“Inizia a cadere il castello di carte costruito in questi mesi da Fitto. Aveva giurato di non aver tolto un euro dal PNRR e alla fine abbiamo contato progetti definanziati per diversi miliardi di euro. Poi aveva assicurato che avrebbe rifinanziato uno per uno i progetti riferiti ai Comuni. Alla fine ci ha pure dato dei bugiardi perché segnalavamo che la sua ‘rimodulazione’ del Piano avrebbe privato le amministrazioni comunali di un ammontare enorme di risorse. Oggi abbiamo il verdetto: per tappare i buchi del bilancio dello Stato, Fitto mette le mani nelle tasche dei comuni lanciando una draconiana spending review. Con il decreto del MEF, infatti, il Governo dà attuazione a quella norma dell’ultima manovra che chiede indietro ai comuni italiani 250 milioni di euro all’anno fino al 2028, per un totale di 1,25 miliardi di euro. Una scelta assurda che si tradurrà nel taglio di servizi alle fasce più deboli della popolazione.”
Così Claudio Stefanazzi, deputato pugliese del Partito Democratico.
“Prima si è chiesto ai Comuni di fare in fretta, imponendo enormi sacrifici ad amministrazioni spesso sottorganico, e ora si afferma un principio incredibilmente insensato: chi ha speso più fondi PNRR, è obbligato a restituire più soldi al Governo. Un paradosso che poteva essere partorito solo da una mente contorta come quella del Ministro Fitto.”
Siamo all’ultimo atto di un processo di demonizzazione che la destra porta avanti dal giorno dopo le elezioni politiche. Perché fino ad allora Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia tessevano le lodi del superbonus. Questo decreto è il manifesto della vostra ipocrisia e incapacità. Avete rinnegato una misura che ha contribuito a far ripartire l’economia, nonostante l’evidenza di centinaia di emendamenti a vostra firma per prorogare, per estendere, per allargare. Dei 120 miliardi di crediti fiscali del superbonus, ben 66 sono stati accumulati sotto il vostro governo e sotto lo sguardo molto poco vigile del ministro Giorgetti. Ed è qui che subentra la vostra totale incapacità perché i vostri decreti che avrebbe dovuto mettere un argine alla cessione del credito, hanno fatto esattamente l’opposto. Oggi avete toccato davvero il fondo. Spalmare i crediti su dieci anni non porta benefici a nessuno, tranne che al governo in carica. Avete deciso di rimandare il problema, scaricarlo su chi verrà dopo. Ma così facendo avete spaccato i conti di centinaia di migliaia di famiglie, delle imprese e delle banche. In due parole, della nostra economia.
Così il deputato del Pd Claudio Stefanazzi, intervenendo in Aula durante la dichiarazione di voto.
“Continua l’opera distruttrice di Raffaele Fitto. Dopo il sostanziale azzeramento del fondo perequativo infrastrutturale, i tagli del Pnrr e l’accentramento di Zes e politiche di coesione, con l’ultimo decreto Fitto cancella con un tratto di penna una misura fondamentale per le imprese meridionali. ‘Decontribuzione Sud’, voluta dal PD e dall’ex ministro Giuseppe Provenzano, ha dimostrato enorme utilità per l’economia del Mezzogiorno, coinvolgendo 4 milioni di lavoratrici e lavoratori e consentendo alle aziende del Sud di fare assunzioni e rendere stabili posti di lavoro prima precari. Dal 1 luglio altri 3,3 miliardi di euro destinati al Mezzogiorno, tante sono le risorse destinate annualmente alla misura, si volatilizzano. Nel frattempo, il sistema economico del Mezzogiorno d’Italia non solo si impoverisce sempre di più , ma vede sempre piu’ allontanarsi ogni possibilità di colmare il gap di competitività col resto d'Italia e d’Europa”.
Così Claudio Stefanazzi, deputato pugliese del Partito Democratico.
“Mentre si discute della possibilità che la riforma Calderoli sull’autonomia differenziata abbia un’effettiva efficacia a causa delle risorse da destinare ai Lep, il governo Meloni in realtà ha già stravolto l’assetto del sistema di programmazione della spesa. Lo ha fatto attraverso quattro interventi normativi scanditi con regolarità inquietante, la riforma del Pnrr, quella dei fondi Fsc, la Zes e l’abolizione del Fondo perequativo infrastrutturale, che definiscono una nuova governance nazionale in capo alla presidenza del Consiglio di tutte le risorse da programmare e da spendere nel Mezzogiorno. Quindi, se la Lega insegue il mito del Nord indipendente, il governo Meloni ha di fatto creato un commissariamento del Mezzogiorno con echi neo corporativi e che sostanzialmente determinerà, nella migliore delle ipotesi, un’Italia con a Sud una centralizzazione assoluta di programmazione e investimenti e al Nord probabilmente una fantomatica libertà tutta da verificare. Il vero scambio non è tra premierato e autonomia, ma tra un Mezzogiorno asservito alle clientele elettorali di Fratelli d’Italia e un Nord in cui c’è ancora da capire cosa succederà nella realtà”.
Così il deputato dem della commissione Finanze, Claudio Michele Stefanazzi, intervenendo in Aula durante la discussione generale sull’Autonomia differenziata.
Venga in Parlamento a spiegarci tutte le bugie su Piano e Zes
Un anno fa ha sfruttato la giustificazione dei ritardi nella registrazione della spesa per sradicare dalle mani delle Regioni la gestione dei fondi europei. Oggi quella stessa motivazione diventa un alibi per smarcarsi dalle accuse di non aver speso i fondi del Pnrr. Delle due, l’una: o Raffaele Fitto ha gravemente mentito agli italiani quando denunciava le Regioni ‘inadempienti’, oppure sta mentendo ora che i dati certificano il ritardo dell’Italia nell’attuazione del Piano. Secondo la IV relazione sullo stato di attuazione del Piano, abbiamo speso meno della metà dei fondi ricevuti dall’Ue. Da quando Fitto è ministro, siamo riusciti a utilizzare poco più di 21 miliardi su 41 che il suo stesso Governo preventivava di spendere nella Nadef 2022. Ma l’aspetto più sconcertante è sempre lo stesso: la sua innata capacità di nascondersi dietro un dito, usando come al solito due pesi e due misure.
Uno dei suoi primi ‘progetti rivoluzionari’ ha riguardato la governance dei fondi europei. Sul presupposto, sbagliato, che le Regioni non sanno spendere, ha accentrato a Palazzo Chigi tutte le decisioni che prima spettavano agli enti territoriali. Invano abbiamo provato a dire che i dati sulla spesa erano falsati dai ritardi nella registrazione sulla piattaforma Regis. Il ministro è andato avanti come un treno, portando sotto la Presidenza del Consiglio risorse e gestione. Oggi, invece, messo all’angolo dai dati pubblicati dal suo stesso Governo, la questione dei ritardi su Regis viene curiosamente riabilitata, assume credibilità e dignità. Insomma, è colpa degli enti locali, il Governo sta facendo tutto bene. E così nel nuovo decreto Pnrr ritorna un leitmotiv tipico di Fitto: scaricare su altri le sue responsabilità. Ma quello che ancora una volta Fitto omette meschinamente è che quei pochi progressi che si registrano sono proprio dovuti agli sforzi dei Comuni che, come ha ricordato qualche giorno fa Antonio Decaro, hanno già bandito 230mila gare per oltre 35 miliardi di euro. Il decreto appena licenziato dal Governo, poi, svela altri due bluff che abbiamo denunciato per tempo. Il primo riguarda le risorse a copertura dei 16 miliardi di euro di progetti stralciati a luglio scorso dal Piano. Come sospettavamo, grossa parte di quei soldi sono stati tolti dal FSC. In parole povere, si sconfessa il principio dell’aggiuntività dei fondi Pnrr e si continuano ad usare le risorse destinate al Mezzogiorno come bancomat per tappare i buchi del Governo Meloni. Il secondo riguarda le Zes. Non potendo ammettere gli enormi ritardi nell’entrata in funzione delle nuove strutture, Fitto sospende di un mese tutti i procedimenti in corso, anche quelli a un passo dalla conclusione, bloccando investimenti per centinaia di migliaia di euro e creando fortissime disparità tra progetti appena presentati e progetti già quasi interamente istruiti. Quello che sentiamo quotidianamente dire da Fitto non ci stupisce più di tanto, perché chi ha avuto la sfortuna di conoscerlo come Presidente di Regione sa benissimo qual è il suo modus operandi. Ciò che però resta inaccettabile è che gli sia consentito di trovare ogni volta una scusa nuova per non venire in Parlamento a chiarire tutte le sue contraddizioni.
Così Claudio Stefanazzi, deputato pugliese del Partito Democratico.
P. De Luca, C. Stefanazzi: dopo dichiarazioni Cassese, ministro riferisca in parlamento
“Nel corso dell'audizione che si è tenuta oggi pomeriggio presso la Commissione Bicamerale per le Questioni Regionali, il Prof. Cassese, Presidente del CLEP (Comitato per i Livelli Essenziali delle Prestazioni) ha sostenuto che il percorso di attuazione dell'Autonomia Differenziata non può prescindere dall’allocazione di nuove risorse finanziarie. Questo, sempre secondo quanto dichiarato dal Prof. Cassese, consiglierebbe una fase di riflessione sulla reale possibilità di attuare l'Autonomia voluta da Calderoli" dichiarano i Deputati De Luca e Stefanazzi componenti della Bicamerale. "Sempre dell'audizione abbiamo appreso, con sconcerto, che i lavori del CLEP, sono terminati a fine ottobre 2023 e la relativa relazione è stata consegnata in pari data. Troviamo gravissimo che il Ministro Calderoli non abbia reso noti i risultati del lavoro del CLEP, tenendo all'oscuro il Parlamento. Chiederemo che il Ministro venga a riferire con urgenza alla Camera. Troviamo il comportamento di Calderoli oltraggioso delle prerogative del Parlamento. Continua la cortina fumogena intorno ad un provvedimento che rischia di spaccare in 2 il Paese. Apprezziamo e facciamo nostro l'invito del Prof. Cassese ad avviare una fase di lunga e profonda riflessione sulle possibilità che la riforma voluta dalla Lega possa avere attuazione”.
“Questo provvedimento è la famosa toppa peggio del buco. Le dimensioni reali del problema, solo rispetto ai condomini sono 40 mila cantieri incompiuti, il 15 per cento del totale ammesso al 110 per cento, che vuol dire almeno 350 mila famiglie coinvolte, per un valore di lavori pari a 10 miliardi. Bene, a fronte di questo enorme buco, la risposta del governo è stata istituire un fondo da 16 milioni di euro. Non soddisfatti di questo schiaffo alle famiglie più bisognose, avete pensato bene di stringere ancora di più le maglie della cessione del credito e addirittura dei bonus per l’abbattimento delle barriere architettoniche. Due decisioni che la dicono lunga sulla considerazione che il governo Meloni ha dei cittadini più fragili e svantaggiati, sulla cui pelle non si fa scrupolo di risparmiare denaro con la scusa dei ‘conti in ordine’”. Lo ha detto in Aula alla Camera, il deputato dem Claudio Michele Stefanazzi, componente della commissione Finanze, dichiarando il voto contrario del Gruppo del Partito Democratico al decreto Superbonus.
“È da un anno – ha concluso Stefanazzi - che ci ripetete quanto è costato il 110 per cento e sono mesi che vi rifiutate di dirci quanto invece ci ha guadagnato lo Stato con il Superbonus, forse perché altrimenti, numeri alla mano, la narrazione dei conti esorbitanti cadrebbe in un attimo.
Con questo decreto avete sbugiardato definitivamente voi stessi e distrutto ogni residua speranza di centinaia di migliaia di famiglie italiane. Avete spalancato le porte a decine di migliaia di contenziosi che domani costeranno allo Stato molto di più di quanto avreste dovuto spendere per contenere il problema oggi. Siete l’esempio lampante di ciò che un governo non dovrebbe essere: bugiardo, ottuso e inconcludente”.
Secondo ‘No’ ad agevolazioni disabili
“Non era evidentemente sufficiente, per il Governo Meloni, scaricare debiti da capogiro su migliaia di imprese e centinaia di migliaia di cittadini. Imprese e famiglie che – va ricordato – stanno rischiando il baratro perché ‘colpevoli' soltanto di essersi affidati ad una legge dello Stato. Con l’ultimo decreto-legge sui bonus edilizi questo Governo si accanisce anche contro i disabili, limitando senza alcuno scrupolo le agevolazioni per l’abbattimento delle barriere architettoniche. Abbiamo chiesto di abrogare quell’articolo che molto poco ha a che fare con il provvedimento che stiamo esaminando. La maggioranza ha detto di nuovo ‘No’, confermando la linea dell’esecutivo: la mobilità delle persone con disabilità e la loro qualità della vita è fuori dalla lista di priorità della destra.”
Così Claudio Stefanazzi, deputato PD e componente della Commissione Finanze.
“In questi mesi ne abbiamo viste di tutti i colori ma il cinismo dimostrato in questo caso non ha onestamente precedenti.”
“Esprimo tutta la mia solidarietà al sindaco Carlo Salvemini per le violente minacce ricevute sui social network nelle scorse ore. Un fatto deprecabile che purtroppo è solo l’ultimo di una lunga serie di episodi intimidatori che quotidianamente colpiscono gli amministratori locali nel nostro Paese. Dopo i gravissimi insulti sessisti rivolti all’assessora Rita Miglietta, questo ennesimo attacco agli amministratori leccesi ci impone di fare luce su un fenomeno che, specialmente nella nostra città, preoccupa sempre di più per dimensioni e aggressività dei toni. Per questa ragione ho deciso di presentare un’interrogazione parlamentare al Ministro dell’Interno, affinché si identifichino presto i responsabili e soprattutto per comprendere cosa ha in mente il Governo per fermare questa allarmante deriva contro chi ha l’onere di amministrare le nostre città.”
Così Claudio Stefanazzi, deputato leccese del Partito Democratico.
“Quella delle concessioni balneari sta diventando una pantomima che non trova precedenti nemmeno in un Paese con una illustre tradizione teatrale come il nostro. Dopo un anno di rinvii, tentennamenti e numeri truccati sui chilometri di costa libera, e soprattutto dopo aver esposto il Paese all'avvio della procedura d’infrazione dall’UE, questo Governo conferma la sua posizione: decidere di non decidere. La novità di oggi, annunciata da illustri esponenti di FdI, è scaricare tutta la responsabilità sui Comuni, invitati a estendere le concessioni fino alla fine del 2024 in assenza di una normativa nazionale e in aperto contrasto con quella europea. Anche sorvolando sull’assurdo paradosso per cui il legislatore possa chiedere agli enti territoriali di seguire una legge che lui stesso non si è ancora deciso a scrivere, ciò che fa più impressione è la leggerezza con cui la maggioranza riesce a ribaltare la verità. Un esempio è la ‘lettura meloniana’ della recente sentenza della Cassazione, che secondo loro ‘sconfessa il Consiglio di Stato’ e ‘riconosce l’operato di Parlamento e Governo’. Ovviamente, niente di più falso. La Cassazione è solo intervenuta su questioni formali non entrando minimamente nel merito della vicenda, rispetto alla quale rimane pienamente valida la motivazione posta dal Consiglio di Stato alla base delle sue decisioni. La domanda ora è - conclude Stefanazzi - per quanto tempo ancora continueranno a prendere in giro imprese e cittadini prima di decidere?”
Così Claudio Stefanazzi, parlamentare pugliese del Partito Democratico, componente della Commissione Finanze a Montecitorio e Vicepresidente della Commissione bicamerale per le questioni regionali.
“Un invito agli imprenditori - conclude Stefanazzi - pretendete chiarezza. Lo stile con cui questo Governo sta gestendo praticamente tutti i dossier è tirare a campare. Nel caso delle concessioni balneari il rischio è che il Governo tiri talmente a campare da aprire le porte a chi, magari la criminalità organizzata, potrà mettere sul tavolo talmente tante risorse da scippare agli imprenditori onesti le concessioni messe a gara"
Dichiarazione dei deputati Pd eletti in Puglia : Ubaldo Pagano, Claudio Stefanazzi e Marco Lacarra
“Un nuovo rinvio del Governo sarebbe un fatto davvero intollerabile.”
Così i deputati pugliesi del Partito Democratico, Ubaldo Pagano, Claudio Stefanazzi e Marco Lacarra, a commento delle notizie che filtrano dal tavolo convocato presso la Presidenza del Consiglio tra i Ministri competenti e i sindacati sulle intenzioni del Governo per il futuro dell'ex Ilva.
“La nostra piena solidarietà va ai rappresentanti sindacali, ancora una volta convocati a Palazzo Chigi solo per scontrarsi con l’incapacità del Ministro Fitto e del Governo Meloni, ai lavoratori in attesa di risposte e a una comunità, quella tarantina, che non sa più nulla del suo futuro. Quanto sta accadendo non ha precedenti: lottiamo contro un governo che non sa letteralmente ciò che vuole fare dell’acciaieria e, nell’indecisione, rischia di far fallire l’economia di un intero territorio.”
A RISCHIO CHIUSURA MOLTI LABORATORI ANALISI SUL TERRITORIO
Oggi, mercoledì 20 dicembre, dalle ore 13 alle ore 14, si terrà presso la Sala Stampa di Palazzo Montecitorio una conferenza stampa concernente "I rischi della riorganizzazione delle reti di offerta diagnostica di laboratorio" organizzata dall’On. Claudio Stefanazzi.
La conferenza vedrà la partecipazione dell’On. Marco Lacarra e gli interventi Aldo Allegretti, Coordinatore Sanità - Confapi Puglia, Elisa Interlandi, Presidente C.I.D.E.C. – Federazione Sanità e Alberto Pepe, avvocato.
La conferenza sarà l’occasione per fare il punto sulle conseguenze dell’ultima riforma dell’offerta diagnostica di laboratorio che rischia di vedere chiudere diversi laboratori analisi presenti sul territorio, con ripercussioni sul profilo occupazionale e dell’efficienza del sistema.
A RISCHIO CHIUSURA MOLTI LABORATORI ANALISI SUL TERRITORIO
Domani, mercoledì 20 dicembre, dalle ore 13 alle ore 14, si terrà presso la Sala Stampa di Palazzo Montecitorio una conferenza stampa concernente "I rischi della riorganizzazione delle reti di offerta diagnostica di laboratorio" organizzata dall’On. Claudio Stefanazzi.
La conferenza vedrà la partecipazione dell’On. Marco Lacarra e gli interventi Aldo Allegretti, Coordinatore Sanità - Confapi Puglia, Elisa Interlandi, Presidente C.I.D.E.C. – Federazione Sanità e Alberto Pepe, avvocato.
La conferenza sarà l’occasione per fare il punto sulle conseguenze dell’ultima riforma dell’offerta diagnostica di laboratorio che rischia di vedere chiudere diversi laboratori analisi presenti sul territorio, con ripercussioni sul profilo occupazionale e dell’efficienza del sistema.
Mia interrogazione su soppressione ACC Brindisi senza risposta da ottobre
“Non c’è davvero alcuna ragione per cui l’ACC di Brindisi debba essere soppresso eppure i vertici ENAV continuano a portare avanti il progetto di spostamento dei servizi dal capoluogo pugliese a Roma. Malgrado il record di produttività, registrato per giunta con carenze di organico e in un periodo di elevato incremento dei traffici aerei, i 170 lavoratori del centro rischiano di trovarsi di fronte alla solita, indecente proposta di un trasferimento a centinaia di chilometri da casa. Alla vicenda occupazionale, poi, se ne affianca una di ordine strategico: è mai possibile, in una fase in cui il nostro Paese è fortemente impegnato con investimenti e azioni di potenziamento del tessuto industriale del Mezzogiorno, pensare di privare il Sud di un presidio così importante? ”
Così Claudio Stefanazzi, deputato salentino del Partito Democratico.
“E’ positivo che i parlamentari di maggioranza del nostro territorio si siano finalmente interessati alla questione e mi auguro che loro abbiano più fortuna di quanta ne ho avuto io, considerato che ho depositato una interrogazione parlamentare sul punto il 6 ottobre scorso, più di due mesi fa, senza ricevere alcuna risposta dal Governo. Spero davvero che Salvini, Fitto e Giorgetti trovino finalmente il tempo e la volontà per chiedere ad ENAV di cambiare tempestivamente il piano industriale, salvaguardando i posti di lavoro e investendo seriamente sul centro di Brindisi.”
“Non è nient’altro che carta straccia il memorandum firmato da Fitto con Arcelor Mittal. L’ennesimo inganno, questa volta messo nero su bianco, di un’azienda che tutto vuole salvo la sopravvivenza degli stabilimenti siderurgici del gruppo. Ma qui purtroppo non si tratta solo di un Ministro della Repubblica tanto miope e ingenuo da diventare il gioco preferito di una multinazionale. Qui parliamo di uno dei più grandi poli europei della siderurgia che sta per piombare nella paralisi; parliamo di migliaia di dipendenti mandati allo sbando; di centinaia di milioni di euro di debiti non saldati con le imprese dell’indotto. Insomma, per quanto Fitto ami prendersi la scena, oggi il tema non è affatto la sua ottusità, ma il futuro di un intero sistema industriale. Se il Governo è ormai ostaggio della multinazionale indiana, la Presidente del Consiglio è a sua volta ostaggio del Ministro Fitto che, da strenuo oppositore del passaggio in maggioranza del socio pubblico, sta spingendo l’intera situazione verso un punto di non-ritorno. Il 10 di gennaio decadrà la sospensiva del Tar e l’ex Ilva potrebbe vedersi togliere la fornitura di gas, sancendo un inevitabile blocco di tutte le sue attività. Mentre il rischio che tutto ciò accada è sempre più alto, il Governo Meloni è ancora in balia del socio privato, le cui intenzioni sono ormai chiarissime: chiudere gli stabilimenti italiani per garantire agli altri impianti del gruppo nel resto d’Europa un enorme vantaggio competitivo. Se Raffaele Fitto è l’unico a non aver compreso questo messaggio, pretendiamo un sussulto di dignità almeno dalla Presidente del Consiglio e dal Ministro Urso. Lo Stato deve riprendersi l’ex Ilva; deve utilizzare i 680 milioni di euro già versati per assumerne il controllo; deve assicurare alle imprese dell’indotto a partire da quelle commissariate del gruppo ex Ilva come Sanac che costituiscono una parte rilevante dell’economia dei territori interessati, il saldo di tutti i debiti dell’acciaieria; deve garantire alle migliaia di dipendenti un futuro occupazionale; deve mantenere la promessa fatta a Taranto di avviare la decarbonizzazione degli impianti produttivi. E deve farlo subito, immediatamente, isolando le fantasie distruttive di Fitto e riprendendo in mano una situazione sull’orlo del collasso”.
Lo dichiarano i deputati democratici, Andrea Orlando, Marco Sarracino, Cecilia Guerra, Ubaldo Pagano, Vinicio Peluffo, Claudio Stefanazzi, Marco Lacarra.