“Piove sul bagnato per il Ministro Calderoli. Dopo la devastante sentenza della Corte Costituzionale con cui sono state abbattute le colonne portanti della legge, la Cassazione dà il via libera al referendum abrogativo sull’intero provvedimento. La legge sull’autonomia, come abbiamo sempre detto, è un esempio di iniquità ed egoismo secessionista, che non punta nemmeno a cristallizzare gli enormi divari esistenti nel Paese ma addirittura ad allargarli, in spregio all’unità della Repubblica e alla solidarietà tra territori. Calderoli e il Governo farebbero bene a ripensarci una volta per tutte, abrogando la legge e impegnandosi finalmente ad attuare la nostra Carta costituzionale. L’alternativa – concludono i dem – è incassare la più sonora delle bocciature, quella degli italiani in un voto referendario.”
Così Ubaldo Pagano, Claudio Stefanazzi e Marco Lacarra, deputati pugliesi del Partito Democratico.
“Dopo più di un anno abbiamo il risultato finale della stravagante operazione ‘ZES Unica’: un clamoroso flop. A fronte di 9,5 miliardi di crediti richiesti, pare che ne verranno concessi appena 2,5, praticamente un quarto. È questo il frutto del meccanismo totalmente illogico messo in piedi dal Governo Meloni per il quale prima si promette un credito di imposta al 60%, poi si raccoglie l’enorme interesse delle imprese e infine si comunica l’abbassamento dell’agevolazione al 17%. Condizioni lontanissime da quella stabilità normativa e fiscale che richiedono le imprese per mettere in campo investimenti. E, infatti, come da noi preannunciato, l’assoluta incompetenza e pressapochezza del Governo non poteva che portare alla fuga a gambe levate delle aziende, soprattutto quelle di maggiori dimensioni, che hanno dovuto rinunciare ad investimenti per un valore di circa 7 miliardi di euro.” Così Claudio Stefanazzi, deputato del Pd in Commissione Finanze a Montecitorio.
“Se è vero che quei pochi investimenti arrivati fino in fondo godranno di percentuali alte di credito di imposta, è altrettanto vero che la stragrande maggioranza degli interventi si è fermata molto prima. Quasi nessuno degli investimenti più consistenti e incisivi, da quanto si apprende, è stato portato a termine proprio a causa dell’incertezza delle regole volute dal Governo. Allora – continua il deputato dem – se è questo il risultato che si voleva ottenere, che senso ha avuto istituire la ZES Unica quando già esisteva uno strumento, il vecchio credito di imposta per il Mezzogiorno, mirato esattamente all’incentivazione degli investimenti di minore entità? Come diciamo da tempo al Governo Meloni – conclude Stefanazzi – se la politica industriale per il Sud promossa dalla destra si limita agli annunci e ai crediti di imposta, allora siamo molto lontani dal rilanciare davvero il Mezzogiorno. Dopo due anni abbiamo visto molte più picconate agli interessi del territorio meridionale che idee chiare e organiche per il suo sviluppo. Il fallimento della ZES è l’ennesima dimostrazione che abbiamo a che fare col Governo più antimeridionale della storia della Repubblica.”
“Il ministro Calderoli non si arrende. Non è bastata nemmeno la censura della Corte Costituzionale per dissuaderlo dal portare avanti il suo folle progetto secessionista. Con la nostra mozione chiediamo semplicemente che tutti i negoziati avviati si fermino sia per attendere la sentenza della Consulta, sia per recepire le conseguenti modifiche con l’intervento del Parlamento. Calderoli, invece, vuole andare dritto come un treno, dimostrando ancora una volta quanto sprezzo provi per quegli organi costituzionali, Parlamento e Corte, chiamati a rivestire un ruolo di bilanciamento e limitazione del potere dell’esecutivo. Il suo atteggiamento è riprova della reazione allergica che lui, e in generale questo Governo, hanno ogniqualvolta la democrazia e i suoi presidi essenziali si esprimono a salvaguardia dei principi fondamentali della nostra Repubblica. Cosa dovremmo aspettarci, d’altro canto, da uno che spera che le opposizioni ‘tacciano per sempre’?”.
Così Ubaldo Pagano, Claudio Stefanazzi e Marco Lacarra, deputati pugliesi del Partito Democratico.
“Questo è il coronamento di un percorso molto lungo iniziato tanti anni fa che ha visto crescere un sistema innovativo forte, che abbiamo sostenuto prima con strumenti tradizionali, quelli che sostenuto di ricerca e sviluppo e quando ci siamo resi conto che le imprese crescevano, che avevano bisogno di strumenti finanziari più sofisticati. Il fondo di venture è un'opportunità di offrire a queste imprese che crescono uno spazio di comfort ulteriore perché possano approcciare il mercato senza rischi di essere oggetto di speculazione È chiaro che è un passaggio intermedio. Stiamo lavorando affinché arrivino grandi fondi di investimento, le cosiddette ‘exit’ che possano consentire ai nostri imprese di diventare dei player internazionali. Tutto si inserisce nella strategia c.d. Mare a sinistra, un progetto per attivare i giovani talenti e per far rientrare i talenti meridionali che sono andati via dall Puglia lasciandosi il mare a destra”. Così il deputato pugliese del Pd Claudio Stefanazzi, a margine della conferenza di presentazione nazionale per Equity Puglia, primo esperimento di Fondo di Venture regionale, presso la sala stampa di Montecitorio.
“E’ anche possibile per le imprese straniere – ha concluso Stefanazzi - investire in Puglia. L’aspetto positivo di questa avventura, durata più di dieci anni, è l’aver consentito a tante imprese non pugliesi di venire in Italia, in Puglia, di stabilizzarsi, di creare delle vere filiere imprenditoriali. All’inizio immaginavamo che venissero per poi andare via. Invece tante di queste hanno rinunciato a investire al Nord o in altri Paesi europei e hanno investito in maniera massiccio in Puglia”.
“Con questa manovra il governo Meloni sacrifica il sud d’Italia e le aree interne. Dopo l’autonomia differenziata, la distruzione delle Zes e la cancellazione della decontribuzione Sud, con questa legge di bilancio dà il colpo di grazia al Mezzogiorno. Le risorse per la ZES unica si dimezzano, passando da 3,2 miliardi del 2024 agli 1,6 previsti per il 2025. I bonus per l’occupazione e il fondo che viene istituito per sostituire la decontribuzione e il credito di imposta in beni strumentali valgono meno della metà rispetto alle misure in vigore gli anni precedenti. In sostanza, si continuano a drenare risorse pubbliche destinate alle politiche di sviluppo per il Mezzogiorno, togliendo 3 miliardi l’anno prossimo e 4 nel 2026. Un taglio che pesa ancor di più se si pensa agli oltre 13 miliardi di euro che il Governo sta chiedendo a Regioni ed enti locali di tutta Italia per mettere a posto i conti. Insomma, un disastro su tutta la linea che cancella ogni speranza di coesione e convergenza delle aree in ritardo di sviluppo.”
Lo dichiara Claudio Stefanazzi deputato Pd componente della commissione finanze di Montecitorio.
Ministero divide sanità in serie A e B, bambini a rischio
“Per quanto si cerchi di negare, in Italia continuano ad esistere una sanità di serie A e una di serie B, cittadini di serie A e cittadini di serie B e il ministero della Salute lo ha dimostrato per l’ennesima volta”.
Così i deputati pugliesi del PD, Ubaldo Pagano, Marco Lacarra e Claudio Stefanazzi, in merito alla lettera con cui il ministero della Salute vieta alle Regioni in piano di rientro la somministrazione dell’anticorpo monoclonale Nirsevimab (classificato in fascia C da Aifa) “in quanto trattasi di prestazione extra Lea”.
“Da domani - denunciano i deputati democratici pugliesi - un bambino pugliese o calabrese o abruzzese dovrà stare più attento di uno veneto ad evitare bronchioliti e polmoniti perché non avrà la possibilità di assumere gratuitamente un farmaco molto efficace per combattere le malattie da Virus Respiratorio Sinciziale (Vrs). Malattie che, per inciso, provocano ogni anno 33 milioni di infezioni a livello mondiale, 3.6 milioni di ospedalizzazioni e 100mila morti tra i bambini. Viene da chiedersi se un Paese che nega le cure ai bambini per mere questioni contabili possa considerarsi o no un Paese civile. A noi sembra proprio di no”.
“Con le dimissioni di Caponetto, chieste e ottenute da Fitto, il testimone sembra passare a Giuseppe Romano, ex Commissario delle Zes di Campania e Calabria. Romano è un professionista che è stato impegnato, con successo, nella esperienza delle Zes prima della riforma fittiana. Vogliamo dare ancora una ultima chance al Ministro e consideriamo la scelta una ammissione di colpa e la voglia di riavvolgere il nastro. Sono note, e condivisibili, le critiche che proprio il Commissario Romano mosse al decreto istitutivo della Zes Unica in occasione dell’audizione del 3 ottobre 2023. In quella sede sottolineò tanti aspetti controversi, tra cui profili di grave incostituzionalità delle norme scritte da Fitto. Citando testualmente il documento depositato da Romano: “ il D.L., nel prevedere che l'intero territorio della Regione sia qualificato "ZES" e nel sancire l'introduzione di una "Struttura di missione" che svolge le funzioni di amministrazione procedente ai fini del rilascio dell'autorizzazione unica e che quest'ultima "costituisce variante allo strumento urbanistico...", sembra violare il disposto di cui all'art. 117 Cost. Di fatto, l'intera pianificazione regionale vedrebbe vanificata la propria funzione (e perciò si svilirebbe la competenza della Regione in tema di governo del territorio) atteso che ogni strumento, di ogni territorio regionale, sarebbe derogabile.” Co auguriamo quindi che con la nomina di Romano, Fitto voglia lanciare un segnale chiaro, per fare ammenda e fare dietrofront su queste violazioni.”
Così Claudio Stefanazzi, deputato pugliese del Partito Democratico.
“Dopo il Consiglio dei ministri odierno abbiamo appreso che il ministro Fitto ha raddoppiato le risorse disponibili per il credito d’imposta Zes. La notizia del giorno è quindi che il credito di imposta sale dal 9% al 18%. Ovviamente il 60% promesso non si vede all’orizzonte. E senza questa prospettiva temo che le aziende non investiranno, sempre ovviamente che la struttura di missione, di recente decapitata, sia in grado di concedere per tempo le autorizzazioni che, al momento, giacciono a Roma”.
Così Claudio Stefanazzi, deputato pugliese del Partito Democratico.
“Quello che inquieta e dà il senso della enorme difficoltà in cui versa il ministro - aggiunge - è la richiesta del ministro alle Regioni di mettere le risorse che lui non è stato capace di trovare. Riassumendo: la Puglia aspetta ancora le risorse del Fsc e, in attesa di riceverle, non può liquidare il miliardo di euro circa di incentivi alle imprese già completamente autorizzati, e Fitto già le chiede indietro… Credo che chiedere alle Regioni uno sforzo del genere rappresenti un’ingerenza grave delle loro prerogative, già ridimensionate dall’ultima riforma della politica di coesione. Le risorse e gli strumenti regionali (e soprattutto il Fsc) nascono per assumere una funzione addizionale e complementare rispetto a quelli nazionali, e non di certo per sostituirsi ad essi. Ciò che sta facendo Fitto va nella direzione opposta”.
“La Zes è ferma al palo, migliaia di aziende sono nella condizione di dover rinunciare ad importanti investimenti nel Sud. Il bluff del credito di imposta al 10% è scoperto e Fitto che fa: si inventa un arma di distrazione di massa, che sa tanto di un capro espiatorio, licenziando il Coordinatore della Struttura di Missione ZES, Caponetto. Uno stimato dirigente dello Stato cui Fitto aveva chiesto di portare a compimento il suo cervellotico progetto di Zes, e che da oggi è l’ennesima vittima sacrificale sull’altare dei sogni, incubi per il Paese, di grandezza del ministro Fitto. Un ‘benservito’ che serve ad allontanare da sé i sospetti, che parte della maggioranza di governo comincia ad avere, sui disastri compiuti in meno di 2 anni dal plenipotenziario della Meloni. Uno scarica barile che suona come un disperato tentativo di rimanere ancorato alla possibilità di traslocare armi e bagagli a Bruxelles scaricando su chi rimarrà, e sul Paese, il fallimento colossale di Pnrr, Fondo Sviluppo e Coesione e Zes.
Così Claudio Stefanazzi, deputato pugliese del Partito democratico.
“Quando dicevamo che la Zes Unica, così com’è stata progettata, avrebbe creato burocrazia invece di tagliarla e scoraggiato gli investimenti invece di incentivarli, non lo facevamo per recitare la parte dei bastian contrari. Già dalla sua genesi, la sua Zes mostrava limiti evidentissimi. Primo: come si può pensare che un tetto di spesa di 1 miliardo e 800 milioni potesse soddisfare le richieste di un territorio 500 volte più grande delle precedenti Zes. Secondo: avete messo in piedi una Struttura di missione che ancora oggi, a distanza di mesi, stenta a partire. Fino ad oggi il risultato è stato netto: zero autorizzazioni rilasciate”.
Così il deputato democratico della commissione Finanze, Claudio Stefanazzi, replicando al ministro Fitto dopo la sua informativa urgente sulla Zes unica.
“E mentre noi contestavamo ogni singolo passaggio - ha aggiunto - e la avvertivamo ad ogni passo falso dei rischi che si addensavano all’orizzonte, lei andava in conferenza stampa e ci diceva che era tutto ok. Puntando come al solito il dito sulle opposizioni, su quei parlamentari del Pd che ‘sperano che le cose vadano male’. E’ stata una follia aver pensato che allargando a dismisura il perimetro dell’area, i soldi sarebbero bastati comunque e per tutti. Non è colpa dell’Agenzia se avevate promesso il 60% di sgravi, ma avete messo risorse per arrivare a malapena al 10. Forse credeva di essere già dietro una scrivania a Bruxelles e invece è ancora qui. La Zes Unica - ha concluso - è un esperimento fallito e gli unici a pagarne le conseguenze, sono le imprese, l’economia, i lavoratori meridionali”.
Subito audizione ministro in bicamerale Questioni regionali
“La vicenda legata alla mancata erogazione delle risorse FSC a Campania, Puglia e Sardegna sta assumendo caratteristiche vergognose. Il Governo sta gestendo con logica politica risorse pubbliche che spettano per legge alle Regioni italiane, con un criterio di riparto fissato per 80% al Sud e 20% al Nord. Non è più tollerabile la scelta di non sottoscrivere gli Accordi di Coesione solo con queste Regioni amministrate dal centro sinistra, perché così facendo il Governo taglia l'ossigeno - per mere ragioni politiche - ad intere comunità del Mezzogiorno che aspettano da anni risorse riguardanti, lo ricordiamo, la programmazione 2021-2027. Per questo come gruppo PD abbiamo chiesto la convocazione urgente di Fitto, insieme ai Presidenti delle Regioni interessate, in Commissione Bicamerale per le Questioni Regionali. Non c'è più un minuto da perdere” così i deputati democratici, Piero De Luca e Claudio Stefanazzi.
"Sono preoccupato, ma confido e ringrazio le autorità"
“Nella giornata di martedì è stato recapitato presso la mia abitazione un plico anonimo contenente un proiettile e una lettera intimidatoria, redatta con l’uso di un normografo, con chiari riferimenti alle ultime elezioni amministrative nella nostra Città.
Da pochi minuti è terminata la riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza convocato dal Prefetto di Lecce e gli inquirenti sono già al lavoro per cercare di risalire ai responsabili di questo atto. A loro, ed in particolare al Signor Questore, va la mia sincera gratitudine per la solerzia e l’attenzione dimostrata in queste ore difficili.
Sono sinceramente disorientato e preoccupato. Ma sono altresì sicuro che le autorità sapranno gestire nel migliore dei modi questo complicato momento.”
Così in una nota il deputato leccese del Partito Democratico Claudio Stefanazzi.
Di seguito la lettera del deputato Pd Claudio Stefanazzi al Prefetto di Lecce
“Eccellenza ho appreso a mezzo stampa di una nota inviatale da esponenti del centrodestra leccese e relativa alla presenza nella mattinata di oggi a Lecce del Presidente Emiliano. Nella nota si fa riferimento ad una presunta violazione dell'obbligo di silenzio elettorale. Preciso che il presidente, nel pieno rispetto delle norme vigenti in materia di silenzio elettorale, ha salutato in maniera riservata e a porte chiuse alcuni amici appartenenti a diverse categorie sociali e professionali per parlare anche del ballottaggio a Lecce. Come peraltro si evince chiaramente da quanto dichiarato dell'estensore del servizio televisivo dell'emittente Telerama che ha dato il la alla polemica strumentale del centrodestra. Quello che è davvero grave è che l'emittente in questione si sia presentata ad un evento privato e a porte chiuse ed abbia preteso, in palese violazione della privacy, di effettuare riprese e fare domande. Solo per cortesia il Presidente Emiliano ha risposto alla domanda del giornalista chiarendo in maniera cristallina il motivo dell'incontro. Eccellenza è con viva preoccupazione che le segnalo l'ennesimo tentativo di Telerama di avvelenare il clima di questa campagna elettorale e di rappresentare esclusivamente il centrodestra. È inconcepibile che l'emittente di proprietà di un politico attualmente impegnato nella campagna elettorale a Lecce con una sua lista a sostegno della candidata Poli Bortone possa continuare ad usare la televisione come uno strumento di propaganda in piena violazione di qualunque più basilare regola di par condicio. Ho già presentato una interrogazione parlamentare per chiarire come sia stato possibile che, con la dicitura messaggio elettorale a pagamento, solo pochi giorni fa sia stato consentito alla senatrice Poli Bortone di occupare per 1 ora e 30 minuti una trasmissione senza contraddittorio di sorta. La misura è colma. Affronteremo nelle sedi opportune questa deriva propagandistica.”
Così il deputato PD Claudio Stefanazzi, in una lettera inviata al Prefetto di Lecce per fare chiarezza sulla visita del Presidente Emiliano nel capoluogo salentino e per manifestargli preoccupazione per la deriva propagandistica a sostegno della candidata Poli Bortone in questa campagna elettorale.
“Quella emessa dall’Ufficio di Presidenza è una decisione di parte e priva di ogni aderenza con la realtà dei fatti. Oggi sono stato convocato in uffi di presidenza e ascoltato per poco piu di un minuto. Alla mia richiesta di spiegazioni sul motivo della convocazione ho ricevuto una risposta generica. Come nessuno, men che meno il Presidente Fontana che oggi mi sospende, ha saputo dirmi nel dettaglio quali infrazioni mi venivano contestate. Se i fatti di ieri passeranno alla storia per l’inaudita violenza in un’aula parlamentare, ciò che è successo oggi è un precedente gravissimo. Ho il timore che in Ufficio di Presidenza si siano preoccupati, più che di accertare la realtà dei fatti, di creare la sensazione di una responsabilità diffusa nei fatti di ieri.
Non è cosi! Tra aggressioni fisiche, inni alla X Mas e rievocazioni di riti squadristi, ieri si è consumata una pagine orribile nella storia della Camera dei Deputati. È vero, ieri ho protestato con veemenza perché la Presidenza della Camera non ha espulso Iezzi dopo l'aggressione a Donno. È stato consentito all'On. Iezzi di rimanere in Aula fino alla fine dei lavori a continuare a provocare. Ma non ho compiuto nessun gesto o atto violento o che abbia inneggiato alla violenza.
Sia chiaro che questa decisione non mi impedirà in futuro di protestare tutte le volte che con violenza e prevaricazione si cercherà di impedire l'esercizio della democrazia in Parlamento”.
Così il deputato democratico Claudio Stefanazzi.
Dichiarazione di Claudio Stefanazzi, deputato Pd
“Quello di Fitto e del Governo Meloni è un attacco vergognoso alla gestione pubblica dell’acqua, che tradisce il voto di 26 milioni di italiani nel referendum del 2011 e vuol essere l’ennesimo regalo ai privati da parte di questo Governo.”
Così Claudio Stefanazzi, deputato pugliese del Partito democratico, commenta la decisione del Consiglio dei Ministri di impugnare la legge della Regione Puglia per rafforzare la natura pubblica dell’acquedotto pugliese, approvata all’unanimità dall’assemblea dei Comuni ANCI e di recente dal Consiglio Regionale, anche col voto di consiglieri di centrodestra.
“Il Ministro Fitto - prosegue il parlamentare Dem- continua la sua guerra senza quartiere alla Regione Puglia, questa volta bloccando una legge che ribadisce il sacrosanto principio che l’acqua è un bene pubblico e pubblico deve restare.” Per Stefanazzi, “Impugnarla tirando in ballo la tutela della concorrenza e il diritto UE significa non conoscere le leggi comunitarie e la giurisprudenza in materia, visto che il modello delineato dalla legge regionale è perfettamente in linea con la normativa e ricalca, peraltro, esperienze già avviate da tempo in altre regioni. È ormai evidente che il Ministro sappia muoversi solo per colpire la Puglia e il Mezzogiorno.
“Acquedotto Pugliese rappresenta un’eccellenza di gestione efficiente e sostenibile per tutt’Italia. – Conclude Stefanazzi – È bene che si sappia che questo Governo non vuole che resti un bene dei cittadini pugliesi ma, al contrario, auspica che finisca nelle mani dei privati”
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