"L’approvazione dell’emendamento del Partito Democratico al decreto sulla Pubblica Amministrazione, che consente la stabilizzazione dei lavoratori precari nelle Fondazioni lirico-sinfoniche, nei Teatri nazionali e in quelli di rilevante interesse culturale, rappresenta un risultato di grande valore politico e sociale”. Lo dichiarano in una nota Irene Manzi, capogruppo Pd in commissione Cultura alla Camera, e il deputato dem Matteo Orfini, primo firmatario dell’emendamento al decreto Pubblica Amministrazione, che sarà definitivamente votato la prossima settimana alla Camera.
“Siamo orgogliosi - aggiungono Manzi e Orfini - che questo emendamento, sostenuto con determinazione dal Pd, trovi oggi il riconoscimento delle istituzioni culturali. È la conferma che il lavoro parlamentare, quando è radicato nei bisogni reali delle persone, può produrre cambiamenti concreti e migliorare la vita di tante lavoratrici e lavoratori del settore".
"Con questo intervento abbiamo voluto creare le condizioni per sanare una situazione di precarietà che si trascinava da anni, e per garantire finalmente diritti, stabilità e dignità professionale a chi contribuisce ogni giorno alla vita culturale del nostro Paese", concludono i democratici.
"Finalmente, anche all'interno della maggioranza di governo, si comincia ad ammettere ciò che denunciamo da tempo: l'industria cinematografica e audiovisiva italiana è in grave crisi. I dati sono sotto gli occhi di tutti e non possono più essere ignorati. È evidente il fallimento delle politiche adottate finora, segnate da scelte ideologiche che hanno smantellato strumenti e norme che avevano dimostrato di funzionare." Così in una nota il deputato del Partito Democratico e componente della Commissione Cultura della Camera, Matteo Orfini.
"Nonostante i tentativi della sottosegretaria Borgonzoni di negare la realtà, è chiaro che il governo ha voltato le spalle a un comparto strategico per la cultura e per l’economia del Paese. Invece di aggiornare e rafforzare le misure esistenti, dopo oltre dieci anni dalla loro introduzione, si è preferito ostacolare l’intero settore con scelte miopi e punitive."
"Auspichiamo che le proposte di legge presentate, a partire da quella a prima firma Schlein, aprano finalmente un dibattito serio, che rappresenti un’occasione per fare un vero punto sullo stato dell’arte, rilanciare le politiche pubbliche e dare una nuova prospettiva a un’industria che ha bisogno di visione e investimenti, non di propaganda e tagli. Il Partito Democratico è pronto a fare la sua parte per far ripartire davvero il cinema italiano, dopo anni di immobilismo e danni prodotti da questo governo. Chiediamo quindi al presidente Mollicone di accelerare l’esame delle proposte di legge per il rilancio dell’industria cinematografica italiana."
58% territorio italiano è classificato come aree interne, ma mancano servizi essenziali e risorse economiche
“Le distanze sono le vere diseguaglianze. In questo caso riguardano proprio le aree interne. La vita, lo sviluppo economico e sociale di questi territori è legata alle opportunità. C’è chi decide di partire ma c’è anche chi decide di restare e noi abbiamo il dovere istituzionale e morale di dare servizi e opportunità a chi vuole restare in quei luoghi suggestivi, ma scarsi di servizi di prossimità”. Lo dichiara il deputato del Pd Marco Simiani, che domani presenterà in conferenza stampa presso la sala Berlinguer della Camera dei Deputati il film "C'è un posto nel mondo" di Francesco Falaschi. La proiezione del film è prevista dalle 14 alle 16:30. Seguirà dibattito con i deputati del Pd Marco Simiani, Irene Manzi, Matteo Orfini, Marco Sarracino, il regista Francesco Falaschi, e il sindaco di Santa Fiora, Federico Balocchi. Sarà presente il cast artistico.
"Il film, girato nei più suggestivi angoli dell’Amiata e soprattutto a Santa Fiora, Castel del Piano e Arcidosso, esplora il delicato equilibrio tra il desiderio di partire e il richiamo delle proprie radici. Una storia intensa e attuale, che racconta le sfide e le speranze delle comunità dei piccoli centri italiani. Quello dello spopolamento delle aree interne è un fenomeno di cui sta sempre di più soffrendo il nostro Paese, specialmente al Sud ma non solo. Ricordiamo che ben il 58% del territorio italiano è classificato come “aree interne”, dove però vive appena il 22,7% della popolazione. Ormai da diversi anni i comuni geograficamente più lontani dai principali centri urbani, e in particolare i paesi più piccoli, stanno subendo una progressiva diminuzione delle opportunità lavorative e presentano ridotte possibilità di accedere da parte dei cittadini ai servizi essenziali come istruzione, mobilità e sanità. Inoltre queste zone periferiche sono tendenzialmente carenti di infrastrutture fondamentali e di proposte culturali adeguate, anche per la mancanza di risorse economiche. Comprensibile che i giovani appena possono se ne vadano e che raramente ritornino per ritrovare insieme alle loro radici un contesto in cui progettare il futuro. Il problema si acuisce nelle zone montane, dove le distanze e la complessa situazione logistica non agevolano le risposte ai vari bisogni sociali degli abitanti.
Per affrontare questo tema così urgente era stata messa in atto dal Governo “una politica nazionale innovativa di sviluppo e coesione territoriale che mira a contrastare la marginalizzazione ed i fenomeni di declino demografico propri delle aree interne del nostro Paese” denominata SNAI (Strategia Nazionale per le Aree Interne), confermata in teoria per il periodo 2021-2027 e fondata su un approccio “basato sui luoghi” (place based), decisivo per le politiche strutturali di sviluppo. Attendiamo che il Governo su questo punto così importante batta un colpo", conclude Simiani.
In allegato la locandina
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“Il ministro Giuli annuncia che i criteri di finanziamento del cinema saranno ridefiniti. Lo racconta come un fatto ordinario, ma in realtà è la dimostrazione di un fallimento. Sono mesi che spieghiamo al governo che le loro scelte andavano riviste perché avevano prodotto un disastro. Fino a pochi giorni fa il governo ha negato l'evidenza. Oggi ci pensano i fatti a dimostrare che avevamo ragione noi. Purtroppo il prezzo altissimo di tutto questo lo pagano migliaia di lavoratori ridotti alla fame e tante imprese che rischiano di saltare in aria. Ci saremmo aspettati almeno le scuse non tanto all'opposizione, ma a quei lavoratori. E magari anche la richiesta di un passo indietro alla sottosegretaria Borgonzoni, vera artefice di questa catastrofe”.
Così il deputato democratico, Matteo Orfini.
“La proposta lanciata da Pupi Avati coglie un elemento di verità: la governance del settore del cinema e dell'audiovisivo non funziona. Raccogliere lo stimolo di Avati e ragionare su come innovarla e rafforzarla è un dovere. Le parole di Tajani dimostrano peraltro che il bengodi raccontato in questi mesi dalla sottosegretaria Borgonzoni non esiste. Purtroppo la realtà è quella di un settore precipitato in una crisi drammatica a causa delle scelte del governo e di una struttura tecnica che a quelle scelte si è piegata senza alcuna autonomia.
Immaginare strumenti nuovi, innovativi per garantire efficienza e autonomia a un settore così rilevante è un dovere.
Nei prossimi giorni incontreremo tutte le organizzazioni di rappresentanza del mondo del cinema e dell'audiovisivo per confrontarci sulle soluzioni possibili” così una nota del deputato democratico, componente della commissione cultura della camera, Matteo Orfini.
Giuli assente, fa discutere interventismo Borgonzoni
"Negli ultimi anni, gli stabilimenti cinematografici di Cinecittà sono stati al centro dell’attenzione per il numero e la qualità delle produzioni nazionali e internazionali che vi hanno lavorato. Si è parlato di un profondo rilancio industriale, grazie a una gestione virtuosa e all’efficace attuazione del PNRR, che porterà a un sostanziale raddoppio della capacità produttiva.
Oggi, però, Cinecittà torna a far parlare di sé in un contesto ben diverso: è diventata il simbolo della crisi in cui il governo ha gettato l’industria cinematografica e audiovisiva italiana. La situazione è estremamente grave, i teatri sono sostanzialmente vuoti e
non ci sono produzioni, ed è ulteriormente compromessa da scelte discutibili, che hanno tutto il sapore di uno spoil system scandaloso, colpendo l’intera dirigenza di Cinecittà.
Il ministro Giuli è totalmente assente di fronte a questa situazione, mentre la gestione – ormai politicizzata – di Cinecittà sembra essere nelle mani della sottosegretaria Borgonzoni, il cui interventismo su decisioni che non le competono sta suscitando forti polemiche"
Così il deputato democratico e componente della Commissione Cultura della Camera, Matteo Orfini, commenta la notizia dei nuovi licenziamenti tra i dirigenti di Cinecittà da parte della nuova governance guidata da Manuela Cacciamani e Chiara Sbarigia.
Orfini, non ci sono più scuse, Meloni in aula
“La notizia dell'apertura di un fascicolo sull'operato del governo italiano da parte della Corte Penale Internazionale era inevitabile. Ieri in aula, il ministro Nordio ha di fatto presentato una difesa d'ufficio di un torturatore, attaccando invece chi cercava di arrestarlo e fare la cosa giusta. È evidente che la Corte Penale abbia motivo di sollevare obiezioni, soprattutto alla luce delle dichiarazioni dello stesso ministro della Giustizia, che ha ammesso di non aver rispettato la legge. Quest'ultima prevede infatti un automatismo nella procedura: non spettava e non spetta a lui eccepire sugli atti della Corte Penale internazionale. La legge non lo prevede”. Così in una nota il deputato democratico Matteo Orfini, che aggiunge: “Serve responsabilità, il governo dovrebbe cambiare linea, ma purtroppo già sappiamo che non lo farà e proseguirà ad attaccare i giudici, in Italia e all’estero, nel tentativo di distrarre l'opinione pubblica dalla gravità di questa vicenda, sempre più opaca e poco trasparente. L'informativa di ieri non è stata affatto esaustiva, il governo si è presentato con ricostruzioni contraddittorie. Riteniamo che non vi siano più scuse per la Presidente del Consiglio per disertare il Parlamento. Giorgia Meloni ha il dovere di presentarsi in aula per chiarire la posizione del governo” conclude il democratico.
Intervenire con urgenza per salvaguardare futuro del cinema italiano
“Quando denunciavamo la crisi dell’industria dell’audiovisivo italiano, il ministero ci rispondeva sostenendo che non conoscevamo il settore e che tutto andava per il meglio. Oggi, i dati confermano quanto avevamo segnalato: la realtà si impone con forza. Le produzioni bloccate sono numerose e la situazione dei lavoratori e delle lavoratrici del cinema è drammatica, con un numero crescente di professionisti che hanno reso celebre la storia del nostro cinema costretti a migrare in altri settori pur di continuare a lavorare.
Questo governo ha una grandissima responsabilità: le incertezze e le riforme mancate hanno gettato il settore in una crisi profonda. Chiediamo al governo e al ministro di aprirsi al confronto, coinvolgendo tutti i lavoratori, non solo le grandi produzioni.
Registriamo, inoltre, la recente intervista di un regista che, pur essendo stato vicino al governo negli ultimi anni, ora prende le distanze e afferma con chiarezza che l’industria cinematografica è stata gettata nell’incertezza e nella crisi.
È il momento di intervenire con urgenza per salvaguardare il futuro del cinema italiano”. Lo ha detto intervenendo in Aula il deputato del Pd, Matteo Orfini.
Non c'è nessuna ragione di Stato e di opportunità politica che consenta la liberazione di un assassino, di un criminale, di un torturatore, di uno stupratore, di uno che organizza il traffico di esseri umani come Almasri. A noi la presidente del Consiglio ha sempre detto di volerli contrastare, aveva l'occasione di processarne uno e di capire come funziona tutto e l'ha rimesso in libertà. Giorgia Meloni deve venire in Parlamento e spiegarci perché ha deciso di liberare una persona così pericolosa per il Paese e per tutta Europa.
Così il deputato del Pd Matteo Orfini.
È persona accusata da Cpi di crimini orribili in materia di immigrazione
“Il governo chiarisca immediatamente perché Almasri, arrestato su mandato della corte penale internazione, è stato scarcerato e rimandato in Libia. Parliamo di una persona accusata di crimini orribili, centrale nel sistema di gestione dei flussi migratori operato dalla Libia su mandato del nostro paese e che produce la sistematica violazione dei diritti umani.
Rimandarlo in Libia significa rendere impossibile per la corte procedere e di fatto coprire i suoi crimini. Oggi il governo si assume una responsabilità enorme della quale gli chiederemo conto con ogni strumento a nostra disposizione” così in una nota il deputato democratico, Matteo Orfini.
“Le notizie provenienti da Brescia che riguardano il fermo di alcuni attivisti di extinction rebellion, palestina libera e ultima generazione sono inquietanti. Ragazze obbligate a spogliarsi, procedure irregolari e chiaramente punitive che se confermate sarebbero veri e propri abusi.
Da Bologna arrivano segnalazioni analoghe: una donna obbligata a spogliarsi e trattata in modo inaccettabile in uno stato di diritto.
Chiediamo al ministro Piantedosi di verificare immediatamente e di intervenire qualora le notizie fossero confermate.
Viene sempre più il dubbio che questi comportamenti siano figli, se non di una indicazione esplicita, di un clima creato da un governo che cerca di esasperare la situazione e di criminalizzare il dissenso.
E lo diciamo avendo duramente condannato le violenze di alcune minoranze nelle manifestazioni di questi giorni.
Ma questi comportamenti da parte delle forze dell'ordine sono ingiustificati e inaccettabili”. Così il deputato democratico, Matteo Orfini.
Apprendiamo che il governo si apprestetebbe a modificare radicalmente le norme sul tax credit. Era ora. Evidentemente si sono resi finalmente conto di aver prodotto una situazione drammatica e di dover intervenire. Fino a poche settimane fa sia Giuli che la sottosegretaria Borgonzoni rispondevano alle nostre richieste di correzioni spiegando che non erano necessarie e che la crisi esisteva solo nelle dichiarazioni malevole delle opposizioni. Siamo lieti che la realtà abbia finalmente fatto irruzione nella sede del ministero. Speriamo di poterci confrontare su queste misure anche in Parlamento”.
Così in una nota il deputato democratico, componente della commissione Cultura della Camera, Matteo Orfini.
“Ringrazio la sottosegretaria Borgonzoni per aver dimostrato quanto dicevo, ovvero il tentativo di nascondere la realtà citando fantasiosi numeri a caso. Lo stato drammatico del settore è sotto gli occhi di tutti ed è stato recentemente ribadito da tutte le principali associazioni rappresentative di artisti e lavoratori del settore. Che sono da mesi a casa, grazie alle scelte del governo. E che dopo la decisione del Tar dovuta al papocchio delle nuove regole vivono un'ulteriore incertezza che rischia di prolungare la crisi per mesi e mesi, con buona pace della "finestra in corso" citata dalla Borgonzoni.
Il fatto che la sottosegretaria competente non si sia accorta della crisi e neghi la realtà è un ulteriore schiaffo a chi sta soffrendo.
Apprezzo la rapidità nella risposta al mio comunicato, ma segnalo che sono 6 mesi che chiediamo di discutere della crisi del cinema nella sede opportuna, il parlamento. Ma governo e maggioranza lo hanno impedito. Facciamo così: il presidente Mollicone calendarizzi subito la nostra risoluzione che attende di essere discusa da 6 mesi e la sottosegretaria venga in Parlamento a esporre i suoi fantasiosi numeri. Così potrà confrontarsi in quella sede con le opposizioni ma soprattutto con i rappresentanti del settore, con lavoratori e produttori che ha fin qui rifiutato di incontrare e che sono in crisi per le sue scelte. E così misureremo nel merito la distanza tra le sue lunari parole e i fatti” così il deputato democratico” così il deputato democratico, Matteo Orfini.
“Eravamo abituati alla propaganda sguaiata utilizzata per coprire i propri fallimenti, ma ora il governo fa un ulteriore salto di qualità: siamo alla negazione della realtà. La sottosegretaria Borgonzoni ci spiega che non è vero che il settore del cinema è fermo, citando dati a caso. Se uscisse ogni tanto dall'ufficio nel quale si è chiusa con qualche produttore amico, si renderebbe conto della catastrofe che ha creato: migliaia di famiglie alla fame, professionisti straordinari costretti a cambiare mestiere, imprese sull'orlo del fallimento. Ed ora anche la sospensiva del Tar. La verità è semplice: in qualunque altro settore dopo aver prodotto un disastro del genere e messo in ginocchio una intera filiera, si verrebbe rapidamente accompagnati alla porta. Ed è quello che Giuli dovrebbe fare: ritiri le deleghe sul cinema alla Borgonzoni e venga subito in Parlamento a spiegare come intende risolvere questo disastro”. Così il deputato democratico Matteo Orfini.