“Il ministro Giuli annuncia che i criteri di finanziamento del cinema saranno ridefiniti. Lo racconta come un fatto ordinario, ma in realtà è la dimostrazione di un fallimento. Sono mesi che spieghiamo al governo che le loro scelte andavano riviste perché avevano prodotto un disastro. Fino a pochi giorni fa il governo ha negato l'evidenza. Oggi ci pensano i fatti a dimostrare che avevamo ragione noi. Purtroppo il prezzo altissimo di tutto questo lo pagano migliaia di lavoratori ridotti alla fame e tante imprese che rischiano di saltare in aria. Ci saremmo aspettati almeno le scuse non tanto all'opposizione, ma a quei lavoratori. E magari anche la richiesta di un passo indietro alla sottosegretaria Borgonzoni, vera artefice di questa catastrofe”.
Così il deputato democratico, Matteo Orfini.
“La proposta lanciata da Pupi Avati coglie un elemento di verità: la governance del settore del cinema e dell'audiovisivo non funziona. Raccogliere lo stimolo di Avati e ragionare su come innovarla e rafforzarla è un dovere. Le parole di Tajani dimostrano peraltro che il bengodi raccontato in questi mesi dalla sottosegretaria Borgonzoni non esiste. Purtroppo la realtà è quella di un settore precipitato in una crisi drammatica a causa delle scelte del governo e di una struttura tecnica che a quelle scelte si è piegata senza alcuna autonomia.
Immaginare strumenti nuovi, innovativi per garantire efficienza e autonomia a un settore così rilevante è un dovere.
Nei prossimi giorni incontreremo tutte le organizzazioni di rappresentanza del mondo del cinema e dell'audiovisivo per confrontarci sulle soluzioni possibili” così una nota del deputato democratico, componente della commissione cultura della camera, Matteo Orfini.
Giuli assente, fa discutere interventismo Borgonzoni
"Negli ultimi anni, gli stabilimenti cinematografici di Cinecittà sono stati al centro dell’attenzione per il numero e la qualità delle produzioni nazionali e internazionali che vi hanno lavorato. Si è parlato di un profondo rilancio industriale, grazie a una gestione virtuosa e all’efficace attuazione del PNRR, che porterà a un sostanziale raddoppio della capacità produttiva.
Oggi, però, Cinecittà torna a far parlare di sé in un contesto ben diverso: è diventata il simbolo della crisi in cui il governo ha gettato l’industria cinematografica e audiovisiva italiana. La situazione è estremamente grave, i teatri sono sostanzialmente vuoti e
non ci sono produzioni, ed è ulteriormente compromessa da scelte discutibili, che hanno tutto il sapore di uno spoil system scandaloso, colpendo l’intera dirigenza di Cinecittà.
Il ministro Giuli è totalmente assente di fronte a questa situazione, mentre la gestione – ormai politicizzata – di Cinecittà sembra essere nelle mani della sottosegretaria Borgonzoni, il cui interventismo su decisioni che non le competono sta suscitando forti polemiche"
Così il deputato democratico e componente della Commissione Cultura della Camera, Matteo Orfini, commenta la notizia dei nuovi licenziamenti tra i dirigenti di Cinecittà da parte della nuova governance guidata da Manuela Cacciamani e Chiara Sbarigia.
Orfini, non ci sono più scuse, Meloni in aula
“La notizia dell'apertura di un fascicolo sull'operato del governo italiano da parte della Corte Penale Internazionale era inevitabile. Ieri in aula, il ministro Nordio ha di fatto presentato una difesa d'ufficio di un torturatore, attaccando invece chi cercava di arrestarlo e fare la cosa giusta. È evidente che la Corte Penale abbia motivo di sollevare obiezioni, soprattutto alla luce delle dichiarazioni dello stesso ministro della Giustizia, che ha ammesso di non aver rispettato la legge. Quest'ultima prevede infatti un automatismo nella procedura: non spettava e non spetta a lui eccepire sugli atti della Corte Penale internazionale. La legge non lo prevede”. Così in una nota il deputato democratico Matteo Orfini, che aggiunge: “Serve responsabilità, il governo dovrebbe cambiare linea, ma purtroppo già sappiamo che non lo farà e proseguirà ad attaccare i giudici, in Italia e all’estero, nel tentativo di distrarre l'opinione pubblica dalla gravità di questa vicenda, sempre più opaca e poco trasparente. L'informativa di ieri non è stata affatto esaustiva, il governo si è presentato con ricostruzioni contraddittorie. Riteniamo che non vi siano più scuse per la Presidente del Consiglio per disertare il Parlamento. Giorgia Meloni ha il dovere di presentarsi in aula per chiarire la posizione del governo” conclude il democratico.
Intervenire con urgenza per salvaguardare futuro del cinema italiano
“Quando denunciavamo la crisi dell’industria dell’audiovisivo italiano, il ministero ci rispondeva sostenendo che non conoscevamo il settore e che tutto andava per il meglio. Oggi, i dati confermano quanto avevamo segnalato: la realtà si impone con forza. Le produzioni bloccate sono numerose e la situazione dei lavoratori e delle lavoratrici del cinema è drammatica, con un numero crescente di professionisti che hanno reso celebre la storia del nostro cinema costretti a migrare in altri settori pur di continuare a lavorare.
Questo governo ha una grandissima responsabilità: le incertezze e le riforme mancate hanno gettato il settore in una crisi profonda. Chiediamo al governo e al ministro di aprirsi al confronto, coinvolgendo tutti i lavoratori, non solo le grandi produzioni.
Registriamo, inoltre, la recente intervista di un regista che, pur essendo stato vicino al governo negli ultimi anni, ora prende le distanze e afferma con chiarezza che l’industria cinematografica è stata gettata nell’incertezza e nella crisi.
È il momento di intervenire con urgenza per salvaguardare il futuro del cinema italiano”. Lo ha detto intervenendo in Aula il deputato del Pd, Matteo Orfini.
Non c'è nessuna ragione di Stato e di opportunità politica che consenta la liberazione di un assassino, di un criminale, di un torturatore, di uno stupratore, di uno che organizza il traffico di esseri umani come Almasri. A noi la presidente del Consiglio ha sempre detto di volerli contrastare, aveva l'occasione di processarne uno e di capire come funziona tutto e l'ha rimesso in libertà. Giorgia Meloni deve venire in Parlamento e spiegarci perché ha deciso di liberare una persona così pericolosa per il Paese e per tutta Europa.
Così il deputato del Pd Matteo Orfini.
È persona accusata da Cpi di crimini orribili in materia di immigrazione
“Il governo chiarisca immediatamente perché Almasri, arrestato su mandato della corte penale internazione, è stato scarcerato e rimandato in Libia. Parliamo di una persona accusata di crimini orribili, centrale nel sistema di gestione dei flussi migratori operato dalla Libia su mandato del nostro paese e che produce la sistematica violazione dei diritti umani.
Rimandarlo in Libia significa rendere impossibile per la corte procedere e di fatto coprire i suoi crimini. Oggi il governo si assume una responsabilità enorme della quale gli chiederemo conto con ogni strumento a nostra disposizione” così in una nota il deputato democratico, Matteo Orfini.
“Le notizie provenienti da Brescia che riguardano il fermo di alcuni attivisti di extinction rebellion, palestina libera e ultima generazione sono inquietanti. Ragazze obbligate a spogliarsi, procedure irregolari e chiaramente punitive che se confermate sarebbero veri e propri abusi.
Da Bologna arrivano segnalazioni analoghe: una donna obbligata a spogliarsi e trattata in modo inaccettabile in uno stato di diritto.
Chiediamo al ministro Piantedosi di verificare immediatamente e di intervenire qualora le notizie fossero confermate.
Viene sempre più il dubbio che questi comportamenti siano figli, se non di una indicazione esplicita, di un clima creato da un governo che cerca di esasperare la situazione e di criminalizzare il dissenso.
E lo diciamo avendo duramente condannato le violenze di alcune minoranze nelle manifestazioni di questi giorni.
Ma questi comportamenti da parte delle forze dell'ordine sono ingiustificati e inaccettabili”. Così il deputato democratico, Matteo Orfini.
Apprendiamo che il governo si apprestetebbe a modificare radicalmente le norme sul tax credit. Era ora. Evidentemente si sono resi finalmente conto di aver prodotto una situazione drammatica e di dover intervenire. Fino a poche settimane fa sia Giuli che la sottosegretaria Borgonzoni rispondevano alle nostre richieste di correzioni spiegando che non erano necessarie e che la crisi esisteva solo nelle dichiarazioni malevole delle opposizioni. Siamo lieti che la realtà abbia finalmente fatto irruzione nella sede del ministero. Speriamo di poterci confrontare su queste misure anche in Parlamento”.
Così in una nota il deputato democratico, componente della commissione Cultura della Camera, Matteo Orfini.
“Ringrazio la sottosegretaria Borgonzoni per aver dimostrato quanto dicevo, ovvero il tentativo di nascondere la realtà citando fantasiosi numeri a caso. Lo stato drammatico del settore è sotto gli occhi di tutti ed è stato recentemente ribadito da tutte le principali associazioni rappresentative di artisti e lavoratori del settore. Che sono da mesi a casa, grazie alle scelte del governo. E che dopo la decisione del Tar dovuta al papocchio delle nuove regole vivono un'ulteriore incertezza che rischia di prolungare la crisi per mesi e mesi, con buona pace della "finestra in corso" citata dalla Borgonzoni.
Il fatto che la sottosegretaria competente non si sia accorta della crisi e neghi la realtà è un ulteriore schiaffo a chi sta soffrendo.
Apprezzo la rapidità nella risposta al mio comunicato, ma segnalo che sono 6 mesi che chiediamo di discutere della crisi del cinema nella sede opportuna, il parlamento. Ma governo e maggioranza lo hanno impedito. Facciamo così: il presidente Mollicone calendarizzi subito la nostra risoluzione che attende di essere discusa da 6 mesi e la sottosegretaria venga in Parlamento a esporre i suoi fantasiosi numeri. Così potrà confrontarsi in quella sede con le opposizioni ma soprattutto con i rappresentanti del settore, con lavoratori e produttori che ha fin qui rifiutato di incontrare e che sono in crisi per le sue scelte. E così misureremo nel merito la distanza tra le sue lunari parole e i fatti” così il deputato democratico” così il deputato democratico, Matteo Orfini.
“Eravamo abituati alla propaganda sguaiata utilizzata per coprire i propri fallimenti, ma ora il governo fa un ulteriore salto di qualità: siamo alla negazione della realtà. La sottosegretaria Borgonzoni ci spiega che non è vero che il settore del cinema è fermo, citando dati a caso. Se uscisse ogni tanto dall'ufficio nel quale si è chiusa con qualche produttore amico, si renderebbe conto della catastrofe che ha creato: migliaia di famiglie alla fame, professionisti straordinari costretti a cambiare mestiere, imprese sull'orlo del fallimento. Ed ora anche la sospensiva del Tar. La verità è semplice: in qualunque altro settore dopo aver prodotto un disastro del genere e messo in ginocchio una intera filiera, si verrebbe rapidamente accompagnati alla porta. Ed è quello che Giuli dovrebbe fare: ritiri le deleghe sul cinema alla Borgonzoni e venga subito in Parlamento a spiegare come intende risolvere questo disastro”. Così il deputato democratico Matteo Orfini.
Orfini: caos legislativo ha bloccato un settore virtuoso, gravi responsabilità del governo Meloni
“Quali regole deve seguire un produttore cinematografico? Può avviare nuovi progetti o deve continuare a restare fermo a causa del caos legislativo che si è creato?” Queste le domande con cui il deputato democratico, componente della Commissione Cultura della Camera, Matteo Orfini, è intervenuto in Aula alla Camera per chiedere al governo di “prevedere un’informativa urgente al Parlamento da parte del ministro Giuli per fare chiarezza sulle regole del tax credit, su cui ieri si è espresso il TAR e che, dall’inizio di questa legislatura, sono state oggetto di interventi caotici e ideologici del governo, che stanno affossando un intero settore capace di produrre valore, lavoro e cultura”. “Le responsabilità sono gravi: i dati sono sotto gli occhi di tutti – ha aggiunto Orfini - le produzioni sono ferme, gli stabilimenti cinematografici sono vuoti, le maestranze si stanno rivolgendo ad altri settori pur di lavorare e le grandi produzioni internazionali stanno virando verso altri paesi a noi concorrenti. Cosa dobbiamo aspettare ancora? Non c’è più tempo. Giuli venga in Aula per chiarire questa situazione disastrosa generata dal governo Meloni che sta affossando l’industria cinematografica e audiovisiva italiana”.
“Siamo a una visione feudale della cultura con il ministro della difesa Crosetto che, da piemontese, pretende di avere voce in capitolo sulla nomina della presidenza del museo egizio e il ministro della Cultura Giuli, che invece di rivendicare la sua autonomia si giustifica spiegando di aver concordato la nomina col sottosegretario piemontese Delmastro.
Eppure sarebbe stato tutto abbastanza semplice, bastava spiegare che quelle nomine sono dovute a una scelta di merito. E invece ancora una volta dobbiamo assistere a una brutta pagina sulla gestione della cultura da parte del partito della presidente del consiglio Meloni” così il deputato democratico, componente della commissione cultura della Camera, Matteo Orfini.
“Con la morte di Gianfranco Mariotti scompare uno degli uomini di cultura più importanti del nostro paese. Mariotti era il Rof, lo ha pensato , costruito, e fatto crescere, facendone uno dei festival internazionali più importanti e dando vita alla Rossini renaissance. La musica, il rigore culturale, la cultura come diritto e bene pubblico per tutti, sono i valori che lo hanno guidato e che ci lascia. Un’idea colta e popolare della musica e delle cultura che ancora oggi dovrebbe essere un modello per il nostro paese” così il deputato democratico, Matteo Orfini componente della commissione Cultura della Camera.
“Se la gestione del CSC dovesse essere affidata a Barbareschi, ci troveremmo di fronte a una decisione sconcertante e infelice, considerando l'esito delle sue precedenti esperienze gestionali, di cui si ricordano solo i disastri. Rimane in ogni caso poco chiaro con quale logica e quali criteri stiamo guidando le nomine al ministero della cultura”. Così il deputato democratico, componente della commissione cultura della Camera, Matteo Orfini.
Pagine
- 1
- 2
- 3
- seguente ›
- ultima »