Giornata nera per la maggioranza. A meno di 24 ore dal Cdm a Crotone che avrebbe dovuto recuperare la mancata presenza della premier nelle ore successive alla tragedia, litigano sui provvedimenti da approvare in quella sede. Salvini tiene sotto scacco il governo per una linea dura sull’immigrazione sul modello inglese – respingimenti e deportazioni – mentre Forza Italia frena e Fratelli d’Italia difende “legge e ordine” con cui ha fatto tutta la campagna elettorale, con qualche scrupolo in più dopo 72 morti e una catena di responsabilità ancora da chiarire. E anche in Parlamento ognuno per conto suo: Fratelli d’Italia festeggia l’8 marzo tentando di affossare la legge per far uscire i bambini dal carcere e poi chiede l’aggiornamento per l’elezione dei componenti dei Consigli Giuridici perché vorrebbe imporsi senza confronto con le opposizioni. Tensioni e liti dettate da arroganza, superficialità, e voglia di strafare. Intanto un paese aspetta che vengano prese decisioni sull’emergenza siccità, sui salari, su opzione donna… e chiede che si evitino altre tragedie.
Lo dichiara la capogruppo del Pd alla Camera Debora Serracchiani
"Il naufragio vicino a Crotone è una tragedia immane su cui la destra dovrebbe riflettere e rimanere il silenzio senza dare come sempre le colpe ad altri. Le misure per contrastare l'immigrazione di governo e maggioranza, come avevamo da tempo purtroppo segnalato, non solo non bloccano le partenze ma rallentano i soccorsi delle persone in difficoltà": è quanto dichiara Marco Simiani, deputato Pd.
“L’Italia è credibile se fa politica, non se urla nelle retrovie. Fondo sovrano, riforma patto stabilità, transizione green/energetica, gestione solidale immigrazione senza muri e blocchi navali. Basta questo per smettere il broncio e fare proposte e alleanze. Per unire l'Unione europea”.
Così il capogruppo del Pd in commissione Esteri alla Camera, Enzo Amendola, commentando su Twitter la riunione del Consiglio europeo.
INTERVENTO IN AULA DI LAURA BOLDRINI, DEPUTATA DEL PARTITO DEMOCRATICO, SUL DECRETO CUTRO
Laura Boldrini, deputata del Partito Democratico, è intervenuta in Aula sul “decreto Cutro”, «un insieme di misure affastellate tra loro che a tutto mirano tranne che a prevenire il ripetersi di tragedie come quella avvenuta il 26 febbraio 2023».
Il nome Cutro evoca innanzitutto il ricordo di quella strage in cui morirono più di cento persone, un terzo delle quali erano minori. Evoca poi lo spirito di solidarietà della popolazione che aiutò nei soccorsi e nell’accoglienza dei sopravvissuti. Evoca infine il comportamento cinico e ipocrita di un Governo che non ha mai voluto chiarire fino in fondo le ragioni che portarono a quella tragedia, rispondendo alla semplice domanda: perché si mosse la Guardia di Finanza e non la Guardia Costiera?
Dopo una strage di quelle dimensioni ci si aspettava come reazione un provvedimento volto a evitare che tragedie come quelle possano ripetersi, e a mettere in campo misure più forti e più estese per il salvataggio in mare, il rafforzamento delle vie legali di accesso in Italia, i corridoi umanitari per i richiedenti asilo e, per i migranti economici, un decreto flussi all’altezza delle richieste del mondo produttivo.
Il Governo prevede un decreto flussi molto sottostimato, di circa 80 mila persone quando solo Coldiretti per l’agricoltura ne chiede 100 mila. E oltre all’agricoltura c’è l’edilizia, il turismo, e il comparto dei servizi che avanzano richieste analoghe. Per pura propaganda, o per scongiurare la “sostituzione etnica” temuta dal Ministro Lollobrigida, invece di rispondere alle esigenze reali del Paese e del mondo produttivo si fa un decreto flussi sottostimato.
In questo decreto legge c’è poi la misura più grave di tutte: la mutilazione della “protezione speciale” che provocherà effetti assolutamente dannosi: migliaia di persone che oggi hanno un permesso di soggiorno, che vivono e lavorano regolarmente, che pagano le tasse, diventeranno immediatamente irregolari, non avranno più la possibilità di contribuire allo sviluppo e alla vita sociale del nostro Paese, e verranno lasciati ai margini. È questa l’essenza dei provvedimenti: in nome della lotta a quelli che l’esecutivo chiama “clandestini”, non fa altro che crearne di nuovi. È accaduto con la legge Bossi-Fini, con la cancellazione della protezione umanitaria voluta dall’allora ministro dell’Interno Salvini, accade ora con questo decreto.
È l’ennesima dimostrazione del fatto che sul tema dell’immigrazione questo è il governo dell’improvvisazione, del caos e della disumanità.
“Voi, signori e signore della maggioranza e del Governo, gonfiate il petto, fate la voce grossa quando ripetete la frase che vi piace di più: ‘la pacchia è finita!’. E, con il vostro arrivo, ‘la pacchia’ sarebbe finita per le istituzioni europee, per le Ong che salvano la vita ai migranti e per i migranti stessi. Ma in realtà questo decreto, con tutte le sue crudeltà, con tutto il suo obbrobrio giuridico, è la prova provata del fallimento della politica della destra sull’immigrazione. Il Governo mira a mettere fuori gioco le ONG, ad impedire loro di operare e salvare vite umane in mare e questo obiettivo è di per sé riprovevole. Costringere una nave con a bordo dei naufraghi a navigare per oltre mille chilometri prima di entrare in un porto, vuol dire solo penalizzare quella imbarcazione nella più totale noncuranza dei bisogno di chi è a bordo. Contenere i flussi migratori impedendo le operazioni di soccorso, quindi causando più morti, è contro i principi dello Stato di diritto, è contro le convenzioni internazionali, è contro la Costituzione, è contro l'antica legge del mare ed è anche contro il senso di umanità. Abbiamo peraltro appreso solo oggi che il 26 gennaio la Commissaria del Consiglio d’Europa per i diritti umani aveva scritto una lettera al ministro Piantedosi. Non era certo una lettera di complimenti, al contrario, si chiedeva di ritirare questo decreto o almeno, nel corso dell'iter parlamentare, di modificarlo radicalmente. Ora potete anche cantare vittoria, e so che lo farete. Ma presto gli italiani vi chiederanno il conto. E non potrete rispondere loro: è vero, non ce la fate ad arrivare a fine mese, ma abbiamo costretto la Ocean Viking a sbarcare i naufraghi a Marina di Carrara. La vittoria di Pirro. Questo non è il decreto sulla gestione dei flussi migratori, come richiamato nel titolo. Questo è il ‘decreto naufragi’ perché perseguitando le Ong e impedendo loro di fare soccorso in mare, aumenteranno le perdite di vite umane. Nessun governo si era spinto a tanto. Questo decreto verrà fatto oggetto di molti ricorsi, tanto evidenti sono i vizi di costituzionalità, ma intanto avrà causato danni. E negli anni a venire si ricorderà che c’è stato un Governo che invece di esprimere gratitudine a coloro che salvavano uomini, donne e bambini, faceva di tutto per impedirglielo. È un’infamia quello che state facendo, è un’infamia dal punto di vista politico, giuridico ma soprattutto etico. E di questo ne risponderete”.
Così la deputata Pd Laura Boldrini, intervenendo in aula durante la discussione generale sul dl per la gestione dei flussi migratori.
“Affrontiamo oggi una questione che di fatto è giocata completamente dal punto di vista percettivo che reale. La migrazione è percezione, da sempre. E ancora, quello che colpisce è l’indifferenza, la durezza spregiudicata, con la quale persone vengono usate come carne umana da dare in pasto al dibattito politico. Totale disprezzo verso quei valori che tanto abbiamo voluto per la nostra comunità nazionale e internazionale. Il decreto che il governo propone per la gestione dei flussi migratori incarna tutto ciò: pretende con la scusa dell’urgenza di giustificare un’idea di gestione dei flussi migratori che, di fatto, non avete. Per questa ragione presentiamo oggi questa pregiudiziale, affinché venga fermata una nuova ondata di disprezzo e noncuranza verso i diritti umani. Il governo, utilizzando l’immigrazione come arma di percezione, propaganda e distrazione di massa, ha scelto la decretazione di urgenza per introdurre regolamentazioni contraddittorie rispetto al diritto internazionale e non chiaramente definite”.
Così Toni Ricciardi, della Presidenza del Gruppo Pd alla Camera, intervenendo in Aula per esprimere il voto favorevole del Partito democratico alla pregiudiziale di costituzionalità al Decreto Immigrazione.
“L’assegnazione di un porto di sbarco lontano dalla posizione di salvataggio - aggiunge il deputato dem e storico delle migrazioni - come avvenuto in queste settimane, dove persone recuperate nel Mediterraneo centrale sono state fatte sbarcare ad Ancona, non solo causa innumerevoli disagi ai migranti, ma limita la presenza di navi di soccorso nelle aree a rischio e provoca un numero più alto di naufragi. Ma oltre il danno… la beffa ovvero la disposizione che impone alle Ong non solo di informare i migranti circa la possibilità di chiedere la Protezione internazionale dell’Ue, ma addirittura di raccoglierne i dati e di consegnarli alle autorità. Mi interrogo su quale sia la base logica e normativa che trasforma una nave che compie un’operazione Sar in un ufficio immigrazione. Questa disposizione è dunque inaccettabile - conclude Toni Ricciardi - e viziata da incostituzionalità”.
“La premier ha fatto oggi un intervento a tratti europeista, che ha destato un certo disorientamento, considerate le posizioni sostenute negli anni passati. Ha auspicato maggiore compattezza, integrazione e solidarietà europea sui temi strategici in agenda del Consiglio, dalla risposta all'aggressione russa in Ucraina, dall'energia all'immigrazione, dalla difesa comune al mercato interno, dalla sicurezza al vicinato meridionale. Una buona notizia che abbia cambiato idea rispetto al passato, se però alle parole seguissero azioni coerenti. Purtroppo finora così non è stato. Il governo Meloni infatti nelle sue prime settimane di vita si è distinto per aver isolato il nostro Paese e ostacolato il percorso che manterrebbe l’Italia pienamente protagonista in ambito europeo, così come fatto dai governi precedenti. Penso alla gestione disumana e controproducente dei fenomeni migratori, alla confusione rispetto all'attuazione del Pnrr o all'ambiguità sulla ratifica della riforma del Mes. Ci auguriamo che dopo stamani la Meloni inverta la rotta, considerando che le premesse non promettono bene”. Così Piero De Luca, vicecapogruppo Pd alla Camera.
Dichiarazione di Matteo Mauri, deputato Pd
“In tema di immigrazione invitiamo il governo a fare un po’ meno ideologia e un po’ più politiche nell’esclusivo interesse generale. A cominciare dalla definizione del nuovo decreto flussi, che dovrà necessariamente essere varato entro la fine dell'anno e deve andare incontro alla domanda dei settori produttivi”. Così il deputato Pd Matteo Mauri, nel corso del Question time alla Camera, rivolgendosi al ministro dell’Interno Piantedosi. “Questa forte domanda di manodopera che proviene dalle nostre aziende - ha proseguito Mauri - deve trovare una risposta adeguata e che non sia in nessun modo condizionata da fattori ideologici. Ricordo al Ministro - ha sottolineato l’esponente Dem - che nell’ultimo decreto flussi si prevedeva inizialmente una soglia di oltre 100mila persone per poi arrivare a 70mila a causa di interventi politici di alcune forze che fanno del tema dell’immigrazione uno dei propri elementi identitari.” Noi del Pd – ha sottolineato Mauri - ci auguriamo che questo non accada ancora e si faccia veramente un provvedimento che risponda a quella urgente necessità delle aziende e imprese italiane, tenendo anche conto dei rapporti fiduciari tra i richiedenti e molti di coloro che vengono richiesti. Chiediamo di concentrarsi sul tema - ha concluso Mauri- e se il Ministro ci dice che si vuole andare in una direzione di sostenibilità dell’immigrazione ci trova pienamente d’accordo. Per cui noi siamo fiduciosi che, già a partire dalla legge di bilancio, il governo predisponga le risorse necessarie per migliorare, per esempio, il sistema di accoglienza e integrazione, facendo, appunto, meno ideologia e più politica utile a tutti.
“Il salario minimo è e sarà una delle battaglie identitarie del Pd. In Italia esiste ormai una questione sociale non più rinviabile e questa crisi la sta aggravando. Ci sono diseguaglianze economiche che hanno raggiunto livelli non più accettabili dal punto di vista etico. La forbice tra chi ha e chi non ha continua ad allargarsi. Una politica che riaffermi una nuova giustizia sociale, che vada nella direzione di una redistribuzione delle ricchezze ma anche delle opportunità, è per noi prioritaria”. Così il deputato dem Marco Sarracino, intervenendo in Aula per illustrare la mozione Pd sul salario minimo.
“La manovra di Bilancio varata da questo governo purtroppo non va in questa direzione, anzi. Sul tema del lavoro non c’è praticamente nulla. Noi invece riteniamo fondamentale in questo momento affrontare con urgenza la questione salariale. In Italia, troppe persone, nonostante lavorino risultano essere sotto la soglia di povertà, soprattutto giovani e donne al Sud. Il salario medio di un under 35 nel nostro Paese è inferiore a 1000 euro al mese. Come può un ragazzo progettare un futuro in quelle condizioni? Voi parlate dell’immigrazione, ma non vedete che il principale problema in Italia è l’“inverno demografico”. È arrivato il tempo di istituire un salario minimo con una sua quantificazione a 9,50 all’ora. Puntiamo subito alla definizione della retribuzione minima legale, facendo innanzitutto riferimento ai principali contratti collettivi nazionali sottoscritti dai datori e prestatori di lavoro più rappresentativi. Ma prevedendo che il trattamento economico corrisposto ai lavoratori non possa essere inferiore a 9 euro e 50 all’ora, al lordo degli oneri contributivi e previdenziali. Perché esiste una soglia sotto la quale non si tratta più di lavoro, ma di sfruttamento. Per questi motivi, con questa mozione, il Pd impegna il governo ad avere una road map in grado di giungere al recepimento della direttiva comunitaria in tempi brevi. Siamo convinti che il senso di responsabilità che dovrebbe accompagnare tutte le forze politiche ci guiderà in questo percorso non facile, ma necessario”.
“Da Piantedosi e maggioranza solo demagogia e populismo che testimoniano incapacità di gestire l’immigrazione garantendo legalità e diritti”: è quanto dichiara la vicecapogruppo dei deputati Pd Simona Bonafè, sull’informativa a Montecitorio del ministro dell’Interno, che si è svolta oggi.
“Scaricare la responsabilità degli sbarchi clandestini sulle Ong è palesemente falso perché solo una minima parte dei migranti arriva in Italia attraverso le loro navi; invocare la solidarietà dell’Europa, senza poi seguire le regole comunitarie condivise, continua a minare la credibilità del nostro Paese; seguitare a parlare di un Piano di sostegno all’Africa senza specificare con quali modalità e risorse chiudendo però i porti e non soccorrendo i naufraghi appare oggi soltanto un tentativo maldestro. Come per i No-Vax, il tema dell’immigrazione rappresenta oggi per il governo Meloni un disperato tentativo per nascondere la mancanza di politiche e di iniziative efficaci per contrastare la crisi economica: una crisi che sta danneggiando le imprese ed erodendo il potere d’acquisto dei cittadini, con l’inflazione a quasi il 12%, come testimonia oggi l’Istat, ai massimi dal 1984”, conclude Simona Bonafè.
“Fare la voce grossa sull’immigrazione non paga. Spero che il governo Meloni riveda la propria strategia, l’Italia ha molto da perdere continuando su questa strada”. Lo scrive su Twitter la deputata del Pd Lia Quartapelle.
“Il governo Meloni conferma con una disumanità inaudita di voler fare politica sulla pelle delle persone. Questa destra l’abbiamo riconosciuta da subito con le prime scelte fatte e con le parole da brividi del ministro Piantedosi, a cui il Pd ha subito chiesto di riferire in Aula. Anche la controfirma di Salvini per impedire lo sbarco segna il fatto che sulla gestione dei migranti il governo abbia deciso di continuare a piantare bandierine per non risolvere i problemi. La scelta di chi far sbarcare e chi no, che è chiaramente illegale, racconta moltissimo di questa destra”. Lo afferma Silvia Roggiani, della Presidenza del Gruppo Pd alla Camera, intervistata da Radio Immagina.
“La destra che oggi chiede l’intervento dell’Europa è la stessa che non ha portato a termine il superamento del regolamento di Dublino, votato a maggioranza dal Parlamento europeo, che poi Salvini da ministro dell’Interno ha bloccato perché Orban non era favorevole alla redistribuzione dei migranti. Il Pd farà un’opposizione forte e intransigente per la tutela dei diritti e la dignità delle persone, per una politica di immigrazione che sia davvero europea, partendo dalla consapevolezza che i bambini, le donne e gli uomini che ritroviamo nei nostri porti scappano dalla guerra, dalla violenza e dalla fame per cercare un futuro migliore e noi non possiamo girarci dall’altra parte”.
“La gestione dell’immigrazione deve avvenire in modo legale e sicuro. Fondamentale per questo obiettivo è il dialogo e agli accordi con i Paesi di provenienza e di transito. Con questa finalità, nel 2017 l’Italia stipulò con le autorità libiche un Memorandum sul contrasto al traffico di esseri umani. Senza un atto del governo italiano, il 2 novembre il Memorandum verrà rinnovato tacitamente per altri tre anni, quando di fatto è rimasto inattuato in alcune parti fondamentali. La mancata risposta delle autorità libiche alle richieste italiane di modifica sollevano più di un dubbio sulla reale attuazione di tutto l’accordo. Per questo, chiediamo che il governo riferisca in aula spiegando come intende proseguire nel necessario rapporto con le autorità libiche. Chiediamo che non avvenga un rinnovo tacito perché le richieste italiane di modifica al Memorandum sono rimaste lettera morta”.
Così la deputata dem, Lia Quartapelle, responsabile Esteri del Pd.
“Il Memorandum - prosegue - è stato parte di una strategia necessaria volta a regolare la gestione degli arrivi in Italia dalla Libia che però ha mostrato notevoli lacune sul fronte delle condizioni di vita dei migranti in Libia, ritenuti illegali dalle autorità libiche e detenuti in veri e propri campi di detenzione dove sono sottoposti a trattamenti inumani e degradanti. La piena collaborazione delle autorità libiche per migliorare le condizioni di vita dei migranti e per stroncare le reti illegali di traffico di esseri umani è mancata. Le condizioni dei campi sono peggiorate e centinaia di migliaia di persone sono intrappolate in un circolo vizioso di crudeltà. Per questo, nel 2019, al momento del rinnovo, come PD chiedemmo al governo italiano di avviare un dialogo con le autorità libiche per renderne più stringente l’applicazione relativamente al rispetto dei diritti umani e al contrasto ai trafficanti. I governi a cui quella richiesta venne sottoposta - aggiunge Lia Quartapelle - anche in considerazione della situazione interna di grande instabilità in Libia, non hanno mai concluso la discussione con le autorità libiche”.