“Avremmo voluto esprimere un voto diverso da quello contrario. Anche in nome di un sostegno trasversale alle ragioni dello sport, come ci hanno insegnato le belle immagini di felicità collettiva dell’assegnazione a Milano e Cortina delle Olimpiadi invernali del 2026. Siamo una forza riformatrice, ma metodo e condivisione di un progetto in questi casi sono forma. Mentre la maggioranza, di fronte a una riforma epocale dello sport italiano, aveva già deciso tutto nella Legga di Bilancio blindata di dicembre. Esautorare di fatto il Coni, sottraendogli il 90% delle risorse e confinandolo al solo ruolo collegato alle attività olimpiche è un errore. Non lo si può infatti separare dal mondo delle federazioni, che sono la palestra dei nuovi campioni. Non si può in nome della trasparenza e della partecipazione di un mondo che vede il protagonismo di 12 milioni di tesserati, di cui nove su dieci a carattere volontario, dare tutto il potere alla nuova Sport Spa, unica cassaforte delle risorse, guidata da tre membri di nomina governativa. Speriamo di sbagliarci, ma questa riforma rischia di togliere autonomia e assoggettare lo sport al potere politico”.
Così il deputato Dem, Andrea Rossi, intervenuto in Aula per la dichiarazione di voto sul ddl delega Sport.
“Se accogliamo positivamente il riferimento alle pari opportunità nello sport dilettantistico e professionistico - aggiunge Andrea Rossi - allo stesso tempo non sono stati affrontati i temi cari al mondo sportivo dilettantistico come: la responsabilità personale dei legali rappresentanti; fiscalità; mancanza di ricambio generazionale nel volontariato; investimenti sull’edilizia sportiva. Inoltre si continua con la politica delle deleghe su norme già esistenti e che dovrebbero solo trovare applicazione: su mutualità dello sport professionistico, rappresentanza di società e atleti e gli agenti sportivi, costruzione e ristrutturazione impianti sportivi. Speriamo che in fase di approvazione dei decreti legislativi si possa recuperare, anche rendendo partecipi i portatori di interessi positivi, dalle federazioni agli enti locali. Resta poi il vulnus dello Ius soli sportivo. Occorre dare una risposta a Great, la 14enne che ha stabilito il nuovo record italiano di salto con l’asta, che non può essere omologato perché pur essendo nata a Torino, studiato in Italia, non è considerata italiana perché figlia di genitori nigeriani. Superare questo vulnus - conclude il deputato del Pd - significa rendere partecipi del futuro del Paese migliaia di giovani atleti che sono italiani, ma la legge ancora emargina”.