“Oggi a Roma, una grande mobilitazione popolare per ribadire la nostra forte e decisa opposizione ad un Governo che sta distruggendo l'unità nazionale. Altro che patrioti! Bisogna sbloccare immediatamente le risorse FSC per le Regioni e i cittadini del Sud. Ed è necessario fermare l'Autonomia differenziata secessionista, che produce un solo risultato: spaccare in due l'Italia.
Noi come Partito Democratico metteremo in campo ogni azione possibile in Parlamento e nel Paese per evitare il rischio che la destra approvi un progetto devastante, che creerà cittadini di serie A e di serie B, minando servizi essenziali come scuola, sanità, assistenza, rendendo impossibile vivere al Sud nei prossimi anni. L'Italia intera può crescere davvero ed avere un ruolo decisivo a livello europeo ed internazionale solo se unita e coesa, non se spaccata in due” così il deputato democratico, Piero De Luca.
“L’autonomia differenziata è l’ennesimo atto ostile del governo nei confronti del Mezzogiorno. Dopo i tagli al Pnrr, la stretta ai fondi per le infrastrutture, il colpo di spugna alle Zes, questa riforma renderà impossibile la vita al sud”. Così il deputato democratico, Stefano Graziano, che sottolinea: “l’autonomia differenziata mette in discussione i servizi essenziali: scuole, sanità, assistenza sociale, infrastrutture diventeranno ancora più carenti e creeranno un divario insanabile fra le regioni del Nord e le regioni del Sud. Noi del Pd non lo permetteremo. Daremo battaglia in Parlamento a un provvedimento che nasce sull’altare delle divisioni della maggioranza e serve solo a tenere in piedi il governo”.
Scuola, sanità, trasporti: sono la spina dorsale del paese che passa nelle mani delle regioni non per renderle più vicine ai cittadini, ma per creare differenze tra loro. Anche alla Camera, dove è approdato il progetto dell’Autonomia differenziata, ci batteremo per non consentire alla maggioranza di spaccare il paese. Chiediamo che il governo presenti al più presto un piano su come gestire il rispetto dei Lep, i livelli essenziali delle prestazioni previsti in Costituzione. Perché se vogliono l’autonomia devono metterci le risorse per superare gli squilibri territoriali e garantire la coesione sociale.
Così in una nota Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.
“L’autonomia differenziata mette a rischio l'unità e la coesione nazionale e renderà impossibile vivere al sud dove saranno compromessi i diritti dei cittadini perché minati i servizi essenziali, dalla scuola, alla sanità all’assistenza sociale”. Così il deputato democratico, Piero De Luca che aggiunge: “Siamo davanti a un provvedimento estremamente dannoso per questo chiediamo che il dibattito parlamentare non venga strozzato e che la presidenza della commissione affari costituzionali si faccia garante di un esame approfondito che, nei tempi e nelle modalità, consenta al parlamento di ascoltare gli esperti all’interno di un ampio ciclo di audizioni. Non possiamo agire con fretta e superficialità su un provvedimento che spacca l’Italia e crea cittadini di ‘serie A’ e cittadini di serie B”.
De Luca e Sarracino, lo contrasteremo con forza in Parlamento e nel Paese
“L’autonomia differenziata è una bandierina ideologica che mette a rischio l'unità e la coesione nazionale. La contrasteremo con tutti i mezzi che ci mette a disposizione il regolamento in Parlamento e nel Paese. Non accetteremo accelerazioni o contrazioni del dibattito su un provvedimento che comprometterà inesorabilmente i servizi essenziali, dalla scuola alla sanità, all'assistenza sociale e renderà impossibile vivere nel Mezzogiorno”. Così Piero De Luca e Marco Sarracino nel giorno in cui il Ddl sull'autonomia differenziata, già approvato dal Senato, è stato incardinato in commissione Affari Costituzionali della Camera che ha iniziato la discussione alla presenza del ministro Calderoli. “Ancora più grave - sottolineano i democratici - che la maggioranza abbia già dato segnali di insofferenza al dibattito e al confronto: chiederemo una discussione ampia e approfondita e useremo tutti gli strumenti a partire da un approfondito ciclo di audizioni”.
“La scuola è, prima di ogni altra cosa, una comunità educante dove si formano i cittadini di domani e non si può pensare di risolvere ogni problema che si verifica al suo interno introducendo nuovi reati e punendo indiscriminatamente gli studenti, tenuti addirittura all’onere della prova. Questo non significa essere buonisti o troppo permessivi ma, nel riconoscimento che eventuali responsabilità personali vanno sempre accertate e sanzionate se ci sono, rivendicare il ruolo principale della scuola che è quello di formare i cittadini di domani. E ogni eventuale sanzione all’interno della scuola deve avere questo obiettivo educativo davanti. Per questo si dovrebbe valorizzare sempre di più il patto di corresponsabilità tra scuola e famiglia, rendendolo una elaborazione sempre più partecipata e collettiva con l’obiettivo di ricostruire il dialogo necessario tra scuola, studenti, genitori e rifondare la fiducia nella scuola. Si dovrebbe operare per costruire progetti di comunità educante. Non si può pensare che la repressione sia l’unico strumento efficace per il processo di maturazione e crescita degli studenti e per ripristinare un clima di reale e proficuo confronto all’interno della scuola. Chi danneggia già oggi viene punito: ciò che occorre, valorizzando l’autonomia che caratterizza ogni scuola, è lavorare per ripristinare un clima di dialogo e confronto reciproco, per la serenità della comunità scolastica, senza affidarsi a misure propagandistiche che cavalcano le notizie del giorno. Purtroppo per il ministro la risposta sanzionatoria sembra essere l’unica soluzione ad ogni problema presente nella scuola. Così davvero non si rende un buon servizio alla crescita del sistema di istruzione del nostro Paese”.
Così Irene Manzi, responsabile nazionale scuola Pd e capogruppo in commissione Istruzione alla Camera.
“Lo scioglimento del Gran Giurì da parte del presidente della Camera Fontana è la conclusione più logica ed equilibrata.
Sono stato costretto, con dispiacere, a rimettere il mandato a salvaguardia della terzietà del Gran Giurì per non consentire che venissero sviliti i compiti e la missione attraverso conclusioni parziali che rischiavano di mettere in discussione il potere di indirizzo del Parlamento rispetto all’Esecutivo, così come avevo segnalato nella mia lettera di dimissioni.
Per questo ringrazio il presidente Fontana che ha voluto così tutelare l’autonomia e le prerogative costituzionali della Camera sciogliendo la Commissione ed evitando decisioni prese a maggioranza che, come ho scritto nella lettera di dimissioni, non sarebbero state coerenti con la ricostruzione fattuale convenuta da tutti i commissari. Ringrazio altresì il vicepresidente Mulè per l’impegno e il lavoro svolto nel presiedere il Gran Giurì. Ora, per non ripetere più tali situazioni, nelle more della discussione sulle modifiche al regolamento della Camera sarebbe opportuno ragionare di una riforma anche dell’istituto del Gran Giurì rendendolo neutrale rispetto alle dinamiche politiche e di parte, a garanzia futura dell’etica del confronto parlamentare”. Così il deputato democratico, Stefano Vaccari.
“Ministro Salvini, nell'ultima legge di Bilancio, ha tagliato al Sud 3 miliardi e mezzo dal Fondo perequativo infrastrutturale. La domanda è semplice: con quale coraggio e perché ha privato i cittadini meridionali di fondi decisivi per scuole, ospedali, strade? La risposta non arriverà, perché la vostra è una strategia precisa. State bloccando, da un anno e mezzo, 25 miliardi del Fondo Sviluppo e Coesione al Sud. Avete cancellato le Zes, strumento decisivo per investimenti e lavoro. Avete tagliato le risorse in sanità, colpendo soprattutto il Mezzogiorno, il cui sistema è al collasso. Come se non bastasse, state portando avanti un'autonomia differenziata secessionista, che spaccherà l'Italia e farà aumentare per legge le distanze nei servizi essenziali tra Nord e Sud”. Così Piero De Luca, capogruppo Pd in commissione Politiche Ue, illustrando in Aula il question time al ministro Salvini.
“Prima del vostro arrivo, avevamo fondo perequativo infrastrutturale con una dotazione di oltre quattro miliardi – ha dichiarato nella replica il deputato e responsabile Sud della segreteria del Pd Marco Sarracino - che serviva proprio a ridurre divari e disuguaglianze. Da questo fondo avete tagliato oltre tre miliardi e mezzo. Lei ministro si occupa sempre di tutto, di trattori, di agricoltura, di festival, di giustizia, ma mai che prenda in considerazione l’idea di occuparsi delle priorità del suo ministero. Perché le do una notizia, le risorse di quel fondo servivano soprattutto per le nostre strade, per le nostre ferrovie, per le nostre infrastrutture, oltre che per i nostri ospedali e per le nostre scuole. Smettetela, lei e il ministro Fitto, di commissariare il Mezzogiorno, di sottrarne risorse, di far passare i nostri diritti come gentili concessioni, ma soprattutto smettetela di tradire i sogni e le ambizioni di un Sud a cui state negando il futuro. Ricordate che la nostra Repubblica è una e indivisibile, il Partito Democratico e gli italiani vi impediranno di spaccarla a metà".
Da Mit bocciatura progetti di sperimentazione
“Il Ministero delle Infrastrutture tira dritto non ascolta i sindaci e conferma l’intenzione di voler affossare il progetto Città 30 che in tutta Europa sta portando risultati positivi sulla sicurezza stradale in termini di riduzione della mortalità e degli incidenti all’interno della città”. Lo ha detto Virginio Merola, deputato del Pd, a seguito della risposta del governo al qt in commissione Trasporti alla Camera.
Merola chiedeva le ragioni per cui il Governo ha deciso di intervenire senza attendere gli esiti delle sperimentazioni nelle altre città europee prima fra tutte Bologna.
“La direttiva - ha aggiunto Merola - ancora non esiste legalmente e ancora deve essere discussa in sede Anci. Nel frattempo la destra incita a fare ricorso alle multe anche se il Comune agisce nel pieno rispetto del Piano per la sicurezza stradale del ministero stesso. Non solo si lede l’autonomia dei comuni ma si incita alla disobbedienza. Multe e limiti servono a prevenire e ridurre gli incidenti. Ma la libertà per la destra è solo fare come mi pare alla faccia delle altre persone”, ha concluso il dem.
Manzi, no all’amichettismo negli atenei
“Dopo la scorpacciata di nomine nelle aziende di stato e l’occupazione dei luoghi della cultura adesso Fdi mira alle Università che, parole loro, dovrebbero essere “a disposizione” del Presidente del Consiglio. Una vera e propria follia” è duro il commento della capogruppo del Pd nella commissione Cultura della Camera, Irene Manzi, alle dichiarazioni del Responsabile Università di Fdi, Massimo Miscusi rilasciate oggi nel corso di una conferenza stampa alla camera. “Promuovere e sostenere la diffusione di alcune discipline, come quelle Stem, è cosa ben diversa dal minare l’autonomia scientifica delle università. Cosa pensa la Ministra Bernini di questa stravagante proposta Fdi che ha tutto il sapore di un’invasione di campo nelle sue competenze?”.
Con autonomia differenziata il Ssn imploderà
“Il Mezzogiorno d’Italia con grave carenza di strutture, meno prevenzione, mortalità più alta, speranza di vita minore, spesa sanitaria insufficiente, fuga verso il Nord per curarsi, divari con il resto del Paese che cresceranno e si moltiplicheranno con l’autonomia differenziata: è questa la drammatica fotografia che ci consegna il Rapporto Svimez ‘Un Paese, due cure. I divari Nord-Sud nel diritto alla salute’, presentato oggi a Roma in collaborazione con Save The Children. Il Servizio Sanitario Nazionale, già strangolato dal governo con la riduzione delle risorse e messo a rischio anche dalle differenze regionali, con l’autonomia finanziaria imploderebbe. Ad essere tradita sarebbe la stessa Costituzione che fa del diritto alla salute di tutte le cittadine e i cittadini il suo fiore all’occhiello. Impediremo in Parlamento e nel Paese che il governo Meloni porti a compimento questo disastro annunciato”.
Lo dichiara il capogruppo del Pd in commissione Affari europei, Piero De Luca.
“Il ministro Salvini spieghi le ragioni per cui il governo con la legge di Bilancio 2023 ha tagliato 3,5 miliardi di euro per il Sud. Un colpo durissimo per il Mezzogiorno, privato delle risorse necessarie per le scuole, gli ospedali, le strade, le ferrovie e tutti gli asset strategici, e costituisce l'ennesima penalizzazione dopo la sottrazione delle risorse del fondo per lo sviluppo e la coesione per il finanziamento dei progetti cancellati dal PNRR l'inconsistente dotazione finanziaria del credito di imposta nella Zes unica e la proposta sull'autonomia differenziata senza la definizione e il finanziamento dei LEP". È questo il tema del question time di domani presentato dal Gruppo Pd della Camera.
“Meloni afferma che in Ungheria vige l’autonomia dei giudici in Ungheria, ma chiede a Orban umanità per Salis. Pochi minuti dopo lo stesso Orban annuncia adesione ai conservatori europei guidati da Meloni. La destra italiana predilige la ragion di partito sulla ragion di stato”. Così il deputato del gruppo del Pd alla Camera, Arturo Scotto.
*Serracchiani e Gianassi: deve poter tornare in Italia, lo prevedono le norme*
“Il governo si è mosso in ritardo, ora agisca con grande determinazione e non si nasconda dietro il principio della salvaguardia dell’autonomia della magistratura ungherese per giustificare le proprie mancanze”. Così i deputati democratici Debora Serracchiani e Federico Gianassi replicano al sottosegretario alla Giustizia, Andrea Ostellari, che ha risposto in commissione giustizia della camera alle loro domande circa l’azione del governo sul caso Salis. “Le norme europee sono chiare - hanno aggiunto i deputati - e nessuno in Europa può essere trattato in un modo così feroce e inadeguato. Le foto che abbiamo visto sono inequivocabili ed è grave che il governo, che era a conoscenza della condizione della nostra connazionale, non abbia fatto nulla prima. Non vi siano adesso titubanze o coperture politiche a Orban, il Governo rafforzi l’azione è pretenda il rispetto dello stato di diritto che fino a oggi è mancato”.
Ghio: governo scippa a comuni pianificazione piste ciclabili
“La discussione parlamentare sul nuovo codice della strada sta mostrando in tutta evidenza il giro di vite del governo sulle politiche per la mobilità sostenibile. Il testo in discussione e la bocciatura oggi in commissione degli emendamenti dimostra un preoccupante passo indietro e una chiusura totale in particolare nei confronti della mobilità ciclistica e in generale della mobilità sostenibile. Oltre alle opposizioni, anche le associazioni e gli amministratori che sono stati ascoltati in audizione alla Camera hanno infatti manifestato forti preoccupazioni e presentato delle proposte di modifica che non sono state neanche prese in considerazione.
Un danno al miglioramento della vivibilità e della qualità dell'ambiente dei territori, con città dove circoleranno sempre meno biciclette e più auto con un peggioramento anche della sicurezza.
Chiediamo al governo di tornare indietro e cancellare queste dannose nuove norme che eliminano le corsie e la segnaletica ciclabile e che tolgono alle autonomie locali molti poteri come quelli di pianificazione delle piste ciclabili che vengono affidati a un Regolamento che dovrà emanare il ministero dei trasporti. Un vero e proprio scippo ai territori, altro che autonomia”, conclude.
Lo ha detto la deputata democratica dell’Ufficio di presidenza del gruppo della Camera,
Valentina Ghio.