"Con la conversione in legge di questo decreto vogliamo innanzitutto garantire la continuità didattica e la stabilità per 8 milioni di alunni e per una comunità scolastica di 9 milioni di persone. Le misure introdotte danno risposte concrete a problemi reali e urgenti che affliggono il sistema scolastico, dopo mesi di non gestione da parte del governo che ci ha preceduto, che ha bloccato i bandi e cancellato posti per i precari, e tagliato il numero delle assegnazioni di nuovi posti per il 2019-2020. Questo decreto prevede un concorso straordinario nel 2020 con cui verranno stabilizzati 24 mila insegnanti precari della scuola secondaria; e offrirà l'abilitazione all'insegnamento per quanti non riusciranno a figurare nel novero dei vincitori. Sempre nel 2020 un altro concorso ordinario consentirà ad altri 24 mila giovani di dedicarsi all'insegnamento, portando nuove professionalità alla nostra scuola. Le due procedure concorsuali distinte ma contestuali opereranno senza procedere a sanatorie, coerentemente con quanto era stato stabilito dal decreto legislativo 59 del 2017. Al concorso straordinario potranno partecipare per l'acquisizione dell'abilitazione anche i docenti delle scuole secondarie paritarie e ai i docenti che avessero maturato gli anni di servizio nei percorsi di istruzione e formazione professionale nonché ai docenti di ruolo cosiddetti ingabbiati".
Lo ha detto la deputata Pd, Flavia Piccoli Nardelli, dichiarando in Aula il voto favorevole del Partito Democratico al dl scuola.
"Molti temi trattati dal decreto, fra questi vorrei sottolineare due punti specifici - ha aggiunto Piccoli Nardelli -: il provvedimento che oggi votiamo ha reso stabile la norma che prevede un punteggio aggiuntivo per i dottori di ricerca nei concorsi per l'insegnamento, fissandone anche la misura nel 20 per cento del complesso del punteggio riservato al titolo dei concorrenti. Il secondo punto specifico riguarda gli insegnanti di religione. Il nostro decreto autorizza finalmente un nuovo concorso per gli insegnanti di religione cattolica dopo anni di vuoto rispetto all'ultimo concorso svoltosi nel 2004. Infine gli enti pubblici di ricerca: le misure di questo decreto-legge si inquadrano nella riforma, ancora in corso, introdotta dal decreto legislativo n. 218 del 2016, che ha profondamente inciso sugli strumenti di programmazione del reclutamento, valorizzando l'autonomia responsabile degli enti. E’ quindi un'occasione importante nella direzione di correggere alcune distorsioni e rigidità che si sono evidenziate nell’applicazione delle norme di quel decreto legislativo, ponendo condizioni più eque e di proroga dei termini per restituire prospettive e valorizzare i ricercatori degli EPR nelle procedure di trasformazione dei loro contratti di lavoro in contratti a tempo indeterminato, sgomberando il campo anche da alcuni problemi interpretativi riguardo all'articolo 20 della legge n. 75 del 2015, la legge Madia, mentre al MIUR è stata affidata un’importante azione di monitoraggio e controllo su tutte le procedure di stabilizzazioni che eviti elusioni e scappatoie”, conclude Piccoli Nardelli.