09/10/2024 - 13:17

Vi aspettiamo il 15 ottobre davanti all'Ars per dire stop al ddl che fa arretrare la Sicilia sulla parità di genere

 "Siamo qui per manifestare il nostro disappunto su quanto sta avvenendo all'interno dell'Assemblea regionale siciliana, ma anche per fare una contestazione al ddl che reca norme in materia di enti locali, che quota al 20 per cento la presenza di genere nelle giunte comunali. Si tratta di una previsione che farà tornare indietro la Sicilia anni luce rispetto alle altre regioni, che attestano la presenza di genere al 40 per cento, così come previsto dalla norma, e che accentuerà le contraddizioni e le discriminazioni che già esistono nella nostra terra. Portare avanti questo ddl significa accentuare una discriminazione già presente in Sicilia nei confronti delle donne e della presenza delle donne nelle Istituzioni e in altri ambiti sociali, civili e politici, che è già abbastanza rilevante e marcata. In Sicilia esiste anche un altro vulnus, che è l'istituto della doppia presenza di genere nelle competizioni elettorali regionali. Noi abbiamo condotto anni e anni di battaglie per la presenza delle donne nei consigli comunali e regionali siciliani. Non vogliamo far diventare la Sicilia fanalino di coda e campionessa di arretratezza culturale e legislativa e normativa e questo per noi rappresenta l'ennesimo impedimento al raggiungimento della “democrazia paritaria”. Per questo stiamo facendo la nostra parte, attraverso gli emendamenti del nostro gruppo parlamentare in assemblea regionale, con l’appello già sottoscritto da migliaia di donne, uomini, associazioni e reti di associazioni, e con la mobilitazione, che continuerà il 15 di ottobre alle ore 12 con un presidio davanti all'Ars proprio perché in quella data è stata calendarizzata ed è all'ordine del giorno la discussione di questa norma. Chiediamo a tutte e a tutti di abbracciare questa battaglia di democrazia e di civiltà". Lo ha detto la deputata del Pd, Giovanna Iacono, durante la conferenza stampa del Pd sulla parità di genere in Sicilia.

09/10/2024 - 12:44

“Oggi denunciamo un’ingiustizia che si sta consumando sempre a danno di noi donne. In Sicilia si studia come aumentare le discriminazioni sotto ogni profilo: politico, sociale ed economico. L’Assemblea regionale (Ars) sta per discutere il ddl  n,105 dove, all’art. 2, si riduce l’obbligo di alternanza di genere al 20 per cento nelle giunte dei comuni al di sopra dei tre mila abitanti. Già con l’Autonomia differenziata il Paese è stato abbondantemente scisso in due, ora questa ulteriore legge discriminatoria acuisce ancora di più le disuguaglianze e accentua la distanza dei comuni siciliani sul campo della rappresentanza di genere dal resto del Paese. Noi diciamo ‘no’ con un emendamento già presentato all'Ars”. Così la deputata siciliana del Pd, Stefania Marino, durante una conferenza stampa presso la Sala Berlinguer del gruppo dem alla Camera, insieme alla presidente del Gruppo Pd a Montecitorio Chiara Braga, i deputati siciliani Anthony Barbagallo e Giovanna Iacono, le senatrici Anna Maria Furlan, Vincenza Rando, il senatore Antonio Nicita e Roberta Mori, portavoce delle democratiche.

"Chiediamo a tutte e tutti – ha concluso Marino - uno scatto d’orgoglio e una legislazione nel rispetto dell’uguaglianza e della democrazia paritaria per gli enti locali e un’accelerazione anche per il processo di aggiornamento del sistema elettorale regionale con la previsione della doppia preferenza di genere. Dobbiamo fare sentire la nostra voce. Questa è una battaglia che riguarda tutte e tutti noi e il futuro delle prossime generazioni. Chiediamo che ci sia da parte di tutte le istituzioni, le organizzazioni e la società civile, anche a livello trasversale, un coinvolgimento per difendere la presenza di genere nelle giunte comunali siciliane. Ci vediamo il 15 ottobre davanti l’Ars per manifestare contro questa legge ingiusta e discriminatoria".

09/10/2024 - 09:06

No all’abbassamento delle quote di genere nelle giunte comunali

 

Oggi mercoledì 9 ottobre alle ore 11 presso la Sala Berlinguer del Gruppo Pd alla Camera dei Deputati si terrà una conferenza stampa sul disegno di legge in discussione all’Assemblea regionale siciliana, che prevede l’abbassamento al 20% delle quote di genere nelle giunte comunali.

Parteciperanno Chiara Braga, capogruppo del Pd, Antony Barbagallo, deputato e segretario Regionale Pd Sicilia, Giovanna Iacono e Stefania Marino, deputate elette in Sicilia, le senatrici Anna Maria Furlan, Vincenza Rando, il senatore Antonio Nicita e Roberta Mori, portavoce delle democratiche.

Per accrediti ospiti e giornalisti pd.ufficiostampa@camera.it.

Ingresso: Via Uffici del Vicario, 21

Giacca obbligatoria per gli uomini

08/10/2024 - 13:19

No all’abbassamento delle quote di genere nelle giunte comunali

Domani mercoledì 9 ottobre alle ore 11 presso la Sala Berlinguer del Gruppo Pd alla Camera dei Deputati si terrà una conferenza stampa sul disegno di legge in discussione all’Assemblea regionale siciliana, che prevede l’abbassamento al 20% delle quote di genere nelle giunte comunali.

Parteciperanno Chiara Braga, capogruppo del Pd, Antony Barbagallo, deputato e segretario Regionale Pd Sicilia, Giovanna Iacono e Stefania Marino, deputate elette in Sicilia, le senatrici Anna Maria Furlan, Vincenza Rando, il senatore Antonio Nicita e Roberta Mori, portavoce delle democratiche.

Per accrediti ospiti e giornalisti pd.ufficiostampa@camera.it.

Ingresso: Via Uffici del Vicario, 21

Giacca obbligatoria per gli uomini

26/09/2024 - 14:54

“In Italia le donne ancora devono scegliere tra i figli e la carriera. É un gigantesco problema nazionale: il Paese è bloccato ormai da decenni in una spirale di bassa occupazione femminile, persistenti diseguaglianze di genere e bassa natalità. Per questo è necessaria una misura che intervenga strutturalmente, come il congedo di paternità paritario e universale, retribuito al 100%”  afferma la deputata del Pd Lia Quartapelle a seguito della presentazione dello studio condotto da Tortuga Think Tank “Genitorialità condivisa: esperienze dai congedi di paternità aziendali” oggi alla Camera dei Deputati. “Ciò che è emerso dallo studio è che l’estensione del congedo di paternità porta benefici sia per le aziende, sia per i lavoratori, ma non può essere un privilegio di pochi e dunque serve un intervento legislativo che porti un cambiamento concreto e definitivo. Rivolgiamo dunque un appello - anche in vista della legge di bilancio - al governo e alla presidente Meloni, che in questi anni ha fatto della genitorialità e della natalità una delle priorità nel suo lavoro: basta con tante piccole misure di poco impatto. Concentriamo le risorse della legge di bilancio in un intervento strutturale, il congedo di paternità paritario e universale a 5 mesi, che può essere la chiave per dare più diritti ai papà, aiutare le famiglie, ridurre le diseguaglianze tra lavoratori e lavoratrici e cambiare la società italiana”.

26/09/2024 - 11:06

Oggi alla Camera é stato presentato lo studio “Verso una genitorialità condivisa: l’esperienza delle aziende con il congedo di paternità”, condotto da Tortuga, con il coinvolgimento dell’on. Lia Quartapelle (PD), dell’on. Cristina Rossello (FI) e il supporto della rete Ceo for Life.
In Italia sono molte le aziende che hanno adottato il congedo di paternità per un periodo superiore ai dieci giorni già previsto dalla legge. Lo studio presentato è il primo studio italiano che esamina l’impatto dei congedi di paternità per l’organizzazione aziendale di 22 aziende e la soddisfazione di più di 1.600 lavoratori in Italia.

Dal sondaggio distribuito tra gli uffici del personale emerge che il ruolo dell’ufficio del personale è chiave per il successo del congedo di paternità. In due aziende su tre, l’ufficio del personale ha attivamente contattato personalmente gli aventi diritto, evidenziando un’adesione alla politica più
alta. Questo evidenzia che i lavoratori usufruiscono del congedo di paternità se ci sono condizioni esterne a sostegno della misura. Inoltre una cultura aziendale a supporto della genitorialità condivisa favorisce la messa in pratica della misura. L’impatto dei congedi sul turnover del personale è stato assorbito soprattutto con una riorganizzazione del lavoro per il periodo del congedo di paternità nel caso di 2 aziende su 3. Cioè, l’impatto è gestibile senza ulteriori costi nella maggior parte dei casi.

Dal sondaggio distribuito tra i dipendenti delle aziende che offrono un congedo di paternità esteso, emerge un’ampia soddisfazione per questo strumento. Tutti gli intervistati lo riutilizzerebbero e il 96% di coloro che non lo hanno utilizzato vorrebbero farlo in futuro. Inoltre, 1 dipendente su 3 non accetterebbe di lavorare in un’azienda equivalente se questa non offrisse una politica simile, indipendentemente dall’aumento salariale. I lavoratori che hanno fruito del congedo di paternità esteso hanno riportato diversi effetti positivi: un legame più stretto con i figli (96%), una maggiore serenità della partner dopo la nascita del/la figlio/a (95%), un maggiore bilanciamento del carico del lavoro domestico (65%) e una maggiore facilità di avere figli in futuro (54%).

Per quanto riguarda una possibile estensione a livello nazionale, la vasta maggioranza dei partecipanti al questionario (96%) concorda con l’estensione. Secondo più della metà (54%) l’estensione dovrebbe essere obbligatoria, anche per una maggiore parità di genere e per evitare pressioni all’interno dell’azienda, e la percentuale aumenta tra i padri che hanno effettivamente usufruito del congedo.
Interrogati sulla durata che dovrebbe avere il congedo di paternità nazionale, la quasi totalità dei partecipanti (95%) crede che la durata minima del congedo retribuito al 100% debba essere di almeno un mese, quindi superiore all’attuale congedo Inps.

13/09/2024 - 15:21

"Giorgia Meloni in questi anni ha ripetuto i suoi mantra continuamente, ma il governo dei patrioti e per la famiglia non è stato in grado di produrre nessuna piccola azione che risulti efficace in tal senso. Solo slogan e propaganda. Siamo un Paese in cui è sempre più complesso riuscire a conciliare occupazione, carriera e cura dei figli. Le madri lavoratrici che rassegnano le dimissioni sono in aumento e questo per mancanza di servizi adeguati a sostegno della genitorialità. Tutto il peso del lavoro di cura grava allora sulle spalle delle madri. Per questo le donne, a parità di istruzione o addirittura con istruzione superiore rispetto agli uomini, ricoprono posizioni e percepiscono retribuzioni più basse. L’assenza di servizi all’infanzia o di misure dirette al work-life balance, come settimana corta o smart working, non consentono di conciliare il ruolo genitoriale con quello professionale. Leggiamo da indiscrezioni di stampa che ci sarebbero 5-6 miliardi da destinare alla famiglia. Bene. Chiediamo al governo di usarli per una misura strutturale che cambierebbe la vita di tante persone e incentiverebbe davvero la natalità: si chiama congedo paritario per entrambi i genitori, con 5 mesi pagati al 100% non trasferibile. Approviamo subito un congedo paritario pienamente retribuito per entrambi i genitori. Sarebbe un segnale forte e un atto concreto verso le politiche a sostegno della genitorialità. Sia la madre che il padre avrebbero diritto allo stesso periodo di astensione obbligatoria dal lavoro, senza differenze di genere, per partecipare alla crescita e alla cura del figlio. Si passerebbe dalle politiche, invocate e mai attuate, di conciliazione pensate per le sole donne, a politiche di condivisione e conciliazione pensate per entrambi i genitori.  Il governo esca dalla propaganda e si confronti con la nostra proposta che cambierebbe strutturalmente la legislazione attuale, che prevede solo 10 giorni di astensione dal lavoro per i papà, e rappresenterebbe un’azione diretta per il sostegno alle famiglie e di contrasto alla crisi della natalità". Lo dichiarano in una nota i deputati della segreteria nazionale PD Marco Furfaro, responsabile iniziative politiche e welfare, e Cecilia Guerra, responsabile lavoro.

10/09/2024 - 15:45

"L'Italia sostenga l'introduzione dell'apartheid di genere nella Convenzione Onu sui crimini contro l'umanità". E' questo l'appello che oggi le donne afghane hanno rivolto al governo italiano durante un'audizione che si è tenuta in Comitato diritti umani della Camera che presiedo. Perché l'oppressione sistematica e il dominio di un genere su un altro con l'intento di renderlo duraturo - definizione, appunto, di apartheid di genere- è quanto sta accadendo in Afghanistan". Lo dichiara Laura Boldrini deputata PD e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo a margine dell'audizione che si è svolta questa mattina.
"Dai racconti, puntali e documentati, delle rappresentati della Fondazione Pangea e della campagna "End gender apartheid", è emersa una vera carrellata degli orrori. Sono i provvedimenti che il regime dei Talebani ha adottato contro le donne e la loro libertà -spiega Boldrini -. I Talebani stanno cancellando le donne dalla vita pubblica afghana, stanno attuando una concreta segregazione di genere contro metà della popolazione del Paese. Come ci hanno raccontato le donne afghane e le operatrici italiane di Pangea, in Afghanistan una donna non può studiare, non può lavorare a nessun livello, non può curarsi né muoversi liberamente se non accompagnata da un uomo della sua famiglia. E, quando esce di casa, non deve lasciare scoperta nessuna parte del corpo, neanche gli occhi o la bocca. Da agosto scorso, infine, non può né cantare né parlare in pubblico. Così ha stabilito il Ministero per la propagazione della virtù e la prevenzione del vizio la cui sola esistenza fa venire i brividi".
"Come Comitato diritti umani abbiamo accolto la loro richiesta e ci faremo portavoce del loro appello presso il governo italiano presentando una risoluzione - annuncia la Presidente -. A ottobre il testo che prevede l'inserimento dell'apartheid di genere tra i crimini contro l'umanità arriverà alla sesta commissione dell'Onu che dovrà votarlo". "Chiederemo che l'Italia lo faccia senza tentennamenti -conclude Boldrini -. Non ci sarà mai vera parità finché ci saranno donne discriminate e segregate per il solo fatto di essere donne".

25/08/2024 - 10:01

"La partecipazione democratica delle donne è un tema centrale nel nostro Paese e nel mondo, perché è la chiave reale per superare le disuguaglianze che pesano di più sulle donne e per migliorare la qualità della vita di tutti. È necessaria sia per condannare in modo netto e totale soprusi gravissimi - come la nuova legge in Afghanistan che, tra i tanti divieti, nega alle donne anche l'utilizzo della loro voce in pubblico - sia per mettere in atto politiche realmente paritarie anche nel nostro Paese, dove risulta ormai chiaro che non basta avere una premier donna per farlo. Anzi, l'incapacità di questo governo di invertire le disuguaglianze di genere aumenta la sfiducia delle donne a partecipare al voto e alla vita politica per cambiare le cose". Lo ha detto la deputata dem Valentina Ghio, vicepresidente del Gruppo Pd, ieri dal palco della Festa Nazionale dell’Unità di Reggio Emilia durante il dibattito dal titolo 'Fidiamoci di noi. La partecipazione
democratica delle donne è il diritto alla felicità' .

"In questi due anni - ha aggiunto Ghio - abbiamo assistito ad un vero e proprio accanimento contro le donne: smantellamento di 'opzione donna', aumento dell'IVA sui prodotti femminili, riduzione dei bonus nidi, mancato sostegno ai consultori e continua messa in discussione delle decisioni delle donne sulla propria salute riproduttiva. Questi sono solo alcuni dei passi indietro compiuti.
Come si supera tutto questo? Con un nuovo protagonismo delle donne in politica, con la nostra competenza e visione del mondo, non solo per decidere di allocare risorse su scelte in grado di invertire la rotta sugli squilibri di genere, ma anche con un posizionamento politico attivo e incisivo su temi cruciali come la politica economica e la pace, attuando percorsi che tutelino le donne da discriminazioni e abusi, a partire da una legge sul tema del consenso e dell'educazione alla parità nelle scuole per contrastare la violenza maschile contro le donne, all'introduzione del congedo paritario obbligatorio retribuito e del salario minimo per una società piu giusta  per tutte e tutti".

09/07/2024 - 16:51

"Ci risiamo. Per l'ennesima volta, il primo governo italiano guidato da una donna, Giorgia Meloni, boicotta le altre donne. Questa volta tocca al consiglio d'amministrazione di Cassa depositi e prestiti, società controllata dal Ministero dell'Economia che starebbe per modificare il suo regolamento per ridurre la quota di donne previste. Il motivo è semplice: Lega, Fdi e Forza Italia ragionano solo sui nomi di uomini.
Da quando, nel 2011, è stata approvata la legge che riequilibra la rappresentanza di genere nelle società a partecipazione pubblica, la Mosca-Golfo, l'Italia aveva fatto passi avanti arrivando a circa il 40 per cento di presenza di donne nei cda. Un traguardo che ora il governo calpesta.
Come se non bastasse il rapporto "#datipercontare - Statistiche e indicatori di genere per un PNRR equo" di Period Think Tank  rivela che solo il 33 per cento dei 229mila bandi del PNRR pubblicati fino ad ora rispettano il vincolo del 30 per cento di assunzioni di donne e giovani previsto dalla legge. Com'è stato possibile aggirare la legge? Semplice, con le deroghe che in alcuni settori hanno toccato punte del 70 per cento.
Altro che ridurre il gap occupazionale tra uomini e donne, altro che puntare alla parità, altro che lavorare per la piena occupazione delle donne.
Niente di tutto questo. In cambio si riempiono la bocca di natalità e famiglia: è chiaro che la loro unica politica per la natalità punta a tenere le donne a casa, riportando il Paese indietro di 70 anni". Lo dichiara Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.

03/07/2024 - 10:41

Mercoledì conferenza stampa con Guerra (Pd), Barzotti (M5s), Mari (Avs) e Bozzanca (InOltre)

Oggi mercoledì 3 luglio - ore 14.30, presso la sala stampa della Camera dei Deputati - si terrà una conferenza stampa promossa da Pd, M5s e Avs per rilanciare la raccolta firme a favore della proposta di legge di iniziativa popolare per istituire in Italia il salario minimo. La proposta di legge è stata depositata da Pd, M5s e Avs presso la Corte di Cassazione e annunciata in Gazzetta Ufficiale il 2 maggio e può essere sottoscritta presso i banchetti diffusi su tutto il territorio nazionale e online sulla piattaforma dedicata (https://firme.salariominimosubito.it/).

Alla conferenza stampa, promossa da Maria Cecilia Guerra (Pd), Valentina Barzotti (M5s), Franco Mari (Avs), parteciperà anche Giordano Bozzanca che annuncerà l’adesione alla raccolta firme delle associazioni: InOltre, UDU, Link Coordinamento Universitario, Acta in Rete, Primavera degli Studenti, Nuovi Orizzonti GD, ALS specializzandi, Federazione degli Studenti, Repubblica degli Stagisti, Coordinamento giovani giuristi italiani CoGita, Praticanti Avvocati, Unione degli Studenti, Rete della Conoscenza, Questa è Roma, Italiani Senza Cittadinanza, Rete degli Studenti Medi, Friday For Future Italia, Movimento giovanile della Sinistra.

Perché serve un salario minimo?
In Italia i dati sono allarmanti. Chi sta pagando davvero la grande inflazione degli ultimi anni sono i lavoratori: l’Istat ci dice che tra gennaio 2021 e dicembre 2023 i prezzi al consumo sono aumentati del 17,3% mentre le retribuzioni contrattuali sono cresciute solo del 4,7%. Nel 2023, le famiglie dei lavoratori dipendenti in povertà assoluta sono cresciute al 9,15% dall’8,3% del 2022.
3 milioni e mezzo di persone lavorano con un minimo contrattuale inferiore a 9 euro lordi all’ora. In tutti i paesi dove esiste il salario minimo legale ha avuto un ruolo cruciale nel difendere i salari dall’inflazione. Ha avuto anche l’effetto di ridurre il gap di genere, per colpa del quale le donne ricevono salari più bassi rispetto agli uomini.
L’assenza di un salario minimo non solo espone i lavoratori a salari ingiustamente bassi ma contribuisce anche a un fenomeno di “contrattazione malata”, dove le condizioni di lavoro e i salari vengono negoziati in modo inefficace e spesso a svantaggio dei lavoratori stessi. Di conseguenza, la disparità salariale persiste e si aggrava, rendendo urgente un intervento legislativo.

02/07/2024 - 13:47

Meloni vuole realmente dialogare su questo tema con le opposizioni?

“Noi abbiamo proposto questa legge perché riteniamo che sia importante dare un segnale di maggior attenzione alle famiglie italiane e alle donne. I dati ci dicono che purtroppo le donne italiane quando arriva il primo figlio decidono di smettere di lavorare; questo è qualcosa che non è accettabile perché significa che le donne non sono supportate abbastanza. Fino a qualche anno fa in tutte le famiglie italiane c’erano i nonni che costituivano il più grande pilastro di welfare a sostegno delle famiglie e della genitorialità; oggi purtroppo non è più così o almeno non è solo così e quindi le famiglie hanno necessità di essere aiutate maggiormente proprio perché da sole non riescono. All’interno della proposta vengono stanziate delle risorse pari a 1 miliardo quindi parliamo di un importo importante perché non vogliamo che questa sia una misura spot, un bonus ma vogliamo che diventi un fondo strutturato insieme ad altre proposte che sono state fatte. Penso al congedo paritario, per esempio”. Lo ha detto la deputata del Pd e capogruppo in commissione bicamerale Infanzia e Adolescenza Michela Di Biase, ai microfoni di Radio Radicale, a margine della conferenza stampa di presentazione della proposta di legge del Pd che prevede il ricorso a babysitting e servizi integrativi per l’infanzia.

“Questa proposta di legge - ha spiegato Di Biase - è rivolta ai bambini dai tre ai 12 anni, quindi parliamo dell’ultima parte della scuola materna fino a tutto il percorso della scuola elementare; è una proposta che può essere fatta per le famiglie che hanno un Isee fino a 25 mila euro e abbiamo calcolato una platea di circa 400 mila bambini con genitori entrambi lavoratori oppure un nucleo familiare composto da un unico genitore lavoratore”.

“Le coperture per la legge ci sono. Non credo che questa destra abbia bocciato la proposta Schlein per un problema di coperture - ha aggiunto Di Biase rispondendo all’affermazione del giornalista secondo cui il governo avrebbe bocciato la legge Schlein sulle mancate coperture - perché se ci fosse stata la volontà di discutere un provvedimento del genere si sarebbe potuto portare avanti tutto un altro percorso anche legislativo, si sarebbe potuti tornare in commissione e studiare insieme, così come abbiamo chiesto, eventuali coperture adeguate per quella norma. Quindi il problema non riguarda le coperture ma se da parte del Governo e della presidente Meloni ci sia o meno la volontà di dialogare con le opposizioni sui temi della maternità”.

02/07/2024 - 13:04

Mercoledì conferenza stampa con Guerra (Pd), Barzotti (M5s), Mari (Avs) e Bozzanca (InOltre)

Mercoledì 3 luglio - ore 14.30, presso la sala stampa della Camera dei Deputati - si terrà una conferenza stampa promossa da Pd, M5s e Avs per rilanciare la raccolta firme a favore della proposta di legge di iniziativa popolare per istituire in Italia il salario minimo. La proposta di legge è stata depositata da Pd, M5s e Avs presso la Corte di Cassazione e annunciata in Gazzetta Ufficiale il 2 maggio e può essere sottoscritta presso i banchetti diffusi su tutto il territorio nazionale e online sulla piattaforma dedicata (https://firme.salariominimosubito.it/).

Alla conferenza stampa, promossa da Maria Cecilia Guerra (Pd), Valentina Barzotti (M5s), Franco Mari (Avs), parteciperà anche Giordano Bozzanca che annuncerà l’adesione alla raccolta firme delle associazioni: InOltre, UDU, Link Coordinamento Universitario, Acta in Rete, Primavera degli Studenti, Nuovi Orizzonti GD, ALS specializzandi, Federazione degli Studenti, Repubblica degli Stagisti, Coordinamento giovani giuristi italiani CoGita, Praticanti Avvocati, Unione degli Studenti, Rete della Conoscenza, Questa è Roma, Italiani Senza Cittadinanza, Rete degli Studenti Medi, Friday For Future Italia, Movimento giovanile della Sinistra.

Perché serve un salario minimo?
In Italia i dati sono allarmanti. Chi sta pagando davvero la grande inflazione degli ultimi anni sono i lavoratori: l’Istat ci dice che tra gennaio 2021 e dicembre 2023 i prezzi al consumo sono aumentati del 17,3% mentre le retribuzioni contrattuali sono cresciute solo del 4,7%. Nel 2023, le famiglie dei lavoratori dipendenti in povertà assoluta sono cresciute al 9,15% dall’8,3% del 2022.
3 milioni e mezzo di persone lavorano con un minimo contrattuale inferiore a 9 euro lordi all’ora. In tutti i paesi dove esiste il salario minimo legale ha avuto un ruolo cruciale nel difendere i salari dall’inflazione. Ha avuto anche l’effetto di ridurre il gap di genere, per colpa del quale le donne ricevono salari più bassi rispetto agli uomini.
L’assenza di un salario minimo non solo espone i lavoratori a salari ingiustamente bassi ma contribuisce anche a un fenomeno di “contrattazione malata”, dove le condizioni di lavoro e i salari vengono negoziati in modo inefficace e spesso a svantaggio dei lavoratori stessi. Di conseguenza, la disparità salariale persiste e si aggrava, rendendo urgente un intervento legislativo.

01/07/2024 - 18:37

Mercoledì conferenza stampa con Guerra (Pd), Barzotti (M5s), Mari (Avs) e Bozzanca (InOltre)

Mercoledì 3 luglio - ore 14.30, presso la sala stampa della Camera dei Deputati - si terrà una conferenza stampa promossa da Pd, M5s e Avs per rilanciare la raccolta firme a favore della proposta di legge di iniziativa popolare per istituire in Italia il salario minimo. La proposta di legge è stata depositata da Pd, M5s e Avs presso la Corte di Cassazione e annunciata in Gazzetta Ufficiale il 2 maggio e può essere sottoscritta presso i banchetti diffusi su tutto il territorio nazionale e online sulla piattaforma dedicata (https://firme.salariominimosubito.it/).
Alla conferenza stampa, promossa da Maria Cecilia Guerra (Pd), Valentina Barzotti (M5s), Franco Mari (Avs), parteciperà anche Giordano Bozzanca che annuncerà l’adesione alla raccolta firme delle associazioni: InOltre, UDU, Link Coordinamento Universitario, Acta in Rete, Primavera degli Studenti, Nuovi Orizzonti GD, ALS specializzandi, Federazione degli Studenti, Repubblica degli Stagisti, Coordinamento giovani giuristi italiani CoGita, Praticanti Avvocati, Unione degli Studenti, Rete della Conoscenza, Questa è Roma, Italiani Senza Cittadinanza, Rete degli Studenti Medi, Friday For Future Italia, Movimento giovanile della Sinistra.

Perché serve un salario minimo?
In Italia i dati sono allarmanti. Chi sta pagando davvero la grande inflazione degli ultimi anni sono i lavoratori: l’Istat ci dice che tra gennaio 2021 e dicembre 2023 i prezzi al consumo sono aumentati del 17,3% mentre le retribuzioni contrattuali sono cresciute solo del 4,7%. Nel 2023, le famiglie dei lavoratori dipendenti in povertà assoluta sono cresciute al 9,15% dall’8,3% del 2022.
3 milioni e mezzo di persone lavorano con un minimo contrattuale inferiore a 9 euro lordi all’ora. In tutti i paesi dove esiste il salario minimo legale ha avuto un ruolo cruciale nel difendere i salari dall’inflazione. Ha avuto anche l’effetto di ridurre il gap di genere, per colpa del quale le donne ricevono salari più bassi rispetto agli uomini.
L’assenza di un salario minimo non solo espone i lavoratori a salari ingiustamente bassi ma contribuisce anche a un fenomeno di “contrattazione malata”, dove le condizioni di lavoro e i salari vengono negoziati in modo inefficace e spesso a svantaggio dei lavoratori stessi. Di conseguenza, la disparità salariale persiste e si aggrava, rendendo urgente un intervento legislativo.

27/05/2024 - 17:02

"Ho aspettato per ore, prima di scrivere. Un po', perché non ci volevo credere, un po' perché speravo che arrivassero delle scuse e prese di posizione. Le scuse, di Matteo Renzi, che da ex Presidente del Consiglio pur di finire sui giornali ogni giorno svilisce il politico che è stato pur di avere cinque minuti di celebrità. Non lo commento mai, nonostante parli più del PD che dell'Italia, la sua politica è un continuo rumore di fondo che non interessa a nessuno se non a chi gli dà fiato. Ma l'ex Presidente del Consiglio questa volta arriva ad accusare Monia Monni, straordinaria assessora della Regione Toscana, di "occuparsi di potere fallico". Proprio così. Un'espressione volgare, ricercata e non smentita. Nessuna scusa e nessuna presa di posizione. Nemmeno da Stefania Saccardi, la candidata di Matteo Renzi a sindaca di Firenze. Penso che non solo io, ma le donne di questo Paese avrebbero voluto una sua parola di condanna. Perché ogni tanto ribellarsi al maschilismo fa stare bene, dire al maschio alfa che già ridicolizza la politica schierando la vicepresidente della Regione contro il partito con cui governa che tutto ha un limite e che oggi lo ha passato, è un atto di dignità politica, non solo un gesto di solidarietà. Noi stiamo con Monia e con la Firenze che fa della parità di genere e il rispetto un punto fondamentale. Si vota per questo, non per l'ego in astinenza di qualche leader". Così in una nota Marco Furfaro, deputato e responsabile iniziative politiche della segreteria nazionale, commenta l'intervista di Matteo Renzi e le parole su Monia Monni, assessora regionale toscana.

Pagine