Presentata interrogazione in commissione Giustizia.
“Chiediamo al ministro della Giustizia, ovviamente nel pieno rispetto dell’azione della magistratura, se non ritenga, per quanto di sua competenza, di dovere con immediatezza fare piena luce sui fatti esposti relativi alla morte di Stefano Dal Corso, i quali, laddove dovessero rispondere al vero, rappresenterebbe un vulnus di incredibile gravità al sistema di gestione dell’esecuzione della pena da parte dello Stato, rispetto alla quale è necessario individuare ogni singolo passaggio nella catena delle responsabilità”. Questa la domanda rivolta a Carlo Nordio contenuta nell’interrogazione depositata alla Camera a firma dei deputati Pd della commissione Giustizia, Debora Serracchiani, Federico Gianassi, Michela Di Biase, Marco Lacarra e Alessandro Zan.
“Il 12 ottobre del 2022 – si legge nel testo dell'interrogazione - Stefano Dal Corso, romano di 42 anni, fu trovato morto nella sua cella nel carcere di Oristano. La prima ipotesi della Procura fu suicidio, e il caso venne archiviato. Le indagini, però, sono state riaperte, anche in seguito alle denunce della sorella di Stefano Dal Corso, a cui mancava poco per uscire dal carcere. Adesso, apprendiamo dalla stampa, sarebbero emersi nuovi, gravissimi, elementi che potrebbero, qualora accertati e verificati, stravolgere la ricostruzione riguardante la morte di Del Corso su cui non risulta sia stata effettuata un’autopsia. Un testimone anonimo, che dice di essere un ‘ufficiale esterno della Polizia penitenziaria’ dichiara di avere video e prove in grado di dimostrare che Stefano Dal Corso sia stato pestato con spranghe e manganelli e ucciso”.
Interrogazione dell’On. Oiudad Bakkali (Pd) al ministro Piantedosi sul calcio del poliziotto alla studentessa di Bologna
Ho presentato in Commissione Giustizia un’interrogazione al Ministro dell’Interno Piantedosi, sottoscritta anche dal collega Merola, in merito alle violenze commesse durante le proteste contro gli sgomberi avvenute a Bologna lo scorso mercoledì 6 dicembre. Abbiamo visto tutti la terribile immagine in cui un poliziotto sferra un calcio violento nelle parti intime ad un’attivista e studentessa dell’Università di Bologna. La mia interrogazione fa eco alla posizione del Partito Democratico di Bologna, che ha condannato in maniera inequivocabile l’accaduto e chiesto che si faccia chiarezza sulle dinamiche tramite un’inchiesta interna. In particolare, sarebbe estremamente grave se fosse confermato un accanimento sulle attiviste donne.
Le immagini che ci arrivano da Bologna sono violente e richiamano a una ferma condanna ma, purtroppo, non raccontano un episodio isolato. Nell’ultimo anno si sono viste troppo spesso scene di cariche violente da parte delle forze dell’ordine contro manifestanti per lo più pacifici, come da ultimo lo scorso 3 ottobre a Torino, in occasione della protesta studentesca contro le politiche del governo Meloni.
È urgente non solo indagare il singolo episodio, ma capire se quest’ultimo, come gli altri verificatisi nei mesi scorsi, sia il sintomo di un problema strutturale, di un approccio all’ordine pubblico che ci preoccupa e limita il diritto al dissenso e alla critica. Per questo nell’interrogazione si chiede al Ministro Piantedosi di ricostruire i fatti e appurare le responsabilità”.
Dichiarazione di Nicola Care’, deputato Pd eletto nella circoscrizione Estero, Ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide
In un gesto di solidarietà e impegno, ho avuto l'onore di partecipare e aderire insieme a tutti gli esponenti della rete diplomatico-consolare in Australia, ai rappresentanti CGIE, CoMiTes e agli Enti Gestori, alla campagna OrangetheWorld. Questa iniziativa mira a condannare senza riserve qualsiasi forma di violenza sulle donne, promuovendo la sensibilizzazione e l'azione contro la violenza di genere.
La violenza contro le donne è un problema globale che non conosce confini né barriere culturali. È un'ingiustizia che colpisce milioni di donne in tutto il mondo, privandole dei loro diritti fondamentali e minando la loro dignità. È nostro dovere come società e come individui unirci per porre fine a questa piaga sociale. La campagna #OrangetheWorld, promossa dalle Nazioni Unite, si svolge ogni anno dal 25 novembre al 10 dicembre, in coincidenza con la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Durante questo periodo, edifici e monumenti di tutto il mondo si illuminano di arancione per simboleggiare la lotta contro la violenza di genere. La violenza contro le donne non è solo un problema delle donne, ma una questione che riguarda l'intera società. È fondamentale coinvolgere tutti gli attori, compresi gli uomini, nella lotta contro questa forma di violenza. Solo attraverso un impegno collettivo possiamo sperare di creare un cambiamento duraturo. La campagna #OrangetheWorld è solo l'inizio di un percorso più ampio. Dobbiamo continuare a lavorare insieme, a livello locale e globale, per promuovere l'uguaglianza di genere, educare le nuove generazioni e sostenere le vittime di violenza. Solo così potremo costruire un mondo migliore per tutti, in cui le donne possano vivere senza paura e con la piena realizzazione dei loro diritti." Cosi' Nicola Carè deputato eletto nella Circoscrizione Estero, Ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide
Opporsi a chi vuole criminalizzare solidarietà
“Ci avviciniamo al Natale, un periodo che, per i credenti ma anche per i laici, rappresenta il simbolo della speranza, della solidarietà, dell’accoglienza: per questo fa ancora più male leggere degli attacchi al Vescovo di Modena, don Erio Castellucci, per la sua decisione di aver elargito una parte dei fondi della Carità del Vescovo all’Ong Mediterranea, per contribuire al salvataggio delle persone migranti”.
Così il deputato democratico Stefano Vaccari, segretario di Presidenza della Camera.
“Gli attacchi che ha subito – continua l’esponente dem – sono il sintomo del clima di odio che si è creato nel Paese, e questo è grave e preoccupante. Come ha ricordato lo stesso don Erio, l’esempio fornito da Gesù è quello di colui che aiutava i bisognosi, senza chiedersi, come ricorda una nota parabola, di che etnia, nazionalità, appartenenza fossero. Sarebbe bene – conclude Vaccari – che tutti coloro che dicono di ispirarsi alle ‘radici cristiane’ meditassero a fondo sull’essenza del messaggio, un’essenza che il Vescovo di Modena incarna in pieno. Tutti gli uomini e le donne di buona volontà devono opporsi a questo clima che vorrebbe colpevolizzare la solidarietà: non dalla guerra tra poveri, ma dalla giustizia sociale e dall’equa redistribuzione delle ricchezze che possono venire le risposte alle inquietudini del nostro tempo. In ogni caso, una vita è una vita, e merita di essere preservata, in tutta la sua sacralità: sarebbe un ben strano tipo di pastore, don Erio, se, con il proprio comportamento, non seguisse questa bussola morale, come invece, per fortuna dei suoi fedeli e di tutti i modenesi, fa e continuerà a fare”.
Dichiarazione di Valentina Ghio, vicepresidente deputati Pd
“Oggi in Commissione Trasporti abbiamo appreso che un argomento così importante come la riforma dei porti non sarà affrontato con un emendamento nell'ambito della legge sugli interporti, così come era stato annunciato. Ci siamo opposti duramente a questa eventualità, ritenendo che un percorso articolato e complesso, con numerose implicazioni, che riguardano la governance, la tutela del lavoro, le misure per rendere sempre più concreta la transizione ecologica e digitale dei porti, il grande investimento infrastrutturale in atto, il sostegno necessario alle imprese portuali per fronteggiare le spinte inflazionistiche e il costo dell'energia, non potesse essere affrontato a colpi di emendamenti su un altro provvedimento.
Soprattutto dopo aver effettuato numerose audizioni con i diversi referenti del cluster portuale e messo in campo analisi, idee e proposte attraverso Risoluzioni che contengono ancora posizioni diverse come una più netta esclusione di ipotesi di privatizzazioni dei porti o la giusta considerazione del lavoro portuale come usurante. Questi, punti qualificanti della risoluzione del Pd. Ora,mancano punti fondamentali di chiarezza sulla natura giuridica pubblica e su tutela del lavoro. Ma è da qui si deve ripartire per un processo condiviso di riforma, con una confronto ampio, senza scorciatoie su altri provvedimenti che non rendono giustizia dell'importanza del percorso. ”
“Dobbiamo trasformare la tragedia in una spinta per il cambiamento”. Sono le parole che abbiamo ascoltato ieri a Padova da Gino Cecchettin. Lo ha detto anche a noi che siamo parte delle istituzioni e abbiamo il potere di creare le condizioni per il cambiamento. Il PD ha ottenuto la formazione degli operatori nella nuova legge a contrasto della violenza sulle donne: ma la norma è senza risorse e la Ministra si era impegnata a trovarle. Perciò le abbiamo chiesto oggi quali iniziative siano state adottate o abbia intenzione di adottare per finanziare la formazione degli operatori e sostenere i centri antiviolenza". Lo ha detto in Aula la vice presidente del Gruppo Pd Valentina Ghio, illustrando il question time alla ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. "
Nella replica la deputata Sara Ferrari, capogruppo PD in commissione femminicidio, si è detta insoddisfatta “perché ci sarebbe piaciuto dire oggi al padre di Giulia che non ci saremmo accontentati dei soldi che già ci sono. Ci sarebbe piaciuto sentire dal governo che avrebbe colto l'occasione per un passo ulteriore, invece di chiedere ai vari settori dello stato di provvedere con proprie risorse alla formazione specifica del personale e dei magistrati, sottraendola necessariamente ad altri servizi e strumenti per le donne. Significa non rispettare l’impegno che Roccella stressa ha assunto quando abbiamo approvato all’unanimità la nuova legge, che risulta vana nel rafforzare le misure cautelari, se tutti gli operatori e quelli della giustizia non sono preparati sulla specificità del fenomeno della violenza, non sanno riconoscerla e compiere una corretta valutazione del rischio, che possa evitare di piangere anche l'anno prossimo altre cento donne uccise e contare altri cento assassini”.
"Il Consiglio d’Europa è la principale organizzazione di difesa dei diritti umani in Europa. Tra i suoi atti che estendono e rafforzano i diritti delle persone, ce n'è uno che mi sta particolarmente a cuore: la Convenzione di Istambul, il più importante trattato internazionale per la prevenzione e la lotta contro la violenza degli uomini sulle donne.
Oggi, però, la Convenzione è sotto attacco: la Turchia, il Paese in cui è stata firmata, si è ritirata. In Ungheria, il Parlamento ne ha bocciato la ratifica e nel 2020 la Polonia, con l’allora ministro della Giustizia, ha annunciato di volersi ritirare. E al Parlamento europeo di Bruxelles non tutte le forze politiche hanno votato a favore della ratifica della Convenzione. Questo dimostra un clima non propizio per l’affermazione dei diritti delle donne.
Dopo la seconda metà del '900, che ha visto una fase di grandi conquiste in tema di diritti umani, oggi questi viviamo un enorme rischio di regressione e erosione. I diritti sanciti dalla nostra Costituzione, dalla Dichiarazione universale dei diritti umani e dai trattati internazionali non sono più assodati e chi li difende è spesso percepito con fastidio ed è, a sua volta, obiettivo di attacchi. Penso ai movimenti delle donne, delle persone LGBTQIA+ come alle ONG che salvano le vite in mare.
Una deriva che non risparmia nessun paese, Italia compresa.
Anche il diritto umanitario internazionale è disatteso: quello che sta accadendo a Gaza, con oltre 15mila morti di cui il 70 percento sono bambini e donne e la distruzione sistematica di case, ospedali e scuole ne è l'esempio. Una guerra nella quale, a mio avviso, si stanno violando principi stabiliti dal diritto umanitario internazionale.
Battersi per il rispetto dei diritti umani, oggi, significa soprattutto battersi per la pace, per far tacere le armi, per il disarmo nucleare. Il rispetto dei diritti umani è un principio universale che vale ovunque e sempre, non ad intermittenza. I diritti umani non sono un optional e non sono negoziabili.
Come diceva Stefano Rodotà: “I diritti parlano, sono lo specchio e la misura dell’ingiustizia, e sono uno strumento per combatterla”.
E' questo che, oggi, ho voluto sottolineare nel mio intervento alla seduta straordinaria del Monitoring Committee dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel Mondo.
“Non si faccia spallucce davanti al grido d’allarme lanciato da tutti e 26 i presidenti della Corti d’Appello italiani sulla proposta di legge in materia di prescrizione. Le corti di appello hanno evidenziato il rischio che la nuova normativa, non accompagnata da norme transitorie, ingeneri il caos negli uffici giudiziari.
Anche noi da tempo denunciamo, purtroppo inascoltati, che un altro intervento in materia di prescrizione - il quarto in soli sei anni - rischia di produrre confusione in un sistema già fragile.
Inoltre, le corti di appello, pur provate da significative carenze di organico, si sono organizzate per dare attuazione alla riforma Cartabia entrata in vigore solo due anni fa e i risultati che lo stesso ministero della Giustizia ha pubblicato in materia di riduzione dei tempi del processo sono finalmente lusinghieri. Infine, c’è il rischio di perdere i 3 miliardi di risorse del PNRR per il comparto della giustizia, collegati alle riforme già fatte.
Di fronte a tutti questi rischi per ora dal governo e maggioranza non sono arrivate risposte perché prevale il furore ideologico che vuole fare della prescrizione una bandiera. Le imprese ed i cittadini italiani hanno bisogno di una giustizia efficiente, non di una giustizia sottoposta alle ideologie” dichiara il deputato Federico Gianassi, capogruppo dem in Commissione Giustizia.
Ci ha lasciato Marisa Rodano, una madre della Repubblica, antifascista e femminista. Protagonista delle conquiste delle donne, guida per molte generazioni. Una vita spesa per la giustizia sociale. Faremo tesoro del suo insegnamento. Alla famiglia l’abbraccio dei Deputati del Partito Democratico.
Lo ha scritto su X Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.
Crosetto viene a Montecitorio ma non risponde a nessuna domanda. Vittimismo e confuso attacco alla magistratura “accusata” di difendere i diritti fondamentali della Costituzione. Da oggi ancora più preoccupati di sentire pronunciare queste parole dal Ministro della Difesa.
Lo ha scritto su X Chiara Braga, capogruppo Pd alla camera dei Deputati.
“Il ministro Carlo Nordio si era impegnato a far entrare in vigore il processo penale telematico entro il 31 dicembre del 2023. In estate aveva addirittura voluto imprimere un’accelerazione. Ma come tutte le cose complesse, anche questa materia merita cura e gestione attenta e costante che non ci sono state ed è parso evidente a tutti, già nelle settimane scorse, che con le prime sperimentazioni il modello non reggeva. Così dopo le sollecitazioni di Magistratura e Avvocatura il ministro Nordio si è arreso e dispone una proroga al 31 dicembre 2024.
Ancora una volta assistiamo ad un governo che sui temi della giustizia agita bandiere ideologiche, spesso vecchie di 20 anni, ma nei fatti non riesce a gestire le sfide quotidiane che devono essere affrontate per rendere la giustizia efficiente nell’interesse dei cittadini e delle imprese. Tante parole e alla fine gli unici fatti che riescono a realizzare sono rinvii su rinvii.”
E’ quanto riporta una nota dei deputati Pd in Commissione Giustizia di Montecitorio: Federico Gianassi, Debora Serracchiani, Alessandro Zan, Marco Lacarra e Federico Fornaro.
"Il sottosegretario Delmastro afferma di essere straordinariamente fiero di essersi reso responsabile della violazione del segreto d’ufficio per difendere, secondo una sua originalissima interpretazione che è stata confutata già in diverse occasioni, il 41 bis. Si tratta di una ammissione di colpa su cui non avevamo dubbi, stando almeno ai fatti ovvero alla violazione di un segreto d'ufficio. Quello che ci lascia stupefatti è che l’eroe Delmastro ometta di dire che lo ha fatto sfruttando il proprio ruolo per compiere una attività di dossieraggio su richiesta del collega Donzelli, al fine di attaccare brutalmente le opposizioni in aula. Del resto, un membro di governo serio, se avesse ricevuto tali importanti informazioni non pensiamo che le avrebbe raccontate a Donzelli, coordinatore politico del suo stesso partito, ma che sarebbe stato straordinariamente fiero di recarsi di corsa davanti agli organi competenti per informarli di fatti così rilevanti per la sicurezza nazionale. Ma non è andata così. Non solo. Sempre l’eroe Delmastro rivendica di essere pronto a rifarlo nel primario interesse del paese. Quindi il sottosegretario Fdi alla giustizia ci sta dicendo che è pronto a violare di nuovo il segreto e, presumibilmente, a reiterare il reato contro chi stavolta? La libera stampa? La magistratura? Il vicino di casa? Altri avversari politici? Ce lo dica, così saremo pronti.
Da ultimo, gli eroi veri sono gli uomini e le donne delle forze dell’ordine che quotidianamente svolgono il loro servizio per il Paese e che dalle rivelazioni del sottosegretario sono stati messi a rischio nel loro modo di operare, negli strumenti utilizzati per raccogliere informazioni e anche dal punto di vista della riservatezza personale".
Lo dichiarano i parlamentari democratici Silvio Lai, Debora Serracchiani, Andrea Orlando e Walter Verini.
"L'onorevole Siani è l'alfiere di una legge che la scorsa legislatura riuscì a tenere insieme un po' tutti tranne l'allora opposizione di Fdi anche se alcuni a titolo personale votarono comunque a favore della legge. Nella convinzione che fosse una legge sulla quale avremmo potuto trovare un'ampia condivisione, è stata la prima scelta del Pd, nel senso che appena si è insediata questa legislatura la prima proposta del Pd come gruppo di opposizione è stata proprio quella sulle detenute madri. Ma è accaduto un fatto molto grave, il primo di una serie di eventi che poi si sono ripetuti nel tempo: la maggioranza ha completamente stravolto il testo della legge con emendamenti che oggi ritroviamo nel pacchetto sicurezza. Per questo motivo ritirammo la legge. E per questo motivo è ancora più urgente portare avanti la nostra battaglia ed impedire che si perda di vista il bene del bambino come bene primario". Lo ha detto Debora Serracchiani, deputata e responsabile Giustizia del Pd, intervenendo alla conferenza stampa di presentazione del libro di Paolo Siani "Senza colpe, bambini in carcere" a Montecitorio.
Oggi, mercoledì 29 novembre alle ore 13.00, presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati, si svolgerà la presentazione del libro "Senza colpe. Bambini in carcere". Paolo Siani, deputato nella XVIII legislatura, medico pediatra, raccoglie in questo volume le riflessioni sul sistema penale minorile e le proposte per superare la reclusione dei figli di madri detenute.
Insieme a Siani presenterà il volume la Garante per l'Infanzia e l'Adolescenza Carla Garlatti.
Saluti iniziali della capogruppo del Partito Democratico Chiara Braga, della capogruppo Pd in commissione bicamerale Infanzia e Adolescenza Michela Di Biase e della deputata, membro della commissione Giustizia, Debora Serracchiani.
Con l'autore presenteranno il volume la fotografa Anna Catalano e Paolo Lattanzio, già parlamentare del Partito Democratico.
Domani, mercoledì 29 novembre alle ore 13.00, presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati, si svolgerà la presentazione del libro "Senza colpe. Bambini in carcere". Paolo Siani, deputato nella XVIII legislatura, medico pediatra, raccoglie in questo volume le riflessioni sul sistema penale minorile e le proposte per superare la reclusione dei figli di madri detenute.
Insieme a Siani presenterà il volume la Garante per l'Infanzia e l'Adolescenza Carla Garlatti.
Saluti iniziali della capogruppo del Partito Democratico Chiara Braga, della capogruppo Pd in commissione bicamerale Infanzia e Adolescenza Michela Di Biase e della deputata, membro della commissione Giustizia, Debora Serracchiani.
Con l'autore presenteranno il volume la fotografa Anna Catalano e Paolo Lattanzio, già parlamentare del Partito Democratico.