Sabato 11 novembre insieme in piazza per il diritto alla mobilità
“Mentre l’Europa sperimenta il biglietto climatico e potenzia il Trasporto Pubblico Locale per migliorare la qualità della vita dei cittadini e offrire a tutti un’alternativa efficiente al trasporto privato, in Italia la situazione è ogni giorno più insostenibile. La Capitale è costretta a fare fronte a oltre 720 milioni di servizi di trasporto con appena 240 milioni di stanziamenti a causa di criteri che non tengono adeguatamente conto della reale domanda di trasporto, del numero di persone e di chilometri, dei costi connessi agli investimenti, del numero di eventi e dei flussi turistici che caratterizzano ogni singola realtà. Ringrazio il PD di Roma e del Lazio per aver scelto compattamente di affrontare questo tema cruciale avviando una campagna di iniziative nelle istituzioni e mobilitazione sul territorio per chiedere immediatamente al Governo di intervenire per garantire più risorse e nuovi criteri per tutto il TPL, come indicato nella mozione che abbiamo depositato a Maggio e stiamo discutendo in Commissione Trasporti” ha dichiarato Andrea Casu, deputato PD, primo firmatario della risoluzione PD sul Tpl, intervenendo alla Conferenza Stampa promossa dal PD in Campidoglio insieme a Giulia Tempesta, Valeria Baglio, Giovanni Zannola, Mario Ciarla, Emanuela Droghei e Antonella Melito.
“Come dimostrano le audizioni che stiamo portando avanti alla Camera a livello nazionale servono almeno 700 milioni per gli adeguamenti Istat e 900 milioni per i rinnovi dei contratti per lavoratrici e lavoratori oltre a nuovi criteri per premiare gli investimenti sulla cura del ferro e sull’elettrico. Senza risorse per le infrastrutture necessarie a gestire i nuovi bus elettrici, ad esempio, il costo del rinnovamento della flotta, reso possibile dal Pnrr, sarà insostenibile per le aziende. Le risorse ci sono, basterebbe destinare subito al Bonus trasporti e al fondo tpl almeno parte delle maggiori entrate garantire dall’aumento iva dovuto al caro carburante in aggiunta alle risorse attualmente previste.
La scelta del Governo nel decreto Asset di intervenire sui criteri senza prevedere maggiori fondi complessivi, in particolare per Roma, Milano e le altre città metropolitane maggiormente penalizzate dal criterio storico, rischia di scatenare una guerra tra poveri tra Regioni e amministrazioni costrette a dividersi fondi già attualmente insufficienti invece di migliorare il servizio su tutto il territorio nazionale attraverso maggiori stanziamenti.
Senza un trasporto pubblico efficiente in tutte le nostre città non può esistere giustizia sociale e climatica, per questa ragione porteremo avanti la nostra mobilitazione a tutti i livelli, dai Municipi al Parlamento, e saremo in Piazza il prossimo sabato 11 novembre al fianco della segretaria Elly Schlein e delle forze politiche e sociali dell’alternativa per un futuro più giusto.”
“La Regione Toscana in questi ultimi 10 anni ha investito 2 miliardi di euro per ridurre il rischio idraulico e idrogeologico: moltissimi progetti sono stati realizzati, altri sono in fase di attuazione; in 10 mesi Matteo Salvini, come vicepremier e ministro delle Infrastrutture, è invece riuscito a cancellare 1 miliardo e 300 milioni di euro già stanziati nel Pnrr per contrastare il dissesto nelle zone fragili. Ci sono governatori che lavorano per salvaguardare il territorio e ministri che tagliano risorse già destinate alla sicurezza per finanziare il Ponte sullo Stretto. Onorevole Ziello, i numeri sono questi, tutto il resto è sciacallaggio politico”. Così Marco Simiani, capogruppo Pd in Commissione Ambiente di Montecitorio ed Emiliano Fossi, deputato e segretario regionale del Partito Democratico della Toscana.
Dichiarazione di Simona Bonafe’, vice presidente vicaria gruppo Pd Camera
"Il cambiamento climatico è una realtà che devasta il nostro fragile paese, servono non solo misure di contrasto, ma anche di adattamento: vanno intanto ripristinate le risorse pari a 1 miliardo e 300 milioni di euro tagliate dal Pnrr e relative al dissesto idrogeologico. Per la Toscana bisogna poi evitare quanto sta succedendo in Emilia Romagna, dove a distanza di mesi ancora non sono arrivati i ristori al 100 per cento, come invece era stato promesso dal governo e inserire , fin da subito nella Legge di Bilancio, i finanziamenti necessari a riparare i danni nelle zone colpite". È quanto dichiara Simona Bonafè, vice presidente vicaria dei Deputati Pd, intervenendo stamane alla trasmissione "Re Start" su Rai 3.
"Nel nostro paese in 48 ore si sono verificati 73 eventi estremi: in Italia circa 11 milioni di persone sono a rischio alluvione e frane e chi continua a negare che siano in corso mutamenti climatici che mettono a rischio la vita dei cittadini è moralmente colpevole dei disastri": è quanto dichiara Marco Simiani, capogruppo Pd in Commissione Ambiente di Montecitorio.
"Oggi ricorre l'anniversario dell'alluvione di Firenze e la Maremma: nel 1966 si verificò una tempesta perfetta ed un evento meteorologico straordinario che unito all’assenza di un sistema moderno di monitoraggio e di soccorso ha portato alla tragedia che tutti ricordiamo. Da quell'evento in questi decenni abbiamo imparato molto, creando la Protezione Civile, le autorità di bacino dei fiumi ed intervenendo per limitare le conseguenze disastrose del maltempo. Il surriscaldamento globale sta però compromettendo questi interventi limitandone gli effetti e mettendo a rischio zone del paese sempre più numerose. Proprio quando occorreva investire di più e meglio in prevenzione, anche grazie ai finanziamenti del Pnrr, il governo Meloni non solo non ha messo risorse nella Legge di Bilancio ma ha di fatto cancellato 1 miliardo e 300 milioni di euro di progetti contro il dissesto idrogeologico soprattutto per i territori fragili. La destra ha trovato il tempo per stravolgere la Costituzione con la riforma del Premierato e le risorse per il Ponte sullo Stretto dimenticando colpevolmente la prevenzione contro i disastri ambientali, alimentando addirittura il negazionismo contro i mutamenti climatici. Le tragedie degli ultimi mesi di Marche, Emilia Romagna e Toscana sono un monito per questa maggioranza incapace e pericolosa": conclude Marco Simiani.
"Nella Legge di Bilancio vanno inserite le prime necessarie risorse per la ricostruzione ed i ristori dei danni pubblici e privati causati dalle alluvioni in Toscana. Come Partito Democratico ci attiveremo subito per preparare gli emendamenti, chiedendo le audizioni della Protezione civile, della Regione e degli enti territoriali coinvolti al fine di avere un primo quadro complessivo dei finanziamenti necessari". Così in una nota congiunta i parlamentari del Pd eletti in Toscana Emiliano Fossi, Marco Simiani, Simona Bonafè, Federico Gianassi, Arturo Scotto, Marco Furfaro, Laura Boldrini, Christian Di Sanzo, Dario Parrini, Ylenia Zambito e Silvio Franceschelli.
"La situazione è drammatica: sono necessari interventi rapidi ed efficaci. È il momento della responsabilità: ci aspettiamo che la maggioranza condivida e sostenga le nostre iniziative. Non permetteremo che venga mistificata la realtà come hanno già provato a fare alcuni esponenti della destra: la Regione Toscana ha investito dal 2014 mediamente circa 200 milioni di euro l'anno per ridurre il rischio idraulico e idrogeologico mentre il governo Meloni, non solo ha tagliato risorse alle Autorità di Bacino ma ha addirittura soppresso quasi 1300 milioni di euro del Pnrr finalizzati alla riduzione e ad alla prevenzione delle alluvioni nelle zona a rischio. Basta fake news sulla pelle delle famiglie in ginocchio e subito risorse per la ricostruzione".
“A tutta la popolazione colpita in queste ore dagli effetti devastanti del maltempo va la mia massima solidarietà e vicinanza. Da tempo ormai siamo in presenza di eventi metereologici estremi dovuti al cambiamento climatico, che causano distruzione in tanti territori del nostro paese”.
Così la deputata Pd Silvia Roggiani.
“Di fronte a questo disastro, il governo deve muoversi immediatamente, senza perdere tempo come fatto dopo la tragedia in Emilia-Romagna. Alla Premier vorrei dire che se c’è qualcosa di sconsiderato non è la critica dell’opposizione ma cancellare dal Pnrr gli interventi contro il dissesto idrogeologico. È questa la vera vergogna su cui la Meloni dovrebbe rispondere”.
"Oggi prenderò parte alla giornata di ascolto organizzata dal Partito Democratico e rivolta ad alcune realtà politiche e sociali particolarmente colpite dalla crisi economica. In particolare sarò presente al confronto con i "ragazzi delle tende", che in questi mesi hanno protestato in tutta Italia dormendo in tenda davanti alle loro università. Protestano contro l'asfissiante costo degli affitti, contro un definanziamento strutturale del diritto allo studio e contro un Governo non disposto ad ascoltarli, se non di facciata. Ad esempio il Governo Meloni perde un'occasione scegliendo di non regolamentare gli affitti brevi, uno dei principali fattori di scarsità di abitazioni a disposizione per gli studenti e di innalzamento dei prezzi. Sono poi d'accordo con la posizione del Partito Democratico, ossia che sul piano strutturale la strada deve essere quella di puntare con decisione sul rilancio dell'edilizia universitaria pubblica, attraverso anche la riqualificazione di immobili dismessi presenti nelle città. Su questo il privato può svolgere una funzione ausiliaria e complementare per affrontare l'emergenza nell'immediato, ma non può diventare l'unico destinatario, ad esempio, delle risorse previste dal PNRR. Per questo almeno il 50 per cento delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza destinate a soggetti privati vengano investite in nuovi alloggi per studenti coperti dal diritto allo studio.
Le associazioni studentesche e le opposizioni le loro loro proposte le hanno, e le hanno presentate nelle sedi opportune: ora il Governo si assuma la responsabilità di ascoltarli e darne attuazione. Nel frattempo auguro all'Unione degli Universitari, Primavera degli Studenti, Link - Coordinamento Universitario e di Sinistra Universitaria di non arrendersi!".
Lo dichiara la deputata Dem Rachele Scarpa.
“Il Ministro Pichetto Fratin chiarisca in Parlamento sulla scelta di conferire un contratto di consulenza ad una persona che gestisce una società attiva in tutta Europa nei servizi di lobbying forniti al comparto delle energie fossili e controllata da una multinazionale che opera nel settore, tra gli altri, del gas e del petrolio”: è quanto dichiarano i deputati Pd Marco Simiani e Andrea Casu, presentando sulla vicenda emersa nei giorni scorsi sulla stampa una interrogazione parlamentare.
“Il fatto che tale incarico sia stato prima a titolo gratuito poi con un compenso di esigua entità lascia francamente perplessi: se il Ministero ha bisogno di competenze per portare a termine i progetti del Pnrr, li retribuisca degnamente: altrimenti non fa altro che alimentare sospetti e congetture che il Ministro ha il dovere di chiarire prima possibile alle Camere”: concludono.
“Oggi la maggioranza di questo parlamento sta spogliando Raffaele Fitto del titolo di semplice ministro e gli sta cingendo la testa con la corona di Viceré del Mezzogiorno d’Italia. D’altronde, perché limitarsi a fare disastri sul solo Pnrr quando si può avere il controllo indiscriminato di tutti i fondi strutturali dell’Unione Europea? Con questo decreto si realizza il sogno del ministro: commissariare il Mezzogiorno d’Italia e tutte le sue istituzioni. Contemporaneamente. per l’altra parte d’Italia, si porta avanti l’autonomia differenziata. Perché il compromesso trovato dalle parti di Palazzo Chigi dev’essere proprio questo: la parte più ricca del Paese può andare avanti da sola, con le proprie forze e i propri soldi. A quella più povera, invece, gli leghiamo le mani, gettandogli un po’ di fumo negli occhi senza sostanza e con la possibilità di concedere qualche prebenda ai governatori che chinano la testa e giurano fedeltà al novello vicerè”. Lo ha detto in Aula alla Camera, il deputato dem Ubaldo Pagano, capogruppo Pd in commissione Bilancio, durante le dichiarazioni di voto sulla fiducia al decreto Sud.
“Il fumo – ha aggiunto l’esponente Pd - è la ZES Unica: una misura compensativa bella solo da fuori, perché dentro la scatola è vuota, completamente priva di copertura finanziaria e con una dotazione di personale assolutamente insufficiente per garantire il funzionamento delle agevolazioni. il decreto ‘Sud’ è una follia totale sin dai suoi presupposti. Questo decreto nasce per punire le Regioni, per colpevolizzarle, per far sì che da oggi in avanti non possano mettere mai più bocca né sulle politiche di sviluppo, né sulle risorse per la coesione. Sulla ZES Unica che cade ogni dubbio sulla buonafede di questo governo. Perché l’idea di una grande misura di incentivo allo sviluppo industriale del Sud è da noi condivisa, ma l’accrocchio che avete messo in piedi non può esserlo nella maniera più assoluta. La ZES Unica targata Fitto è un bluff perché viene consapevolmente messa nelle condizioni di non funzionare! Questa è la vera presa in giro”.
“Da quando si è insediato, il Governo ha attaccato e indebolito il Sud in ogni azione. Dal progetto di autonomia differenziata secessionista della Lega, ai tagli del reddito di cittadinanza e dei fondi per la non autosufficienza, dalla cancellazione dei 13 miliardi di euro del Pnrr di investimenti dei Comuni per le periferie, al taglio di 500 investimenti in ospedali e case di comunità previsti sempre nel Pnrr, fino al definanziamento di 300 milioni di euro dello stesso Pnrr per valorizzazione dei beni confiscati alla mafia. Tutte misure che stanno producendo o rischiano di produrre un impatto drammatico in particolare nel Mezzogiorno”.
Lo dichiara il deputato democratico Piero De Luca, capogruppo in commissione Politiche Ue.
“Come se nulla fosse – continua De Luca - il Governo approva un Decreto che si occupa del Sud solo nel titolo ma che nella sostanza rappresenta l'ennesimo atto ostile nei confronti del Meridione. Si blocca e complica l'utilizzo delle risorse FSC, circa 26 miliardi di euro, e si cancella l'attuale strumento delle Zes prendendo in giro il Paese con l'idea di un'unica Zes in tutto il Sud. La verità è che resta solo il titolo di questo strumento che viene completamente depotenziato è svuotato. Un becero gioco delle tre carte. Una vera e propria truffa ai danni dello sviluppo del Mezzogiorno e quindi dell'intero Paese. Continueremo la nostra battaglia in Parlamento e nelle piazze per bloccare i disastri della destra”.
"Salvini ossessionato solo dal Ponte sullo Stretto"
Il settore della logistica e del trasporto ferroviario delle merci costituisce un comparto economico imprescindibile per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, «circolarità» dell'economia, sostenibilità della circolazione delle merci e integrazione tra le diverse modalità di trasporto. Tuttavia, in Italia, tale settore rappresenta una quota ancora minoritaria in riferimento al complesso della mobilità delle merci in Europa. Sono necessari investimenti ed interventi mirati per sostenere la competitività della logistica e del trasporto ferroviario delle merci che risulta decisivo per concorrere sui mercati internazionali e per realizzare la transizione ecologica. Al contrario, il ministro Salvini appare concentrato solo ed esclusivamente su questioni di propaganda politica connesse al progetto del ponte sullo Stretto di Messina che non solo rischia di divorare tutte le risorse per le infrastrutture dei prossimi anni, ma già oggi monopolizza l’attenzione del governo causando ritardi su tutti gli altri fronti. Chiediamo con la nostra interpellanza urgente al governo Meloni di aprire gli occhi sulla situazione e avviare immediatamente un tavolo tecnico di confronto con gli operatori del sistema logistico ferroviario per individuare tutte le criticità emergenti, mettere in campo le più adeguate soluzioni per l'intero comparto del trasporto su ferro, soprattutto nel corso della fase attuativa del PNRR, con riferimento agli investimenti che prevedono interventi e lavori sull'infrastruttura ferroviaria. Il ritardo di 10 mesi nell'adozione dei provvedimenti attuativi per l'erogazione del contributo «ferrobonus» per l'annualità 2023 e l’assenza di indicazioni chiare per il 2024 è un campanello di allarme che non può essere ignorato.
Così il deputato PD Andrea Casu primo firmatario del l’interpellanza urgente depositata insieme alla Presidente del Gruppo PD Chiara Braga, ai Capigruppo in Commissione Trasporti e Ambiente Barbagallo e Simiani e ai parlamentari Bakkali, Ghio, Morassut, Curti, Ferrari, Scarpa.
“Pretendiamo di conoscere i contenuti del Memorandum”
L’audizione del ministro Urso sul futuro dell’Ex Ilva non ci ha per niente tranquillizzato, anzi ha aggiunto soltanto ulteriore incertezza ad una crisi già molto complicata. Urso si è trovato costretto ad ammettere che il memorandum firmato dal ministro Fitto con Arcelor-Mittal esiste, ma di fatto non ne ha illustrato i contenuti di cui presumibilmente è all’oscuro lui stesso. Pretendiamo a questo punto che il sia Parlamento che le rappresentanze sindacali vengano immediatamente informati dei contenuti del Memorandum, che costituirebbe un cambio di rotta radicale rispetto alla riconversione dello stabilimento siderurgico più importante d’Italia. Se poi si confermassero le indiscrezioni a proposito del protocollo, definito eufemisticamente una tappa dall’ignaro Urso, che riferiscono di due miliardi di euro trasferiti ad Acelor senza chiari impegni sul processo di rilancio di Ilva, ci troveremmo di fronte alla conferma della politica “dell’assegno in bianco” già praticata dal governo con il cosiddetto decreto Ilva. Soldi pubblici utilizzati per ripianare una gestione fallimentare dei privati. Chiediamo inoltre di sapere che fine abbia fatto il miliardo di euro del Pnrr stanziato per accelerare il processo di decarbonizzazione, che il governo Meloni ha deciso di cancellare per spostarlo sui Fondi per lo sviluppo e la coesione. Oggi il ministro Urso ha parlato di un trasferimento tecnico, ma di fatto non abbiamo nessuna certezza di quelle risorse.
Così i deputati PD della commissione Attività produttive della Camera.
“Le scelte identitarie del governo di Giorgia Meloni sono tutte contro il Sud. Hanno cancellato il reddito di cittadinanza, sono contrari al salario minimo, mettono in campo l'autonomia differenziata e stanno trasformando il Pnrr da grande opportunità a un vero e proprio campo di battaglia. Se prendiamo queste scelte e le caliamo nei confronti del Mezzogiorno, rendiamo la situazione del Sud quasi una situazione irreversibile. Per noi invece il Sud è la più grande occasione di sviluppo e cambiamento del nostro Paese”. Lo ha detto il deputato dem Marco Sarracino, responsabile coesione territoriale e Sud per il Partito Democratico, intervistato sul sito web dei deputati Pd.
“Nel Mezzogiorno – ha aggiunto l’esponente Pd - c'è anche un problema legato alle piccole e medie imprese. Nel decreto Sud la soglia minima di investimenti per le imprese è 200 mila euro. Ma in questi anni nelle Zes (Zone economiche speciali), in particolare nella Regione Abruzzo, si è verificato che il 90 per cento degli investimenti delle imprese fossero inferiori a 200 mila euro. Il decreto crea una grande illusione, ma non ci sono coperture finanziarie, rimandate alla Legge di Bilancio, e ci sono dei tetti che non potranno assolutamente essere rispettati dalle imprese”.
“Il Partito Democratico - ha concluso Sarracino – ha fatto un grande lavoro di ascolto. Ci siamo dati un nuovo metodo per rendere protagonisti innanzitutto i territori e i nostri circoli, i nostri amministratori, con il coinvolgimento anche delle imprese e dei sindacati con cui stiamo dialogando e con i quali abbiamo costruito una serie di emendamenti. E’ un nuovo metodo del Partito di Elly Schlein nel quale crediamo molto. Se noi vogliamo parlare di Pnrr, della Zes unica e delle grandi opportunità del nostro Sud, dobbiamo assolutamente rafforzare la capacità amministrativa delle nostre amministrazioni pubbliche. Purtroppo però in questo decreto, anche rispetto a questo non c'è assolutamente nulla”.
Sconvolgente il taglio del Governo a Regioni, Comuni e Province per 600 milioni. Dopo aver cancellato oltre 13 miliardi di investimenti del Pnrr volti alla riqualificazione delle nostre comunità, quest'ulteriore riduzione di risorse è il colpo di grazia per gli enti territoriali.
Così Piero De Luca, capogruppo Pd in commissione Politiche Ue della Camera.
Dichiarazione di Luciano D’Alfonso deputato del Pd
La revisione del Pnrr proposta dal governo Meloni all’Unione Europea è esiziale per l’Abruzzo, poiché toglie al territorio 555,4 milioni di euro, annullando ben 1.861 progetti. In realtà la cifra complessiva ammonta a 629 milioni, in quanto diversi enti hanno cofinanziato le opere con risorse proprie o di altra provenienza.” Così in una nota i parlamentare abruzzese del Pd Luciano D’Alfonso. “Va ricordato – ha aggiunto l’esponente dem- che l’ambito regionale ha già subìto un devastante taglio dei fondi PNRR per il raddoppio della linea ferroviaria Roma-Pescara, cui il governo ha tolto 1 miliardo 465 milioni tra giugno e luglio scorsi.”
Le misure definanziate – precisa D’Alfonso- riguardano la messa in sicurezza del territorio, il miglioramento dell’illuminazione pubblica e l’efficientamento energetico degli edifici (1.723 progetti per un valore totale di circa 392 milioni); la riqualificazione del contesto sociale e ambientale delle città (69 progetti per 165 milioni); il miglioramento i servizi nelle aree interne (55 progetti per 39,4 milioni); la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie (13 progetti per 8,5 milioni).” DìAlfonso inoltre sottolinea che “a livello provinciale - spiega il sito Openpolis - è Chieti il territorio in cui rischiano di saltare i progetti con l’importo totale più consistente (218,1 milioni). Seguono le province di Teramo (192,2), L’Aquila (158,7) e Pescara (114,4). A livello comunale sono le città capoluogo ad essere più penalizzate. Al primo posto troviamo Teramo con 10 progetti a rischio, per un valore complessivo di circa 33, milioni di cui 24,8 provenienti dal Pnrr. Seguono Pescara (27 progetti per 28 milioni quasi interamente Pnrr) e Chieti (12 progetti per 20,6 milioni, anche in questo caso quasi totalmente provenienti dal piano). L’Aquila vedrebbe un taglio di 5 progetti, per importi totali pari a 20,1 milioni di euro, ma di cui solo 340mila di provenienza Pnrr. Ci sono poi altri 5 Comuni – continua DìAlfonso- che hanno progetti a rischio per un valore complessivo superiore ai 10 milioni. Si tratta di Montesilvano (25 progetti per 15,7 milioni), Martinsicuro (12 progetti per 14 milioni), Roseto (9 progetti per 12,9 milioni), Avezzano (17 progetti per 12,3 milioni) e San Salvo (10 progetti per 10,5 milioni). Altri 231 Comuni hanno progetti a rischio per un importo superiore al milione di euro.” D’Alfono elenca inoltre alcuni “tagli eclatanti”: a Teramo rischiano di saltare i progetti finalizzati al recupero del teatro romano (11,6 milioni) e per il teatro comunale (11,7 milioni); a L’Aquila potrebbero svanire gli interventi di riqualificazione del campo da rugby di Centi Colella (170mila euro); a Pescara sarebbero annullati la riqualificazione del lungofiume nord e sud (4 milioni), del lungomare (2 milioni) e di corso Umberto e piazza Sacro Cuore (1,5 milioni); a Chieti andrebbero in fumo il recupero di palazzo Massangioli e del cinema Eden (4,3 milioni), la rifunzionalizzazione delle ex scuole Nolli e di piazza De Lauretis (3,3 milioni) e la riqualificazione del Supercinema (750mila euro). Fra le altre opere di notevole impatto troviamo poi un intervento da 4,1 milioni di euro a San Giovanni Teatino per la realizzazione del secondo lotto di un polo per l’infanzia. Un progetto da 3,7 milioni invece era previsto a Guardiagrele e prevedeva lavori di consolidamento e mitigazione del rischio idrogeologico in diverse frazioni. Per quanto riguarda la misura legata alla valorizzazione delle aree interne, salterebbero due progetti del valore totale rispettivamente di 3 e 2,5 milioni di euro. Il primo, nel comune di Lanciano, riguarda il recupero dell’ex calcificio Torrieri per la creazione di una struttura destinata a servizi socio-culturali. L’altro progetto a rischio definanziamento invece si trova a Vasto e consiste in un intervento di ristrutturazione dell’edificio sede del Comune. Di fronte a queste cifre che sono numeri veri v– conclude D’Alfonso diventa palese l’incapacità dimostrata dal governo nel gestire il fiume di risorse che l’Ue ha destinato all’Italia. Il centrodestra- conclude D’Alfonso- non ha una classe dirigente all’altezza e lo sta dimostrando ogni giorno. In Abruzzo, Marsilio e soci non sono riusciti ad aprire un solo cantiere , ma stanno persino facendo affondare l’aeroporto e la linea ferroviaria Roma-Pescara. Quanti danni dovremo patire prima che questi campioni della distrazione vadano a casa?”