“E’ fondamentale liberare il web dagli haters di professione, dichiarando loro una lotta senza quartiere e convincendo le donne che non esiste nessuna altra opzione, di fronte alla violenza, se non la denuncia. E' fondamentale rompere il circolo vizioso che alimenta l'odio e il rancore e che si fonda sulla visibilità sociale, quella che cerca consensi attraverso i like. Possiamo rendere la rete e i social un luogo di vera aggregazione e di confronto positivo”. Lo scrivono Alessia Morani e Alessia Rotta, deputate del Partito democratico, in una lettera aperta alla direttrice della polizia postale Nunzia Ciardi.
“E’ davvero un bel segnale – spiegano - avere una donna come direttrice della polizia postale. Perché nell’era del web, la violenza corre anche in rete e le donne sono le principali vittime del "discorso di odio", come dimostrato dal fenomeno degli haters scatenati in gruppi chiusi di Facebook e non solo, dove spesso si registrano insulti sessisti e volgari ma anche minacce fisiche o di morte. Noi donne che facciamo politica lo sappiamo bene perché siamo spesso bersaglio di insulti sessisti anche sui social media: secondo una ricerca internazionale dell'Inter-Parliamentary Union del 2017, oltre l'80% delle donne parlamentari di 39 paesi del mondo è stata minacciata di morte, stupro, rapimento e il 65% ha ricevuto osservazioni sessiste o profferte sessuali. Purtroppo, il fenomeno non riguarda solo le donne che fanno politica. In Europa almeno una donna su dieci è stata vittima di cyberviolenza e negli ultimi anni questo fenomeno sta crescendo in un modo difficile da immaginare. L'odio sul web nei confronti delle donne non solo non andrebbe sottovalutato ma andrebbe combattuto fin dalle origini, dalla base della ‘piramide di odio’ che si nutre di stereotipi negativi, preconcetti, luoghi comuni che sono la benzina di cui si nutre il linguaggio di odio che ha invaso la dimensione pubblica e le relazioni sulla rete e che è l'espressione visibile di un pensiero deteriore che attribuisce a donne e uomini capacità e opportunità diverse in base al genere. Il dramma è che, in alcune circostanze, le minacce espresse sui social rischiano di trasformarsi in veri e propri crimini contro le donne”.
“Oggi, è più che mai necessario lavorare per contrastare gli stereotipi di genere e per sostenere una cultura e un linguaggio basati sul rispetto dell'altro e delle diversità. In questo senso, bisogna partire dalle scuole e dalle università, insegnando anche un uso consapevole della rete, sensibilizzando e informando. Crediamo non ci sia modo migliore per celebrare l'8 marzo che prendersi questo impegno”, concludono.