«Per stabilire la spesa delle Regioni e per favorire la conclusione del processo di autonomia avviato da tre Consigli regionali auspico una rapida definizione dei fabbisogni standard». L’auspicio del deputato veneto Roger De Menech - intervenuto questa mattina in commissione bicamerale Federalismo fiscale – è diretto al neo presidente della Commissione tecnica per i fabbisogni standard, Giampaolo Arachi, presente in audizione. De Menech ha inoltre chiesto al presidente la natura del suo incarico, cioè se sia solo di carattere politico oppure abbia un mandato tecnico preciso per costruire la griglia di riferimento dei servizi delle regioni e relativa spesa.
«Non certo per colpa sua», ha detto De Menech, «ma la nomina del presidente di questo organo tecnico è arrivata con un anno di ritardo. Ora sarebbe un fallimento se dopo tanto tempo e con la grande mole di dati a disposizione, già raccolta e disponibile, non si riuscisse a definire un modello di fabbisogni e conseguenti necessità economiche e fossimo costretti a ricorrere al criterio del valore medio pro capite».
Obiettivo di questo lavoro, ha sottolineato il deputato veneto, deve essere un documento tecnico che diventi la base per le intese con le regioni che hanno richiesto forme particolari di autonomia come previsto dal Titolo V della Costituzione. «Spero si passi nel più breve tempo possibile dalla propaganda alla concretezza».
Durante l’audizione è stato fatto il punto sui criteri di distribuzione del fondo annuale per i Comuni al quale al momento si applicano al 50 per cento i fabbisogni e i costi standard, mentre per il restante è gestito in base alla spesa storica.
«Credo siano necessari alcuni correttivi per rendere equa la ripartizione» ha ricordato De Menech «in primo luogo la revisione del catasto, perché la capacità fiscale dei Comuni non è uguale in tutto il territorio nazionale; inoltre va trovato un modo di distribuire maggiori risorse ai comuni turistici di piccole e medie dimensioni, dove alla bassa popolazione residente, fa da contraltare un afflusso altissimo di turisti durante alcuni periodi dell’anno. Le limitate capacità di soddisfare i servizi da parte di questi comuni sono causate da una distribuzione delle risorse basata sulla popolazione residente; infine, chiedo come riusciamo tenere conto del ‘differenziale montagna’ per garantire equità di servizi alle aree interne, periferiche e montane e contrastare lo spopolamento in atto. I Comuni di queste zone, ormai ne abbiamo prove documentate, da soli non ce la fanno».