"La relazione della Fondazione Gimbe presentata oggi in Parlamento rappresenta una sonora bocciatura della manovra”. Lo dichiara la capogruppo democratica alla Camera, Chiara Braga, nel primo giorno di audizioni a Montecitorio sulla legge di bilancio. “E più in generale - sottolinea Braga - le audizioni si stanno trasformando in un vero e proprio fact-checking, in cui i soggetti auditi stanno smontando, punto su punto, la propaganda della maggioranza, rivelando come, in ambito sanitario, le risorse tanto decantate dalla presidente Meloni siano del tutto insufficienti. Al contrario di quanto affermato dal Governo - prosegue la democratica - gli investimenti rispetto alla percentuale sul Pil continuano a scendere ben al di sotto della soglia minima del 6%, lasciando scoperti 19 miliardi di euro necessari per affrontare le reali necessità del sistema sanitario, a partire da quelle occupazionali. Questa grave mancanza, sommata ai tagli drammatici agli enti locali, avrà conseguenze devastanti sui servizi di welfare, aggravando ulteriormente la crisi di un SSN già in difficoltà. È ormai evidente - conclude Braga - che le scelte politiche del Governo puntano verso un modello sempre più privatizzato, scaricando sui cittadini il peso crescente dei costi per l’accesso alle cure essenziali. Per questo saremo a fianco di chi protesta, insieme ai sindacati e alle famiglie, per difendere il diritto a un sistema sanitario pubblico, equo e accessibile a tutti."
“Dopo la prima rimodulazione che ha cancellato miliardi di euro per investimenti su una decina di capitoli di interventi, eliminando tra l'altro 500 case ed ospedali di comunità oltre a 100 mila posti in asili nido, pare che ci si debba preparare ad un nuovo drammatico colpo di scena per il nostro Piano di Ripresa e Resilienza”.
Lo scrive Piero De Luca, capogruppo Pd in commissione politiche europee a Montecitorio“Secondo quanto appreso da notizie di stampa, il Ministro Fitto avrebbe in mente di operare altri tagli prima di partire per Bruxelles. Questa volta -prosegue Piero De Luca- sarebbero sacrificati sull’altare dell’incapacità di questo Governo i 60mila posti letto dei nuovi studentati ed alcuni lotti di infrastrutture strategiche, tra cui l’Alta velocità sulla Salerno-Reggio Calabria. Una prospettiva che, se si realizzasse, sarebbe disastrosa per il Paese e soprattutto per il Mezzogiorno. Il Sud ha già visto più che dimezzarsi i fondi a sostegno delle politiche di sviluppo con questa ultima legge di bilancio. Un’ulteriore riduzione delle risorse a disposizione -conclude il dem- equivarrebbe al colpo di grazia su ogni speranza di convergenza e riequilibrio territoriale. Il tutto senza ancora nessuna notizia sul possibile successore di Fitto nella gestione del Pnrr. Si conferma il disastro. È urgente un chiarimento: non possiamo perdere tempo”.
Per il terzo anno consecutivo, nella Legge di Bilancio non è previsto alcun finanziamento per la Tirrenica. Nonostante i numerosi annunci del Ministro Salvini, che promettevano risorse immediate, il progetto rimane solo sulla carta. Mentre mancano indicazioni precise nella Manovra 2025, il governo stanzia ben 24 miliardi di euro per lo sviluppo infrastrutturale tra il 2027 e il 2036".
Lo dichiara Marco Simiani, capogruppo Pd in Commissione Ambiente alla Camera. "La Tirrenica - aggiunge - inserita nel Contratto di Programma Anas, potrebbe essere finanziata già con questa legge di bilancio, considerato che il Commissario per l’opera è l’Amministratore delegato di Anas, indicato ormai da tempo con decreto. Tuttavia, ancora una volta, Salvini non destina alcuna risorsa alla Toscana, lasciando senza risposta i bisogni del territorio. Quest’opera è essenziale per la viabilità e lo sviluppo dell’intera regione e presenta già tratti cantierabili. Per sbloccare questa situazione, presenterò un emendamento alla Legge di Bilancio che destini 300 milioni di euro all’anno, per sei anni, dei 24 miliardi già previsti. Invito i deputati di maggioranza a sostenere questa proposta. Le risorse ci sono; escludere la Tirrenica è una scelta politica che dipende unicamente dal governo Meloni e dal ministro Salvini”: conclude Marco Simiani.
Peluffo, ministro commissariato da Giorgetti sta affossando settore industriale
“Il settore automotive, cruciale e strategico per l’economia nazionale, è stato completamente abbandonato dal governo che, con l’ultima manovra di bilancio, ha addirittura introdotto un inspiegabile taglio di 4,6 miliardi di euro. Una decisione che avrà effetti devastanti sull’intero comparto produttivo”. Così il capogruppo democratico nella commissione Attività Produttive della Camera, Vinicio Peluffo, ha commentato le dichiarazioni del ministro Urso circa la possibilità di una revisione del taglio: “Se il ministro Urso non ha ancora compreso il danno che ha causato, siamo di fronte a un problema grave all’interno del governo. Non si tratta di valutare se rivedere il taglio, quella è una scelta obbligata per evitare il crollo del sistema industriale italiano. Urso dovrebbe prendere coraggio e ribellarsi al commissariamento di fatto da parte di Giorgetti oppure fare un passo indietro. La sua permanenza al governo sta mettendo a rischio il futuro dell’intero settore industriale nazionale.”
Sulla sicurezza sul lavoro il gruppo del Partito democratico è pronto al confronto con le altre forze politiche a partire dalla discussione e dai risultati emersi dagli Stati Generali che si concludono oggi. Certo, i numeri della legge di bilancio non lasciano ben sperare. Per questo lancio un appello a raccogliere lo spirito di questi giorni per dare risposte concrete ai lavoratori.
I dati ci dicono di un aumento costante degli incidenti e delle morti sul lavoro legato al ciclo economico. Questo è il primo schema da rompere con una revisione complessiva nell’organizzazione del lavoro. Il punto di partenza è la legge 81 del 2008 che va attuata e non indebolita come rischia con la legge sull’Autonomia che differenzia nel territorio un tema delicato e strutturale per l’intero paese.
Condivido l’esigenza di un potenziamento degli strumenti di vigilanza, rafforzando gli organici degli ispettori, soprattutto tra le piccole e piccolissime imprese per le quali la sicurezza non può essere solo un aggravio burocratico.
Sono convinta che vada combattuta la precarietà del lavoro perché lì dove c’è meno forza contrattuale c’è anche meno garanzia di sicurezza. In questo senso vanno respinti tutti i tentativi di ridurre garanzie nel codice appalti, quelli pubblici e anche quelli privati, a iniziare dall’eliminazione dei subappalti a cascata e dalla necessità di rispettare gli obblighi dei contratti sottoscritti dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative.
Grazie all’impegno del Pd nel Collegato lavoro abbiamo istituito una Comunicazione alle camere annuale sulla sicurezza sul lavoro, appuntamento non formale ma spinta per l’avanzamento della cultura della sicurezza come principio di democrazia.
Lo ha detto Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati intervenendo alla chiusura degli Stati generali Salute e Sicurezza sul lavoro.
Più risorse per contrasto Psa, cambiamenti climatici, fitopatie
“Le poche risorse a disposizione, appena 18 milioni di euro, attestano la marginalità del settore agricolo nella legge di bilancio 2025. Poche misure, alcune delle quali di proroga di quelle esistenti, che non incidono, economicamente e strutturalmente, sulle criticità del comparto e sul ruolo primario che alle imprese agricole è chiesto nella fase della transizione ecologica. Per questo come gruppo Pd della Commissione Agricoltura della Camera abbiamo voluto incontrare le principali organizzazioni professionali e della cooperazione per ascoltare le valutazioni sulla manovra finanziaria ed anche acquisire le proposte migliorative da trasformare in emendamenti prima della fase ufficiale delle audizioni della Commissione Bilancio”.
Così il capogruppo dem in Commissione Agricoltura e segretario di Presidenza della Camera, Stefano Vaccari.
“Molte le questioni sollevate - aggiunge - ma su tutte le preoccupazioni sulle misure di contrasto alla diffusione della Psa, sulle conseguenze dei mutamenti climatici a cominciare dalla siccità, sulle fitopatie che hanno messo in crisi alcuni settori produttivi soprattutto nel sud del Paese. Su questi tre principali argomenti abbiamo preso l’impegno di avanzare delle proposte che sostengano fiscalmente le imprese anche per i danni indiretti che spesso, come nel caso della peste suina, vengono esclusi dai ristori. Avere poche risorse a disposizione non significa però destinarle in direzioni sbagliate rispetto alle necessità. Come Gruppo Pd - conclude - incalzeremo il governo perché si introducano azioni e risorse aggiuntive a partire dal fondo emergenze, a sostegno dei giovani che intendono mettersi in gioco in agricoltura ai quali sono state abrogate le agevolazioni sugli sgravi contributivi, per reintegrare le risorse tagliate ai contratti di filiera, sulla proroga del credito d’imposta agricolo per la Zes unica del Sud, ed altro ancora”.
"Anche il Piano Mattei finisce tra i tagli del governo. La tanto sbandierata misura presentata dalla presidente Meloni si svela per quello che è: un’inutile scatola vuota che è servita solo alla campagna elettorale delle europee”. Così il responsabile nazionale Esteri del Pd, il deputato Peppe Provenzano, commenta la riduzione dei fondi contenuti in manovra. “Il taglio di oltre 200 milioni di euro al Fondo Clima per il 2025 contenuto nella manovra di bilancio - sottolinea Provenzano - avrà un impatto diretto sul piano Mattei che è finanziato per ben 3mld proprio da quel fondo. Ancora una conferma che quel piano non serve a nulla”
“Dopo l’incontro di ieri tra la presidente della Regione Emilia-Romagna, Irene Priolo, e il commissario per la ricostruzione post-alluvione, generale Francesco Paolo Figliuolo, ancora nessun passo avanti sui Piani Speciali per la messa in sicurezza della regione. Siamo di fronte a un colpevole ritardo da parte di un governo che ha commissariato la ricostruzione ma poi non riesce neanche a reperire le risorse per finanziarla. Nessuno si aspetta che i 4,5 miliardi di euro previsti dai Piani siano immediatamente disponibili, dato che si tratta di opere strutturali di grande portata, che richiederanno comunque anni per essere completate. Tuttavia, è inaccettabile che la prossima legge di bilancio non destini alcun fondo per il 2025 e il 2026. Ascoltino la presidente Priolo e gli amministratori del territorio, gli 877 milioni di euro sono l’unico segnale credibile di impegno di questo governo. I cittadini colpiti vogliono poter restare sui propri territori in sicurezza e investendo sul futuro. Non trovare queste risorse significa negare il diritto a restare” così la deputata democratica Ouidad Bakkali.
“Siamo ad un anno dall'approvazione dell'ultima legge contro la violenza sulle donne, una norma condivisa da tutte e tutti. Nel 2024 le opposizioni hanno scelto di assegnare tutti i 40 milioni del 'tesoretto’ di bilancio per combattere questa piaga sociale, che troppo spesso è accettata e che fa parlare di sé solo quando c'è l’ennesima vittima. Ma è un problema prioritario e serve un cambio di passo che porti ad organizzare meglio la gestione e la prevenzione”. Così le deputate dem Sara Ferrari e Antonella Forattini in Aula durante il question time alla ministra Roccella.
“Ancora oggi, dopo le promesse che ha fatto in agosto, sul reddito di libertà – continuano le parlamentari - la ministra, con molto ritardo, ci dice che il finanziamento della norma sta per arrivare. Oggi, le risorse non sono ancora distribuite e la ministra dichiara nuovamente che il provvedimento di riparto alle regioni è in arrivo. Ma le donne non possono aspettare i tempi lunghi del governo per avere il sostegno economico indispensabile ad intraprendere una nuova vita per sé e i propri figli e non essere costrette a tornare dai propri aguzzini”. “I Cav devono lavorare con la certezza del finanziamento e con operatori pagati e non volontari, serve la formazione obbligatoria effettiva per i vari professionisti, le forze dell’ordine, la magistratura. Perché non sono accettabili sentenze che negano la violenza sulle donne”, concludono Ferrari e Forattini.
Peluffo e Scotto: Elkann ci metta la faccia, venga in audizione in parlamento
“L’automotive è un settore cruciale e in piena crisi, e il governo deve dare risposte chiare e immediate,” dichiarano i capigruppo democratici nelle commissioni Attività produttive e Lavoro della Camera, Vinicio Peluffo e Arturo Scotto. “È inaccettabile che John Elkann abbia rifiutato l’audizione alla Camera: noi insistiamo, è fondamentale che partecipi, perché si discute del futuro di Stellantis e dell’intero indotto. La situazione è grave e serve che ciascuno faccia la propria parte, a partire dai vertici aziendali,” proseguono i democratici.
"È evidente inoltre – sottolineano i deputati PD – che il tavolo automotive al MIMIT sia stato un fallimento, come dichiarato dagli stessi sindacati. Per questo, nella mozione unitaria delle opposizioni, abbiamo richiesto che, dopo questo clamoroso insuccesso del ministro Urso, il confronto si sposti a Palazzo Chigi.”
“Troviamo sconcertante che, in questa situazione, il governo proponga un taglio dell’80% al fondo automotive previsto per il prossimo anno. In sede di legge di bilancio faremo battaglia e chiediamo a Urso e Giorgetti di rivedere immediatamente questa decisione, che rischia di bloccare del tutto un comparto già in difficoltà," concludono i democratici, sottolineando “l’urgenza di rifinanziare gli ammortizzatori sociali per l’indotto e per Stellantis, garantendo ai lavoratori la protezione di cui hanno diritto in questa fase delicata.”
Il gruppo del Partito Democratico chiederà oggi in Aula alla Camera che la ministra Roccella chiarisca le modalità con cui il governo ha assegnato i fondi destinati, nella scorsa legge di bilancio su iniziativa delle opposizioni, al contrasto della violenza contro le donne. “Cinque femminicidi nell’ultima settimana, oltre 90 nel 2024 – sottolineano le deputate dem Sara Ferrari e Antonella Forattini, che oggi interloquiranno con la ministra delle Pari Opportunità – dovrebbero spingere tutte le forze politiche ad agire rapidamente. Per questo abbiamo richiesto di conoscere l’esatto riparto e assegnazione dei 40 milioni di euro che il Parlamento ha destinato lo scorso anno al reddito di libertà, alla formazione, alle forze dell’ordine, alla rete dei centri antiviolenza e alla creazione di nuove case rifugio.” L’interrogazione è firmata dalle deputate e dai deputati dem Ferrari, Forattini, Ghio, Braga, Schlein, Bonafé, Boldirini, Di Biase, Quartapelle, Marino, Malavasi, Iacono, Gribaudo, Manzi, Serracchiani, Prestipino, Roggiani, Evi, Guerra, Bakkali, Scarpa, Madia, Romeo, Ciani, Ricciardi, Casu, Fornaro, De Luca, Morassut, De Maria, Furfaro, Gianassi, Girelli, Stumpo e Lacarra.
Lollobrigida e Giorgetti sblocchino irresponsabile stallo
“Passata la festa, gabbato lo Santo. È ormai una prerogativa di questo governo. Ne è purtroppo palese testimonianza quanto avvenuto anche con il decreto Sud approvato nel 2023 che prevedeva, per l'anno 2024, contributi sotto forma di credito d’imposta, per 40 milioni, alle imprese attive nel settore della produzione primaria di prodotti agricoli e nel settore della pesca e dell'acquacoltura, per l'acquisizione, entro il 15 novembre di quest’anno, di beni strumentali, da macchinari ed impianti fino all’acquisto di immobili e terreni, destinati a strutture produttive ubicate nelle zone assistite delle regioni Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna e Molise. Le modalità di accesso al beneficio, così come i criteri e le modalità di applicazione e fruizione del credito e i relativi controlli, avrebbero dovuto essere definiti con decreto del ministro dell’Agricoltura, di concerto con il ministro dell’Economia. A distanza di oltre un anno dall’approvazione della norma primaria del successivo decreto non si conosce traccia ed è ormai prossima la scadenza del 15 novembre. Per questo motivo le imprese non hanno potuto procedere all’acquisizione dei beni strumentali per poter avanzare la richiesta di rimborso. Peraltro chi l’ha fatto con la speranza di poter contare sul credito d’imposta dovrà prendere atto che non sarà possibile. Cosa ha impedito al Masaf e al Mef di pubblicare il decreto attuativo e come pensano i ministri Lollobrigida e Giorgetti di sbloccare lo stallo che irresponsabilmente hanno determinato?”.
Lo chiede il capogruppo Pd in commissione Agricoltura e segretario di presidenza della Camera, Stefano Vaccari, che ha presentato un’interrogazione parlamentare sottoscritta anche dai deputati dem, Graziano, Ricciardi, Ferrari, Manzi, Fornaro, Scotto, Amendola, De Luca, De Maria, Simiani, Gianassi, Pagano, Peluffo, Roggiani e dai componenti della commissione Agricoltura, Forattini, Marino, Romeo e Rossi.
“In ogni caso - aggiunge - come gruppo Pd presenteremo alla manovra di bilancio uno specifico emendamento per chiedere la proroga della misura anche per il 2025 e la conseguente attuazione ora dimenticata nei cassetti governativi”.
"I 15 milioni di euro stanziati dal governo per l'emergenza dovuta agli eventi alluvionali degli scorsi giorni nella città metropolitana di Bologna e in Emilia-Romagna sono chiaramente del tutto insufficienti. Preoccupa inoltre la mancanza di risorse per la manutenzione del territorio nella legge di bilancio. Mi appello ai parlamentari di tutte le forze politiche eletti in Emilia-Romagna: facciamo sentire insieme la nostra voce e la nostra iniziativa istituzionale. Chiediamo al governo di stanziare le risorse finanziarie che servono. È la nostra responsabilità verso i cittadini. Bologna e l' Emilia-Romagna meritano il sostegno di tutte le istituzioni e di tutto il Paese".
Così Andrea De Maria, deputato PD
*Da Manovra tagli feroci alla cultura, ministro spieghi*
“Il ministro Giuli sta scappando dal Parlamento: a quasi due mesi dal giuramento, non conosciamo ancora le linee guida che intende adottare per il Ministero della Cultura. Questa situazione è intollerabile e dimostra una grave mancanza di rispetto verso le istituzioni e di trasparenza su questioni cruciali per il Paese. Giuli deve chiarire in Parlamento i tagli drastici previsti nella manovra di bilancio: comprendiamo il suo imbarazzo, vista la limitata agibilità politica e il doppio commissariamento che ha subito, da Giorgetti e Fratelli d'Italia, ma è indispensabile che illustri pubblicamente i tagli che rischiano di compromettere numerosi settori culturali. Basta con gli annunci: venga in Parlamento a spiegare.” Così i parlamentari democratici delle commissioni cultura di Camera e Senato commentano il nuovo slittamento dell’audizione del neo ministro Giuli alle Camere.
Giuli e la destra ossessionati da fantomatiche egemonie culturali di questa o quella parte politica ma nessun confronto su temi concreti
“Sulla scuola, in legge di bilancio e’ previsto il taglio di quasi 7 mila posti tra docenti dell’organico, e personale tecnico amministrativo. E sono tagli che andranno ad incidere direttamente sul funzionamento dell’assetto scolastico, in una situazione già di forte difficoltà. Voglio ricordare che gli ultimi tagli analoghi risalgono al governo Berlusconi e alla ministra Gelmini. Sul fronte della cultura, un ministero ancora alla ricerca di un centro di gravità permanente non fa ben sperare. Abbiamo visto tagli pesanti nel settore del patrimonio culturale; non ci sono risorse per il sostegno al settore delle librerie e dell’editoria. C’è stato un grande appello degli editori e delle associazioni di categoria al ministro Giuli all’inizio del suo mandato. Ci saremmo aspettati più fatti, quelli che il ministro Giuli ci aveva promesso durante la sua audizione alle Camere e che mancano in questa manovra”. Lo ha detto Irene Manzi capogruppo Pd in commissione Cultura di Montecitorio, intervistata alla Camera.
E sul tema del sostegno all’editoria Manzi ha aggiunto: “Chiediamo il ripristino strutturale del fondo biblioteche che aveva sostenuto il settore negli anni difficili della pandemia. Questo fondo in questa legge di bilancio non c’è più. Il ministro Giuli ha parlato del sostegno agli editori, allora mettiamoci alla prova sui fatti concreti”.
“C’è una emergenza culturale che riguarda le generazioni più giovani, di accesso agli strumenti della cultura. I dati Istat di poche settimane fa ce lo confermano: una percentuale bassissima di ragazzi frequenta le biblioteche, va al cinema e va ai musei. Dobbiamo misurarci su questo, su temi concreti che riguardano i cittadini e soprattutto i giovani, senza inseguire le ossessioni del governo sull’egemonia culturale di questa o quella parte politica”, ha concluso Irene Manzi.