Il Decreto "anti-Rave" rappresenta un’aberrazione normativa. Siamo di fronte, infatti, ad un provvedimento talmente vago da coinvolgere pericolosamente eventi che, con i rave, nulla hanno a che vedere. Mi preoccupa, in particolare, la potenziale estensione degli effetti della norma ad azioni di altra natura come, ad esempio, i picchetti dei lavoratori o le proteste degli studenti. Manifestazioni che oltre a svolgersi in maniera pacifica, almeno nella stragrande maggioranza dei casi, fanno parte della nostra cultura democratica. E che dire delle pene previste? Addirittura più pesanti di quelle stabilite per reati come l’omicidio colposo (da 6 mesi a 5 anni) la rapina a mano armata (da 4 a 10 anni) o le lesioni gravissime (da 3 mesi a 2 anni).
In questi ultimi periodi io sto seguendo con particolare attenzione la vicenda Whirlpool. Nelle Marche, Regione da cui origino, sono infatti due gli insediamenti interessati dalla vertenza aperta con l’Azienda (Fabriano/AN e Comunanza/AP). Ovviamente i Lavoratori si stanno organizzando, da tempo, per rappresentare le loro istanze attraverso varie iniziative. Come possiamo dunque rimanere sereni di fronte all’eventualità che, normalissime azioni di protesta, possano essere considerate reato grave, alla luce di questa assurda norma?
Mi chiedo inoltre se il Decreto sia soltanto il frutto di una redazione frettolosa, oppure se la malcelata finalità sia quella di estendere il controllo, verso un’ampia fattispecie di espressioni democratiche del dissenso. Insomma, un provvedimento che ci riporta tristemente indietro di quasi un secolo.
Lo dichiara il deputato democratico Augusto Curti
“Whirlpool sieda quanto prima al tavolo con i sindacati per avviare una indispensabile interlocuzione di merito sul futuro degli stabilimenti e la tutela dei lavoratori. Ogni trattativa con potenziali acquirenti per le attività europee deve essere preceduta da doverose interlocuzioni e confronti con le Istituzioni e le parti sociali. Stiamo parlando della vita di tanti lavoratori e di intere famiglie che sono in attesa di risposte da cui dipende il loro futuro. Nell'atteggiamento spregiudicato tenuto finora dalla multinazionale non vi è alcun riguardo per il nostro Paese. Per questo è necessario che Whirlpool si sieda al tavolo, dimostrando rispetto per le istituzioni italiane. Il governo che tra poco sarà incaricato utilizzi tutti gli strumenti a disposizione e mandi un segnale forte e chiaro. Dobbiamo pretendere dalla multinazionale una reale disponibilità”.
Lo dichiarano in una nota congiunta i deputati marchigiani del Pd, Irene Manzi e Augusto Curti.
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