla produzione dell’acciao verde”.
Lo dichiarano i deputati democratici della commissione Attività produttive, Andrea Orlando e Vinicio Peluffo, in occasione del question time con la sottosegretaria al Mimit, Fausta Bergamotto.
Destra contro gli interessi di Taranto.
“Ennesimo blitz del governo che con un emendamento presentato in sordina tenta di cancellare la prospettiva della decarbonizzazione per l’ex Ilva di Taranto. Non solo: ancora una volta Palazzo Chigi diventa ‘la stanza dei bottoni’, con buona pace delle promesse fatte da un Ministro dello stesso Governo, si estende lo scudo penale e si permette al socio privato che finora ha osteggiato i progetti di decarbonizzazione di metterci bocca. Insomma, un mix di misure ad hoc per spegnere ogni speranza di transizione ecologica degli stabilimenti siderurgici di Taranto.”
Così in una nota congiunta i parlamentari pugliesi del Partito Democratico Ubaldo Pagano, Marco Lacarra e Claudio Stefanazzi.
“A questo tentativo indegno stiamo cercando di opporre, con i nostri emendamenti, delle iniziative di buonsenso. Oltre alla soppressione di qualsiasi esimente penale, chiediamo che venga approvata una norma che faccia partire per legge un accordo di programma con le istituzioni locali e le comunità; chiediamo che venga effettuata una valutazione dell’impatto sanitario e che, in caso di esito negativo, venga fatto il riesame degli atti che autorizzano l’attività produttiva. Tutto ciò che abbiamo immaginato e ottenuto per Taranto sta venendo a mancare, a partire dai fondi dedicati del PNRR. La filosofia di questa destra è sempre la stessa: l’acciaio vale molto di più dell’ambiente e della salute dei tarantini.”