La relazione della ministra delle Pari Opportunità Roccella alle commissioni riunite stamattina è quantomeno omissiva sulla causa principale dell’inverno demografico che si prefigge di combattere. Si chiama lavoro. Non esiste libertà delle donne senza libertà nel lavoro. Dunque non una parola sulla precarietà, sull’intenzione del governo di liberalizzare i contratti a termine, sul salario minimo. Sulla parità salariale viene rimosso che il partito che ha votato contro la direttiva europea per la parità salariale si chiama Fratelli d’Italia ovvero l’azionista di maggioranza del governo: attendiamo scelte concrete per capire se finalmente si è cambiato idea. Infine sul nuovo codice degli appalti nessuna intenzione di ritornare sui propri passi sulla gravissima scelta di eliminare la certificazione di parità di genere. Un’operazione vergognosa che auspichiamo venga immediatamente rivista dal governo.
Così i deputati del Pd in commissione Lavoro della Camera.
“Le mancate risposte del governo su un tema sociale drammatico sono molto gravi. Oggi la ministra del Lavoro si è limitata a fare il notaio. Ma la questione del potere di acquisto dei salari, sotto attacco di una spirale inflazionistica che nel dicembre scorso è arrivata all’11,6%, è purtroppo un’emergenza impellente. Ancor di più dopo le misure parziali e contraddittorie contenute nella recente Legge di bilancio. In assenza di iniziative concrete e urgenti del governo per scongiurare i ritardi nei rinnovi dei contratti nazionali, che oggi interessano oltre 6 milioni di lavoratori, sono solo due le soluzioni possibili ed efficaci: l’introduzione del salario minimo legale, che però il governo ha escluso nascondendosi dietro una direttiva Ue che non risolve il problema, e la legge sulla rappresentanza, per dare validità erga omnes ai contratti sottoscritti dalle associazioni dei datori e dei prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative. Il rifiuto di governo e maggioranza di destra di intervenire immediatamente su queste due priorità condannano di fatto ad un ulteriore impoverimento milioni di cittadini lavoratori dipendenti. Una condizione già difficile, come evidenzia il Rapporto Inapp 2022, che segnala l’Italia come unico Paese Ocse nel quale, dal 1990 al 2020, il salario medio annuale è diminuito (-2,9%), contro il +33,7% della Germania e il +31,1% della Francia”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Mauro Laus, intervenendo in Aula nel corso del question time con il ministro del Lavoro, Marina Elvira Calderone.
“Domani in Aula per il question time chiederemo al ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Calderone, quali urgenti iniziative il governo intenda adottare al fine di scongiurare il patologico fenomeno dei ritardi nei rinnovi dei contratti nazionali di lavoro. Rifiutata la proposta di introdurre il salario minimo legale e mancando ogni riferimento programmatico al tema della misurazione della rappresentatività e della validità erga omnes dei contratti sottoscritti dalle associazioni dei datori e dei prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative, appaiono sempre più urgenti nuove e specifiche iniziative per favorire il rinnovo dei contratti”.
Così in una nota del Gruppo dei deputati Pd.
Quasi tre incidenti mortali al giorno. Il lavoro deve essere sicuro, stabile e ben pagato. Ora non garantisce futuro dei giovani e pari opportunità. Il governo proprio oggi, #festadeilavoratori, lo rende più precario. Subito salario minimo e taglio strutturale del cuneo fiscale
#primomaggio
Così su Twitter il deputato democratico Silvio Lai
"Il lavoro è un tratto fondativo della nostra Repubblica. Non basta però garantirne il diritto per tutte e per tutti, peraltro ancora non compiutamente realizzato, serve innanzitutto che sia affermata la dignità del lavoro quale base del progresso della nostra società e del benessere individuale e collettivo. Politica ed istituzioni possono e debbono fare di più insieme alle forze sociali ed imprenditoriali perché il lavoro rispetti la pari opportunità di genere, sia sicuro, stabile e venga garantita la giusta retribuzione.
Celebrare il primo maggio significa quindi rinnovare l'esigenza di superare, con atti concreti, problemi e criticità. Non servono spot propagandistici in questa giornata da parte del governo, tantomeno mancette senza senso se non inquadrate all'interno di una strategia che porti all’approvazione del salario minimo, a limitare i contratti a termine, a varare una legge sulla rappresentanza sindacale, ad abolire gli stage extracurriculari gratuiti e a ridurre in modo strutturale il cuneo fiscale. Il decreto del governo invece oltre a colpire ancora una volta i più deboli e poveri, favorirà maggiore flessibilità contrattuale e quindi maggiore precarietà".
Lo dichiara il deputato democratico Stefano Vaccari
Il deputato Pd, membro della Commissione Lavoro: "Migliorare salari e occupazione è la vera sfida del nostro tempo. Occorre coraggio e diventare il partito di occupazione e diritti"
"Siamo di fronte a una crisi profonda ed estremamente pericolosa sul tema del lavoro. Secondo gli ultimi dati Istat, un cittadino italiano su quattro oggi non arriva a guadagnare 10 mila euro l'anno. E dal 2007 le retribuzioni sono calate del 10%. Occorre sviluppare con urgenza una lotta al precariato e un piano per introdurre il salario minimo: ne va della dignità di milioni di lavoratori e del benessere economico del nostro Paese".
Lo afferma Emiliano Fossi, deputato Pd e membro della Commissione Lavoro.
"Ieri nell'audizione della Ministra Calderone in commissione Lavoro della Camera non c'è stata quella concretezza nelle risposte che invece in questo momento storico è assolutamente necessaria. Non abbiamo mai sentito parlare di 'precarietà', della diminuzione dei salari, di lavoro povero - aggiunge il deputato Pd -. Il miglioramento degli stipendi e la crescita dell'occupazione sono invece la vera sfida del nostro tempo a cui di certo non possiamo sottrarci. È un obbligo essere in prima linea. Serve trovare soluzioni al problema del cuneo fiscale, a un mercato che non offre ancora offerte di lavoro adeguate in termini di diritti e retribuzione. Dobbiamo impegnarci per diminuire quel divario, ampio, tra occupazione maschile e femminile, costruire condizioni di accesso migliori al mondo del lavoro per i giovani e un sistema che garantisca loro maggiore stabilità".
"Davanti a un Governo che taglierà il prossimo anno più di 700 milioni di fondi per la lotta contro la povertà, adesso occorre coraggio da parte del Partito Democratico. La volontà di essere protagonisti nel cambiamento e diventare il partito del lavoro e dei diritti. Della giustizia sociale e della redistribuzione. Della lotta contro la precarietà e le condizioni che generano la povertà. E' il momento - conclude Fossi - di posizionarsi laddove i cittadini oggi hanno più bisogno e attendono risposte dalla politica. Non possiamo aspettare oltre".
Non ci sentiamo per nulla rassicurati dall'illustrazione delle linee guida da parte della ministra Calderone: sulle politiche sociali non c'è quasi nulla e sul resto abbiamo ascoltato parole vuote. Il governo parla bene e razzola male, non mettendo in pratica gli slogan che usa dalla campagna elettorale. Il governo parla molto di dignità e di etica del lavoro, ma i primi passi indicano un'altra direzione. Quando pensiamo ai voucher, al congedo parentale, alla lotta al precariato, ai salari, al lavoro povero, all'indennità di discontinuità per i lavoratori dello spettacolo, alla continuità dei contratti dei ricercatori, ai lavoratori fragili, ai caregiver vediamo in modo lampante tutti i limiti di questo governo.
Sul grande tema della povertà, del contrasto delle disuguaglianze, della fragilità sociali siamo molto preoccupati dalle scelte dell'esecutivo che le parole della ministra non hanno fugato in alcun modo. Con queste linee guida temiamo che aumenteranno disuguaglianze e precariato e che non si metterà in campo nessun sostegno al reddito in un momento in cui la povertà assoluta e quella relativa, come rilevato dall'Istat, crescono in modo significativo. Oggi rinunciare al reddito di cittadinanza senza, contestualmente, intervenire sul lavoro povero con il salario minimo e mettere in campo subito un'altra misura rischia di lasciare in condizioni di assoluta fragilità importanti fasce di popolazione. A ciò si aggiunga che la ministra Calderone non ha pronunciato una sola parola sul lavoro giovanile e quello femminile che rappresentano una grande fragilità del Paese e ha illustrato elementi che ci preoccupano sulla riforma degli ammortizzatori sociali e del rapporto tra scuola e lavoro che, ricordo, prima di ogni altra cosa- non deve formare dei lavoratori ma dei cittadini. Siamo molto delusi e preoccupati.
Così i deputati dem Ilenia Malavasi della commissione Affari Sociali, e Marco Furfaro, capogruppo Pd in commissione.
"Lavoreremo, faremo, ci impegneremo" queste le parole declinate al futuro, pronunciate oggi dal ministro del Lavoro Calderone ascoltata in audizione alla Camera. Un impegno a "fare" ma senza specificare il "come". Grandi assenti nelle sue comunicazioni il tema del precariato, della giusta retribuzione e del salario minimo, strozzati da un'inflazione che ha raggiunto ormai quasi la doppia cifra e su cui è impensabile continuare a far finta di niente. Su tutto questo il ministro ha ritenuto di non dover spendere neppure una parola.
Così il deputato del Pd Mauro Laus, componente della commissione Lavoro della Camera.
"Nella Legge di Bilancio non c'è assolutamente niente a favore dei lavoratori. Le uniche misure presenti, a partire dall'innalzamento dei voucher, rischiano di promuovere addirittura il precariato in numerosi settori".
A dirlo è Emiliano Fossi, deputato Pd e membro della Commissione Lavoro della Camera, commentando la manovra finanziaria del governo.
"Nella manovra, nonostante le promesse elettorali, non ci sono norme per disincentivare le delocalizzazioni delle imprese, né novità sul salario minimo e l'equo compenso. Sui redditi dei lavoratori - conclude Fossi - la la maggioranza ha addirittura bocciato l'emendamento Pd sull'aumento del cuneo fiscale. Si definiscono 'destra sociale' ma qui di sociale non c'è nulla: c'è solo la destra".
Il deputato dei Democratici: "Si autodefiniscono destra sociale, ma nella manovra di sociale non c'è nulla: c'è solo la destra"
Roma, 16 dicembre 2022. "Nella Legge di Bilancio non c'è assolutamente niente a favore dei lavoratori. Le uniche misure presenti, a partire dall'innalzamento dei voucher, rischiano di promuovere addirittura il precariato in numerosi settori".
A dirlo è Emiliano Fossi, deputato Pd e membro della Commissione Lavoro della Camera, commentando la manovra finanziaria del governo.
"Nella manovra, nonostante le promesse elettorali, non ci sono norme per disincentivare le delocalizzazioni delle imprese, né novità sul salario minimo e l'equo compenso. Sui redditi dei lavoratori - conclude Fossi - la la maggioranza ha addirittura bocciato l'emendamento Pd sull'aumento del cuneo fiscale. Si definiscono 'destra sociale' ma qui di sociale non c'è nulla: c'è solo la destra".
“Le nostre proposte per correggere e migliorare una legge di bilancio che giudichiamo iniqua e inadeguata alle esigenze del Paese sono state segnalate ed ora a disposizione di governo e maggioranza se vorranno seriamente aprire un reale confronto in Parlamento. Fra le nostre priorità c’è di certo la questione Opzione Donna: ci batteremo a difesa dei nostri emendamenti perché sia garantita la possibilità di andare in pensione a 58 anni per le donne, allargando quindi la potenziale platea rispetto alle assurde discriminanti introdotte dal governo. In particolare, chiediamo, inoltre, che le risorse messe a disposizione del Parlamento non siano polverizzate e indirizzate a una serie di micro-interventi, ma centrate su questioni fondamentali: riduzione delle tasse sul lavoro, salario minimo, incremento dei fondi per la sanità pubblica, lotta al dissesto idrogeologico, sostegno agli enti locali. Su questi ed altri temi ci sono proposte puntuali e dettagliate del Partito democratico per contrastare disuguaglianze, sostenere lavoratori e pensionati, garantire diritti.”. Lo dichiarano la capogruppo del Pd alla Camera Debora Serracchiani e il capogruppo in commissione Bilancio Ubaldo Pagano.
"Legge di Bilancio, una manovra classista e dalla parte di chi sta meglio. Questa manovra rivendicata orgogliosamente (sia in Aula che in commissione) dalla destra come identitaria è proprio così. È classista e di parte. Dalla parte di chi sta meglio e penalizzante per i ceti sociali più deboli. È una manovra di bilancio che aumenta la precarietà e dice no a strumenti necessari come il salario minimo, rischia di favorire l'evasione e fa cassa sui più poveri, se è vero che già dal 2023 saranno tagliati 743 milioni dei fondi alla lotta contro la povertà. Noi stiamo dalla parte del lavoro, dell'ambiente e della legalità". Lo scrive su Facebook il deputato del Pd Emiliano Fossi, che ieri è intervenuto sulla Legge di Bilancio in commissione Lavoro.
"La destra boccia la mozione presentata dal Pd alla Camera e dice chiaramente che il 'salario minimo' non serve. Noi la pensiamo diversamente e crediamo che questo sia un provvedimento centrale per ridare dignità al lavoro e promuovere la giustizia sociale. Perché le disuguaglianze non sono solo inaccettabili ma rappresentano anche un freno ad ogni prospettiva di crescita e sviluppo. Continueremo a lavorare per introdurre il salario minimo anche in Italia, uno dei 5 Paesi europei che non lo hanno. Provando a creare convergenze con tutte quelle forze parlamentari e non che sono pronte a battersi per ottenerlo. Nell'interesse delle persone e di chi sta peggio".
Lo scrive su Facebook Emiliano Fossi, deputato Pd e membro della commissione Lavoro della Camera, commentando la bocciatura della mozione sul salario minimo da parte della maggioranza di centrodestra.
Il no alla nostra mozione per l’introduzione del salario minimo dimostra la distanza della maggioranza di governo a una questione cruciale per la nostra società. Dicono infatti no a una scelta in grado di restituire dignità al lavoro, di combattere inaccettabili disuguaglianze e che darebbe vita a una competitività capace di dare impulso a uno sviluppo reale e non basato sulla contrazione del costo del lavoro. La nostra battaglia per un tema fondamentale per il futuro del nostro Paese non si ferma certo qui.
Così in una nota il Gruppo Pd-Idp della Camera.
Dichiarazione di Mauro Laus, deputato Pd
“È giusto che nel nostro Paese ci siano lavoratori che percepiscono una retribuzione pari a 4 euro e 70 l’ora e poi, dopo un anno, si arrivi a 5 euro e 19 e dopo due anni si stabilizzano a 6 euro e 50? Lo trovate giusto ed equo?” Così il deputato del Partito Democratico Mauro Laus, intervenendo in Aula sulle mozioni riguardanti l’introduzione del salario minimo. Laus, “provocando” il parlamento ha chiesto ancora se “sia giusto che tanti di questi lavoratori, anche laureati, percepiscano meno di un percettore pieno del reddito di cittadinanza”. Per Laus “è profondamente ingiusto che un giovane lavoratore sappia in anticipo che percepirà una pensione da fame, perché oltre alla discontinuità lavorativa e spesso al part time involontario si ritrova a versare contributi veramente risibili.” “E chiedo – ha sottolineato Laus- se deve essere, come spesso accade, un giudice a risolvere le problematiche dovute alla manifesta incapacità politica”. “Anche perché – precisa Laus- se si esclude il salario minimo legale , resta esclusivamente la soluzione di una legge sulla rappresentanza, così come hanno previsto i padri costituenti con l’art 39. E non come avviene oggi tramite accordi privatistici che non hanno nessun valore giuridico. Diventa pertanto necessario applicare gli artt. 39, 36 e 3 della Costituzione”. Per Laus, inoltre , appare davvero singolare che “al Consiglio Nazionale del lavoro siano depositati circa 1000 contratti e molti di questi si candidano a regolamentare le stesse attività merceologiche.” Per il parlamentare del Pd “è profondamente ingiusto che sia lo Stato, con tutte le sue articolazioni, nel beneficiare dei salari bassi negli appalti e nei sub appalti. “A queste domande - ha concluso Laus- rispondo che non è giusto e mi aspetto da questo governo e da questa maggioranza un sussulto di responsabilità. Noi del Pd chiediamo che la cifra oraria non possa scendere sotto i 9 euro e 50, e la riteniamo per niente una richiesta propagandistica come è stata invece definita da qualcuno nella maggioranza".