“In un momento in cui il governo dimostra di avere le idee molto confuse sul futuro dei porti, con Tajani che parla di privatizzazione, Musumeci che auspica l’autonomia differenziata e il governo che frena le fughe in avanti dei sui ministri senza riuscire a centrare nessun obiettivo, la risoluzione dei Porti che come Gruppo PD alla Camera abbiamo presentato fa ordine e affronta i diversi aspetti necessari per la realizzazione di un sistema portuale pubblico, aperto, competitivo e regolato, mettendo al centro, a differenza della risoluzione di Fratelli d’Italia, la tutela del lavoro portuale e della sicurezza dei lavoratori. Una misura che riteniamo fondamentale visti i numerosi incidenti sul lavoro che anche in area portuale si continuano a registrare, l‘ultimo pochi giorni fa a Genova. Serve formazione del personale e rinnovo dei protocolli di sicurezza anche alla luce dei tanti cantieri interferenti, e sblocco del fondo sul pensionamento”, dichiara alla Festa dell’Unità a Ravenna Valentina Ghio, vicecapogruppo PD alla Camera e componente della Commissione trasporti. Presenti anche i deputati dem Paola De Micheli, Ouidad Bakkali, e Davide Gariglio e tutti i rappresentanti del mondo associativo e sindacale di settore.
“È importante - prosegue Ghio - affrontare questo percorso ora perché - nonostante i porti italiani con gli oltre 200 miliardi di euro di import-export rappresentino il 25 per cento del valore del trasporto marittimo mondiale - la pandemia e la guerra in Ucraina hanno avviato un diverso approccio all'economia globale. La tendenza alla regionalizzazione di diversi processi e la sfida dei nuovi corridoi europei richiedono riflessioni nuove e un approccio attualizzato, non possiamo farci trovare impreparati. Serve dare al Sistema portuale l’adeguata solidità alle necessità di investimenti infrastrutturali sostenibili, di digitalizzazione e innovazione tecnologica, di risoluzione delle criticità della governance in una direzione di maggiore efficienza e semplificazione amministrativa. Con questa risoluzione il messaggio che vogliamo dare come Pd è che il percorso normativo sulla portualità portato avanti dalla legge 84 del 94 e poi nel 2016, ha bisogno di essere attualizzato e semplificato, ma senza stravolgimenti, anche dal punto di vista della governance. I punti fermi riguardano il mantenimento del ruolo pubblico dei soggetti gestori, ma ribadendo la necessità di una definizione compiuta di una politica portuale nazionale nel Paese, per evitare frammentazioni o nuovi processi di precarizzazione del lavoro. Nella Risoluzione proponiamo semplificazioni nel processo di regolazione e controllo che devono essere svolti da un ente prevalente di riferimento, attraverso una ricomposizione in capo al MIT di tante funzioni oggi spezzettate fra varie autorità e la tutela del lavoro e degli equilibri occupazionali nei porti, con l'adozione compiuta della legge sulla regolamentazione dell'autoproduzione dei servizi. Lo sblocco a tutti i livelli delle Zone Logistiche semplificate, la cui mancata partenza sta precludendo sviluppo e lavoro in tanti territori. Quello di oggi è stato un confronto aperto e costruttivo, recepiremo molti dei contributi portati dai qualificati interlocutori sindacali e associativi presenti e li porteremo nella discussione sulla risoluzione prevista dalla settimana prossima in Commissione Trasporti alla Camera".
Lo chiede Laura Boldrini, deputata del Partito Democratico e Presidente del Comitato Permanente della Camera sui Diritti umani nel mondo.
"Un recente drammatico rapporto di Human Rights Watch dimostra che le guardie di frontiera saudite hanno deliberatamente ucciso centinaia di migranti prevalentemente etiopi al confine con lo Yemen. Si tratta di persone fuggite dalla guerra civile in Tigrai che hanno attraversato il golfo di Aden, sono passate per il territorio yemenita e hanno raggiunto la frontiera con l'Arabia Saudita. Li' hanno incontrato mortai, granate, raffiche di mitra e, per chi veniva catturato, torture, stupri e violenze di ogni tipo. Tutto questo e' documentato da 350 filmati e immagini satellitari. Per tutte queste ragioni ho depositato oggi un'interrogazione parlamentare per chiedere al governo, sulla base di queste notizie, di ripristinare l'embargo alla vendita di armamenti verso l'Arabia Saudita", spiega Boldrini. "C'e' chi negli anni scorsi aveva definito l'Arabia Saudita di Mohammad bin Salman 'il luogo di un nuovo Rinascimento'. Piu' prosaicamente il Ministro Urso pochi giorni fa, celebrando un patto commerciale con Riyad, rispondeva di 'guardare la realta'' a chi gli chiedeva se non sentisse problemi etici a stringere accordi con chi e' ritenuto il mandante del barbaro omicidio del giornalista Jamal Khashoggi e di numerose violazioni di diritti umani nel proprio Paese o in altri, come lo Yemen, dove l'Arabia Saudita e' intervenuta militarmente dal 2015. L'intervento saudita nel conflitto yemenita provoco' la decisione, formalizzata dal Governo italiano nel 2021, di porre l'embargo alla vendita di armamenti all'Arabia Saudita giacche' si era dimostrato che armi di fabbricazione italiana avevano provocato la morte di persone innocenti e causato numerose vittime civili. Il Governo Meloni nel giugno scorso ha posto fine a quell'embargo e quindi le aziende italiane produttrici di armamenti ora possono ricominciare a vendere armi a Riyad. Perche' e' finita la guerra nello Yemen? No. C'e' solo una fragile tregua, non un accordo di pace e neanche un piu' stabile cessate il fuoco. La situazione, purtroppo, resta precaria. Perche' i sauditi non usano piu' armi, anche italiane, contro civili inermi? Niente affatto", conclude la ex presidente della Camera.
“A pochi giorni dalla ripresa delle lezioni diciassette giovani alunni dell’Istituto Comprensivo "Montessori - Maria Clotilde Pini" di Roma, all’interno del quale si trova la “Casa dei bambini” fondata nel 1907 dalla pedagogista in persona, rischiano seriamente di non avere una classe.
L’Ufficio Scolastico Regionale, infatti, per l’anno scolastico 2023-2024 non ha ancora autorizzato la creazione di una nuova classe di prima media in sperimentazione Montessori in quanto tale classe non raggiungerebbe, per una sola unità, il numero minimo di diciotto iscritti.
Il mancato nulla osta comporrebbe gravi e importanti conseguenze soprattutto per gli alunni con necessità formative diverse, i quali sarebbero costretti a subire lo smistamento in altre istituzioni scolastiche, impedendo loro una continuità con la sperimentazione del metodo Montessori, un sistema educativo in grado di sviluppare le competenze cognitive, relazionali e trasversali degli studenti.
Un'esperienza importante, che ha consentito anche a giovani ucraini, costretti a scappare dagli orrori della guerra scatenata da Putin, di trovare un luogo dove poter riprendere una vita normale, avviando un processo di integrazione fondamentale.
Insieme alla responsabile scuola del Partito Democratico Irene Manzi, a Michela Di Biase, Marianna Madia, Claudio Mancini, Roberto Morassut e Matteo Orfini alla Camera e a Cecilia D’Elia e Filippo Sensi al Senato, abbiamo subito presentato una interrogazione parlamentare al ministro Valditara per sostenere l’iniziativa delle famiglie, del Municipio II e del Comune di Roma e chiedere, visto l’imminente inizio dell’anno scolastico, quali iniziative intende prendere il governo per evitare che vincoli burocratici non insuperabili interrompano bruscamente e irrimediabilmente il percorso formativo intrapreso, con evidente danno educativo, sociale e culturale”. Lo dichiara il deputato dem Andrea Casu.
Quanti dei 4 mila cantieri aperti in tutta Italia che vengono rivendicati nello spot “L’Italia del futuro è in corso” che ogni giorno vediamo scorrere negli aereoporti e nelle stazioni vengono svolti in subappalto come nella stazione di Brandizzo? Quante lavoratrici e lavoratori ogni notte operano nelle stesse condizioni dei 5 operai uccisi in questo modo così terribile? Nonostante tutte le nostre domande l’audizione di oggi alla Camera non ha risposto a questa semplice ma fondamentale domanda.
Lo ha scritto il deputato democratico Andrea Casu.
Un’informativa urgente del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti sulla tragedia di Brandizzo dove hanno perso la vita cinque operai impegnati nella manutenzione della rete ferroviaria. È quanto ha chiesto oggi Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.
“Vogliamo chiarezza e responsabilità – ha detto intervenendo in Aula – perché tragedie del genere non si ripetano mai più, perché non si può morire di lavoro, non si può morire lavorando. L’esatta ricostruzione dell’accaduto vuole dare seguito alla richiesta arrivata anche ieri dai cittadini e dai sindacati scesi in piazza a Vercelli per chiedere di non caricare mai più sulla pelle dei lavoratori tempi ristretti e risorse ridotte degli appalti e per cambiare il sistema delle manutenzioni” ha concluso la Braga.
“L’incontro di oggi ha un valore molto importante perché mira a far si che emerga una proposta di riforma unitaria della governance della Rai da parte di tutte le opposizioni che siedono insieme al tavolo, proposta che sia aperta successivamente alla discussione con la maggioranza.
Dopo circa 8 anni la legge sulla Rai si dimostra che nn funziona e va cambiata per garantire a tutti gli effetti il pluralismo dell’informazione . Ed è proprio dal concetto di pluralismo dell’informazione che dobbiamo ripartire. Per questo crediamo fermamente che la governance della Rai debba stare in capo al Parlamento e non Governo”. Lo ha detto Stefano Graziano, capogruppo Pd in commissione di Vigilanza sulla Rai, intervenendo alla tavola rotonda sulla Rai nel corso della festa dell’Unità a Ravenna.
“Bisogna lavorare sulla qualità dell’informazione - ha spiegato Graziano - motivo per il quale il Pd lavora ad una proposta di riforma che sia quella più vicina al modello inglese offrendo a tutti, unendo per prima l’opposizione con una proposta unitaria ma aperta alla maggioranza per discutere insieme una nuova legge”.
“Non a caso anche l’Europa sostiene che bisogna cambiare la legge e avere più equilibrio nell’informazione.
Una fondazione fatta di persone autorevoli nel campo dell’informazione che nomina un cda, un presidente e amministratore delegato che governano l’azienda sulla base del pluralismo e della qualità dell’informazione”, ha concluso il capogruppo dem.
“Non è tollerabile che si muoia sul posto di lavoro. Non è degno di un Paese civile. Oggi la nostra piena vicinanza e solidarietà vanno alle famiglie delle cinque vittime di Brandizzo. Ma da subito va fatto il massimo per accertare tutte le responsabilità. Ed è necessario uno scatto del Paese. Non possiamo ricominciare come se nulla fosse. Occorre intervenire in modo strutturale ed efficace per tutelare i nostri lavoratori e rendere tutti i lavori pienamente sicuri. Occorrono più investimenti, maggiori controlli ed anche - per quanto necessario - pene più efficaci e severe per chi non rispetta le norme di sicurezza. Come Partito democratico riteniamo questa una priorità assoluta del nostro Paese”.
Così Piero De Luca, capogruppo del Pd in commissione Politiche Ue della Camera.
"Cinque vite spezzate, la morte sui luoghi di lavoro che ancora una volta segna le nostre cronache. Voglio esprimere vicinanza alle famiglie dei cinque operai che questa notte hanno perso la vita mentre lavoravano sui binari della Torino-Milano, nei pressi della stazione di Brandizzo.
Attendiamo le indagini per conoscere tutti i dettagli di questo tragico incidente, ma questo episodio ci spinge ancora una volta a chiedere maggiori investimenti nazionali per la sicurezza sui luoghi di lavoro." Lo afferma la deputata del Partito Democratico Michela Di Biase.
Ecco lì il maschilismo italiano che di fronte a uno stupro accusa la vittima per i suoi comportamenti perché così se l’è cercata, come se “incontrare il lupo” fosse un destino ineluttabile di ogni ragazza ubriaca e così la vittimizza due volte. I corsi di educazione alle pari opportunità non vanno fatti solo nelle scuole ma anche agli adulti, tanti adulti e soprattutto a quelli che hanno in mano un microfono. Se i giornalisti Rai che hanno commentato con frasi sessiste le gare delle tuffatrici sono stati giustamente sospesi, per Giambruno il compagno della premier, Mediaset farà spallucce?
Così la deputata dem Sara Ferrari, della presidenza del Gruppo Pd.
"E così, per non farci mancare nulla, ieri intervenendo al meeting di Rimini il ministro Lollobrigida se ne è uscito spiegando perché i poveri mangiano meglio dei ricchi. Tesi ardita sotto ogni punto di vista e che gli ha fatto piovere addosso polemiche assai prevedibili.
Ma anche in questo caso vale la domanda: come è possibile che un esponente del governo non si renda conto di quale sciocchezza stia per dire?". Lo scrive sul suo profilo Facebook il deputato dem Gianni Cuperlo.
"Forse - prosegue l'esponente Pd - la risposta è nel fatto che davvero non sa di cosa sta parlando perché, al fondo, non ha conoscenza delle vite che descrive. Venite un istante lontano dall'oggi. Nel 1949 a Genova si tiene il congresso della Cgil. Era un appuntamento importante dove il segretario Giuseppe Di Vittorio portava a compimento il piano del lavoro, un appello allo sforzo congiunto di Stato, imprese, lavoratori, per assorbire 2 milioni di italiani senza occupazione, stipendi e un tetto dignitoso sulla testa.
La stessa proposta rivendicava anche un “minimo di salario” per braccianti agricoli sfruttati allora come oggi (“minimo di salario” allora, “salario minimo” oggi)".
"E poi - aggiunge - quasi a chiosa, il sindacalista più amato aggiungeva un paio di righe. Queste: 'Scusatemi una breve digressione: ho personalmente conosciuto quella miseria abbrutente, la disoccupazione, quelle sofferenze, quelle umiliazioni, e dico, signori, che lasciando da parte ogni altra considerazione, e solo per dovere di umanità, la società deve intervenire con tutto il coraggio necessario per colpire i privilegi e assicurare ai lavoratori della terra, specialmente del Mezzogiorno e delle Isole, non un tenore di vita elevato, non una condizione di benessere, ma una vita tollerabile e un poco più umana'".
“'Ho personalmente conosciuto quella miseria abbrutente': non è retorica - conclude Cuperlo - è sostanza per chi voglia comprendere dove fonda il crollo di reputazione di un pezzo del ceto politico. A dirla seccamente, in quelle generazioni la spinta a confliggere con l’ordine guasto del mondo non nasceva per forza da buone letture, quelle sarebbero venute dopo, ma dall’avere condiviso sofferenze e umiliazioni. Poteva essere la miseria delle campagne di Cerignola dove il futuro capo di operai e braccianti viene spedito a faticare quando aveva appena dieci anni o la necessità di unirsi a compagni di lotta in un antifascismo militante. Resta il dato, a forgiarsi erano un’anima e una funzione, profili di una classe dirigente che avrebbe scortato il paese alla democrazia e alla Repubblica. Ecco, tutto qui quello che manca ai nuovi potenti della destra, ma non è poco e può indurre un ministro nella calura estiva a sproloquiare sulla dieta e il carrello della spesa di donne e uomini che evidentemente non ha mai guardato negli occhi. Se qualcuno può farlo, lo spieghi al ministro dell’Agricoltura".
"In qualunque paese democratico l’autore di una canzone antisemita che non si è mai nemmeno scusato di aver definito il popolo ebraico 'una razza di mercanti' non potrebbe ricoprire alcun incarico politico e istituzionale. Non così nella Regione Lazio di Francesco Rocca. La Presidente Giorgia Meloni non può continuare a fare finta di non vedere #DeAngelisdimettiti". Lo scrive su X (ex Twitter) il deputato dem Andrea Casu, della Presidenza del Gruppo Pd alla Camera.
"Due anni fa eravamo davanti alla Tv a seguire le vicende dell'Afghanistan e la scellerata presa del potere da parte dei talebani. C'era chi affermava che questi nuovi 'studenti coranici' erano diversi, più aperti e contemporanei, non come quelli del 1996. Che sicuramente non avrebbero sfidato il mondo con disposizioni drastiche nei confronti di donne, persone Lgbtqia+ e minoranze. Questo estremismo, dicevano, era legato al passato e ora si apriva una nuova fase. Un ragionamento ingenuo e superficiale che venne subito smentito dalla formazione di un governo composto da personaggi compromessi, alcuni vicini alle varie espressioni del terrorismo locale. E dalla messa in atto di misure sempre più restrittive contro le donne: vietato per loro farsi vedere in faccia, vietato studiare, vietato lavorare, vietato fare sport, vietato esistere. In quei giorni di metà agosto 2021, colpiti dalle immagini di chi tentava disperatamente di aggrapparsi agli aerei che portavano a casa militari e operatori umanitari stranieri, i Paesi della Nato fecero molte promesse: 'Porteremo via tutti coloro che sono in pericolo e che hanno collaborato con noi, nessuno escluso'. Ma ancora una volta non andò così. E, dopo i primi voli, in troppi vennero lasciati indietro e dimenticati, fra cui donne che erano riuscite ad avere un ruolo nella società: avvocate, giudici, poliziotte, attiviste, giornaliste, operatrici di Ong esposte alla feroce repressione talebana". Così su Twitter/X Laura BOLDRINI, deputata del Partito Democratico.
"Dopo il grande tradimento messo in atto dall'allora presidente Usa Donald Trump con gli accordi di Doha del febbraio 2020, l'Afghanistan è un paese sprofondato nel Medioevo, nella violenza e nella miseria. E questo oggi pare non interessare più a nessuno: il mondo guarda altrove e per l'Afghanistan non sembra esserci speranza. Invece non si deve cedere alla rassegnazione: non si può abbandonare la popolazione ridotta allo stremo. E per questo è indispensabile che i governi, incluso quello italiano, aumentino gli aiuti umanitari da far gestire direttamente alle organizzazioni internazionali e alle Ong senza passare per i talebani. L'Afghanistan non può essere considerato un paese condannato alla barbarie: anche lì debbono finalmente vincere la libertà, la democrazia e i diritti di tutte e tutti", conclude BOLDRINI.
“La piattaforma andata in tilt è il segno della forte attenzione dei cittadini verso il Salario minimo. Non bisogna mandare la palla in tribuna solo perché la proposta viene dalle opposizioni.
Il governo ha poche idee ma confuse. Visto l’inflazione è il costo della vita che c’è ci sono 3,5 milioni di lavoratori poveri che si aspettano velocità ,efficacia ed efficienza dal governo non prendere tempo”. Lo ha dichiarato nel corso della trasmissione Agorà stamani il deputato democratico Stefano Graziano, capogruppo dem in Vigilanza Rai.
“Ancora bambine e bambini tra le vittime degli ultimi attacchi russi a Ivano-Frankivsk e Zaporizhzhya. La guerra di aggressione contro l’Ucraina non si ferma e non risparmia vittime innocenti. Ha ragione Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia, non è ‘normale’ e non deve esserlo”.
Lo scrive su Twitter Andrea Casu, della Presidenza del Gruppo Pd alla Camera.
"Persona di assoluta qualità e spessore morale"
Esprimiamo il nostro profondo cordoglio per la scomparsa di Riccardo Laganà e tutta la comunità del Partito Democratico si stringe intorno alla sua famiglia e ai suoi affetti. Persona di assoluta qualità e di spessore morale e professionale, nel CDA della Rai ha sempre saputo rappresentare la voce e lo spirito del pluralismo dell’informazione e di un servizio davvero pubblico.
È stato per noi un interlocutore “speciale”, con cui abbiamo dialogato e ci siamo spesso ritrovati sulla stessa linea. È un giorno triste per la Rai e per tutti noi”.
Così in una nota i componenti del Pd in commissione di Vigilanza sulla Rai.