"Sul progetto Einstein Telescope, l’Italia si trova a competere con il Nord Europa, dove Germania, Olanda e Belgio si sono consorziati per proporre un sito nella regione Meuse-Reno. L’Italia però ha il vantaggio di avere un silenzio sismico e una condizione geologica unica in tutta Europa, con un silenzio sismico totale in Sardegna, in Barbagia in particolare. Per questo va sostenuta e gestita la candidatura italiana con investimenti e infrastrutture, rimuovendo tutti gli ostacoli che sul quel territorio possono compromettere un così importante progetto. A partire dalla necessità di garantire la quiete e l’assenza di vibrazioni nell’area interessata che potrebbero compromettere il lavoro dei rilevatori gravitazionali. Per questo, insieme al collega senatore Marco Meloni, abbiamo elaborato e presentato come Partito Democratico, un emendamento alla legge di bilancio che istituisce presso la presidenza del Consiglio una unità di missione finalizzata alla gestione operativa della candidatura. Sarà l’unità di missione che, in raccordo con le istituzioni locali e con l’ausilio di un comitato tecnico scientifico, stabilirà le aree sulle quali escludere l’insorgenza di attività in contrasto con il progetto, comprese quelle finalizzate alla produzione di energia alternativa anche se autorizzate nell’ultimo semestre, nonchè le infrastrutture necessarie per il rafforzamento della candidatura italiana che richiede una sinergia politica complessiva tra governo e parlamento, Giunta regionale e Comuni, insieme alla comunità scientifica che è già in prima fila a partire dal premio Nobel per la fisica del 2021 Giorgio Parisi. Resta da vedere quale sarà l’atteggiamento della destra e del governo di fronte ad un emendamento finalizzato a sostenere lo sviluppo tecnologico italiano in un contesto del Mezzogiorno e di un’isola come la Sardegna". Lo dichiara il deputato dem Silvio Lai, della commissione Bilancio della Camera.
Il governo accolga gli emendamenti del Pd per correggere le storture di questa manovra iniqua che colpisce i più fragili, strizza l’occhio agli evasori e fa cassa sulle pensioni e sulle donne. Chiediamo con forza la proroga di Opzione donna con le regole vigenti, perché l'allungamento dell'età pensionabile a 60 anni e per di più con gravi situazioni di difficoltà, è un’enorme ingiustizia verso le donne. Le risorse previste per innalzare la flat tax da 65mila a 80mila euro siano destinate, invece, al ripristino di uno strumento importante che ha aiutato molte donne alla fuoriuscita dal mercato del lavoro. Un’altra proposta del Pd riguarda la rivalutazione automatica dei trattamenti pensionistici per il 2023. Non possiamo accettare che le persone più deboli sia le più esposte al caro energia e all’inflazione. Il governo ci ascolti e corregga il tiro su questa manovra, che così com’è non serve e fa male al Paese.
Lo afferma Simona Bonafè, vicepresidente del Gruppo Pd alla Camera.
"Legge di Bilancio, una manovra classista e dalla parte di chi sta meglio. Questa manovra rivendicata orgogliosamente (sia in Aula che in commissione) dalla destra come identitaria è proprio così. È classista e di parte. Dalla parte di chi sta meglio e penalizzante per i ceti sociali più deboli. È una manovra di bilancio che aumenta la precarietà e dice no a strumenti necessari come il salario minimo, rischia di favorire l'evasione e fa cassa sui più poveri, se è vero che già dal 2023 saranno tagliati 743 milioni dei fondi alla lotta contro la povertà. Noi stiamo dalla parte del lavoro, dell'ambiente e della legalità". Lo scrive su Facebook il deputato del Pd Emiliano Fossi, che ieri è intervenuto sulla Legge di Bilancio in commissione Lavoro.
"Faccio gli auguri di buon lavoro per l'elezione a presidente del Copasir a Lorenzo Guerini e a tutti i nuovi componenti per l’importante attività di controllo che andranno a svolgere. ll ruolo del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica è molto delicato e importante soprattutto ora nell'attuale contesto internazionale. Sono certo che siamo in buone mani." Così Nicola Carè, deputato del Pd e membro della commissione Difesa a Montecitorio.
Il deputato dei Democratici ha presentato un emendamento alla manovra economica insieme ai colleghi Laus, Sarracino e Scotto: “I lavoratori non sono numeri”
“Bisogna frenare le delocalizzazioni, non si possono lasciare le persone senza lavoro e i territori più poveri”. Lo sostiene il deputato del Pd Emiliano Fossi che insieme ai colleghi Mauro Laus (Pd), Marco Sarracino (Pd) e Arturo Scotto (Articolo 1), ha presentato un emendamento alla manovra economica.
L’emendamento modifica l’articolo 37 del Decreto Legge numero 144 del 2022 relativo a “norme in materia di delocalizzazione o cessione di attività di imprese non vertenti in situazione di crisi”.
“Alle imprese che cessano definitivamente l’attività produttiva o una parte significativa della stessa, anche per effetto di delocalizzazioni, con contestuale riduzione di personale superiore al 40% di quello impiegato mediamente nell’ultimo anno - si legge nell’emendamento - venga preclusa la possibilità di procedere alla rimozione dei macchinari, dei materiali e delle produzioni fino a che non hanno completamente restituito gli incentivi pubblici ricevuti”.
“Ho toccato con mano, nella vertenza della ex Gkn di Campi che ho seguito da sindaco e ora seguo da deputato del territorio, cosa significa chiudere un’azienda da un giorno all’altro - sottolinea Fossi -. Non si possono chiudere e svuotare le fabbriche, i lavoratori non sono numeri. Bisogna ripartire dal valore del lavoro e una vera politica industriale”.
“La relazione del dottor Balassone di Banca d’Italia ha messo a nudo tutta l’inadeguatezza della manovra messa in campo dal governo. In particolare, vorrei segnalare tre aspetti finiti sotto la lente d’ingrandimento di BankItalia: il taglio dell’Iva orizzontale su alcuni prodotti, che provoca una importante riduzione delle entrate dello Stato e che favorisce anche famiglie benestanti, le quali non avrebbero bisogno di queste facilitazioni; la cancellazione del reddito di cittadinanza, rivolta a nuclei segnalati in base all’età e alle condizioni di salute, che mette a rischio famiglie che con grande difficoltà potrebbero rientrare nel mercato del lavoro, viste anche le previsioni di rallentamento o addirittura contrazione dell’economia nel prossimo anno; l’innalzamento dei tetti per l’uso del contante e nell’obbligo di utilizzo del Pos, che senza ombra di dubbio favorisce l’economia sommersa e aumenta l’evasione fiscale. L’allarme lanciato oggi dalla Banca d’Italia è preciso e circostanziato. Ci auguriamo che la maggioranza di destra non faccia orecchie da mercante e corregga il tiro. Il tempo c’è e la nostra disponibilità anche”.
Così il capogruppo del Pd in commissione Bilancio alla Camera, Ubaldo Pagano.
“Le audizioni dei sindacati e di Confindustria confermano le nostre preoccupazioni e critiche. Questa Legge di bilancio è senza visione, è iniqua e non affronta la crisi economica con misure anticicliche. Il taglio del cuneo fiscale previsto è di una dimensione assolutamente impercettibile. In parallelo ci sono misure che aumentano le diseguaglianze sociali e che hanno chiari effetti elusivi sul fronte della contribuzione. Il colpo di spugna in alcune tipologie delle cartelle esattoriali, dal costo di un miliardo e cento milioni di euro per l’erario, e l’aumento della aliquota della ftat tax da 65mila a 80mila euro, che ne sottrae ulteriori 900 milioni di euro, toglie dalle casse dello Stato ben due miliardi che invece avrebbero potuto abbassare di un punto percentuale il costo del lavoro, permettendo cioè buste paga più pesanti per le lavoratrici e i lavoratori. Una miopia che non è frutto di un destino cinico e baro, ma che disvela a tutto tondo la matrice di destra di questa maggioranza e del suo governo”.
Così il capogruppo del Pd in commissione Bilancio alla Camera, Ubaldo Pagano.
L'avvio ieri del lavoro del Comitato costituente servirà a fare un tagliando dopo 15 anni al Partito democratico, che ha certamente bisogno di aggiornarsi rispetto alla propria identità e al proprio modo di essere partito in questo momento e in questa società così profondamente cambiata. Personalmente penso che non sia da buttare ciò che ci ha condotto fin qui e in particolare quel Manifesto dei valori del 2007 e il discorso del Lingotto di Walter Veltroni. Credo infatti che lì ci sia stata una profonda innovazione politica che ha portato, per esempio, anche il Partito socialista europeo a correre in qualche modo ai ripari e a dover cambiare il proprio nome di gruppo parlamentare proprio quando entrò il Partito democratico e quindi diventammo i Socialisti e Democratici al Parlamento europeo. Quell'innovazione politica non può essere messa da parte, deve certo continuare ad aggiornarsi, ma non può essere buttata via come magari qualcuno pensa.
Così la capogruppo dei deputati Pd Debora Serracchiani ai microfoni di Radio Immagina.
“Nel giorno in cui il Censis lancia l'allarme sull'aumento del tasso di povertà tra i lavoratori dipendenti, le audizioni svolte alla Camera dai sindacati Cgil, Cisl, Uil e Ugl e dal presidente di Confindustria Bonomi, confermano come nella manovra sia contenuto un attacco di fatto al lavoro subordinato. Tutte le sigle sindacali ritengono inadeguato il taglio del cuneo fiscale previsto, il quale resta di fatto uguale alla misura prevista dal precedente governo, mentre vi è uno sproporzionato aiuto al lavoro autonomo e non per quella fascia di partite Iva che più ne avrebbe bisogno. Come infatti afferma il presidente di Confindustria i beneficiari dell'estensione della Flat tax sono una pletora di circa il 13% dei contribuenti autonomi, che rappresentano lo 0,1% dei contribuenti Irpef totali, e riceveranno un abbattimento della tassazione di circa il 50% con un costo per le casse dello Stato di 900 milioni di euro. In un Paese in cui, ricorda sempre Bonomi, già adesso un autonomo con circa 50mila euro di reddito già paga un terzo di tasse in meno di un dipendente con lo stesso reddito. Si capisce quindi come questa legge di bilancio non faccia nulla a favore del lavoro subordinato, ma apra un divario inaccettabile che va contro i dettati costituzionali di una tassazione che deve esser giusta e progressiva”.
Così il deputato dem della commissione Bilancio della Camera, Claudio Mancini.
La manovra del governo è davvero piccola e peraltro anche dal centrodestra qualcuno l'ha definita una tisana calda. Negli incontri che abbiamo fatto in questi giorni con le parti sociali, sia con le associazioni datoriali che sindacali, sono stati tutti concordi nel ritenerla deludente e soprattutto iniqua.
Questa manovra interviene sulle fragilità ancora molto forti nel nostro Paese, ad esempio togliendo ai cosiddetti occupabili il reddito di cittadinanza senza dare alcuna alternativa e senza soprattutto aver impostato adeguatamente i fondi del Pnrr sulle politiche attive. È stato fatto un obbrobrio su opzione donna, che è in questo momento una delle pochissime possibilità che hanno le donne di andare in pensione prima, tra l'altro rinunciando già al 30% dell'assegno. L'allungamento dell'età a 60 anni, per di più collegato a situazioni di gravi difficoltà, non fa altro che fare cassa sulle pensioni delle donne e soprattutto non aiuta chi sperava di avere in questo strumento una forma strutturale di fuoriuscita dal mondo del lavoro. Come PD interverremo sicuramente, abbiamo già predisposto emendamenti per rendere strutturale opzione donna e vorremmo addirittura allargare la platea, ma soprattutto cercare di aiutare le donne che hanno un montante contributivo molto basso e fanno fatica ad andare in pensione.
Così la capogruppo dei deputati Pd Debora Serracchiani, ai microfoni di Radio Immagina.
“Valuteremo il ministro Salvini dai suoi atti e senza alcun pregiudizio. Ma certamente usciamo da questa audizione preoccupati e delusi. Intanto sul tema del Mezzogiorno: saremo vigili affinché non venga distolto un euro delle somme assegnate con il Pnrr e gli altri strumenti di finanziamento per recuperare il gap Nord/Sud. Ed ancora, nessun riferimento nella relazione del ministro al tema, a noi tanto caro, della continuità territoriale; la mobilità sostenibile scomparsa dall'agenda del governo non solo nominalmente. Silenzi sul regime delle concessioni autostradali, nonché per le energie rinnovabili su porti, aeroporti e ferrovie. Sulle dighe avremmo voluto ascoltare una proposta per affrontare l’enorme problema ambientale della dismissione dei vecchi impianti ormai inutili e per ristabilire il normale corso dei fiumi e la ripresa delle zone umide. Ambigui anche i riferimenti sulle sovrintendenze al Codice appalti. Infine, abbiamo ribadito negli interventi di oggi che il Pd terrà alta la guardia sul tema del lavoro e della tutela dei lavoratori nei porti, aeroporti e nelle altre infrastrutture”.
Così il capogruppo del Pd in commissione Trasporti alla Camera, Anthony Barbagallo, a margine dell’audizione del ministro Salvini.
"La destra boccia la mozione presentata dal Pd alla Camera e dice chiaramente che il 'salario minimo' non serve. Noi la pensiamo diversamente e crediamo che questo sia un provvedimento centrale per ridare dignità al lavoro e promuovere la giustizia sociale. Perché le disuguaglianze non sono solo inaccettabili ma rappresentano anche un freno ad ogni prospettiva di crescita e sviluppo. Continueremo a lavorare per introdurre il salario minimo anche in Italia, uno dei 5 Paesi europei che non lo hanno. Provando a creare convergenze con tutte quelle forze parlamentari e non che sono pronte a battersi per ottenerlo. Nell'interesse delle persone e di chi sta peggio".
Lo scrive su Facebook Emiliano Fossi, deputato Pd e membro della commissione Lavoro della Camera, commentando la bocciatura della mozione sul salario minimo da parte della maggioranza di centrodestra.
“La tragedia che sta vivendo la popolazione di Ischia conferma l'esigenza di contrastare ogni forma di condono edilizio e di dare al Paese una normativa nazionale sul consumo di suolo, che tenga insieme l'aspetto parallelo della riqualificazione dell'esistente, del quadro europeo e del riparto di competenze tra Stato e regioni. Chiediamo al ministro Pichetto Fratin se intenda promuovere e sostenere l'adozione di una normativa efficace per il contenimento del consumo di suolo che consenta di raggiungere l'obiettivo di «consumo di suolo zero al 2050» e quali iniziative intenda adottare per aggiornare e approvare senza indugi il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici”. Così il capogruppo dem in commissione Ambiente, Marco Simiani, nel corso del Question time alla Camera al ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica.
Nella replica a Pichetto Fratin, il vicepresidente della commissione Trasporti Roberto Morassut si è detto “del tutto insoddisfatto della risposta del ministro, del resto nella relazione sulle linee programmatiche del suo governo la presidente Meloni ha completamente disatteso la conoscenza stessa di un fenomeno che ormi riveste un’importantissima rilevanza sociale per il nostro territorio, il tema del dissesto idrogeologico. C’è voluta l’ennesima tragedia di Ischia e prima ancora delle Marche a ricordarci che il nostro Paese è estremamente fragile. Dispiace che nella replica del ministro non ci sia alcun riferimento al primo decreto Semplificazioni per il Pnrr, che ha introdotto misure di accelerazione e soprattutto di potenziamento degli enti locali, che sono la prima frontiera per affrontare le opere di prevenzione, e che allo stato attuale risultano disattese se non del tutto ignorate da questo governo. Sul tema del consumo del suolo, non occorre solo stanziare dei fondi che purtroppo sono sempre molto pochi, ma finalmente portare a termine un lavoro che il Parlamento aveva impostato e dare così dopo 80 anni delle norme nuove alla rigenerazione urbana di questo Paese. Anche da questo punto di vista, non c’è nessuna traccia nelle linee programmatiche della presidente Meloni, per questo il nostro giudizio non può che essere del tutto negativo”.
“Sarebbe molto importante se tra i candidati della segreteria del Pd, prima delle primarie, vi fosse un accordo affinché la “costituente” del Pd prosegua per un tempo congruo. Per avere quella profondità che non ha potuto sviluppare prima dei “gazebo”. Il manifesto dei valori, del resto, noi lo abbiamo già. Per me è inciso nella ‘Carta dei valori’ del Lingotto. Serve piuttosto una nuova forma di relazioni con la società ed una nuova missione di una grande forza democratica verso la nuova dimensione delle grandi ingiustizie, dell’emergenza ecologica, energetica e sanitaria e della rivoluzionaria applicazione tecnologica ai rapporti sociali. Dimensioni ancora lontane nel 2008. Per questo, senza legare le mani a chi sarà eletto o eletta, è bene che dopo le primarie egli prosegua questo grande lavoro di ricerca, ascolto e proposta. Che richiede tempo e creatività collettiva”. Così in una nota il deputato del Partito Democratico, Roberto Morassut.
Il no alla nostra mozione per l’introduzione del salario minimo dimostra la distanza della maggioranza di governo a una questione cruciale per la nostra società. Dicono infatti no a una scelta in grado di restituire dignità al lavoro, di combattere inaccettabili disuguaglianze e che darebbe vita a una competitività capace di dare impulso a uno sviluppo reale e non basato sulla contrazione del costo del lavoro. La nostra battaglia per un tema fondamentale per il futuro del nostro Paese non si ferma certo qui.
Così in una nota il Gruppo Pd-Idp della Camera.