Dichiarazione di Marco Lacarra, deputato Pd
“Questo provvedimento non arriva lì dove dovrebbe arrivare: a colpire la povertà sociale, educativa, culturale ed economica, che è poi la vera radice del disagio giovanile. Non riesce a combattere il sentimento di solitudine e disperazione in cui tanti, tantissimi ragazzi, si sentono persi nelle nostre periferie. Ribadisce il rifiuto delle istituzioni ad essere presenti in certi territori, tra certe comunità. Caivano ha aperto una ferita che questo governo e questa maggioranza si sono ben guardati dal rimarginare. E allora quella ferita tornerà presto, e purtroppo, a sanguinare.” Così il deputato Pd Marco Lacarra, motivando il no alla fiducia al decreto Caivano a nome del suo gruppo.
“La delinquenza e la microcriminalità, l’abbandono scolastico, l’uso e l’abuso di alcool e sostanze stupefacenti, i fenomeni di autolesionismo, i suicidi - ha proseguito Lacarra- sono tutti sintomi sempre più evidenti di un male molto più profondo. Ecco, davanti a queste domande, davanti a tutti questi temi, questo ennesimo decreto-legge non dà alcuna risposta.” Per l’esponente Pd “ancora una volta lo Stato sarà, per i cittadini di Caivano e di tutte le altre Caivano d’Italia, uno Stato-Autorità, polizia, giudice e carceriere.
Perché ancora una volta lo Stato ha rinunciato ad essere scuola, assistenza sociale, aiuto familiare. Ha rinunciato ad essere lavoro, ad essere cultura, ad essere sport. Lo Stato ha rinunciato ad essere sostegno. Ad essere cioè presente come opportunità e non solo come tutore dell’ordine e della legge, come pure - ovviamente - deve essere. Ha rinunciato ad essere una alternativa vera alla Camorra, alla Ndrangheta, alla Mafia. Ad essere la strada dritta tra le tante storte che esistono. E sono queste le ragioni per le quali il Partito Democratico voterà contro la fiducia e contro questo decreto”.
"Ho partecipato oggi pomeriggio al tavolo di crisi per "La Perla" al Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Purtroppo la totale mancanza di risposte concrete da parte di chi era presente per la proprietà, peraltro accompagnata da generiche ed inaccettabili dichiarazioni su esuberi di personale, conferma tutte le preoccupazioni che abbiamo manifestato come deputati e senatori PD in una interpellanza parlamentare depositata questa mattina. E conferma le ragioni della mobilitazione dei lavoratori e delle loro Organizzazioni Sindacali. Le istituzioni unite devono assumere tutte le iniziative necessarie per garantire la continuità produttiva e la difesa di un marchio così prezioso per il Made in Italy, di fronte ad una proprietà evidentemente gravemente inadempiente. Questo abbiamo chiesto al Governo nella nostra interpellanza e questa necessità risulta più che mai evidente dopo la riunione di oggi pomeriggio.". Così Andrea De Maria, deputato PD.
“Il Decreto Caivano è l’ennesima occasione persa di una destra che riesce a fare solo propaganda sull’onda emotiva dell’opinione pubblica ma che rimane incapace di affrontare i problemi con l’obiettivo di risolverli. Qui è in gioco il futuro di moltissimi giovani, che provengono da situazioni e contesti difficili, che hanno quindi bisogno di un’alternativa ma che ricevono dal governo soltanto repressione. L’ordine pubblico è fondamentale ma senza progetti credibili di prevenzione e rieducazione lo Stato finisce per consegnare i ragazzi alla criminalità, nascondendo un problema che finirà per riproporsi ciclicamente. Nel decreto non ci sono infatti risorse per politiche del lavoro, per la cultura, per l’inclusione, per i presidi educativi, per i servizi sociali, per la rigenerazione urbana. Ci sono soltanto norme repressive, in palese contrasto con la nostra Costituzione, che precludono il futuro ad intere generazioni”. Così Simona Bonafè, vice presidente vicaria dei deputati Pd, intervenendo oggi in Aula nella discussione generale sul Decreto Caivano.
“E’ un provvedimento nato per dare fiato alla propaganda piuttosto che per intervenire su un tema complesso che avrebbe richiesto equilibrio, responsabilità e assonanza con le indicazioni dell’Unione Europea. Una legge che si discosta anche dalle motivazioni che hanno spinto molte organizzazioni, da quelle agricole a quelle dei consumatori, dalle Acli a Slow Food, da Fedeperparchi a Kyoto Club, alla Cna tanto per citarne alcune, a sottoscrivere un manifesto in favore della cultura del cibo di qualità e contro il cibo artificiale e di laboratorio. In quel manifesto non si chiedeva di alzare una bandiera ideologica, ma di sostenere le aziende agricole che intendono restare fedeli ad un’idea di rispetto e rigenerazione delle risorse naturali. Con questo obiettivo, ci dicono quelle organizzazioni, dobbiamo accompagnare le aziende attente alla propria impronta ecologica, affinché sia garantito il diritto ad un cibo di qualità per tutti e perché siano protagoniste di un percorso verso una produzione sempre più sostenibile e una contestuale riduzione dei consumi della carne sempre nel segno di quella salute che la recente pandemia ha dimostrato non essere più rimandabile. Non dunque una crociata, ma un’alleanza con la natura per qualificare la transizione ecologica e costruire un nuovo modello di sviluppo improntato a qualità, sostenibilità e giustizia sociale. Temi urticanti per la destra che continua a tergiversare di fronte ai mutamenti climatici con un atteggiamento negazionista e si riempie la bocca di parole roboanti senza conseguenze negli atti normativi. Parlano di Made in italy e poi si girano dall'altra parte quando chiediamo di intervenire strutturalmente sulle criticità del comparto agricolo”.
Così il capogruppo del Pd in commissione Agricoltura alla Camera, Stefano Vaccari, intervenendo in Aula nella discussione generale sul Ddl Alimenti coltivati.
“Per tutti gli auditi in Commissione - ha aggiunto - occorreva dare concretezza normativa alla transizione proteica riducendo il consumo di carne. Intervenire sugli allevamenti intensivi per rafforzare lo stato brado e semibrado, perché questa possibilità consente di avere carni di qualità e sostenibili. Così si può rispondere positivamente a chi vorrebbe promuovere la carne coltivata puntando sulla grande industria. Per evitare il conflitto tra allevamenti intensivi e produzioni in laboratorio, di cui ancora non si conosce qualità, salubrità e sostenibilità, occorreva puntare alla modifica del modello di produzione attuale o quantomeno avviare un processo per una soluzione di maggiore equilibrio. Non lo avete voluto fare perché c'era la famosa bandierina da alzare e state per approvare una legge che avete nascosto all'Unione Europa perché conoscete benissimo le forzature ideologiche che avete imposto. A cominciare dall'inosservanza del principio di precauzione. Avevamo proposto di istituire presso i ministeri della Salute e dell’Agricoltura un tavolo tecnico scientifico, composto da ricercatori e tecnici dei vari settori, delle associazioni di categoria e del terzo settore, per tutelare gli interessi del Paese e degli agricoltori italiani. In Commissione abbiamo presentato emendamenti volti a rispettare le autorità europee, a partire dall’Efsa, che svolgono già un lavoro attento sulla sicurezza alimentare. Il rischio infatti è quello di favorire, anche in questo settore, l’importazione e dunque sfavorire il tanto decantato Made in Italy, anche e solo nella ricerca e nello studio su cui da sempre siamo avanguardia. Insomma - ha concluso - abbiamo provato in ogni modo a evitare al governo la figuraccia che sta per fare agli occhi del mondo. Ma il ministro Lollobrigida ha preferito solo mettere una medaglia di cartone ai nostri cuochi per scimmiottare ben altri premi e riconoscimenti. Si è persa l’ennesima occasione”.
“Giorgia Meloni ha anticipato la riforma costituzionale impedendo ai parlamentari di maggioranza di presentare gli emendamenti sulla legge di bilancio. La domanda è: che cosa gli ha fatto di male la nostra Costituzione? Quando non hanno mezza idea su come governare il Paese, chiedono più poteri per il capo. E’ una scorciatoia pericolosa”.
Lo dichiara Arturo Scotto, capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera.
“Con la legge di bilancio si colpiscono pesantemente centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici, in particolare i dipendenti degli enti locali, degli Ufficiali giudiziari, delle aziende sanitarie, delle aziende ospedaliere del Servizio sanitario nazionale e delle aziende pubbliche dei servizi alla persona. Una cosa vergognosa. Il governo decide, in maniera inspiegabile, un ricalcolo al ribasso del rendimento delle pensioni. Uno scherzetto che costerà a migliaia di professionisti una perdita consistente. Dopo il definanziamento al Sistema Sanitario Nazionale, si colpiscono i lavoratori dei servizi pubblici, essenziali categorie che vivono da anni, sulla propria pelle - si pensi ai medici - le difficoltà quotidiane dei tagli rimanendo però la prima interfaccia per i cittadini. Il governo Meloni-Salvini oltre a tutte le bugie raccontate ai cittadini sulle pensioni aggiunge anche questo schiaffo al mondo del lavoro. È inaccettabile, daremo battaglia in Parlamento e scenderemo in piazza l'11 Novembre a Roma, per impedire questo sopruso e smascherare questo governo di bugiardi”. Così in una nota Marco Furfaro, deputato e componente della segreteria del Partito Democratico.
"In Italia mancano 30mila medici ma il sottosegretario al Lavoro Durigon ammette candidamente che la Legge di Bilancio 'spinge i medici ad andare in pensione subito' per evitare di essere penalizzati. Forse però, aggiunge, 'il governo potrebbe presentare un emendamento a saldi invariati', quindi senza mettere nessuna risorsa. Siamo francamente sconcertati di fronte ad una destra che taglia la Sanità sapendo di ridurre servizi e prestazioni ai cittadini. La manovra va cambiata in Parlamento".
Lo dichiara Emiliano Fossi, deputato Pd e segretario regionale del Partito Democratico della Toscana.
"Il Partito democratico in commissione Giustizia ha votato contro la nomina dei nomi designati dal governo per il ruolo di garante e ha stigmatizzato duramente la scelta della maggioranza di rifiutare le audizioni che avrebbero consentito un approfondimento più rigoroso sulla scelta delle figure individuate che andranno a ricoprire un ruolo così delicato. Da una prima analisi dei curricula si è constatato che questi profili non si sono occupati delle tematiche che sono oggetto del lavoro del garante per i detenuti e per le persone private della libertà personale. In più, non abbiamo avuto risposte circa i rischi di incompatibilità previste dalla legge che impediscono di ricoprire il ruolo. Eravamo in presenza di una scelta estremamente delicata che andava gestita diversamente. Per questo il Partito democratico ha espresso un voto contrario" dichiarano i membri della commissione giustizia del PD Federico Gianassi, Debora Serracchiani, Marco Lacarra, Alessandro Zan, Michela Di Biase.
Rizzetto tramuta Parlamento in dependance governo
“Nell’Ufficio di Presidenza della commissione Lavoro della Camera abbiamo appreso che il presidente del Cnel non parteciperà alle audizioni richieste per il ritorno dell’esame del salario minimo. Evidentemente per il presidente Brunetta è sufficiente la memoria scritta depositata in commissione il 12 luglio, prima che ricevesse l’incarico da Giorgia Meloni di scrivere un rapporto sul salario minimo. Viene affermato che non c’è bisogno di una audizione alla Camera perché sarà il governo a doversi pronunciare sui contenuti del lavoro fatto dal Cnel e prendere le iniziative conseguenti, a partire dalla nella Legge di bilancio. Due cose appaiono evidenti e ci preoccupano. Innanzitutto, prendiamo atto che si è scelto deliberatamente di perdere del tempo visto che l’opinione contraria del presidente Brunetta sul salario minimo era già nota il 12 luglio, ovvero prima che la discussione in Parlamento sul testo venisse sospesa la prima volta lo scorso agosto. Infine, che siamo davanti a uno sgarbo nei confronti della Commissione Lavoro e del Parlamento che da 11 mesi sta discutendo questo provvedimento. Chiediamo al presidente Rizzetto di far rispettare le prerogative della Commissione che non rappresenta una dependance dei voleri del governo”.
Lo dichiarano i deputati della commissione Lavoro della Camera, Arturo Scotto (capogruppo Pd), Valentina Barzotti (capogruppo M5s), Franco Mari (capogruppo Avs)
e Antonio D’Alessio (capogruppo Terzo Polo)
“Abbiamo depositato un’interrogazione parlamentare per chiedere alla ministra del Lavoro e della Previdenza sociale se reputa opportuna la permanenza della dottoressa Concetta Ferrari, segretaria generale del Ministero, al suo posto. Un possibile rinvio a giudizio nel processo che vede imputato il dottor Iervolino, fondatore dell’Università Pegaso e del segretario Generale della Cisal Cavallaro, rischierebbe di compromettere l’immagine e l’autorevolezza del Ministero in una fase così delicata del Paese. Sarebbe opportuno a livello precauzionale che da parte della ministra Calderone venga favorito un passo indietro”.
Lo dichiara il capogruppo del Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
“La destra italiana, quella allergica alla democrazia parlamentare, che va avanti a decine e decine di decreti legge e colpi di fiducia, che impedisce ai suoi parlamentari di presentare emendamenti alla manovra finanziaria, di contro, stamani ha deciso di imporre l’incardinamento in commissione Agricoltura della Camera del disegno di legge del ministro Lollobrigida per l’istituzione del premio di Maestro dell’arte della cucina italiana. Siamo rimasti basiti notando l’evidente imbarazzo dei colleghi di centro destra. In sostanza il ministro dell’Agricoltura anziché occuparsi delle tante urgenze del mondo agricolo, a cominciare dalla filiera del cibo per garantire qualità delle produzioni, tutela e dignità del lavoro, costi energetici, accesso al credito, costi accessibili sulla tavola degli italiani, con grande sprezzo del ridicolo si è lasciato andare all’ennesimo manifesto propagandistico”.
Lo dichiara Stefano Vaccari, capogruppo PP della commissione Agricoltura e segretario di Presidenza della Camera.
“Anziché occuparsi della manovra di bilancio - aggiunge - dalla quale è nei fatti derubricato il comparto agricolo a secondario o terziario, l’imperativo per Lollobrigida è invece appuntare una medaglia al petto ai cuochi, pasticceri, ecc., italiani che non hanno certo bisogno di queste sortite folcloristiche per essere apprezzati in tutto il mondo per la capacità di rappresentare cultura e tradizioni del nostro Paese, attraverso la preparazione di materie prime di eccellenza, lo studio e la sperimentazione di tecniche e nuove conoscenze. Chissà cosa pensano i Fratelli di Crozza di questa ultima perla del ministro Lollobrigida - conclude - che lo avevano già identificato come ‘il Giacomo Leopardi della...’”.
Giorgia Meloni chiede tutto il potere per sé. In nessun Paese occidentale esiste il premier eletto direttamente dal popolo. Con una legge elettorale che offre un premio di maggioranza esorbitante che annulla qualsiasi autonomia del Parlamento. Vogliono comandare, non governare.
Lo scrive sui social Arturo Scotto, capogruppo PD in commissione Lavoro della Camera.
Presentate due interrogazioni ai ministri per lo Sport, Lavoro, Istruzione e Pubblica Amministrazione.
“Abbiamo depositato stamane due interrogazioni ai ministri per lo Sport, Lavoro, Istruzione e Pubblica Amministrazione perché ci preoccupano due cose che stanno accadendo nell’applicazione della legge di riforma del lavoro sportivo: le sanzioni in arrivo per le società che, con pochissimo tempo a disposizione, non hanno ancora adempiuto all’obbligo di comunicare i dati necessari all’individuazione del rapporto di lavoro su RASD (Registro Attività Sportive Dilettantistiche) o centri per l’impiego e molti dinieghi, che stiamo raccogliendo, da parte della pubblica amministrazione e dirigenti scolastici ad autorizzare propri dipendenti a svolgere il loro ruolo di istruttori, allenatori, arbitri. Chiediamo anche che l’osservatorio che, come annunciato avrebbe accompagnato la riforma, venga formalmente istituito. Crediamo che queste situazione siano proprio quelle che un tavolo di osservazione permanente dovrebbe accogliere per trovare soluzioni”. Lo dichiara in una nota il deputato dem Mauro Berruto, responsabile nazionale Sport del Partito Democratico.
"Se i dipendenti avessero sempre un ruolo nei consigli di amministrazione delle imprese e partecipassero attivamente alle scelte strategiche, ottenendo una parte degli utili, la qualità della processi produttivi e le condizioni di lavoro non potrebbero che migliorare. Per questo motivo ho sottoscritto con convinzione la proposta di legge della Cisl 'Partecipazione al lavoro'. I lavoratori dipendenti non vanno soltanto tutelati e retribuiti giustamente, ma vanno anche responsabilizzati e valorizzati".
Così Marco Simiani, deputato Pd, dopo aver firmato oggi a Grosseto il documento dell'associazione sindacale.