“C’è una questione che va affrontata con urgenza nella ripartizione di fondi per gli istituti culturali, la sperequazione tra Nord e Sud. Ci sono infatti differenze enormi tra settentrione e meridione nell'erogazione dei fondi e questo crea due problemi: che non c’è adeguata copertura e che al sud nn si riesce a creare qualcosa di adeguato. Questo è un problema che va affrontato perché, come ha ricordato recentemente anche il Presidente della Repubblica, la cultura, l’arte, la ricerca sono essenziali per la tenute di società complesse e non comprendere quanto siano rilevanti rispetto allo sviluppo sociale e economico del Paese è un errore. Abbiamo il dovere di fotografare questa tema e provare con gli strumenti che abbiamo ad affrontarlo, a stimolare l’intervento del governo, una presa in carico del tema che non significa solo più risorse ma soprattutto un lavoro territoriale perché se non arrivano fondi alle realtà del sud Italia, o se non nascono nuove realtà culturali autorevoli, spesso si tratta di un problema di valorizzazione di competenze locali, che non riescono a creare percorsi di valorizzazione dei patrimoni, bibliotecari e archivistici, pur fortemente presenti nei territori. Il termine sperequazione è emblematico: ci sono regioni dove non ci sono istituti culturali valorizzati dal ministero della Cultura. Per questo insisto sul fatto che non ci vogliano solo incentivi alla nascita ma anche valorizzazione della realtà culturali, e supporto allo sviluppo locale di eccellenze culturali. E voglio citare, per questo, due eccellenti esempi pugliesi. Il primo è la Fondazione Giuseppe Tatarella di Bari che rappresenta senza dubbio un valore aggiunto enorme per la città: si tratta non soltanto di mantenere vivo il ricordo di Pinuccio Tatarella, ma anche lo sviluppo delle sue idee e del contributo alla storia locale e nazionale che ha dato. Il secondo esempio si trova a Conversano, nell’istituto intitolato a Giuseppe Di Vagno, martire vittima della violenza fascista. Incide su un territorio molto piccolo ma si tratta di una esperienza eccellente ed innovativa, che al novero delle attività tradizionali ha aggiunto una scuola di politica, scommettendo sul fatto che anche al sud sia possibile fare politiche culturali e quindi vivere di cultura. Queste due esperienze pugliesi dimostrano come ogni centesimo in più investito su un istituto culturale, indipendentemente dall’appartenenza ad aree di influenza culturale, sia un valore aggiunto. Bisogna dimostrare attenzione e sensibilità verso queste iniziative, valorizzando il carico di innovazione che sta arrivando da queste realtà del Sud proprio in questa fase di transizione alla fine della pandemia e al contempo potenziano le opportunità di base affinché nuove realtà culturali trovino la forza per germogliare. Bisogna creare le condizioni di base, le opportunità uguali in tutto il Paese affinché nuove realtà possano nascere e crescere”.
Così il deputato dem, Paolo Lattanzio, della commissione Cultura.