“L’Istat e il CNEL hanno smontato la narrazione del governo, i numeri della manovra sono insufficienti non solo per le sfide del futuro ma anche per gestire la contingenza. Il combinato disposto tra il forte disinvestimento su alcuni settori strategici, come la sanità e l’automotive, e il blocco del turn over nel pubblico impiego avrà effetti nefasti sul nostro sistema economico che sta già vivendo una profonda contrazione della produzione industriale con rischi concreti sulla crescita” così il capogruppo democratico nella Commissione bilancio della Camera, Ubaldo Pagano, che sottolinea come “le audizioni si stanno trasformando in una vera e propria operazione verità sui numeri forniti sinora dalla propaganda del governo”.
“I tagli agli enti locali previsti nella legge di bilancio mettono seriamente a rischio i servizi essenziali dei Comuni. Ne siamo convinti e ora anche l’Anci lo mette nero su bianco almeno nella nota di accompagnamento all’audizione. A fronte di 8 miliardi di tagli, del blocco del turnover per il personale al 75%, dell’obbligatorietà degli accantonamenti, il governo stanzia per gli enti locali solo 350 milioni. Una miseria che non compensa neanche lontanamente i tagli e i mancati finanziamenti. Purtroppo oggi non abbiamo sentito dal rappresentante di Anci una parola di chiarezza, né su come i nostri comuni potranno in queste condizioni finanziarie garantire i servizi essenziali e né su come sarà possibile far fronte alle spese correnti, come la manutenzione delle strade o delle scuole. E’ inaccettabile che il Governo continui a scaricare sui Comuni e sui cittadini il peso della riduzione della spesa, mentre i nostri sindaci continuano ad aspettare risposte concrete”.
Così la deputata Pd in Commissione bilancio Silvia Roggiani, intervenendo nel corso dell’audizione dei rappresentanti di ANCI, UPI, Conferenza delle regioni e delle province autonome.
“Le parole di preoccupazione dei rappresentati di Ance e Confedilizia confermano i nostri timori su quanto avverrà con questa manovra. Non solo il Governo Meloni non prevede assolutamente nulla per sostenere uno dei settori cruciali della nostra economia, ma addirittura riesce a distruggere quanto di buono era previsto per l’efficientamento energetico, la riqualificazione del patrimonio edilizio e la messa in sicurezza del territorio. È bene ribadire quanto detto oggi in audizione: se l’Italia è cresciuta molto più dei principali partner europei lo dobbiamo proprio al traino di questo comparto e alle tante misure adottate nel post-Covid per rilanciare l’economia italiana. Siamo consci che misure con funzione anti-ciclica possono essere solo transitorie ma è evidente che questo tema, il benessere economico di imprese e famiglie italiane, è completamente uscito dall’agenda di questo Governo”.
Così Ubaldo Pagano, Capogruppo PD in Commissione Bilancio alla Camera.
Dall’audizione della Fondazione Gimbe emerge un fatto che va al di là di ogni tentativo di propaganda: alla sanità pubblica mancano 19 miliardi di euro per soddisfare i bisogni di salute dei cittadini italiani. Nelle scorse settimane ne abbiamo sentite di ogni e persino la Presidente del Consiglio ha voluto partecipare, calcolatrice alla mano, al festival delle fake news messo in piedi dalla destra. Bene, oggi tutte quelle bugie cadono nel vuoto ed è sempre più chiaro il vero intento di questo Governo: definanziare la sanità pubblica a pieno vantaggio di quella privata”.
Così Ubaldo Pagano, Capogruppo PD in Commissione Bilancio alla Camera.
Audizioni confermano una manovra ingiusta e miope
“Dalle audizioni di oggi alla Camera sulla manovra economica emerge un dato netto: il Governo sta ignorando la povertà, alla quale anche i Comuni potranno far fronte in modo più difficoltoso a causa dei tagli che hanno inflitto agli enti locali. La destra ignora come sempre più cittadini siano costretti a rinunciare alle cure necessarie e come le famiglie continuino a subire una drastica riduzione di servizi e sostegni, anche a causa dei tagli agli enti locali. Come ha sottolineato oggi la Caritas in audizione, è assolutamente necessario intervenire a sostegno delle famiglie più vulnerabili, le cui condizioni continuano a peggiorare. Come Partito Democratico, siamo al fianco di chi protesta contro questa manovra miope e ingiusta, che aumenta le
diseguaglianze a favore dei soliti noti. Saremo in prima linea per difendere il diritto a servizi sociali accessibili e per chiedere interventi reali per contrastare la povertà, per maggiori investimenti nella sanità pubblica e per valorizzare chi, come comuni e Terzo settore lavorano ogni giorno per sopperire alle mancanze e ai tagli del
governo centrale”.
Così Silvia Roggiani, deputata Pd in Commissione Bilancio.
“Le audizioni stanno confermando con forza tutte le nostre preoccupazioni, specialmente sulla sanità dove mancano all’appello 19 miliardi di euro. Questa situazione mette a rischio le prestazioni essenziali per la salute dei cittadini, oltre a compromettere i fondi necessari per un piano nazionale di assunzioni e per una retribuzione giusta del personale sanitario.” così la responsabile economia del Pd, la deputata democratica Maria Cecilia Guerra che sta seguendo in commissione a Montecitorio la prima giornata di audizioni sulla legge di bilancio.
"Siamo facendo la storia", così diceva Giorgia Meloni. Per la prima volta, tocca darle ragione: questo Governo è appena entrato nella storia. Come evidenziato dalla Fondazione Gimbe, infatti, la spesa sanitaria in rapporto al PIL è stata fissata al 5,9% per il 2027. Si tratta, appunto, del minimo storico. Ma c'è di più. Perché per le misure previste per il periodo 2025-2030, il Governo ha stanziato solo 10,2 miliardi di euro rispetto ai 29 miliardi necessari. Sapete cosa vuol dire? Due cose: la prima è che le Regioni, comprese quelle virtuose, saranno costrette a tagliare i servizi sanitari o ad aumentare le imposte regionali. La seconda è che i cittadini dei territori più in difficoltà avranno ancor meno servizi e saranno costretti a rivolgersi al privato o a spostarsi in un'altra Regione. Buttano via 13 miliardi di euro per il Ponte sullo Stretto, gettano un miliardo di euro per un centro vuoto in Albania, condonano miliardi di euro a chi evade le tasse e il risultato poi è questo: il niente, di fatto, per la sanità e per il diritto alla cura e 7 appena euro di aumenti per gli infermieri. Che bruttissima storia, Presidente Meloni”. Così sui social il responsabile nazionale welfare del Pd, Marco Furfaro.
“La premier Meloni dovrebbe riprendere in mano la calcolatrice e impegnarsi meglio nei conti perché sulla sanità ha dato letteralmente i numeri. Lo dimostra l'audizione di Gimbe sulla legge di bilancio: rispetto alle misure previste mancano 19 miliardi da qui al 2030 e nel 2027 il finanziamento pubblico scenderà al 5,9 per cento del PIL e cioè al minimo storico. Una situazione catastrofica che pare non interessare il governo". Lo scrive in una nota Ilenia Malavasi, deputata del Pd in commissione affari sociali di Montecitorio.
“La crescita del FSN è assolutamente insufficiente rispetto alle difficoltà del sistema sanitario nazionale di garantire in maniera equa il diritto alla tutela della salute per tutti i cittadini. Cosa pensa l'esecutivo dei 4,5 milioni di italiani che rinunciano a curarsi? Pensa di risolvere questa emergenza nazionale tagliando le risorse in nome di un fantomatico efficientamento del sistema?
Per quali ragioni non ha mantenuto la promessa di varare -come sbandierato dal Ministro Schillaci- il piano straordinario di assunzioni per medici e infermieri o ha disatteso l'impegno di abolire il tetto di spesa per il personale? Sono domande legittime a cui l'esecutivo è chiamato a dare una risposta. Non basta andare nei salotti TV: li aspettiamo in Parlamento durante l'esame della legge di bilancio. Servono più risorse. Siamo disposti a lavorare insieme per trovarle a meno che le priorità del governo non siano altre, a partire dai condoni per gli evasori", conclude la dem.
“La presidente Meloni mente sapendo di mentire. Continua a raccontare fandonie usando in malo modo le calcolatrici, raccontando che qualche milione in più risolve i problemi delle persone. In realtà noi sappiamo che di milioni ne mancano tanti, molti di più di quelli promessi dal governo Meloni. Ma oltre alle risorse mancano anche le idee e la voglia di cambiare il modo di interpretare la sanità. Purtroppo tutto quello che il COVID drammaticamente ci ha insegnato è stato dal governo Meloni dimenticato”. Lo ha detto Gian Antonio girelli Deputato pd a margine dell’audizione di Gimbe commissione bilancio alla camera.
“La relazione Gimbe - ha aggiunto Girelli - ha evidenziato quanto denunciamo da tempo. il governo Meloni non sta stanziando abbastanza fondi per la sanità. Davanti ad emergenze conclamate e riconosciute da tutti e che hanno a che fare con la vita dei cittadini che si traducono in liste d’attesa, necessità di usufruire di sanità privata a pagamento per coloro che se lo possono permettere, numero crescente di persone che rinunciano alla cura, il governo Meloni cosa fa? Imbroglia sui numeri. Dice che mette delle risorse in più ma che concretamente sono del tutto insufficienti addirittura per andare a coprire quelli che sono gli aumenti del costo per i rinnovi contrattuali e per le prestazioni, con buona pace dei piani di assunzione e di un cambio di paradigma che prevedrebbe risorse in prevenzione e un futuro di salute per i cittadini. Credo che su questo vada aperta una grande battaglia politica. Dobbiamo spiegare ai cittadini l’idea diversa che abbiamo rispetto al governo di sanità del futuro, dove la prevenzione, le diagnosi precoci, la presa in carico delle persone in difficoltà diventano una priorità. Tutto questo se è fatto come si deve nel medio e nel lungo periodo diventa anche un risparmio per lo Stato ma basterebbe la qualità di vita delle persone per giustificare il tutto”, ha concluso Girelli.
"La relazione della Fondazione Gimbe presentata oggi in Parlamento rappresenta una sonora bocciatura della manovra”. Lo dichiara la capogruppo democratica alla Camera, Chiara Braga, nel primo giorno di audizioni a Montecitorio sulla legge di bilancio. “E più in generale - sottolinea Braga - le audizioni si stanno trasformando in un vero e proprio fact-checking, in cui i soggetti auditi stanno smontando, punto su punto, la propaganda della maggioranza, rivelando come, in ambito sanitario, le risorse tanto decantate dalla presidente Meloni siano del tutto insufficienti. Al contrario di quanto affermato dal Governo - prosegue la democratica - gli investimenti rispetto alla percentuale sul Pil continuano a scendere ben al di sotto della soglia minima del 6%, lasciando scoperti 19 miliardi di euro necessari per affrontare le reali necessità del sistema sanitario, a partire da quelle occupazionali. Questa grave mancanza, sommata ai tagli drammatici agli enti locali, avrà conseguenze devastanti sui servizi di welfare, aggravando ulteriormente la crisi di un SSN già in difficoltà. È ormai evidente - conclude Braga - che le scelte politiche del Governo puntano verso un modello sempre più privatizzato, scaricando sui cittadini il peso crescente dei costi per l’accesso alle cure essenziali. Per questo saremo a fianco di chi protesta, insieme ai sindacati e alle famiglie, per difendere il diritto a un sistema sanitario pubblico, equo e accessibile a tutti."
Per il terzo anno consecutivo, nella Legge di Bilancio non è previsto alcun finanziamento per la Tirrenica. Nonostante i numerosi annunci del Ministro Salvini, che promettevano risorse immediate, il progetto rimane solo sulla carta. Mentre mancano indicazioni precise nella Manovra 2025, il governo stanzia ben 24 miliardi di euro per lo sviluppo infrastrutturale tra il 2027 e il 2036".
Lo dichiara Marco Simiani, capogruppo Pd in Commissione Ambiente alla Camera. "La Tirrenica - aggiunge - inserita nel Contratto di Programma Anas, potrebbe essere finanziata già con questa legge di bilancio, considerato che il Commissario per l’opera è l’Amministratore delegato di Anas, indicato ormai da tempo con decreto. Tuttavia, ancora una volta, Salvini non destina alcuna risorsa alla Toscana, lasciando senza risposta i bisogni del territorio. Quest’opera è essenziale per la viabilità e lo sviluppo dell’intera regione e presenta già tratti cantierabili. Per sbloccare questa situazione, presenterò un emendamento alla Legge di Bilancio che destini 300 milioni di euro all’anno, per sei anni, dei 24 miliardi già previsti. Invito i deputati di maggioranza a sostenere questa proposta. Le risorse ci sono; escludere la Tirrenica è una scelta politica che dipende unicamente dal governo Meloni e dal ministro Salvini”: conclude Marco Simiani.
“La manovra non è nemmeno partita alla Camera per le audizioni che nella maggioranza già c’è la corsa a chi prova a piantare qualche bandierina in più. Dal concordato fiscale alle pensioni minime, passando per la flat tax. Un balletto macabro di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia sulla pelle degli italiani. Che invece devono fare i conti con risorse scarse alla sanità e tagli ai servizi fondamentali. Uno spettacolo indecoroso. Fanno cassa sulla parte del paese più povera”.
Così il capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
“Abbiamo incontrato il gruppo dirigente della CGIL a partire da Maurizio Landini. Abbiamo condiviso molte posizioni critiche rispetto alla manovra, a partire dal taglio alla Sanità che tendenzialmente scenderà sotto il 6% e abbondantemente sotto la media europea e l'emergenza che riguarda il lavoro pubblico, dai tagli lineari agli enti locali, che determineranno l'eliminazione di servizi fondamentali, al blocco del turnover, alla scelta di non garantire, ai lavoratori del pubblico impiego, l'intero potere d'acquisto che gli spetta nel rinnovo del contratto. Saremo in campo in Parlamento per correggere profondamente questa manovra”. Così il deputato dem Arturo Scotto, capogruppo Pd in commissione Lavoro, intervistato per i social del Gruppo del Pd alla Camera.
Ha poi proseguito la deputata dem Maria Cecilia Guerra, responsabile nazionale Lavoro del Partito Democratico evidenziando che “la mancanza di assunzioni, ad esempio, nel campo della sanità, il blocco del turnover e quindi l'impossibilità di sostituire il personale che va in pensione da parte dei degli enti locali, comporterà quel fenomeno che già conosciamo di necessità, sia nella Sanità che negli enti locali, di ricorrere al personale esterno, e questo generalmente comporta la ricerca di costo del lavoro più basso e quindi sarà un ulteriore pressione alla riduzione dei salari, alla precarizzazione del lavoro, anche nel pubblico impiego che è una delle piaghe più importanti del nostro mercato di lavoro”.
Peluffo, ministro commissariato da Giorgetti sta affossando settore industriale
“Il settore automotive, cruciale e strategico per l’economia nazionale, è stato completamente abbandonato dal governo che, con l’ultima manovra di bilancio, ha addirittura introdotto un inspiegabile taglio di 4,6 miliardi di euro. Una decisione che avrà effetti devastanti sull’intero comparto produttivo”. Così il capogruppo democratico nella commissione Attività Produttive della Camera, Vinicio Peluffo, ha commentato le dichiarazioni del ministro Urso circa la possibilità di una revisione del taglio: “Se il ministro Urso non ha ancora compreso il danno che ha causato, siamo di fronte a un problema grave all’interno del governo. Non si tratta di valutare se rivedere il taglio, quella è una scelta obbligata per evitare il crollo del sistema industriale italiano. Urso dovrebbe prendere coraggio e ribellarsi al commissariamento di fatto da parte di Giorgetti oppure fare un passo indietro. La sua permanenza al governo sta mettendo a rischio il futuro dell’intero settore industriale nazionale.”
Sulla sicurezza sul lavoro il gruppo del Partito democratico è pronto al confronto con le altre forze politiche a partire dalla discussione e dai risultati emersi dagli Stati Generali che si concludono oggi. Certo, i numeri della legge di bilancio non lasciano ben sperare. Per questo lancio un appello a raccogliere lo spirito di questi giorni per dare risposte concrete ai lavoratori.
I dati ci dicono di un aumento costante degli incidenti e delle morti sul lavoro legato al ciclo economico. Questo è il primo schema da rompere con una revisione complessiva nell’organizzazione del lavoro. Il punto di partenza è la legge 81 del 2008 che va attuata e non indebolita come rischia con la legge sull’Autonomia che differenzia nel territorio un tema delicato e strutturale per l’intero paese.
Condivido l’esigenza di un potenziamento degli strumenti di vigilanza, rafforzando gli organici degli ispettori, soprattutto tra le piccole e piccolissime imprese per le quali la sicurezza non può essere solo un aggravio burocratico.
Sono convinta che vada combattuta la precarietà del lavoro perché lì dove c’è meno forza contrattuale c’è anche meno garanzia di sicurezza. In questo senso vanno respinti tutti i tentativi di ridurre garanzie nel codice appalti, quelli pubblici e anche quelli privati, a iniziare dall’eliminazione dei subappalti a cascata e dalla necessità di rispettare gli obblighi dei contratti sottoscritti dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative.
Grazie all’impegno del Pd nel Collegato lavoro abbiamo istituito una Comunicazione alle camere annuale sulla sicurezza sul lavoro, appuntamento non formale ma spinta per l’avanzamento della cultura della sicurezza come principio di democrazia.
Lo ha detto Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati intervenendo alla chiusura degli Stati generali Salute e Sicurezza sul lavoro.