“L'estromissione da agosto delle Grandi Navi dal Bacino di San Marco e dal Canale della Giudecca è un passaggio fondamentale per iniziare a ripensare Venezia nel segno del lavoro e della sostenibilità. Ci sono voluti quasi 10 anni per raggiungere questo obiettivo. Il decreto individua un percorso per difendere il traffico crocieristico e l’home port in attesa dell'esito del concorso internazionale di idee per realizzare se sarà fattibile un terminal off-shore fuori dalla laguna. Il decreto fissa in 25 mila tonnellate la stazza massima delle navi che d’ora in poi potranno transitare in Bacino, individua le soluzioni provvisorie e le risorse per eseguire gli interventi necessari per costruire gli approdi temporanei e stanzia i ristori a favore delle imprese e dei lavoratori. È previsto un fondo complessivo di 35 milioni per il 2021 e di 22,5 per il 2022 e di 10 milioni per la Cassa integrazione 2021-2022. Il decreto assegna maggiori poteri al Presidente dell'Autorità Portuale, che diventa Commissario straordinario per la realizzazione degli approdi provvisori a Porto Marghera, con una dotazione di 157 milioni di cui 65 per gli interventi di adeguamento dei canali portuali, in particolare del Malamocco-Marghera”.
Così il deputato dem Nicola Pellicani, intervenendo in Aula per annunciare il voto favorevole del Gruppo Pd al decreto Grandi navi.
“Ma è evidente - aggiunge - che l’obiettivo principale resta il rilancio del porto, perché Venezia è il suo porto che va ripensato anche in vista del Mose, sebbene sulla conclusione dei lavori si addensano molte nubi. Cantieri fermi da mesi, Consorzio sepolto dai debiti e in concordato preventivo, con i dipendenti delle aziende collegate in Cig e altri che non percepiscono lo stipendio da mesi. Questo decreto, dunque, deve rappresentare un punto di partenza, un nuovo inizio, per un confronto sul futuro di una città patrimonio dell'umanità, stretta tra una pletora di commissari straordinari e un sindaco sempre alle prese con un conflitto di interessi mai chiarito, che pretenderebbe di fare contemporaneamente l'amministratore pubblico e lo sviluppatore immobiliare sulle aree di sua proprietà, contigue proprio agli approdi per le grandi navi oggetto del decreto. Su questo aspetto - conclude - il sindaco ha il dovere di chiarire, perché il conflitto di interessi è una cosa seria che implica una questione di etica politica e di qualità del governo”.