A fine giugno, quando scadranno le moratorie su quasi 300 miliardi di euro di prestiti bancari, c’è il rischio che 2,7 milioni di imprese e famiglie italiane si trovino sull’orlo di un sostanziale dissesto finanziario e, in base alle nuove norme europee sui crediti deteriorati, vengano classificati in posizione di default.
Si tratta di regole che rischiano di pesare enormemente sui bilanci degli istituti rendendo più complicata l'erogazione di nuovi finanziamenti e per cui sarebbe non solo urgente, ma indispensabile, una revisione della normativa e un rinvio dell'entrata in vigore. Su questo l'Unione Europea, fra cui l'Eba, dovrà dare un segnale immediato. Mi auguro pertanto che il governo, con la guida autorevole del premier Draghi, e Bankitalia facciano sentire la propria voce.
Stiamo ancora attraversando un momento drammatico e anche se vediamo la luce in fondo al tunnel dobbiamo fare in modo che imprese e famiglie ci arrivino. Per questo, serve accompagnarle verso l'uscita dalla crisi e le moratorie sono uno strumento indispensabile per guadagnare tempo. L'emergenza non è ancora finita: la stessa vigilanza che fa capo alla BCE ha lanciato l'allarme sui rischi di gravi shock improvvisi con il venir meno del sostegno pubblico. Va impedito con ogni mezzo che i problemi di liquidità si trasformino in problemi di solvibilità. Sarebbe una tragedia.