"La svolta nella politica di Trump nei confronti del sostegno all'Ucraina, a tre anni dall'invasione russa, ci pone di fronte a nuove sfide. Il sostegno a un paese sovrano, sottoposto a continui bombardamenti, sembrava scontato appena due mesi fa; oggi appare tutto da ricostruire". E’ quanto dichiara il deputato Pd Marco Simiani.
"L'avanzata delle autocrazie nel mondo ci impone decisioni cruciali. Il Partito Democratico e l'intero centrosinistra devono assumere posizioni assertive, sostenendo un'alleanza europeista, portatrice di speranza e inclusione e condannando qualsiasi altra posizione. È quindi essenziale che tutte le forze politiche europeiste si uniscano per promuovere un progetto comune, capace di affrontare le sfide globali e di costruire un'Europa più forte, democratica e solidale". Ha concluso Simiani.
“Quelle giunte da un esponente del Movimento 5 Stelle a Pina Picierno sono accuse scomposte e prive di senso. La eurodeputata dal Partito Democratico e vicepresidente del Parlamento europeo ha semplicemente ricordato a tutte e tutti noi che sostenere la libertà di un popolo e proteggere il suo territorio da un’aggressione armata esterna è una battaglia di sinistra. A Pina Picierno va tutta la mia solidarietà e vicinanza”.
Così il deputato del Partito Democratico, Stefano Graziano.
“Sono in gioco i cardini della nostra collocazione nel mondo”
Giorgia Meloni deve venire in aula, perché siamo alla fine del mondo di ieri. Gli alleati che ci avevano aiutato a liberarci dall’abisso del nazifascismo, oggi spalleggiano gli estremisti di destra, nostalgici del nazismo, in Germania. L’idea di escludere l’Europa dal negoziato per la pace in Ucraina è un attacco diretto al nostro continente. A quel tavolo l’Europa deve starci, perché la pace, una pace giusta e sicura, è il nostro primo interesse.
Il governo nelle scorse settimane, con l’improvvida solitaria presenza della premier alla cerimonia giuramento di Trump, aveva chiarito la sua strategia. Un rapporto privilegiato con la nuova amministrazione americana da far valere nel nostro continente. Ma in pochi giorni si è aperta una voragine nell’Atlantico. Una voragine strategica, politica, economica e persino morale. Bisogna prenderne atto. E reagire. Certo, serve la difesa comune, non liberare le spese nazionali magari per comprare dalle industrie belliche americane. Ma serve anche e soprattutto la politica. Una reale autonomia strategica. La costruzione di un’architettura di sicurezza e di pace. Il rilancio del multilateralismo. Sono in gioco i cardini della nostra collocazione nel mondo. L’Italia deve scegliere da che parte stare. Il Governo deve dirci da che parte vuole stare. Se partecipare al rilancio di un necessario protagonismo dell’Europa o continuare a stare dalla parte di chi vuole picconare la nostra costruzione comune.
Così il deputato Peppe Provenzano, responsabile Esteri del Partito democratico.
È in atto un attacco all’Europa per dividerla e indebolire la sua forza. Un obiettivo delle destre di tutto il mondo che va contrastato con determinazione perché solo un’Europa più forte e coesa può garantire una soluzione di pace per l’Ucraina. Per questo chiediamo alla Premier Meloni oggi a Parigi di abbandonare le sirene trumpiane e di collocare l’Italia nel campo europeista dove pace, democrazia e sicurezza sono valori irrinunciabili.
Così in una nota Chiara Braga e Francesco Boccia, capigruppo PD alla Camera dei Deputati e al Senato, e Nicola Zingaretti, capo delegazione PD al Parlamento Europeo.
Nei giorni scorsi con grande sollievo il Parlamento italiano è riuscito a eleggere i quattro giudici della Corte costituzionale. Questo fatto è avvenuto grazie a un accordo tra la prima ministra Giorgia Meloni e Elly Schlein.
È questa prova di lavoro comune che mi ispira a rivolgere, dalla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, un caloroso e pressante invito a Giorgia Meloni e alla mia segretaria Elly Schlein.
Siamo in uno dei momenti più difficili della storia europea del secondo dopo guerra. Ora che gli Stati Uniti di Trump hanno deciso di procedere in un dialogo diretto con Putin sull’Ucraina che esclude l’Europa e indebolisce la NATO, c’è in gioco molto di più. C’è in gioco l’unità nazionale e la sicurezza europea e italiana. Cioè un terreno sacro che richiede la collaborazione tra maggioranza e opposizione.
A fronte delle provocazioni contro l’Europa pronunciate dal vice presidente Vance, a fronte della possibilità che si chiuda un accordo tra Stati Uniti e Russia sulla testa degli ucraini, bene ha fatto Ursula von der Leyen, a annunciare azioni concrete per integrare l’Europa sul terreno della difesa, proponendo di scorporare le spese in difesa dal patto della stabilità, di creare risorse comuni per gli investimenti europei sulla difesa e di accelerare l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea.
L’Italia deve essere al centro di questo sforzo comune per costruire con urgenza una solida Europa della difesa.
Mentre in Italia, come negli altri paesi europei, non mancano le correnti, a destra e a sinistra, arrendevoli rispetto alla propaganda del Cremlino, la presidente del Consiglio e la leader dell’opposizione sono state sono sempre state limpide e coerenti a sostegno dell’Ucraina che, come dice sempre Schlein, si difende con coraggio dalla criminale aggressione russa. Raccogliamo ora la sfida e ribadiamo con decisioni e atti la scelta di difendere l’Italia e fare l’Europa della difesa. Facciamolo subito, facciamolo insieme.
Nel 20 marzo del 2023 in occasione dell'incontro a Londra fra i ministri della Giustizia dei Paesi aderenti alla Corte penale internazionale, l'Italia ha ribadito il pieno sostegno all'attività della Corte e il ministro Nordio addirittura invitava l'Ucraina a ratificare lo statuto di Roma. Noi non sappiamo dove sia finito adesso quel ministro Nordio e abbiamo appreso che il nostro governo, che prima ricordava quanto fosse importante la Corte penale internazionale, abbia deciso di non sottoscrivere un atto firmato da più di 79 paesi che invitava il presidente Trump a rivedere la propria posizione sulle sanzioni alla Cpi. Ci sembra di capire che l'Italia agisca rispetto agli Stati Uniti con una sorta di relazione familiare o interpersonale tra la presidente del Consiglio e il presidente Trump, quando su questi temi ci si dovrebbe muovere non solo come Unione Europea, ma anche nel rispetto di quelle norme fondamentali come lo statuto di Roma che noi convintamente abbiamo voluto e sottoscritto proprio in questa città. Per questi motivi chiediamo un'informativa urgente della presidente del Consiglio per capire se finalmente ci darà voce e notizia della sua posizione, visto che viene tirata in ballo ormai da settimane ma è totalmente scomparsa dai radar. Ci preoccupa come Paese questa sua disattenzione e distrazione proprio in passaggi così delicati. È giunto il momento che la premier Meloni si decida a venire in Parlamento per spiegare la responsabilità politica che l'Italia si sta assumendo con decisioni che non solo non sono condivisibili, ma che isolano e mettono l'Italia dalla parte sbagliata della storia.
Così la deputata democratica Debora Serracchiani, responsabile nazionale giustizia del Pd, intervenendo in Aula.
Dichiarazione di Andrea De Maria, deputato Pd
"Apprendo che la TV russa si è occupata di Bologna. Con un servizio relativo ad una manifestazione che si è caratterizzata per attacchi inaccettabili alla parlamentare europea Pina Picierno, al Sindaco Matteo Lepore ed al Partito Democratico. A Picierno e Lepore va tutta la mia solidarietà. Il fatto che la TV di una stato autoritario voglia darci lezioni di democrazia si commenta da solo. Soprattutto viene da chiedersi come possa esserci stato questo servizio in diretta da Bologna a fronte delle sanzioni che riguardano la Russia dopo l' invasione dell' Ucraina. Presenterò una interrogazione parlamentare per chiedere chiarimenti in merito". Così Andrea De Maria, deputato PD
“Abbiamo assistito ad una lotta eroica del popolo ucraino, una resistenza come atto di difesa della libertà e della dignità umana. Come cittadini europei è nostro dovere aiutare l'Ucraina non solo a parole ma con azioni concrete che ne garantiscano la sicurezza e la nostra stessa stabilità. La risposta unitaria dell'Europa dimostra come è possibile agire in modo coordinato. Dobbiamo assicurare che l'Ucraina non sia solo un Paese che si difende ma che possa svilupparsi all'interno della Ue”. Così il deputato dem Nicola Carè intervenendo nella dichiarazione di voto per la proroga degli aiuti all'Ucraina.
“La diplomazia è fondamentale – continua il parlamentare Pd - affinché la pace non sia ottenuta con l'uso della forza, può essere imposta ma costruita insieme. La comunità internazionale ha il dovere di riattivare i canali diplomatici per costruire un'architettura sostenibile europea. Non possiamo fare dell'Europa un vassallo delle dinamiche geopolitiche globali. È tempo di decidere se vogliamo essere semplici spettatori della storia o protagonisti attivi nel plasmare il nostro destino”.
“L'Ucraina ha pagato un prezzo enorme e l'Europa ha pagato un prezzo gigantesco in termini di stanchezza delle opinioni pubbliche, di prezzi delle materie prime che sono aumentati e della crescita dei partiti populisti. Noi del Pd non smetteremo mai di chiedere di far tacere le armi e consentire l'avvio di un negoziato per giungere a una pace giusta e sicura, rispettosa della verità”, conclude Carè.
“Oggi riconfermiamo con forza il sostegno all'Ucraina e al suo diritto inalienabile di resistere ad una aggressione brutale. La guerra con la sua scia di morte e distruzione è una ferita aperta che riguarda tutta l'Europa e il mondo: l'ordine mondiale è sotto attacco da potenze che non rispettano il diritto internazionale e siamo allarmati dalla retorica di leader che giustificano l'espansione territoriale attraverso la forza. Non possiamo rimanere silenziosi davanti a questa deriva”. Così il deputato dem Nicola Carè intervenendo in Aula durante il dibattito sulla proroga degli aiuti all'Ucraina.
“Gli aiuti umanitari che abbiamo inviato finora – continua il parlamentare - sono stati legati al fatto che l'Ucraina potesse arrivare al tavolo dei negoziati in una posizione di forza anche se sappiamo che non sarà semplice e tutti noi dovremo pagare un prezzo”. “È essenziale che l'Europa non rimanga spettatrice, che sia protagonista investendo in una diplomazia attiva e in una politica estera comune che metta al centro la ricerca della pace e non una semplice tregua”, conclude Carè.
"Noi non vogliamo e non possiamo rassegnarci e cedere all'idea dell'inevitabilità della guerra. Lei, signor Ministro, ha attaccato Borrell prima. Io le dico che ci preoccupano molto le dichiarazioni di oggi della nuova alta rappresentante della politica estera e di sicurezza comune, Kallas, che dice che dobbiamo prepararci alla guerra. Noi dobbiamo prepararci alla pace, perché la politica oggi parla di negoziato, ne parlano tutti. Ne parla Zelensky. Un negoziato che non si risolverà in 24 ore, come prometteva Trump prima del suo insediamento”. Così il deputato dem Peppe Provenzano nella dichiarazione di voto di astensione del Pd sulle comunicazioni del ministro della Difesa, Guido Crosetto, per la proroga degli aiuti militari all’Ucraina.
“Sarà un negoziato difficile, durissimo – continua il responsabile Esteri del Pd - per il quale tutti pagheranno, pagheremo, un prezzo. Non c'è nessuna ragione per cui accanto all'impegno nel sostenere militarmente l'Ucraina, l’Europa, che più di tutti subisce i costi umani, economici, sociali e persino politici del protrarsi della guerra, non si impegni in un'iniziativa politica per la pace”. “Al negoziato non era meglio arrivare prima di Trump? Se avessimo avuto un maggiore protagonismo dell'Europa a quel tavolo, le ragioni dell'Ucraina non sarebbero state difese meglio? Lei è preoccupato per il nostro continente. Lo siamo anche noi, Ministro. Ma il suo governo partecipa all'indebolimento della solidarietà europea che invece proprio oggi è ancora più necessaria”, conclude Provenzano.
“Sul conflitto russo ucraino manca una forte iniziativa diplomatica per la pace da parte del Governo. Manca un maggior protagonismo dell’Italia e dell’Europa nella gestione del conflitto. Se ci fosse stato un maggior protagonismo dell’Europa il tavolo della pace sarebbe stato più forte. Invece l’Europa viene sempre più indebolita da sovranismi. Bisognava e bisogna lavorare di più per una difesa comune europea e una politica estera comune e non si può non difendere l’Ucraina, perché è un popolo aggredito. In Italia dobbiamo al contempo realizzare le condizioni per una maggiore sovranità nazionale e porre le condizioni di pace, una pace duratura”. Lo ha detto intervenendo in aula Stefano Graziano capogruppo pd in commissione difesa di Montecitorio dichiarando che il gruppo del PD sosterrà convintamente la propria risoluzione sull’Ucraina e si asterrà sulla risoluzione di maggioranza.
"Mentre ci accingiamo a iniziare il nuovo anno, il mio pensiero va a chi, nel 2024, ha dovuto affrontare difficoltà e situazioni complicate: non perdiamo mai la speranza, mai e poi mai, le cose possono sempre cambiare.
E va anche alle lavoratrici e ai lavoratori delle aziende in crisi come Beko e Trasnova, che ho incontrato di recente. A loro voglio dire che saremo insieme nella battaglia per salvaguardare i posti di lavoro. Un augurio particolare anche alle lavoratrici e ai lavoratori di Coopla Green, che si sono messi insieme, con spirito di iniziativa e coraggio, per rilevare l'azienda che, chiudendo, li aveva licenziati.
Come sapete, uno dei temi a cui tengo di più è quello della pace, che ritengo cruciale per tutte e tutti: senza pace non ci sono diritti, non c'è libertà, non c'è giustizia. Per questo auspico che il 2025 sia l'anno in cui torni la pace in Ucraina, nella martoriata Gaza e in tutto il Medio Oriente, in Sudan e nei tanti paesi in cui ci sono conflitti. Un pensiero particolare alle operatrici e agli operatori umanitari che proprio negli scenari di guerra rischiano la vita per salvarne altre.
Nel 2025 continuiamo a lavorare insieme, a lavorare per la giustizia sociale e l'affermazione dei diritti, lavoriamo
per la pace e lavoriamo per un futuro migliore.
Buon anno a tutte e tutti voi!"
“Meloni svesta i panni sovranisti e lavori per rafforzare il ruolo dell’Europa sullo scacchiere internazionale, per portare una nuova e più incisiva iniziativa diplomatica e politica dell’Unione europea insieme ai nostri alleati, anche alla luce del cambio dell’amministrazione americana, per il perseguimento di una pace giusta e sicura in Ucraina. Sostenga, forte dell’impegno assunto dal Parlamento europeo, il riconoscimento dello Stato di Palestina e la liberazione degli ostaggi ancora in mano ad Hamas e ogni iniziativa diplomatica per il cessate il fuoco a Gaza e il mantenimento della tregua in Libano, incluso il mandato di arresto per il premier israeliano Netanyahu, emesso dalla Corte Penale Internazionale. E soprattutto la premier la smetta con la sua ossessione per i migranti, ammetta gli errori politici compiuti solo per rispedire i rifugiati in Siria e torni a fare una politica estera degna di questo nome”. E’ quanto si legge nella risoluzione del Partito Democratico parzialmente approvata dalla Camera sulle comunicazioni della Presidente del Consiglio in vista del Consiglio europeo del 19 e 20 dicembre 2024.
“Chiediamo – prosegue la risoluzione - che il governo Meloni si impegni a rispettare le prescrizioni imposte dal diritto comunitario in materia di accoglienza e diritto di asilo, garantendo l’assistenza e la protezione umanitaria e il rispetto dei diritti umani e della dignità delle persone nella gestione migratoria, contrastando altresì il traffico di esseri umani attraverso partenariati trasparenti con i paesi d’origine evitando costose forme di esternalizzazione al di fuori delle frontiere UE”.
l prossimo Consiglio affronterà questioni delicate in un momento storico complesso, che pongono l’Europa dinanzi a un bivio. O condannarsi all’irrilevanza rispetto alle dinamiche geopolitiche globali. Oppure seguire l’esempio di quanto fatto durante la pandemia con il Next Generation Eu e dopo l’aggressione in Ucraina con misure di sostegno inedite. Il nostro invito al governo è di continuare lungo questa strada anzitutto a livello interno, con politiche comuni per realizzare quegli investimenti che servono per rilanciare il progetto europeo e la competitività del sistema economico, ma anche per affrontare le sfide del nostro tempo: dalla sanità, alle crisi sociali ed occupazionali, dal cambiamento climatico alla transizione digitale, dall’indipendenza energetica alla difesa comune. Lo stesso va fatto a livello internazionale, per creare un’Europa che possa essere sempre più attore di pace protagonista negli scenari globali di crisi. Purtroppo la maggioranza è divisa al proprio interno, come dimostra la vicenda del voto sulla Commissione, e non riesce ad abbandonare la propaganda sovranista. Questo indebolisce fortemente il nostro Paese, come accaduto finora, visto che oltre alle parole la Premier Meloni non ha ottenuto nessuna riforma e nessun risultato concreto a difesa degli interessi dei cittadini italiani ed europei. Solo un grande buco nell'acqua come i centri in Albania.
Così il capogruppo democratico nella Commissione Affari Europei della Camera, Piero De Luca.
L’’intergruppo parlamentare per la pace tra Israele e Palestina, insieme ad alcuni europarlamentari e ong hanno visitato oggi la Corte Penale Internazionale (CPI) a L'Aja. L’incontro si inserisce nel quadro delle attività promosse dall’intergruppo volte a promuovere il dialogo e la giustizia internazionale per il rafforzamento della pace nella regione.
La delegazione democratica parlamentare è composta da: Laura Boldrini, Ouidad Bakkali, Sara Ferrari, Valentina Ghio, Andrea Orlando, Rachele Scarpa Arturo Scotto e dagli europarlamentari Brando Benifei, Sandro Ruotolo, e Cecilia Strada.
Mentre per ong e associazioni hanno partecipato AOI, EDUCAID, ARCI, ACS e Assopace palestina, Un ponte per.
Nel corso della visita, i rappresentanti della delegazione hanno incontrato i vertici della Corte Penale Internazionale(CPI) con i quali sono state affrontate le questioni che maggiormente stanno impegnando la Corte nei numerosi scenari di conflitto a livello globale.
Il tema che riteniamo urgente rilevare è il pesante attacco a cui è sottoposta la Corte, in particolare a seguito dei mandati di arresto che riguardano Netanyahu, Gallant e il capo dell'ala militare di Hamas, Mohammed Diab Ibrahim Al-Masri.
In particolare le due leggi in discussione al Congresso Usa e la Knesset israeliana (Paesi non aderenti alla Corte), comporterebbero pesanti sanzioni e l’introduzione di specifici reati, che oltre a colpire direttamente la Corte e i suoi funzionari, renderebbero impossibile e insostenibile, economicamente e politicamente, per qualunque soggetto collaborare con l’Istituzione, isolandola e quindi minandone l’esistenza stessa.
Diventa quindi nostro impegno primario, nella speranza di trovare convergenza e trasversalità, quello della protezione della Corte che è innanzitutto una conquista della comunità internazionale da proteggere, nata nel 1998 a Roma per dare giustizia alle vittime di crimini internazionali in scenari drammatici come quello del rwanda e dell’ ex Yugoslavia.
Salvare la Corte e i procedimenti, anche perchè non esistono sanzioni selettive e le azioni che distruggono la Corte di fatto cancellano la possibilità di aver giustizia, non solo sui procedimenti che riguardano Gaza , ma comprometterebbero anche i casi che riguardano ad esempio l’Ucraina. l’Afghanistan o il Darfour per citarne solo alcuni.
Proteggere la Corte significa quindi rifiutare la concezione di un diritto internazionale “à la carte” e doppi standard o doppie morai, ma operare perchè sia applicato il diritto internazionale, ne sia garantita la reciprocità, sia garantita giustizia alle vittime.
Bisogna chiarire che senza la legalità internazionale il mondo in cui viviamo, in un momento in cui si evoca “la mentalità di guerra”, sarà sempre di più in balia della risoluzione dei conflitti con le armi e creando un clima di impunità verso i crimini di guerra e la violenza hce si abbatte principalemte sulle popolazioni civili.