Serracchiani e Ghio: esterrefatte da Ministro che interviene su indagine in corso
“Siamo esterrefatte non solo dall'iniziativa assunta da un gruppo politico che chiede al Ministro Nordio di intervenire su un'indagine ancora un corso. Ma anche dal fatto che ancora una volta il ministro Nordio confonde l’aula del parlamento con il palco di una delle feste di partito della destra, attaccando frontalmente la magistratura e denigrandone l’operato, entrando per giunta nel merito di una indagine ancora in corso e che vede coinvolti esponenti politici della maggioranza. Da chi dichiara di voler rispettare e difendere l’autonomia e l’indipendenza della magistratura e quindi di non voler commentare provvedimenti, ci aspetteremmo maggior senso delle istituzioni. Se poi il ministro non capisce le ordinanze, nomini un commissario straordinario che gliele spieghi e in ogni caso bene farebbe a ricordare che le sentenza, come quella del Tribunale della libertà si possono impugnare davanti alla Cassazione”. Così le deputate democratiche Debora Serracchiani e Valentina Ghio, rispettivamente responsabile nazionale giustizia del Pd e vicepresidente del gruppo dem alla Camera.
“Eravamo e restiamo convinti che le priorità che riguardano la casa siano quelle di dare risposte alla carenza di alloggi in affitto a famiglie, lavoratori e studenti. Ma con questo decreto, il governo vuole solo sostenere la rendita immobiliare. Prima delle elezioni parlavano di sanare parziali irregolarità strizzando gli occhi ai cittadini ma ciò che abbiamo davanti non è una semplificazione ma un aggiramento del termine 'condono' per vendere oggetti oggi impresentabili e favorire speculazioni immobiliari”. Lo dichiara il deputato dem Virginio Merola, Capogruppo Pd in Commissione Finanze intervenendo in Aula nella discussione generale sul Dl Salva Casa.
“In quella che chiamate 'semplificazione' – continua Merola - l'interesse particolare prevale su quello generale dei cittadini perché con un intervento centralistico ci si rivolge direttamente all'interesse del singolo. Sui cambi d'uso l'esecutivo vuole colpire l'autonomia dei Comuni e la pianificazione come strumento di governo delle trasformazioni urbanistiche”.
Autonomia differenziata aumenterà differenza
I dati, in ultimo apparsi in un articolato servizio su “Domani”, confermano la situazione di emergenza nella nostra regione in materia di interventi contro la violenza di genere. E, in particolare, sulle difficoltà di gestione delle case rifugio e dei centri antiviolenza.
Non si tratta solo di incrementare i fondi a loro disposizione, ma di costruire una politica complessiva sulla materia. Mettendo al centro il percorso della donna per sottrarsi alla violenza domestica e per riacquistare libertà e indipendenza.
La gestione fallimentare attualmente in essere in Sicilia comporta, come dicono i dati, che quasi una donna su 5 interrompa il percorso presso una struttura di protezione, scegliendo di rientrare nella casa in cui ha subito violenza. Un dato intollerabile.
Il progetto di autonomia differenziata aumenterà la criticità anche in questo settore, impedendo l’aumento necessario delle risorse. Le politiche contro la violenza sulle donne sono già disomogenee tra regione e regione. Anche in questo campo, con l’autonomia differenziata, il luogo di residenza segnerà il destino di ciascuna.
Come sosteniamo da tempo, è necessario l’aumento considerevole delle risorse per centri antiviolenza e case rifugio a indirizzo segreto e l’aumento sostanziale dei fondi a disposizione del reddito di libertà.
E occorre una diversa strategia per consentire agli attori del servizio di operare percorsi completi e continuativi dell’assistenza. Perché non è sufficiente l’ospitalità, ma bisogna sostenere i progetti di libertà delle donne e favorire quei percorsi virtuosi, che consentono loro di poter costruire una propria autonomia economica e autodeterminazione sociale.
Così in una nota la deputata Dem Giovanna Iacono
Infrastrutture, Pd, dopo silenzi Pichetto Fratin, Salvini risponda su diga del Vanoi
La deputata del Partito Democratico eletta in Trentino, Sara Ferrari, insieme alla deputata democratica eletta in Veneto, Rachele Scarpa, interrogano urgentemente il ministro delle infrastrutture, Matteo Salvini, sul pasticcio della diga del Vanoi. “Da ottobre 2023 attendiamo risposte dal ministero dell’ambiente, che abbiamo interrogato sulle intenzioni del governo rispetto ad un’opera che ha enormi criticità ambientali e che nessuno in Provincia autonoma di Trento vuole, come anche il PD bellunese avversa, ma che il governatore Zaia e il consorzio di bonifica del Brenta si ostinano a portare avanti” accusano le deputate dem. “Il governo non può ignorare che un’opera con enormi criticità dal punto di vista ambientale, paesaggistico, geologico, idraulico, climalterante, viene sostenuta fattivamente dal presidente di una regione, pur essendo prevista quasi interamente sul territorio di un’altra. La Provincia autonoma di Trento si è detta contraria in tutte le sedi istituzionali, sia in consiglio provinciale, su iniziativa del
PD ma trasversalmente a tutti i partiti, sia attraverso atti ufficiali della Giunta, che ieri ha diffidato la regione Veneto e il Ministero dell’ambiente a proseguire qualsiasi tipo di iniziativa che vada a ledere le prerogative esclusive di pianificazione sul proprio territorio dell’autonomia trentina. Non avendo ricevuto alcuna risposta in nove mesi dal ministro dell’ambiente Pichetto Fratin, questa volta ci rivolgiamo direttamente al ministro delle infrastrutture Salvini, augurandoci che il leader leghista sappia decidere per il bene dei cittadini e dei territori nella diatriba tra i suoi due governatori: quello veneto Zaia che vuole l’opera e quello Trentino Fugatti che non la vuole.
“È un vero e proprio schiaffo in faccia alla libera del governo quello che è arrivato ieri dalla conferenza delle Regioni” così in una nota il deputato democratico, Gian Antonio Girelli, componente della commissione Affari sociali della Camera, che ribadisce come: “il decreto liste d’attesa non è la risposta ai problemi della sanità italiana. Lo abbiamo detto con forza in queste settimane, ma la maggioranza non ha voluto darci ascolto e anzi ha bocciato la legge Schlein che chiedeva più investimenti e maggiore occupazione nel settore. Oggi siamo al paradosso - conclude Girelli - chiedono più autonomia ma si infastidiscono se le Regioni fanno sentire la loro voce”.
“È un vero e proprio atto di ribellione contro il governo. E a renderlo ancora più forte è che arriva dalla conferenza delle regioni che prende le distanze dalla linea di Palazzo Chigi e mette nell’angolo il ministro Schillaci che viene, di fatto, sfiduciato” così in una nota il deputato democratico, Gian Antonio Girelli, componente della commissione Affari sociali della Camera, che sottolinea come: “il decreto liste d’attesa non è la risposta ai problemi della sanità italiana. Lo abbiamo detto con forza in queste settimane, ma la maggioranza non ha voluto darci ascolto e anzi ha bocciato la legge Schlein che chiedeva più investimenti e maggiore occupazione nel settore. Una considerazione politica però va fatta, mentre la maggioranza approva l’autonomia le regioni bocciano la linea del governo perché non prevede finanziamenti: Meloni, Tajani e Salvini dovrebbero trarne le conclusioni”.
Il Governo si occupi di tutele e contratto lavoratori da troppo senza risposte.
L’inserimento dei porti nelle 23 materie che potranno essere completamente regionalizzate a seguito della legge sull’autonomia differenziata approvata recentemente dal Parlamento è una scelta che furi dal tempo e che contrasta nettamente con le richieste del settore portuale.
Sono passati quasi due anni dall’avvio della discussione sulla portualità in commissione parlamentare Trasporti, ma dal Governo nessuna proposta di visione complessiva e zero atti concreti, solo azioni contrastanti con le richieste del mondo portuale.
Il settore ha chiesto meno burocrazia e più semplificazione e per tutta risposta si propone di sottoporre le attività portuali a un ulteriore parcellizzazione autorizzativa e decisionale che appesantirà le attività e renderà meno competitivi gli scali.
Siamo di fronte a un governo dei due pesi e due misure; da una lato la legge spacca Italia, che potremmo definire anche spacca porti, se applicata al settore, che ha preso velocemente forma, mentre dall’altro, si registra un silenzio assordante su sicurezza e miglioramento delle condizioni dei lavoratori, come lo sblocco del fondo per l’incentivo all’esodo e il riconoscimento del lavoro usurante, che come PD chiediamo da tempo. Cosi come non registriamo passi avanti sul rinnovo del contratto nazionale in stallo da molti mesi, uno stallo che colpisce tutele e sicurezze dei lavoratori e sul quale chiederemo al Governo di farsi parte attiva per lo sblocco con la stessa solerzia con cui ha portato avanti il percorso di autonomia differenziata.
In un mercato della logistica soggetto a interconnessioni globali, con la grande centralità delle reti transeuropee, la frammentazione delle politiche del governo rischia di compromettere competitività e tenuta del sistema economico oltre che, anche in assenza delle misure a tutela del lavoro richieste, di rendere più fragili i lavoratori e le lavoratrici del settore.
È il momento di uscire dalla logica degli accordi di maggioranza per dare le risposte che il sistema e i lavoratori portuali attendono da troppo tempo”.
“L’assegno unico universale è uno strumento indispensabile per tantissimi genitori ma ci sono delle zone d’ombra che vanno sanate il prima possibile. Sono moltissimi i centri antiviolenza, CAF e i patronati che segnalano difficoltà enormi ad accedere all’assegno unico universale da parte delle donne vittime di violenza che, nella fase di allontanamento dal coniuge o convivente violento (pur mantenendo formalmente la medesima residenza), trovando rifugio e ospitalità nei centri antiviolenza e nelle case famiglia, in condizioni di segretezza e a tutela della propria incolumità e di quella dei bambini. Queste donne non riescono ad ottenere una ripartizione parziale o totale dell’assegno unico universale perché la loro istanza risulta già inserita e quindi evasa da INPS all’altro genitore. Sono situazioni difficili e complicate in cui troppo spesso però il genitore autore della violenza continua a percepire, a volte anche integralmente, l’assegno unico universale, anche in presenza di ordinanze cautelari di divieto di avvicinamento alla donna, vittima di violenza, che si occupa dei figli. La burocrazia, l’interpretazione disomogenea delle norme e la mancanza di dialogo tra pubbliche amministrazioni non solo stanno negando tutela e protezione alle vittime di violenza di genere ma stanno di fatto negando un diritto sacrosanto. Per questi motivi ho presentato un’interrogazione alla ministra del lavoro Calderone affinchè il governo intervenga immediatamente per sanare questa ingiustizia perché non è possibile che donne vittime di violenza di genere, che alloggiano presso case rifugio e centri antiviolenza, non riescano ad accedere ad un dispositivo essenziale per combattere il ricatto psicologico e accelerare quindi il pieno percorso di recupero di autonomia”. Lo afferma Marco Furfaro, capogruppo PD in commissione affari sociali e membro della segreteria nazionale.
Congelati solo per le elezioni, 33mln di tagli riguardano province di Pavia, Mantova, Cremona, Lodi
“Il governo conferma il taglio quinquennale a migliaia di Comuni, penalizzando quelli che hanno preso più fondi Pnrr. Avevano congelato tutto solo per evitare contraccolpi alle elezioni". Lo dichiara Lorenzo Guerini, deputato del Partito Democratico. "250 milioni di tagli, previsti in legge di Bilancio, ora tornano sul tavolo della Conferenza Stato-Città. Con gli stessi criteri che noi avevamo denunciato e che erano stati smentiti dal governo.” - aggiunge Guerini - “A titolo di esempio, per le 4 province del collegio sud della Lombardia nel quale sono stato eletto” - conclude il deputato PD - “significa complessivamente un taglio di oltre 33 milioni e mezzo di euro così suddiviso, ricomprendendo anche le amministrazioni provinciali: Pavia quasi 11.600.000 €, Mantova circa 8.750.000€, Cremona quasi 8.400.000 €, Lodi oltre 4.800.000 €. Un taglio consistente che, essendo in parte corrente, rischia di penalizzare i servizi per la popolazione. Penalizzando altresì i comuni più attivi nella spesa dei fondi PNNR: altro che autonomia differenziata”.
Vogliono spaccare lo sport a favore delle società più ricche. Lotito il regista?
“Tanto tuonò che non piovve: l’emendamento Mulè sull’autonomia della Lega Calcio, di cui tanto si è parlato, è stato “accantonato”. Una vera dichiarazione di guerra da parte della Lega di SerieA nei confronti della FederCalcio, una sorta di autonomia differenziata, ma molto peggio, che ha destato l’attenzione della UEFA che minaccia l’esclusione dei club di SerieA dalle competizioni europee. Insomma, una dichiarazione di indipendenza clamorosamente pericolosa nel merito e sfacciata nel metodo: un emendamento a un decreto legge che si occupa tra l’altro di temi del tutto estranei. Ora l’emendamento va “ai box” chissà per uscirne con quale maquillage. Immaginiamo servirà prima di tutto un confronto interno a Forza Italia, nella cui squadra giocano il Sen. Lotito, proprietario di un club calcistico di serie A, ma anche il capogruppo alla Camera, l’On. Barelli, presidente di una importante federazione sportiva come la Federnuoto. Non invidiamo la posizione dell’On. Mulè la cui prima firma è su quell’emendamento, né quella del Min. Abodi, che da esperti di equilibrismo troveranno il modo di uscire dall’empasse. Abbiamo invece una certezza: il Partito Democratico denuncerà e si opporrà in tutte le sedi al più esplicito e clamoroso tentativo di spaccare lo sport italiano a favore delle società più ricche (e peraltro non esattamente esemplari e virtuose) a scapito di tutto il resto del mondo sportivo”. Così il deputato democratico, responsabile nazionale sport del PD, Mauro Berruto.
“La Campania è la prima regione ad approvare in Consiglio la richiesta di referendum, per abrogare la legge sull'autonomia differenziata. Ottima notizia. Avanti con determinazione per fermare questa riforma secessionista e difendere l'unità nazionale” così il deputato democratico, Piero De Luca.
“Le lacrime di coccodrillo servono a poco. L’unico modo per fermare l’autonomia differenziata è ormai il referendum. Occhiuto prenda coraggio e faccia come le regioni che in queste ore stanno proponendo il referendum abrogativo di una legge sbagliata e ingiusta, che pregiudica il futuro del sud e mette in discussione l’unità nazionale” così il deputato democratico, responsabile Mezzogiorno del Pd, Marco Sarracino.
“Oggi una direzione molto ricca del Partito Democratico: oltre al salario minimo e l’autonomia differenziata bene mettere al centro la ripartenza dalle aree interne, per garantire servizi a tutti cittadini come ci ricorda la Costituzione, perché anche da qui riparte un’attenzione alla democrazia e un'organizzazione del nostro partito. Questo punto per me è molto importante, perché considero fondamentale, per contrapporci a chi parla di premierato e autonomia differenziata, costruire una partecipazione democratica che consenta alle persone di essere più consapevoli: ecco perché serve una riforma dell’articolo 49 della Costituzione sul finanziamento pubblico ai partiti e una riorganizzazione di questi. Deve essere chiaro che il congresso c’è stato e il voto europeo ci conferma che questo anno di lavoro deve essere tradotto in tutti i territori, anche nelle aree interne del nostro Paese” dichiara Chiara Gribaudo, vice presidente del Partito Democratico dopo la direzione nazionale di questa mattina.
“I dati dell’astensionismo ci consegnano la necessità di tornare con forza, come ha detto la Segretaria Schlein, dalle persone per ascoltarle, coinvolgerle, per essere nei luoghi dei conflitto e del disagio che cresce ovunque nel Paese, nonostante le narrazioni di Telemeloni. L’alternativa si sta costruendo e il PD si conferma il perno di questa costruzione testardamente unitaria ma senza veti da parte di nessuno. Andiamo avanti con lo spirito di questa campagna elettorale e di questa direzione nazionale” conclude la vice presidente Chiara Gribaudo.
“Oggi una direzione molto ricca del Partito Democratico: oltre al salario minimo e l’autonomia differenziata bene mettere al centro la ripartenza dalle aree interne, per garantire servizi a tutti cittadini come ci ricorda la Costituzione, perché anche da qui riparte un’attenzione alla democrazia e un'organizzazione del nostro partito. Questo punto per me è molto importante, perché considero fondamentale, per contrapporci a chi parla di premierato e autonomia differenziata, costruire una partecipazione democratica che consenta alle persone di essere più consapevoli: ecco perché serve una riforma dell’articolo 49 della Costituzione sul finanziamento pubblico ai partiti e una riorganizzazione di questi. Deve essere chiaro che il congresso c’è stato e il voto europeo ci conferma che questo anno di lavoro deve essere tradotto in tutti i territori, anche nelle aree interne del nostro Paese” dichiara Chiara Gribaudo, vice presidente del Partito Democratico dopo la direzione nazionale di questa mattina.
“I dati dell’astensionismo ci consegnano la necessità di tornare con forza, come ha detto la Segretaria Schlein, dalle persone per ascoltarle, coinvolgerle, per essere nei luoghi dei conflitto e del disagio che cresce ovunque nel Paese, nonostante le narrazioni di Telemeloni. L’alternativa si sta costruendo e il PD si conferma il perno di questa costruzione testardamente unitaria ma senza veti da parte di nessuno. Andiamo avanti con lo spirito di questa campagna elettorale e di questa direzione nazionale” conclude la vice presidente Chiara Gribaudo.
Quando spacchi il paese, deleghi a 20 statarelli di occuparsi di temi fondamentali per le imprese, cristallizzi disuguaglianze inaccettabili su servizi e diritti, metti in pericolo la democrazia. Per questo abbiamo depositato stamattina il referendum contro l’autonomia differenziata. Oggi la battaglia esce dalle aule parlamentari e tra poco partirà la raccolta di firme. Insieme ai cittadini non consentiremo alla destra di stravolgere la Costituzione e abbandonare a se stesse le aree più disagiate del paese.
Così sui social Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.