Giorgia Meloni chiede tutto il potere per sé. In nessun Paese occidentale esiste il premier eletto direttamente dal popolo. Con una legge elettorale che offre un premio di maggioranza esorbitante che annulla qualsiasi autonomia del Parlamento. Vogliono comandare, non governare.
Lo scrive sui social Arturo Scotto, capogruppo PD in commissione Lavoro della Camera.
“Oggi la maggioranza di questo parlamento sta spogliando Raffaele Fitto del titolo di semplice ministro e gli sta cingendo la testa con la corona di Viceré del Mezzogiorno d’Italia. D’altronde, perché limitarsi a fare disastri sul solo Pnrr quando si può avere il controllo indiscriminato di tutti i fondi strutturali dell’Unione Europea? Con questo decreto si realizza il sogno del ministro: commissariare il Mezzogiorno d’Italia e tutte le sue istituzioni. Contemporaneamente. per l’altra parte d’Italia, si porta avanti l’autonomia differenziata. Perché il compromesso trovato dalle parti di Palazzo Chigi dev’essere proprio questo: la parte più ricca del Paese può andare avanti da sola, con le proprie forze e i propri soldi. A quella più povera, invece, gli leghiamo le mani, gettandogli un po’ di fumo negli occhi senza sostanza e con la possibilità di concedere qualche prebenda ai governatori che chinano la testa e giurano fedeltà al novello vicerè”. Lo ha detto in Aula alla Camera, il deputato dem Ubaldo Pagano, capogruppo Pd in commissione Bilancio, durante le dichiarazioni di voto sulla fiducia al decreto Sud.
“Il fumo – ha aggiunto l’esponente Pd - è la ZES Unica: una misura compensativa bella solo da fuori, perché dentro la scatola è vuota, completamente priva di copertura finanziaria e con una dotazione di personale assolutamente insufficiente per garantire il funzionamento delle agevolazioni. il decreto ‘Sud’ è una follia totale sin dai suoi presupposti. Questo decreto nasce per punire le Regioni, per colpevolizzarle, per far sì che da oggi in avanti non possano mettere mai più bocca né sulle politiche di sviluppo, né sulle risorse per la coesione. Sulla ZES Unica che cade ogni dubbio sulla buonafede di questo governo. Perché l’idea di una grande misura di incentivo allo sviluppo industriale del Sud è da noi condivisa, ma l’accrocchio che avete messo in piedi non può esserlo nella maniera più assoluta. La ZES Unica targata Fitto è un bluff perché viene consapevolmente messa nelle condizioni di non funzionare! Questa è la vera presa in giro”.
“Da quando si è insediato, il Governo ha attaccato e indebolito il Sud in ogni azione. Dal progetto di autonomia differenziata secessionista della Lega, ai tagli del reddito di cittadinanza e dei fondi per la non autosufficienza, dalla cancellazione dei 13 miliardi di euro del Pnrr di investimenti dei Comuni per le periferie, al taglio di 500 investimenti in ospedali e case di comunità previsti sempre nel Pnrr, fino al definanziamento di 300 milioni di euro dello stesso Pnrr per valorizzazione dei beni confiscati alla mafia. Tutte misure che stanno producendo o rischiano di produrre un impatto drammatico in particolare nel Mezzogiorno”.
Lo dichiara il deputato democratico Piero De Luca, capogruppo in commissione Politiche Ue.
“Come se nulla fosse – continua De Luca - il Governo approva un Decreto che si occupa del Sud solo nel titolo ma che nella sostanza rappresenta l'ennesimo atto ostile nei confronti del Meridione. Si blocca e complica l'utilizzo delle risorse FSC, circa 26 miliardi di euro, e si cancella l'attuale strumento delle Zes prendendo in giro il Paese con l'idea di un'unica Zes in tutto il Sud. La verità è che resta solo il titolo di questo strumento che viene completamente depotenziato è svuotato. Un becero gioco delle tre carte. Una vera e propria truffa ai danni dello sviluppo del Mezzogiorno e quindi dell'intero Paese. Continueremo la nostra battaglia in Parlamento e nelle piazze per bloccare i disastri della destra”.
“Con i nostri emendamenti abbiamo provato a migliorare un decreto che anziché parlare di coesione e sviluppo, crea solo una grande illusione. L’illusione nei confronti delle imprese che vorranno usufruire dei vantaggi che offrono le Zes, ma che al momento, non hanno alcuna copertura economica. Per non parlare delle tante piccole e medie imprese che verranno tagliate fuori da una norma insensata che prevede una soglia minima di investimento pari a 200mila euro. Avevamo chiesto inoltre di avere nuove assunzioni per la nostra pubblica amministrazione, così come la stabilizzazione degli attuali lavoratori precari che hanno acquisito importanti conoscenze. Ma questo decreto, oltre a non affrontare nessuna delle importanti questioni che riguardano il Sud continente anche due articoli che il Pd ritiene assolutamente inaccettabili. Due articoli in materia di immigrazione che non solo aumentano fino a diciotto mesi la possibilità di trattenere in un Cpr chi fugge da guerra e povertà, ma che definisce addirittura tali strutture quali siti per la difesa e la sicurezza nazionale. Per queste ed altre ragioni ci siamo opposti e continueremo ad opporci ad un provvedimento che è contro il Mezzogiorno, mentre dovrebbe rappresentare una grande occasione di sviluppo e crescita del nostro Paese. Ma da un governo che sostiene un progetto come quello dell’autonomia differenziata, c’era da aspettarselo”.
Lo scrivono in una nota i componenti della commissione Bilancio della Camera.
“Le scelte identitarie del governo di Giorgia Meloni sono tutte contro il Sud. Hanno cancellato il reddito di cittadinanza, sono contrari al salario minimo, mettono in campo l'autonomia differenziata e stanno trasformando il Pnrr da grande opportunità a un vero e proprio campo di battaglia. Se prendiamo queste scelte e le caliamo nei confronti del Mezzogiorno, rendiamo la situazione del Sud quasi una situazione irreversibile. Per noi invece il Sud è la più grande occasione di sviluppo e cambiamento del nostro Paese”. Lo ha detto il deputato dem Marco Sarracino, responsabile coesione territoriale e Sud per il Partito Democratico, intervistato sul sito web dei deputati Pd.
“Nel Mezzogiorno – ha aggiunto l’esponente Pd - c'è anche un problema legato alle piccole e medie imprese. Nel decreto Sud la soglia minima di investimenti per le imprese è 200 mila euro. Ma in questi anni nelle Zes (Zone economiche speciali), in particolare nella Regione Abruzzo, si è verificato che il 90 per cento degli investimenti delle imprese fossero inferiori a 200 mila euro. Il decreto crea una grande illusione, ma non ci sono coperture finanziarie, rimandate alla Legge di Bilancio, e ci sono dei tetti che non potranno assolutamente essere rispettati dalle imprese”.
“Il Partito Democratico - ha concluso Sarracino – ha fatto un grande lavoro di ascolto. Ci siamo dati un nuovo metodo per rendere protagonisti innanzitutto i territori e i nostri circoli, i nostri amministratori, con il coinvolgimento anche delle imprese e dei sindacati con cui stiamo dialogando e con i quali abbiamo costruito una serie di emendamenti. E’ un nuovo metodo del Partito di Elly Schlein nel quale crediamo molto. Se noi vogliamo parlare di Pnrr, della Zes unica e delle grandi opportunità del nostro Sud, dobbiamo assolutamente rafforzare la capacità amministrativa delle nostre amministrazioni pubbliche. Purtroppo però in questo decreto, anche rispetto a questo non c'è assolutamente nulla”.
Governo fermo, grave l’esclusione da cabina di regia
“Sulle aree interne il governo è praticamente fermo da un anno. Nel decreto Coesione si decide ancora una volta di accentrare le scelte fondamentali sulle politiche di sviluppo di questi territori. Una scelta che il Pd contrasta. Ma in questa operazione sbagliata, si stava per compiere davvero qualcosa di incomprensibile: nella cabina di regia sulle aree interne proposta dal governo, mancavano infatti le Regioni. Solo grazie ad un emendamento del Pd, appena approvato in commissione Bilancio, si è riusciti a rimediare a tale grave mancanza. Ma questo la dice molto sull’atteggiamento di una destra che, da un lato, esaspera il concetto di autonomia differenziata e, dall’altra, in realtà accentra poteri e funzioni dando un vero e proprio schiaffo ai territori”.
Lo scrivono in una nota i componenti della commissione Bilancio della Camera.
“Chiediamo alla ministra Locatelli di ripristinare immediatamente, fin dalla legge di bilancio per il 2024, le risorse previste dalla legge delega sulla disabilità e, qualora in tempi brevi non fossero adottati i decreti attuativi, di destinare i 350 milioni di euro già previsti per il 2023 ad interventi straordinari a favore delle persone con disabilità e delle loro famiglie”. Così Ilenia Malavasi, deputata Pd componente della commissione Affari sociali della Camera, nel corso del Question time, illustrando l’interrogazione del PD alla ministra per le disabilità.
Nella replica Marco Furfaro, capogruppo in commissione Affari sociali alla Camera, rivolgendosi alla ministra ha parlato di “un’altra promessa non mantenuta, sulla pelle delle persone che hanno bisogno. Non era il tempo per dare soldi alle persone con disabilità, ma in questi mesi il tempo per premiare gli evasori fiscali, di fare sanatorie e condoni per oltre un milione di euro lo avete trovato. Avete trovato il tempo per i rave, la farina di insetti, la carne coltivata. Dio, Patria e Famiglia. Quanto abuso di parole così nobili e sacre. Ma se tagliate 350 milioni di euro per la disabilità e altrettanti all’assegno unico, significa che le uniche famiglie che vi interessa difendere sono le vostre. Vi riempite la bocca della parola Patria ma poi la tradite tutti i giorni. Quella Patria fatta anche da tutte quelle persone che aspettavano un supporto da voi negato. Ma la vostra vera Patria è quella degli interessi di parte. Questo è il punto, perché la disabilità è una responsabilità collettiva che non esiste di per sé: è la società che la crea nel momento in cui non garantisce i giusti strumenti per poter permettere a una persona disabilitata, e non disabile, di potersi autodeterminare. Ecco perché togliere altri fondi che già sono insufficienti per una piena autonomia significa essere responsabili di ulteriori disabilità. E la responsabilità di questa deriva è tutta vostra”.
“C'è un evidente scontro politico in atto all'interno della maggioranza tra il ministro Abodi e le forze politiche della sua maggioranza”.
Lo dichiara il deputato democratico Andrea Rossi
“Oggi – afferma Rossi - anche FdI tramite il suo responsabile dipartimento Sport Paolo Marcheschi chiede il commissariamento della Figc, che equivale nella sostanza alle dimissioni di Gravina già richieste dalla Lega. Questo avviene dopo che lo stesso Ministro a più riprese ha dichiarato che non vi sono responsabilità da parte della Federazione rispetto alle vicende delle scommesse, posizione personalmente condivisibile, essendo le stesse da ricondurre a singole iniziative personali dei giocatori coinvolti.
Si tratta di pressioni politiche o sfiducia nei confronti del ministro?
E’ evidente il tentativo di ledere l'autonomia dello sport, con prospettive di occupazione di potere future, come già avviene per altri settori”.
Le considerazioni di Calderoli non ci convincono. La Costituzione prevede certo le materie che possono essere oggetto di eventuale devoluzione alle competenze regionali. Ma la stessa Carta prevede l'obbligo di definire e finanziare preliminarmente tutti i Lep relativi a queste materie prima di procedere ad eventuali forme di autonomia. Per questo, la proposta di autonomia differenziata contenuta nel ddl 615 è per il Partito Democratico non solo contraria al testo e allo spirito della Costituzione, ma anche inapplicabile e dannosa perché amplia le diseguaglianze esistenti e crea rischi enormi per la tenuta della finanza pubblica. Una proposta pericolosa, ricca di contraddizioni, utile per giocare a risiko ma dannosa per il futuro del Paese. Per questo abbiamo chiesto che la Commissione bicamerale per le questioni regionali si pronunci sul testo base, analizzando in modo approfondito, con un'autonoma istruttoria, tutti i profili di criticità rilevati da ultimo anche dal Governatore della Banca d'Italia Visco, così da fornire un apposito parere alla Commissione referente prima dello svolgimento del suo esame al Senato.
Così i parlamentari PD della Commissione bicamerale per le questioni regionali Piero De Luca, Daniele Manca e Claudio Stefanazzi.
“Siamo profondamente colpiti dalla faziosità delle parole del Presidente Brunetta che ieri in una popolare trasmissione televisiva ha definito “demagogica e populista” l’iniziativa delle opposizioni sul salario minimo. Il giorno precedente, durante la conferenza stampa in cui aveva presentato il documento conclusivo approvato dal 61% dell’assemblea del Cnel, aveva addirittura liquidato come “grida manzoniane” la proposta firmata da ben sei gruppi di opposizione. Non vorremmo che queste opinioni, palesemente di parte, abbiano influenzato gli orientamenti alla base dello studio del Cnel. Anche perché stranamente le parole del professor Brunetta coincidono con quelle pronunciate in vari contesti dal suo committente che siede a Palazzo Chigi. Noi che auspichiamo l’autonomia del Cnel, invitiamo chi lo presiede a usare un linguaggio meno sovrapponibile a chi sta al Governo e più consono a chi guida un’istituzione”. Lo dichiarano in una nota congiunta la responsabile nazionale Lavoro del Pd, Chiara Gribaudo e i membri della commissione Lavoro di Montecitorio Scotto, Guerra, Sarracino, Fossi, Laus.
"Ormai non passa giorno in cui non si aggiunge una critica al ddl Calderoli. Una riforma contestata nel merito anche da autorevoli e indipendenti pezzi dello Stato. I rilievi mossi da Bankitalia sono solo gli ultimi in ordine di tempo e stanno aprendo crepe profonde all'interno della maggioranza. Facciamo dunque appello a chi ha a cuore l'unità del paese, si abbandoni per sempre questa proposta di legge che aggraverebbe ancora di più la tenuta economica e sociale del Mezzogiorno, senza peraltro alcun beneficio per il Nord. Insomma una proposta di legge che danneggerebbe l’Italia intera senza portare alcun beneficio per la coesione nazionale". Così il deputato e responsabile Sud e Coesione della segreteria nazionale Pd Marco Sarracino.
"Dal rapporto Istat presentato oggi, "I giovani del Mezzogiorno", emerge ancora una volta un quadro preoccupante relativo al presente e al futuro del sud. Progressivo spopolamento, rarefazione della popolazione giovanile in età compresa tra i 18 e i 34 anni, rallentamento del tasso di occupazione a fronte di una crescita del tasso di scolarizzazione, sono ormai fatti che rischiano di compromettere definitivamente il destino di un pezzo del nostro paese. Colpisce l'enorme indifferenza del governo verso i territori e le comunità meridionali. E colpisce perchè da ormai un anno siamo dinanzi a scelte politiche che stanno aggravando la situazione: dalla riduzione degli strumenti per combattere la povertà alla contrarietà al salario minimo, dai tagli alla sanità all'incertezza sul PNRR, dall'accorpamento scolastico fino all'assurda autonomia differenziata. Noi riteniamo che il sud e i suoi giovani, siano invece l'unica vera grande opportunità di rilancio per il Paese, ed è per questo che il PD farà di tutto per cambiare radicalmente i numeri che oggi ci ha dato l'Istat". Così il deputato e responsabile Sud e Coesione della segreteria nazionale Pd Marco Sarracino.
“Governo ci crede davvero o segue Salvini?”
“Chiediamo al ministro dell’Ambiente quali azioni di negoziazione abbia intrapreso per la progressiva condivisione con la Commissione europea del testo che incentiva la diffusione di forme di autoconsumo di energia da fonti rinnovabili per consentire un'immediata attivazione delle comunità energetiche, garantendo, inoltre, l'attuazione delle misure previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza per le comunità energetiche nei piccoli comuni”. Così il capogruppo Pd in commissione Ambiente Marco Simiani, nel corso del Question time, illustrando l’interrogazione del PD al ministro Pichetto.
Nella replica la deputata Sara Ferrari, della Presidenza del Gruppo Pd, rivolgendosi al ministro si è augurata che “finalmente sia la volta buona. Visto che secondo quanto ci ha riferito dovremmo essere a pochi giorni dall’ok dell’Europa, c’è da sperare che poi saremo pronti come Paese perché pronti lo sono di sicuro i cittadini e le imprese a mettersi in gioco per produrre e consumare energia pulita in autonomia. Di fonte al rischio di una nuova crisi energetica, siamo convinti che ci sia bisogno di lavorare con maggiore efficacia e rapidità nel percorso verso l’autonomia energetica del nostro Paese, ancora troppo dipendente dall’approvvigionamento estero di energia fossile. Per questo le chiediamo di trovare tutte le modalità politiche e tecniche per essere certi di questo risultato positivo e rapido e le chiediamo se anche il suo governo creda davvero come il Partito democratico nelle comunità energetiche rinnovabili o preferisca invece puntare sulla centrale nucleare a Milano come piacerebbe a Salvini”.
"La fondazione Gimbe dimostra cosa potrebbe accadere al nostro sistema sanitario se dovesse passare il ddl Calderoli sulla autonomia differenziata. Una situazione drammatica, nella quale i cittadini meridionali vedrebbero il proprio diritto all'accesso alle prestazioni sanitarie subordinato alla sostenibilità finanziaria e al territorio nel quale si ha la fortuna o sfortuna di vivere. Non è questo quello che prevede la nostra Costituzione. Per questo ancora una volta ribadiamo la nostra più assoluta contrarietà a questo disegno di legge e chiediamo che la destra ci ripensi, evitando di avventurarsi in un sentiero che non farà altro che aumentare divari e disuguaglianze. Il diritto alla salute e all’istruzione sono due frontiere invalicabili che noi difenderemo sempre e che garantiscono l’unità e la coesione del nostro paese". Così il deputato e membro della segreteria nazionale Pd Marco Sarracino.
“Le rilevazioni operate da Gimbe mettono nero su bianco il divario esistente tra Nord e Sud del Paese in termini di assistenza sanitaria e i rischi derivanti dall'Autonomia differenziata. Sulle cure essenziali alla persona, che sono un diritto inviolabile garantito dalla Costituzione, il Mezzogiorno e i suoi cittadini pagano da anni un prezzo altissimo. Una diseguaglianza strutturale che la proposta di Autonomia differenziata del Governo non fa altro che legittimare, ed anzi acuire con conseguenze devastanti per la tenuta sociale della nostra democrazia. Questo è semplicemente inaccettabile, per cui continueremo ad opporci con forza ad un progetto divisivo che fa male al Sud e di conseguenza a tutta l’Italia”.
Così Piero De Luca, capogruppo Pd in commissione Politiche Ue della Camera.