Il terremoto giudiziario che ha colpito la Regione Liguria e il Porto di Genova impone da parte del Ministero dei trasporti massima chiarezza sull’attività ispettiva ministeriale che interesserà l’Autorità portuale. Sono in gioco importanti investimenti finanziati con i fondi Pnrr; il fondo complementare; i fondi di coesione, fra cui il progetto della Diga del valore di 1,3 miliardi. Le osservazioni di Anac, sulle criticità nella procedura di assegnazione e sui costi dell’opera, non possono lasciare indifferenti. Il Ministro Salvini faccia sapere se nell’attività ispettiva saranno incluse anche le procedure per la realizzazione della Diga e per quale motivo il vice ministro Rixi afferma che non sia possibile nominare un nuovo presidente dell’Adsp, perché non può essere il vice presidente facente funzioni Piana a nominarlo. Se Piana è ‘nel pieno dell’operatività’, come afferma la Giunta ligure, perché non può adempiere a questa funzione? Forse la realtà è un’altra? Il quadro che abbiamo di fronte è fortemente complesso e preoccupano le sorti del porto: serve un Authority nel pieno delle sue funzioni che tuteli, in una posizione di terzietà rispetto alle indagini, l’attuazione degli investimenti e i posti di lavoro di chi opera nelle banchine.
È giunto il momento di dare un segnale forte a partire dal superamento anche della fase di commissariamenti straordinari che hanno spogliato le istituzioni delle proprie competenze, accentrandole su figure che avrebbero dovuto godere di procedure semplificate e che in realtà hanno dato vita a percorsi amministrativi errati, con un significativo aumento dei costi, come è successo per la Diga. Il Ministero dei trasporti non sottovaluti la questione ligure e le ricadute sul Porto e sulle opere in corso, e agisca”, così i deputati PD Andrea Orlando, Valentina Ghio e Luca Pastorino, che hanno presentato un’interrogazione al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti per chiedere chiarezza sull’attività ispettiva del Ministero in Autorità portuale a Genova; sulla nomina di un nuovo presidente dell’Autorità portuale e sul superamento della fase dei commissariamenti straordinari che in Liguria stanno interessando opere come la Diga.
“Visti i profili problematici sul percorso di realizzazione della Nuova Diga di Genova ribaditi dal presidente dell’Anac Giuseppe Busia, ho chiesto un’audizione urgente di Anac in Commissione trasporti per avere chiarezza sulle procedure inerenti la realizzazione della Diga. Il presidente dell’Anac, nella relazione annuale al Parlamento, ha evidenziato una situazione molto preoccupante sia per l’effettiva rispondenza dei tempi di realizzazione dell’opera, con i tempi dei finanziamenti; sia per i rischi totalmente a carico del pubblico in caso di qualsiasi imprevisto sia di natura economica che giudiziaria. Da mesi presento interrogazioni e atti parlamentari, l'ultimo nel question time al Ministro Salvini il 3 aprile scorso, in cui evidenzio le preoccupanti ombre sulle procedure nel percorso della Diga di Genova sollevate da Anac e autorità giudiziarie, ma ogni volta la risposta è stata: va tutto bene. Oggi, alla luce del terremoto che sta colpendo la Regione Liguria e il presidente Toti, avere maggiore chiarezza è quanto mai indispensabile. I nodi emersi su più fronti impongono una riflessione e un’azione immediata, per non compromettere la gestione degli ingenti investimenti pubblici. Da quanto emerge dagli atti dell’inchiesta che coinvolge Toti, si evidenziano anni di amministrazione della cosa pubblica con pratiche di malaffare, attenzione all'interesse di pochi, contatti con la mafia, che non sono assolutamente tollerabili e che impongono un passo indietro da parte di chi è indagato. Toti deve dimettersi per non lasciare la Regione nell'inerzia e consentire che un nuovo governo per la Liguria avvii una gestione trasparente, efficace, realmente rispondente agli interessi di tutti i cittadini e le cittadine liguri e non solo di pochi”, così Valentina Ghio vicepresidente PD alla Camera e componente Commissione Trasporti dopo quanto sottolineato da Anac sulla Diga di Genova.
“L’intervento del governo che introduce nel provvedimento sulla cybersicurezza il potere dell’ispettorato del ministero della giustizia di fare controlli invasivi sulle indagini e’ estremamente pericoloso. Il contrasto e la prevenzione degli accessi abusivi alle banche dati e’ importante e su questo c'è un lavoro del Parlamento e delle commissioni competenti perché occorre fare il massimo sforzo per costruire un sistema impermeabile agli accessi abusivi alle banche dati. Ma di fronte a questa consapevolezza e al lavoro che è in corso, questo intervento a gamba tesa dell'esecutivo e’ pericoloso perché il governo stabilisce che l'ispettorato di vigilanza del ministero, un organo amministrativo del ministero della Giustizia, che è un organo politico, può effettuare attività di verifica sulle prescrizioni in materia di sicurezza e quindi regolarità di accesso alle banche dati che attiene di fatto al lavoro della polizia giudiziaria e della procura nella fase di indagini che sono segrete”. Lo ha detto in Aula alla Camera il deputato dem Federico Gianassi, capogruppo dem in commissione Giustizia, durante il dibattito sul provvedimento per la Cybersicurezza.
“Stiamo parlando – ha concluso Gianassi - dell'accesso disposto dalla polizia giudiziaria per conto della Procura della Repubblica durante le indagini penali, che sono segrete e riservate. Ovvero, si consente a un organo amministrativo alle dipendenze dell'organo politico, di effettuare un compito, un ruolo, di esercitare un potere estremamente delicato. Ciò in presenza di un ministero della Giustizia il cui sottosegretario è sotto processo per violazione della segretezza, e di questa maggioranza che ha scatenato l'inferno sulla vicenda pugliese, dove presidente di Regione e sindaco non sono nemmeno indagati, ma tace di fronte a quello che avviene in Liguria. Se permettete, per noi non esiste alcuna fiducia rispetto a questo governo e quindi a maggior ragione siamo contro questa norma”.
Dichiarazione on. Emiliano Fossi, deputato Pd e segretario Pd Toscana
"Il Governo Meloni sta dando uno spettacolo indecoroso litigando su tutto: dal superbonus al premierato, dalla autonomia differenziata alla riforma della giustizia, dalla sicurezza ai pannelli fotovoltaici in agricoltura, per non citare il caos in Liguria o la candidatura di Vannacci. Ad un mese dalle elezioni europee e amministrative ministri e leader si accusano reciprocamente dando l'idea di una coalizione e di un paese allo sbando. La maggioranza di destra esiste ancora? Evidentemente no". E’ quanto dichiara il deputato Pd e segretario Dem della Toscana Emiliano Fossi.
"Chiediamo una informativa urgente al Governo che venga a riferire sul monitoraggio, sulle verifiche di attuazione degli investimenti dei fondi ingenti del Pnrr in Liguria, alla luce della vicenda emersa questa mattina e che coinvolge le istituzioni liguri, dopo che la Procura della Repubblica di Genova con la direzione distrettuale antimafia ha emesso questa mattina un'ordinanza di applicazione di misure cautelari nei confronti del presidente della regione, del capo di gabinetto, dell'ex presidente dell'autorità di sistema portuale del mar ligure occidentale, di alcuni imprenditori e alcune figure vicine al clan Cammarata. I reati contestati sono rilevanti e lo scenario che si sta configurando è molto grave e preoccupante. Con i necessari e doverosi accertamenti delle autorità competenti, con la presunzione di innocenza che deve essere applicata anche in questo caso, il collasso istituzionale di queste ore ci preoccupa in primo luogo per la necessità di fare chiarezza sui fatti, ma anche di monitorare gli interventi per assicurare che gli impegni e gli investimenti del Pnrr rispettino i tempi dovuti. Pertanto ribadiamo la richiesta di una informativa urgente su questo al governo, perché informi il Parlamento su cosa intenda fare in merito". Lo ha detto intervenendo in Aula, Valentina Ghio, vicepresidente del gruppo Pd alla Camera, chiedendo una informativa urgente al Governo alla luce dell'inchiesta di Genova emersa questa mattina.
Pd presenta interrogazione, “a rischio investimento strategico previsto dal Pnrr”
Maggiori criticità in Emilia Romagna, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna e Valle d’Aosta
“La realizzazione della Fiber to the home (Ftth) è uno dei piani portanti della digitalizzazione dell’Italia da raggiungere tramite il Pnrr. Per raggiungere gli obiettivi relativi alle aree grigie (non totalmente a mercato) sono state finanziati interventi tramite Infratel con OpenFiber e Tim. La situazione è delicatissima e grande è l’allerta per le continue notizie riguardanti l’incapacità di OpenFiber di raggiungere gli obiettivi” è quanto si legge nelle premesse dell’interrogazione parlamentare ai Ministri Giorgetti e Urso che è stata presentata da Nicola Zingaretti insieme ai deputati democratici della Commissione Trasporti della Camera, Andrea Casu, Anthony Barbagallo, Valentina Ghio, Ouidad Bakkali, e Roberto Morassut.
Per Nicola Zingaretti “si rilevano forti criticità che mettono seriamente a rischio un investimento strategico per il paese previsto dal Pnrr. I maggiori ritardi in termini di avanzamento dell’investimento – si legge nell’interrogazione – si registrano in Emilia Romagna, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna e Valle d’Aosta. È inoltre molto grave – sottolinea infine il democratico - che vi sia difficoltà a reperire un quadro certo e veritiero della situazione: i ministri Giorgetti e Urso hanno il dovere di riferire in parlamento”:
ECCO IL TESTO INTEGRALE DELL’INTERROGAZIONE
Al Ministro delle Imprese e del made in Italy, al Ministro dell'Economia e delle finanze
- Per sapere - premesso che:
la realizzazione della Fiber to the home (Ftth) è uno dei piani portanti della digitalizzazione dell’Italia da raggiungere tramite il Pnrr;
per raggiungere gli obiettivi relativi alle aree grigie (non totalmente a mercato) sono state finanziati interventi tramite Infratel con OpenFiber e Tim;
la situazione è delicatissima e grande è l’allerta per le continue notizie riguardanti l’incapacità di OpenFiber di raggiungere gli obiettivi;
al Ministero delle imprese e del Made in Italy, a cui compete la regia sul piano per le aree bianche a fallimento di mercato, OpenFiber ha chiesto più volte contro le regole di rivedere la concessione del 2017. Da ultimo prevede la fine dei lavori non prima di Settembre 2024;
il percorso verso il conseguimento del target previsto per settembre 2024 risulta ancora lungo: il Piano doveva garantire una copertura a circa 8,4 milioni di unità immobiliari, di cui circa 6,3 milioni in FTTH e 2,1 milioni in FWA, per un totale di 7.413 Comuni. A ciò si aggiungono i target finali di copertura delle sedi della PA e delle aree industriali, pari ad una copertura di 29.895 beneficiari in tecnologia FTTH. A dicembre 2023, risultavano coperte in FTTH circa 3,4 milioni di unità immobiliari (54% target finale) e 18.616 sedi di PA e aree industriali (62% target finale) per un totale di circa 3.859 Comuni raggiunti dall’infrastruttura di rete;
in particolare si rilevano criticità in Liguria, dove il tasso di avanzamento è fermo al 25%, in Emilia-Romagna, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna e Valle d’Aosta, dove non si supera il 50%; molte sono le denunce di difficoltà a potersi connettere in molte zone del Paese e la difficoltà a reperire un quadro certo e veritiero della situazione;
rilevanti appaiono le difficoltà finanziarie che tanto Open Fiber quanto TIM sembrano registrare nel rapporto tra remunerazione degli investimenti, pagamento del debito e sostenibilità finanziaria.
S’interrogano i ministri, per sapere se corrisponda al vero che:
• al 31 dicembre 2023 sono state attivati da Open Fiber solo 240.578 clienti nelle aree bianche, sussidiate al 100% con fondi pubblici a fronte di lavori contabilizzati per un importo di 1.783.781.431 euro;
• non sia attivato il 40% delle richieste ricevute e che verosimilmente in questi casi l’unità
immobiliare dichiarata dove il servizio è attivabile in realtà non lo sia;
• OpenFiber ha dichiarato più di 1,6 miliardi di extracosti rispetto al bando iniziale (progetto BUL) relativo al piano aree bianche accumulando un ritardo superiore ai 4 anni;
• nelle aree bianche coperte da FWA su un totale di 1.597.753 unità immobiliari dichiarate da OpenFiber figurano ad oggi solo 536 clienti attivi e quale sia il motivo di tale situazione;
• OpenFiber rischia di mancare il raggiungimento delle milestone previste dal PNRR per le aree grigie entro il giugno 2026;
• OpenFiber per il rifinanziamento del suo debito chiede una ulteriore iniezione di liquidità pari a 2,8 miliardi di cui 900 milioni da parte delle Istituzioni pubbliche;
• OpenFiber ha chiesto al Governo di rendicontare come coperti anche i civici adiacenti a quelli previsti dal finanziamento PNRR ma non presenti nel disciplinare di gara ai fini del raggiungimento dei target del progetto Italia a 1 Giga e, in caso affermativo, se il Governo ritenga accettabile tale soluzione dalla Commissione europea;
• Infratel, pur avendo evidenza della situazione non ha preso tempestivamente i dovuti provvedimenti e soprattutto non ha effettuato, in quanto concedente, i dovuti controlli; quali iniziative urgenti intendano porre in essere, in considerazione di quanto premesso, per evitare di perdere i fondi PNRR destinati alle infrastrutture digitali di nuova generazione.
È stato approvato il nostro ordine del giorno che impegna il governo ad intervenire per assicurare che Acciaierie d'Italia riprenda gli ordini nei confronti di Sanac, ponendo fine alla situazione di cassa integrazione in cui versano centinaia di lavoratori.
Sanac s.p.a. è una società attiva nel settore della estrazione, produzione e commercializzazione di materie prime e materiali refrattari ed è indirettamente controllata da Ilva s.p.a., società in amministrazione straordinaria; l'azienda, operante con quattro stabilimenti in Sardegna, Toscana, Piemonte e Liguria, riforniva di materiali refrattari gli impianti dell'ex Ilva ed è partecipata dallo Stato tramite Invitalia. Acciaierie d'Italia, però, da tempo si rifornisce all'estero e i lavoratori della Sanac, pur in grado di produrre quanto necessario, sono costretti alla cassa integrazione (nel solo stabilimento di Vado si tratta di 80 lavoratori). Chiediamo al governo, insieme alle diverse sigle sindacali dei lavoratori, che si attivi per vincolare Acciaierie d'Italia alla ripresa degli ordini nei confronti di Sanac.
Così i deputati del Pd Marco Simiani, Emiliano Fossi, Andrea Orlando, Federico Fornaro e Silvio Lai.
“Abbiamo voluto visitare gli stabilimenti di Fincantieri per conoscere gli standard di sicurezza che tutelano oggi la salute dei lavoratori di questo comparto e discutere delle iniziative informative e formative per eguagliare i diritti tra dipendenti diretti e lavoratori delle ditte appaltanti. Le ricadute in termini occupazionali ed economici sulle comunità territoriali della cantieristica navale sono davvero importanti e per questo, insieme alle rappresentanze parlamentari della Liguria, continuiamo a monitorare con attenzione gli sviluppi del settore” ha dichiarata Chiara Gribaudo, presidente della Commissione d’inchiesta sulle condizioni del lavoro in Italia della Camera dei deputati, al termine della missione parlamentare che ha fatto tappa negli stabilimenti di Muggiano, di Riva Trigoso e al Cantiere Navale di Baglietto.
“La politica deve fare i conti con il fatto che la manodopera straniera nel nostro paese è crescente e che occorre un serio processo di integrazione anche lavorativa per evitare un abbassamento dei diritti e degli standard di sicurezza di tutti. Basti pensare che la comunità bengalese della Spezia è passata da circa 400 persone nel 2011, ad oltre 1.100 registrate nel 2021. Su questo fronte sono fondamentali gli sforzi delle istituzioni e del terzo settore per informare e formare, nella propria lingua, i lavoratori e le lavoratrici delle comunità straniere che rischiano altrimenti di finire vittime di fenomeni di caporalato, sfruttati dalle ditte appaltatrici” – prosegue la Presidente Gribaudo - “Il protocollo per il contrasto ai fenomeni di sfruttamento lavorativo firmato dalla prefettura di La Spezia, INL, dall’ASL, da Confindustria e dai sindacati, e voluto dall’allora Ministro Orlando, ha già prodotto risultati importanti sul controllo degli appalti. Un modello che deve essere ripreso per le grandi aziende partecipate dello Stato”.
“Il Terzo Valico è un’opera fondamentale per il territorio, per lo sviluppo della portualità e dell’economia di Liguria e Piemonte, oltre che essere un collegamento importante per il trasporto passeggeri e per lo sviluppo dell’intero Nord Ovest. Il sottosegretario Ferrante ha dato alcune rassicurazioni sull'inserimento delle risorse necessarie al completamento dell’opera, senza però dare garanzie precise sul rispetto dei tempi e sul quadruplicamento. È indispensabile e quanto mai necessario, dopo tutti gli stop and go che hanno interessato il cantiere, che venga garantito il completamento del quadruplicamento della tratta - per rendere il percorso davvero efficace - e il superamento degli ostacoli di natura economica e gestionale per risolvere le situazioni di stallo presenti per rispettare i tempi e finire i lavori nel 2026, come da programma e per non perdere i fondi del Pnrr. Torneremo ad affrontare il tema per essere certi del rispetto dei tempi e verificare l’evoluzione dei lavori, per non rischiare che venga perso tempo prezioso per il completamento di un’opera importante per la Liguria”, così Valentina Ghio deputata vicecapogruppo PD alla Camera e componente Commissione trasporti dopo la risposta in aula alla sua interrogazione, presentata insieme ai deputati Fornaro, Orlando e Pastorino.
“Il governo non dà risposte concrete sui tempi, la progettazione e il reperimento dei fondi per la realizzazione della Pontremolese, un’opera fondamentale per tre regioni: Liguria, Toscana ed Emilia Romagna. In modo superficiale e incurante il viceministro alle Infrastrutture Galeazzo Bignami, rispondendo in commissione a una mia interrogazione, firmata insieme ai colleghi Orlando, Barbagallo, Bakkali, Fossi, Simiani e Malvasi, ha dichiarato che ad oggi il ministero non sa dove reperire i 113 milioni mancanti per la tratta Parma/ Vicofertile, mentre per la tratta Vicofertile/Fornovo di 18 km non è ancora stato redatto alcun progetto, forse si farà nel 2024. Non solo, per la seconda fase del progetto, per la quale si stima la necessità di fondi pari a 4,5 miliardi di euro, non si fa alcun cenno alla modalità di reperimento dei fondi e alle tempistiche dell’iter progettuale e di realizzazione, addirittura è messa in dubbio anche la realizzazione delle restanti tratte, visto che Rfi sta ancora valutando l’opportunità di procedere per la seconda fase dei lavori. Una situazione inaudita, che rischia di mettere a rischio la realizzazione di un'infrastruttura strategica per il collegamento della Liguria con Toscana ed Emilia-Romagna, ma dimostra quotidianamente la sua importanza per il trasporto intermodale delle merci tra le diverse aree produttive e i porti di La Spezia e Marina di Carrara e tra il Mediterraneo e l'Europa, come parte integrante della rete TEN-T Comprenhensive. Il completamento del raddoppio porterebbe benefici anche di carattere ambientale, con il parziale spostamento del traffico su gomma al ferro, con importanti migliorie ambientali e di sicurezza sull'intera rete infrastrutturale. La risposta di oggi è superficiale e inaccettabile: si deve procedere al più presto con la progettazione definitiva di tutte le tratte a binario unico e con il reperimento dei fondi e si deve stabilire un cronoprogramma puntuale per portare a termine l’opera”. Così la deputata dem Valentina Ghio, vicecapogruppo Pd e componente della commissione Trasporti.
“Dopo una troppo lunga gestione commissariale, finalmente, seppur con un forte ritardo, per l’azienda Sanac, che con i suoi quattro stabilimenti in Sardegna, Toscana, Piemonte e Liguria riforniva di materiali refrattari gli impianti dell’ex Ilva, è stato formalizzato un bando che contiene aspetti condivisibili per la soluzione della crisi. Certo, meglio tardi che mai, dobbiamo però adesso sapere quali sono i soggetti che parteciperanno al bando. Noi crediamo per affrontare nel modo più opportuno questa difficile situazione debba partecipare Acciaierie d’Italia”. Lo dichiarano i deputati democratici Federico Fornaro, Emiliano Fossi, Chiara Gribaudo, Silvio Lai e Andrea Orlando.
“Non è accettabile, infatti – aggiungono i deputatati Pd - che dopo una fase in cui Sanac è stata lasciata senza prospettive, Acciaierie non intervenga per il rilancio dell’azienda e continui a rifornirsi all’estero mentre i lavoratori della Sanac, che potrebbe essere in grado di produrre quanto necessario, si trovano in cassa integrazione. Un intervento di Acciaierie appare peraltro auspicabile a maggior ragione nel momento in cui si sta profilando una robusta iniezione di risorse pubbliche a favore dell’azienda”.
WWF insieme a Legambiente e Lipu hanno presentano una diffida al Ministro dell’Ambiente.
Le audizioni in commissione alla Camera”
“Durante le audizioni alla Camera in Commissione ambiente sul Parco Nazionale di Portofino, gestore attuale e associazioni hanno ribadito il loro ‘no’ alla perimetrazione a tre del Parco voluta da Toti. Nessuna condivisione della scelta con il Comitato di gestione provvisoria del Parco Nazionale di Portofino, che non è stato consultato dalla Regione prima della scelta finale, mentre WWF insieme a Legambiente e Lipu hanno annunciato di aver presentato una diffida al Ministro dell’Ambiente invitandolo a ritirare l’atto di perimetrazione del Parco in autotutela perché in contrasto alle valutazioni tecniche di Ispra e lontano dai requisiti di un Parco Nazionale. Come ribadito da diversi in audizione, le indicazioni di Ispra sono frutto di un’indagine scientifica che non possono essere derubricate a una qualsiasi valutazione, ma meritano e devono essere tenute in considerazione per rivalutare un percorso che ad oggi ha ridotto e ridimensionato le potenzialità di un territorio”, lo dichiara la deputata e vicepresidente del Gruppo PD alla Camera Valentina Ghio dopo l’audizione in Commissione Ambiente di Associazioni ambientaliste e comitati, richiesta con il capogruppo PD della Commissione Ambiente alla Camera per parlare del Parco di Portofino e della perimetrazione a tre.
“Francesco Faccini, presidente del comitato gestione provvisoria Parco Nazionale Portofino; Luca Santini presidente nazionale Federparchi e Gaetano Benedetto direttore nazionale Wwf Italia – prosegue Ghio - hanno tutti affermato che la proposta del parco a tre non corrisponde al concetto di Parco Nazionale e alla volontà espressa dai Comuni esclusi. La proposta della Regione Liguria, che ha avuto una prima validazione dal Ministero, non ha ancora ottenuto la firma del presidente della Repubblica Mattarella ed è una proposta che non risponde né alle valutazioni scientifiche di Ispra né alle richieste di buon parte del territorio e non è valorizza il percorso di un Parco Nazionale perché ha la perimetrazione di un parco Regionale. Inoltre durante tutto l’iter non c’è stato nessun coinvolgimento dell’ente gestore del Parco che è stato messo sul fatto compiuto”.
“Prossima settimana – conclude la vicecapogruppo PD alla Camera - seguiranno nuove audizioni e ho invitato anche Ispra per approfondire i pareri emessi. Quanto emerso finora conferma comunque che la proposta del Parco a tre Comuni non risponde nè al percorso normativo che disciplina i parchi; né rispetta la tutela della biodiversità e lo sviluppo dei territori. Sentiremo altri soggetti per poi redigere un report che consegneremo alla al Ministero, a Regione Liguria e ai cittadini liguri”.
"La mia vicinanza alle famiglie delle vittime dell'alluvione in Toscana e agli sfollati, nella speranza che i dispersi possano essere presto ritrovati vivi. Quello che è successo nelle scorse ore in Toscana, ma anche in Liguria, in Veneto, in Friuli e nel milanese è impressionante. Grazie ai Vigili del fuoco e alla Protezione Civile che, come sempre, sono in prima linea fin dall'inizio di questa ennesima tragedia per salvare le persone.
Non è semplicemente "maltempo": sono le drammatiche conseguenze della crisi climatica e del nostro colpevole ritardo. Basta minimizzare, basta rinviare, basta agire solo in emergenza.
La transizione ecologica non è più rimandabile". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata PD e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel Mondo.
“Togliendo 350 milioni di euro alla disabilità, per coprire il buco da 15 miliardi del Superbonus, il governo dimostra, ancora una volta, di colpire sempre le fasce più fragili e bisognose della popolazione. Quei fondi, che dovevano andare per l’attuazione della legge delega sulla disabilità, anziché essere usati per altro, con il gioco delle tre carte, potevano essere trasferiti su un capitolo di spesa a sostegno di servizi essenziali per le persone disabili, come il diritto alla mobilità, al lavoro, alla scuola, per costruire progetti di vita autonomi e indipendenti. Ma il governo, invece di programmare e pianificare, decide di agire in emergenza e lascia indietro il welfare: anche perché quei soldi non verranno riportati nel capitolo di spesa a cui sono stati tolti fino al 2025, quando sarà pronta la legge delega sulla disabilità. Questo vorrà dire meno risorse per servizi essenziali, gravando su molte famiglie che fanno i salti mortali ogni giorno, e già da tempo segnalano le difficoltà ad avere risorse e servizi. In Liguria ad esempio, la scuola inclusiva per i bambini con disabilità è iniziata molto in ritardo e a macchia di leopardo per mancanza di personale, come più volte segnalato dalle associazioni, e il problema delle liste d’attesa per le attività ambulatoriali di riabilitazione per centinaia di bambine e i bambini disabili, non è ancora stato risolto. In questo modo il governo non garantisce la tutela dei diritti essenziali ai cittadini, soprattutto a chi ha più bisogno di sostegno e rischia di far diventare un miraggio le politiche per progetti di vita indipendente”, così la deputata e vicepresidente PD alla Camera Valentina Ghio rispetto alla decisione del governo di tagliare 350milioni di euro alla disabilità.
Interrogazione al Ministro della salute su gravi disfunzioni e carenze del sistema sanitario ligure
"La manovra di bilancio è insufficiente e inadeguata: senza misure strutturali per affrontare il caro vita e per sostenere scuola, trasporto pubblico e sanità. In particolare nella manovra di bilancio non sono previste misure puntuali e capitoli di spesa adeguati per sostenere la sanità pubblica. L'incremento di soli tre miliardi della spesa sanitaria, previsto in manovra di bilancio, è totalmente insufficiente e inadeguato a garantire nuove assunzioni e ridurre le liste d’attesa. Il rapporto tra spesa sanitaria e Pil ci colloca in coda rispetto agli altri Paesi europei e, dallo scorso anno, è un rapporto in progressiva riduzione. Ieri la trasmissione Report ha reso tangibile quello che in Liguria il Partito Democratico evidenzia da tempo e in modo puntuale nelle sedi istituzionali e sui territori. Liste di attesa di oltre un anno per la prenotazione di esami medici e visite specialistiche; privatizzazione di strutture ospedaliere pubbliche per oltre il 20 per cento; chiusura di servizi di pronto soccorso; ospedali sottoutilizzati; sottovalutazione dei costi delle case di comunità previste dal Pnrr e in alcuni casi, la loro sovrapposizione con strutture già esistenti. Soprattutto è emersa l'assenza di una pianificazione organizzativa e previsione pluriennale di incremento di personale per consentire il funzionamento delle nuove strutture e per sopperire alla carenza di personale medico sanitario che determina disfunzioni e attese non più sopportabili dai cittadini liguri. Ho impostato una interrogazione parlamentare al Ministro della Salute per chiedere se è a conoscenza di queste gravi disfunzioni e carenze nel sistema sanitario ligure e come intende intervenire per garantire ai cittadini e alle cittadine liguri, oltre il 5 per cento dei quali ha rinunciato a curarsi, il diritto costituzionale di una sanità universale che garantisca a tutti la cura”, così la deputata e vicepresidente PD alla Camera Valentina Ghio commentando la manovra di bilancio e dopo la trasmissione di Report sulla sanità ligure.