A che punto sono le trattative a livello europeo sugli aiuti di stato per l’intervento del Fondo interbancario di tutela dei depositi per la gestione delle crisi bancarie e quali gli spazi possibili per ampliare la tutela dei diritti degli obbligazionisti subordinati e degli azionisti colpiti dalla messa in risoluzione delle banche Carichieti, Carife, Banca Etruria e Banca Marche. Lo chiede in un’interrogazione al ministro dell'Economia il deputato Pd Alessandro Bratti che spiega: “ Il Governo ha dovuto far fronte a gravi crisi bancarie, a partire dalla messa in risoluzione di Carichieti, Carife, Banca Etruria e Banca Marche. Ad oggi si è chiusa la procedura di cessione di tre delle quattro banche e per la quarta il processo è in via di conclusione, mentre, prosegue il confronto tra le autorità italiane ed europee per la ricapitalizzazione pubblica precauzionale. Come sottolineato dal Governatore Visco nelle Considerazioni finali della Relazione annuale per il 2016, i processi di gestione delle richiamate crisi bancarie sono stati caratterizzati da lentezza anche a causa della frammentazione dei poteri. Prima dell'Unione bancaria europea, la Banca d'Italia poteva decidere in autonomia come agire in questi casi, anche attraverso il coinvolgimento del Fondo interbancario di tutela dei depositi (FITD). Nei mesi precedenti l’adozione del decreto di recepimento della direttiva europea, sul risanamento della banche (novembre 2015), le Autorità italiane hanno preso in esame soluzioni della crisi delle “quattro banche” basate proprio sull’intervento del FITD, soluzioni ritenute dalla Commissione europea non compatibili con la disciplina sugli aiuti di Stato.
Anche se il FITD utilizza solamente risorse fornite dal sistema bancario, secondo la Commissione europea questo adempie a una funzione pubblica, pertanto il suo intervento costituisce un aiuto di Stato; secondo le autorità italiane, invece, l’intervento del FITD non può essere assimilato a un aiuto di Stato vietato dai Trattati europei”.