“Sulla drammatica situazione che vive la Repubblica democratica del Congo, con una gravissima crisi umanitaria che ha colpito oltre 25 milioni di persone, e le violenze del gruppo ribelle M23, sostenuto dal Rwanda, che ha generato violenti scontri nelle province del Nord e del Sud Kivu, con migliaia di morti e 7 milioni di sfollati, il governo Meloni ha scelto di mettere la testa sotto la sabbia. La bocciatura della risoluzione del Pd a mia prima firma in commissione Esteri alla Camera, che conteneva giudizi netti sulle responsabilità del governo ruandese per il suo diretto sostegno delle attività dell’M23, dimostra ancora una volta che la destra italiana, come avvenuto anche nel via libera all’accordo commerciale con l’Egitto nonostante il caso Regeni, sceglie di barcamenarsi e non prendere alcuna posizione, anche nelle situazioni più gravi. Questo nonostante il coinvolgimento attivo e diretto del governo di Kigali nelle azioni terroristiche dell’M23 sia ormai di dominio pubblico, grazie alle prove raccolte da esperti, giornalisti e osservatori delle Nazioni Unite”.
Così Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
“Una bocciatura - aggiunge - attuata dalla maggioranza di destra dopo la mia contrarietà ad indebolire la richiesta al governo di impegnarsi in sede europea a sospendere il memorandum d’intesa UE-Rwanda sulle materie prime, come chiesto anche da una risoluzione del Parlamento europeo del 13 febbraio scorso che chiedeva inoltre di bloccare i fondi per l'esercito ruandese e di imporre sanzioni ai leader dell'M23. E queste ambiguità e reticenza del governo stridono clamorosamente con le dichiarazioni roboanti della presidente del consiglio Meloni sul Piano Mattei e sul protagonismo dell’Italia nel continente africano”.
“Il governo Meloni arriva al Consiglio Europeo in una condizione di marginalità evidente. Mentre Francia, Germania e Regno Unito lavorano da tempo in modo coordinato per costruire una voce europea autorevole sullo scenario internazionale, a partire dalle crisi in Medio Oriente, l’Italia appare isolata e priva di una strategia. È una debolezza che non danneggia solo il governo, ma l’interesse dell’intero Paese”. Così il deputato dem Gianni Cuperlo.
“La presidente Meloni – prosegue l’esponente Pd - si difende dicendo che quel formato a tre esiste da vent’anni, ma questo non è un buon motivo per restare passivi. È urgente colmare il vuoto di credibilità e autorevolezza della nostra diplomazia. In merito al rapporto con gli Stati Uniti, preciso che parliamo di un alleato storico, che ha contribuito alla nostra liberazione. Ma l’amicizia vera si misura nella capacità di dire con franchezza quando l’alleato sbaglia. E oggi, le scelte dell’amministrazione Trump rischiano di incendiare il quadro globale. Prometteva pace in 48 ore, ma stiamo assistendo all’esatto contrario”.
“L’uso dello slogan ‘Si vis pacem, para bellum’ – conclude Cuperlo - va bene al liceo classico in tempo di esami, ma usato fuori contesto rappresenta una forzatura culturale. L’Unione Europea è nata per garantire pace dopo i drammi del Novecento, non per militarizzarsi. Serve un investimento politico e diplomatico nella pacificazione del continente, dove da tre anni l’Ucraina subisce un’aggressione che ha già provocato oltre 600 mila vittime. Il Partito Democratico chiede il riconoscimento dello Stato palestinese, il cessate il fuoco immediato, la liberazione incondizionata degli ostaggi e l’apertura di corridoi umanitari. Quella carneficina è un’offesa alla civiltà.
"Celebriamo domani gli 80 anni dall'approvazione della Carta dell'Onu, anniversario che cade in uno dei momenti più bui e critici, in cui il diritto internazionale, in più circostanze, è stato violato per lasciare il posto all'uso della forza, alla sopraffazione, alle armi e allo spregio delle istituzioni multilaterali, dall’Onu alla Corte penale internazionale". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.
"I principi fondamentali del diritto internazionale e del diritto umanitario internazionale sono stati calpestati in Ucraina come anche a Gaza dove l’esercito israeliano ha bombardato indiscriminatamente abitazioni, scuole, ospedali, ambulanze, uffici dell’Onu e di ONG, uccidendo migliaia di civili - denuncia la deputata dem -. Abbiamo assistito al tentativo di normalizzare l'attacco di Israele all'Iran che viola ogni legge internazionale perché la legittima difesa preventiva non esiste".
"Mentre si condanna, giustamente, la Russia per i crimini commessi, non si fa altrettanto quando è Israele a violare la sovranità di altri paesi con le bombe, come ha fatto a Gaza, in Cisgiordania, in Libano, in Siria, in Yemen e, infine, anche in Iran - aggiunge -. Il doppio standard minaccia la tenuta del diritto internazionale e degli strumenti che permettono di risolvere le controversie tra Stati con metodi diplomatici e pacifici. Si spalanca la porta alla guerra. Così come non reagire di fronte agli attacchi che taluni rivolgono all’Onu e alle sue emanazioni si traduce in complicità nello sfaldamento dell’intero sistema".
"La Carta dell'Onu, nata dopo la Seconda Guerra Mondiale, mette le basi del sistema multilaterale che, con tutti i suoi limiti, è stato per decenni garanzia di giustizia dando alla comunità internazionale gli strumenti per incontrarsi e trovare le mediazioni giuste. Ora quelle regole vengono calpestate lasciando spazio solo alle armi, alle guerre, alla legge del più forte. E a farne le spese sono i popoli, che perdono le loro tutele, le possibilità di sviluppo e non ultima la pace" conclude Boldrini.
“La lettera recapitata a Sigfrido Ranucci ha il tono di un’intimidazione e rappresenta un atto grave nei confronti di chi fa giornalismo d’inchiesta nel servizio pubblico. Porteremo questo ennesimo episodio in Commissione di Vigilanza, dove chiederemo all’azienda un chiarimento formale” così i componenti democratici della commissione di vigilanza Rai commentano il contenuto della lettera firmata dall’amministratore delegato dell’azienda, Giampaolo Rossi e il direttore delle risorse umane di via Mazzini. “Anche questo intervento - sottolineano i democratici - si inserisce nel clima di pressione che da tempo colpisce diverse trasmissioni di approfondimento della Rai. Un segnale preoccupante, soprattutto a poche settimane dall’entrata in vigore del Media Freedom Act, che impone all’Italia di garantire un servizio pubblico radiotelevisivo indipendente dalla politica. Serve un cambio di rotta: il pluralismo e la libertà d’informazione vanno difesi con determinazione”.
"Un'altra sonora bocciatura per Paolo Petrecca. Dopo il disastro di Rainews, anche la redazione di RaiSport respinge senza appello il suo piano editoriale: 65 no, appena 30 sì. La seconda sfiducia in meno di un mese. Non siamo di fronte a un equivoco, ma a un problema strutturale: si continuano ad affidare incarichi chiave non sulla base di competenze, ma di appartenenze. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti: progetti deboli, redazioni spaccate, ascolti in calo.
Il tentativo di riciclare Petrecca a RaiSport è fallito. La redazione ha parlato chiaro, due volte. Se c’è rispetto per il lavoro dei giornalisti e per l’autonomia del servizio pubblico, l’unica strada è quella delle dimissioni. Le nomine non possono continuare a essere lottizzazioni politiche in stile ‘TeleMeloni’. Il servizio pubblico non è un rifugio per i fedelissimi" Così i componenti dem della Commissione di Vigilanza Rai.
“Mi stringo con profondo cordoglio alla famiglia della vittima dell’incidente sul lavoro avvenuto oggi nel comune di Calasca Castiglione. Da tempo lo diciamo con forza: non si può uscire di casa la mattina per andare al lavoro senza sapere se si farà ritorno”.
“Serve più tutela, più attenzione, più rispetto per chi lavora. Nessuno dovrebbe morire sul lavoro. Farò tutto ciò che è in mio potere per chiarire le responsabilità.”
Così Chiara Gribaudo, presidente della commissione d’inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, in merito alla morte dell’operaio forestale caduto in burrone oggi nel Verbano Cusio Ossola.
"Oggi, più che mai, la richiesta di protezione e accoglienza dei rifugiati di tutto il mondo rischia di rimanere inascoltata. Secondo i dati diffusi dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) in occasione della "Giornata mondiale del rifugiato", richiedenti asilo e i rifugiati che scappano da guerre e da regimi totalitari e repressivi sono circa 122 milioni in tutto il mondo. La gran parte di queste persone rimane nei paesi confinanti, spesso in campi profughi, vivendo in condizioni estremamente difficili. Mentre una minoranza chi si sposta nei paesi che avrebbero più mezzi per accoglierli e tutelarli, si ritrova a dover subire sulla propria pelle durissime campagne di propaganda che alimentano odio e discriminazioni". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo. "Il diritto al riconoscimento del loro status, sancito dalla Convenzione di Ginevra del 1951, è messo a dura prova da chi li usa come capro espiatorio delle disuguaglianze, dell’insicurezza, del disagio sociale, dei tassi di disoccupazione delle nostre società - sottolinea Boldrini -. Chi, per vivere in pace e sicurezza, rischia la vita attraversando deserti, montagne, mari e passando perfino da campi di tortura scappando da regimi che li privano di ogni diritto , merita tutto il nostro rispetto e il nostro sostegno. Lo dice il senso di umanità e lo dice l'articolo 10 della nostra Costituzione".
"Di tutto questo parliamo oggi a Procida, terra di accoglienza e solidarietà, nel convegno organizzato dal sindaco dottor Raimondo Ambrosino che ringrazio per questo momento di riflessione e di confronto su un fenomeno che va governato e che, invece, in troppi pensano di poter demonizzare e reprimere. A costo della vita di migliaia di persone" conclude la deputata dem.
“Quella del cinema è una lobby tanto potente quanto corrotta che me l'ha fatta pagare”. Davanti a queste dichiarazioni gravissime, il corrispondente Rai a Parigi, Gennaro Sangiuliano, dovrebbe recarsi in procura e sporgere denuncia, se ritiene di essere a conoscenza di fatti penalmente rilevanti. Le sue parole non possono essere liquidate come una semplice provocazione politica, tanto più che lo stesso ex ministro ha dichiarato di non occuparsi più di politica attiva. Chiediamo con fermezza che siano forniti chiarimenti urgenti su quanto affermato: sarebbe del tutto irrituale che un dirigente della Rai, servizio pubblico, si prestasse a fare da amplificatore a una campagna politica condotta da Fratelli d’Italia in toni che rischiano di degenerare in puro sciacallaggio. Peraltro, da quanto apprendiamo dalla stampa e non smentito dalla dg Cinema del MiC, gli atti sono stati approvati nel 2023 e quindi firmati, gestiti e politicamente coperti dall’attuale governo e, per essere precisi, proprio quando a capo del MiC era Sangiuliano” così una nota dei componenti democratici in vigilanza Rai.
“Lo dicevamo che le prime vittime del Dl Sicurezza sarebbero state gli operai. Infatti è successo. A Bologna dove le tute blu in sciopero sono state denunciate per l’occupazione temporanea della tangenziale. Se la prendono solo con la gente che lavora. Invece ai corrotti carezze”.
Così sui social il capogruppo del Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
“Siamo al fianco dei giornalisti della Rai, che stanno vivendo una pressione senza precedenti. In gioco non c’è solo la libertà di informazione, ma la dignità stessa della professione giornalistica, oggi minacciata da una strategia che punta a intimidire attraverso la messa in discussione dei posti di lavoro o minacciando spostamenti forzati al di fuori delle proprie regioni. Particolarmente gravi sono i casi che riguardano i giornalisti delle trasmissioni d’inchiesta e i lavoratori precari del servizio pubblico, a cui – con il ricatto del taglio di programmi e spazi – si tenta di imporre un'obbedienza politica inaccettabile.
Mai come in questo periodo abbiamo assistito a un’ingerenza così sistematica e sfacciata sulle scelte editoriali e professionali dei singoli giornalisti. Il servizio pubblico radiotelevisivo non può diventare uno strumento di propaganda di governo né un terreno di intimidazione per chi fa informazione con rigore e autonomia.
È altresì necessario che l’azienda Rai si impegni a riaprire il confronto con il sindacato dei giornalisti e le sue rappresentanze di base, dopo l’accordo firmato per l'assunzione di 127 giornalisti nelle sedi regionali: lo spostamento di professionisti formati in ambiti d'inchiesta, mette in discussione la tenuta delle redazioni di approfondimento, che in questi anni hanno garantito un’informazione libera da condizionamenti e al servizio del Paese e lascia senza prospettiva decine di giornalisti che rischiamo di perdere il posto di lavoro .
Chiederemo in Vigilanza di fare luce su tutto questo per difendere la libertà di stampa, il pluralismo e il diritto dei cittadini a un’informazione libera, indipendente e di qualità” – così i capigruppo della Commissione parlamentare di Vigilanza Rai di opposizione Stefano Graziano (Pd), Dario Carotenuto (M5S), Maria Elena Boschi (IV), Peppe De Cristofaro (AVS).
Grande preoccupazione, Cda senza presidente non può prendere queste decisioni
“Siamo preoccupati dalle notizie di queste ore sui palinsesti del servizio pubblico per la prossima stagione televisiva Rai. Sembra che alcune trasmissioni di giornalismo d’inchiesta e di approfondimento, tra i cardini del contratto di servizio e della mission del servizio pubblico, potrebbero subire pesanti tagli a partire dalla prossima stagione. Agorà Weekend, Tango, Petrolio, Gocce di Petrolio e Indovina chi viene a cena, trasmissioni informative e di servizio pubblico, sono ad alto rischio e potrebbero non essere confermate nei palinsesti Rai 2025/2026. Si parla inoltre di una possibile riduzione di quattro puntate per Report e di due per il programma di Riccardo Iacona Presa diretta. Su queste possibili decisioni, anche se non ancora confermate, sta montando un malumore generale contro la gestione della programmazione da parte della direzione approfondimento, guidata dal meloniano Paolo Corsini. Se queste voci venissero confermate ci troveremmo di fronte ad una riduzione dell’offerta di approfondimento giornalistico e d’inchiesta che rischia di minare il pluralismo radiotelevisivo. Un Cda senza presidente non può prendere decisioni di questo tipo”. Lo affermano i capigruppo della Commissione parlamentare di Vigilanza Rai di opposizione Stefano Graziano (Pd), Dario Carotenuto (M5S), Mariaelena Boschi (IV), Peppe de Cristofaro (Avs).
“Se le notizie sulla chiusura di alcuni programmi Rai, denunciate dai sindacati e riprese da diverse testate giornalistiche, fossero confermate, saremmo di fronte a un fatto di estrema gravità. Un vero e proprio colpo al cuore del servizio pubblico, ormai piegato dal Governo a diventare grancassa della sua propaganda. Si sta consumando uno spoil system mascherato, portato avanti con mezzucci e forzature per eliminare dal palinsesto voci considerate scomode dal Governo e dalla maggioranza. Un’operazione grave, che mina il pluralismo e l’autonomia editoriale, principi fondanti della Rai come servizio pubblico. Ci batteremo in Commissione di Vigilanza e in tutte le sedi istituzionali per contrastare questo metodo e difendere l’indipendenza della Rai da ogni tentativo di occupazione politica”, così i componenti democratici della commissione di vigilanza Rai.
Oggi, alla Camera dei Deputati, su impulso della segreteria nazionale nell'ambito del contrasto alle diseguaglianze, Marco Furfaro, e sotto il coordinamento del Presidente per il Reddito Alimentare Leonardo Cecchi, il Partito Democratico ha avviato ufficialmente il tavolo parlamentare permanente sul sovraindebitamento e le fragilità sociali. Al tavolo siedono oltre 50 realtà tra sindacati, associazioni dei consumatori ed enti del Terzo Settore, chiamati a lavorare fianco a fianco con a deputati e senatori per costruire una nuova proposta di legge organica che affronti il tema del sovraindebitamento nel nostro Paese. Presenti al primo incontro la coordinatrice nazionale del partito Marta Bonafoni, la responsabile pubblica amministrazione Stefania Bonaldi, il capogruppo in bilancio Ubaldo Pagano, il capogruppo in ecomafie Stefano Vaccari per i deputati, il deputato della commissione Finanze Claudio Stefanazzi, la presidente dell'intergruppo Economia Sociale Silvia Roggiani, la senatrice Cristina Tajani, vice presidente Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario, finanziario e assicurativo per i senatori.
"I numeri - spiega Marco Furfaro - parlano chiaro e richiedono risposte strutturali: in Italia oltre 1 milione di cittadini risultano sovraindebitati e milioni di famiglie convivono quotidianamente con situazioni di debito difficilmente sostenibili. Un fenomeno trasversale che produce precarietà lavorativa, esclusione sociale e povertà crescente. È un’emergenza sociale che il legislatore non può più ignorare. Il nuovo tavolo nasce proprio con l’obiettivo di mettere intorno allo stesso tavolo le competenze e le esperienze di chi ogni giorno affronta sul campo le conseguenze di un sistema del credito sempre più sbilanciato. Arriveremo a una nuova proposta di legge che affronti il tema di petto. È una priorità sociale, è una priorità di giustizia. E dobbiamo occuparcene".
“Il Fondo mutualistico nazionale contro gli eventi catastrofali, Fondo Agricat, rappresenta uno degli strumenti più importanti per dare compiuta attuazione al piano strategico nazionale per la Politica Agricola Comune 2023/2027. Mettere a regime, come annunciato da Agea, il sistema delle polizze assicurative incentivate unitamente al pagamento delle pendenze pregresse, in attesa di una necessaria riforma dell’intero sistema assicurativo, rappresenta una passo necessario ed indispensabile per sostenere l’agricoltura italiana anche in termini di liquidità”.
Così il deputato dem della commissione Agricoltura e segretario di Presidenza della Camera, Stefano Vaccari, e la capogruppo Pd in commissione Agricoltura, Antonella Forattini.
“Per questo - aggiungono - abbiamo presentato una interrogazione al Ministro Lollobrigida una articolata interrogazione per conoscere, dopo gli annunci avvenuti nella riunione della Task Force sulla gestione del rischio, i passi formali già attivati da Agea, le somme erogate a partire da febbraio di quest’anno e quelle da erogare entro la fine dell’anno. Si tratta di sapere, in particolare, se è stata avviata la presentazione delle domande 2024 per le polizze assicurative incentivate con procedura semplificata e precompilazione con inizio dei pagamenti dal 28 febbraio 2025; se vi è stato lo sblocco dei pagamenti delle assicurazioni agevolate delle annate pregresse, in particolare per il 2023 - circa 50milioni di euro; se entro febbraio 2025 vi è stata la emissione dei decreti di pagamento per le assicurazioni agevolate per le produzioni vegetali, circa 150 milioni di euro per la campagna 2024; se sono stati ufficializzati i decreti di pagamento per le assicurazioni agevolate zootecnia e colture, per un ammontare di circa 10 milioni di euro, di cui 6 milioni per le colture e 4 milioni per la zootecnia tra cui anche gli avicoli; se entro aprile 2025 vi è stata l’erogazione di circa 8 milioni di assicurazioni agevolate zootecnia e di 3 milioni di euro relativi alle strutture di campagna, entrambe relative alla campagna 2023. Infine, nell'ambito delle assicurazioni agevolate per le produzioni vegetali, se a partire dal mese di maggio fino al mese di dicembre 2025, AGEA ha avviato l’emissione mensile di decreti di pagamento del valore unitario di circa 2 milioni - per un totale di 16 milioni - a completamento e chiusura della campagna 2015-2022. Ci aspettiamo - concludono - risposte puntuali da parte del ministro Lollobrigida a tutela di quelle imprese che con quelle risorse continueranno a produrre eccellenze nell’interesse generale del Paese anche al fine di superare eventuali criticità che fossero emerse”.
“I dati pubblicati oggi dalla Caritas italiana sono un grido d’allarme che non può essere ignorato. In Italia ci sono oltre 5,6 milioni di poveri assoluti, 6 milioni di persone che rinunciano alle cure e un terzo degli assistiti Caritas in grave disagio abitativo. Eppure, di fronte a questa emergenza sociale, il Governo continua a guardare altrove, più preoccupato di alimentare polemiche ideologiche che di affrontare la realtà quotidiana di milioni di famiglie.”
Lo dichiara Silvio Lai, deputato del Partito Democratico e componente della Commissione Bilancio alla Camera, commentando il Rapporto Statistico 2025 della Caritas.
“Siamo il settimo Paese in Europa per incidenza di persone a rischio povertà ed esclusione sociale. Il lavoro non basta più a garantire una vita dignitosa: 1 lavoratore su 5 è povero, e tra gli operai la quota in povertà assoluta sale al 16,5%. Mentre i salari reali sono crollati dell’8,7% dal 2008, il peggiore dato del G20, il Governo taglia il reddito di inclusione, smantella il welfare e ignora l’urgenza di un salario minimo legale.”
“Inoltre, quasi il 10% degli italiani rinuncia alle cure sanitarie, soprattutto per costi troppo alti o per le lunghe liste d’attesa. E nelle periferie, nelle aree interne e nei piccoli comuni, dove lo Stato è spesso assente, è solo la rete della Caritas a intercettare i bisogni più urgenti. Questo è un segnale gravissimo di ritirata dello Stato sociale.”
“Di fronte a queste cifre, il silenzio del Governo Meloni è assordante. Si continuano a fare annunci sulla sicurezza e sulle riforme istituzionali, ma non si trova una parola o un euro per chi non ha una casa, una cura, un pasto. È tempo che la politica torni a parlare di giustizia sociale, non di propaganda.”
“Il Partito Democratico chiede al Governo di rispondere immediatamente a questi dati con azioni concrete: rilancio della sanità pubblica, politiche per la casa, lotta alla povertà lavorativa, riforma degli strumenti di sostegno al reddito e introdurre finalmente un salario minimo dignitoso.”